Capitolo n. 269 – zen
Harry affondò un
altro bacio, nella bocca di Louis, mentre i propri fianchi facevano lo stesso,
tra le sue gambe tremanti.
Boo era stremato e
felice.
Il marito lo aveva
amato sino all’alba, nella piena tranquillità del loro loft, dov’erano tornati insieme
a Petra.
“La
nostra bambina … E’ incredibile”
Styles non smetteva
di ripeterlo.
La piccola dormiva
tranquilla, dal baby control nessun segnale di capricci.
Era stupenda anche
sotto quel profilo, almeno per quella prima notte, nella casa dei suoi nuovi
papà.
Quella parola
inorgogliva entrambi ed Harry, in giacca, cravatta e ventiquattrore, dopo
colazione, li aveva salutati con un piglio disinvolto, ma anche navigato,
almeno agli occhi di Louis, che lo guardava andare in studio.
Sembrava che quella
scena si ripetesse da anni, mentre invece era unicamente un giorno.
Uno dei tanti, che la
coppia si augurava di rinnovare, vedendo Petra crescere, non senza un
fratellino.
Harry lo disse subito
a Louis, nell’entusiasmo del ritorno a casa.
Il futuro
paleontologo era in piena caos emozionale, ma non certo per la loro
riconciliazione.
Quella lo rendeva
appagato e sereno.
Era ben altro, che
ancora gli dava ansia, nonostante le rassicurazioni sciorinate da Lux al
telefono, come una cantilena, la sera precedente, quando Petra volle dare la
buonanotte al suo zio preferito.
Lo scambio di battute
tra gli adulti fu velato di imbarazzo e costernazione.
La solidità di
Vincent era solo apparenza ben costruita, ma Louis sapeva che il francese non
ci credeva affatto.
Era ancora troppo
presto.
I suoi occhi azzurro
cielo puntavano una cosa qualsiasi, da quando l’affarista si era seduto in
poltrona, all’altro capo della scrivania di Hugh Laurie.
Lo psicologo, nell’assoluto
silenzio di quella seduta, quasi giunta al termine, un po’ prendeva appunti, un
po’ guardava il soffitto ed infine Lux, in totale scena muta.
Lo sguardo liquido,
di chi aveva pianto, le dita intrecciate, nervