mercoledì 25 giugno 2014

ZEN - CAPITOLO N. 318

Capitolo n. 318 – zen



Liam gli si avvicinò porgendogli un sacchetto colmo di biscotti appena sfornati.

“Li prepara mio padre: è più gay di me, però non lo ammetterà mai” – sorrise pacato, accomodandosi accanto a Louis, che lo stava guardando stranito, anche per la sua spontaneità.

Payne era un tipo dall’aria semplice, concreta e molto dolce.

La sua schiettezza sgorgava dai suoi modi e dalle sue parole, come acqua di sorgente.

“A proposito” – proseguì – “… ti ringrazio per la rivelazione di prima: è stata illuminante ed esaustiva, forse una sorta di tua rivendicazione”

“No, è stato solo un dispetto ed ora mi sento un coglione” – bissò asciutto, esitando sul prendere una di quelle delizie, che Liam stava sgranocchiando tranquillamente.

“Come dovrebbe sentirsi Lux o come si chiama?”

“Si chiama Vincent”

“E’ una brava persona”

“Che tu farai soffrire, ne sono certo”

Erano seduti intorno ad uno dei fuochi, che venivano accesi poco distante dall’accampamento.

Era buio pesto.

“Perché dici questo, Louis?” – chiese più serio.

“Ho visto come guardavi Zayn, anche un cieco lo capirebbe”

“Ci siamo appena conosciuti … Dio santo come corri con la fantasia”

“Questione di istinto, so di che parlo: in compenso è buffo, perché Malik ed io abbiamo avuto due uomini in comune”

“Davvero …?”

“Certo, uno è stato un certo Steadman, l’altro Lux”

“Non penserai mica che io divenga il terzo della serie?” – rise – “Nessun pericolo, non mi piace entrare nelle relazioni altrui: tu sei sposato, Zayn fidanzato” – e tossì, una briciola gli era andata di traverso.

Boo scosse la testa e poi se ne andò.
Voleva chiamare Harry e vedere anche Petra, via pc.

Gli mancavano da morire.



“Dove stai andando?”

Zayn glielo chiese restando immobile davanti alla cerniera della tenda, che aveva appena chiuso, mentre Vincent raccoglieva poche cose in una sacca.

“Nel paese qui sotto, mi cerco un hotel per stanotte, poi domani vedrò il da farsi” – replicò senza guardarlo.

Avrebbe voluto urlare, prenderlo anche a schiaffi, fargli male, quindi era meglio andarsene, perché quello non sarebbe stato più lui e forse Lux non voleva neppure dare la colpa esclusivamente a Zayn: erano un insieme di cose, che lo stavano logorando, da tempo.

“Io … io non ho fatto nulla di male Vincent” – protestò, riprendendo fiato e colore.

Lux si girò, osservandolo – “Non importa Zayn … Non pretendo che tu vada a spiattellare il tuo privato al primo sconosciuto che passa, però nei tuoi occhi ho visto qualcosa che non mi è piaciuto, che mi ha ferito”

Malik provò ad azzerare la distanza, ma Vincent si spostò sopra ad una branda, per allacciarsi le scarpe.

“Louis invece si è vantato di avere avuto una relazione con te, vero? Mentre io”

“Boo non se ne vergogna, è diverso” – ribatté alzandosi, gli zigomi spigolosi, i capelli tirati indietro con il gel che usava insieme al suo cucciolo dallo sguardo liquido e sensuale, dalla bocca perfetta, che, anche in quell’istante, avrebbe catturato con baci infuocati e struggenti.


“Mi stai lasciando?! Io non mi vergogno del nostro legame, cazzo!! Questo lo stai dicendo tu Vincent!!” – e lo spintonò, provando a trattenerlo.

“E tu invece non hai detto niente Zayn, quando era il momento per farlo: tutto qui.” – lo gelò, con una freddezza granitica, quindi se ne andò, sparendo nell’oscurità, verso il parcheggio delle jeep.



Geffen avanzò curioso in quell’ambiente disadorno di mobili ed una tappezzeria decente.

Il parquet scricchiolava, c’erano unicamente lampadine appese un po’ ovunque ed aria di chiuso.

Styles spalancò le finestre e gli fece strada.

“Ok, ok, lo so, non è il massimo, però gli darò una sistemata in men che non si dica!” – affermò entusiasta.

Glam si grattò la nuca, guardandosi in giro – “C’è almeno una sedia? Devo schiantarmici sopra, anche per riprendermi dal resto della tua … sorpresa”

Harry si affrettò a procurargliene una, prendendola da uno sgabuzzino colmo di cianfrusaglie.

“Il quartiere è sano, in ordine, vicino al tribunale”

“Sì dei minori Haz, lo so, poi c’è anche l’istituto di Miss. Gramble …”

“Appunto!” – e sospirando, si piazzò sopra ad un davanzale impolverato.

“E con quali soldi avvierai la tua nuova … attività?”

“Con quelli di questo assegno” – e lo mostrò a Geffen – “Me l’ha firmato Hopper, la mia … liquidazione” – e storse le labbra, imbarazzato.

“Sì, ma senti”

“No Glam … Piacerà a Louis, voglio ripartire da qui, facendo gavetta e difendendo i più deboli, te l’ho spiegato in auto” - disse convinto.

“Certo io lo apprezzo, credimi, però eri il mio … delfino, insomma un erede straordinario, più completo del sottoscritto, con la tua preparazione in diritto internazionale” – ribatté asciutto, ma con gli occhi lucidi.

La volontà di Harry lo stava commuovendo e, più di tutto, la voglia di fare progetti, per Louis, per sé, per Petra: già solo il fatto di poterlo fare era incredibilmente bello ed all’improvviso impossibile per Geffen.

“I diritti dei deboli, degli emarginati, troveranno una soluzione tra queste mura … Certo cadono a pezzi, comunque ho già un aiutante, tra poco arriva” – e sorrise radioso – “Inoltre tuteleremo le coppie gay, lesbiche, trans, che non riescono ad adottare un bimbo, perché gli ostacoli là fuori sono parecchi, mica hanno i nostri … ehm, vostri soldi”

“D’accordo mi hai convinto … Peccato, ma il mio studio sarà sempre aperto a te ed a chi vorrai, se assumerai qualche nuovo legale, insomma non potrai mica fare tutto da solo?”

“Permesso, si può?”
La sua voce era squillante, il suo abbigliamento assurdo: un ragazzino piombò nel bel mezzo della loro conversazione, sventolando una bandiera arcobaleno – “Questa dove la metto?” – chiese con un bel sorriso.

Era biondo, carino, nei suoi pantaloni fucsia attillati, la t-shirt verde mela, il berretto rosso fuoco.

“Glam ti presento Niall … Il mio segretario tutto fare”

“Ciao …” – mormorò incerto Geffen.

“Salve! Stia comodo, lei è il boss di Harry, sì, sì, ne ho sentito parlare, ha visto che fico questo posto?!” – e gli stritolò la mano.

“Uno sballo direi … Tu saresti …”

“Un attivista Lgbt, non si vede!? Tutti dovrebbero fare coming out, lei ha provveduto giusto?”

Styles, seppure paonazzo, era terribilmente divertito.

“Assolutamente sì …” – Glam inspirò – “Che dite ordiniamo da mangiare? Anzi, no, vi porto fuori …”

“C’è la rosticceria di zia Sally qui all’angolo, ci andiamo?” – propose Niall, sgranando i suoi fanali.

“Vada per la zia Sally, ti somiglia?” – chiese Glam, velatamente preoccupato.

“Al cento per cento!”



La panchina era sempre quella.
Così l’azzurro di quel cielo, sopra l’oceano.

“Stare in mezzo ai giovani è bello, sai Rob? Ti infonde molta ispirazione”

Downey lo scrutò, sorridendo, dopo avergli preso il polso destro tra le dita.

“Sì, lo so Glam … E le polpette di zia Sally?” – sogghignò adorabile.

Geffen si ossigenò – “Dio sembrava di stare in una camera a gas, tra friggitrici accese e fumanti … Non le digerirò mai più … I miei vestiti sono da buttare”

“In effetti non si può più mangiare all’aperto … Hai parlato con Pam?”

“Ci vado adesso … Per questo ti ho cercato, se mi accompagnassi almeno tu” – e gli sorrise complice.

“Ok Glam … Meglio che ti cambi, altrimenti ti dice no di botto” – rise.

“Tu lo faresti?” – e lo fissò.

Con amore.

“No … Ti direi sempre di sì, non ho mai smesso e tu questo lo sai …” – replicò intenso, ma senza enfasi alcuna.

Si baciarono.



Colin passò a ritirare delle medicine per Shannon, direttamente da Mason.

Attese fuori lo studio per pochi minuti, salutando Laurie, in transito con Nasir al seguito, che camminava buffo, intralciato dal pannolino, visibile sotto la sua salopette in jeans.

Era adorabile: Farrell gli diede un paio di coccole, sotto lo sguardo innamorato di Hugh – “Jim si libera tra un minuto, sta parlando con quel simpaticone di Sven Somerhalder”

“Sven?”

“Sì, è un ricercatore, ha messo a punto dei vaccini innovativi, però ha qualcosa che non mi è mai piaciuto … Ah eccoli”

Colin fissò quel tipo dall’aria molto elegante, ma ambigua.

Forse non era lo Sven, di cui gli aveva parlato Kirill, però quanto l’attore se lo ritrovò nel parcheggio sotterraneo dell’ospedale, la tentazione di seguirlo fu incontenibile.

Il medico si fermò dopo un isolato: c’era un ragazzo appoggiato ad un muro, con un giornale in mano: faceva finta di leggerlo ed appena si accorse della vettura di Somerhalder, vi salì veloce, ma non abbastanza per non farsi riconoscere.

Era Kirill.








 MADS MIKKELSEN SPECIAL GUEST è SVEN SOMERHALDER


NIALL HORAN ENTRA NEL CAST E' LUI IL FACTOTUM DELLA CITTA' :-)

Nessun commento:

Posta un commento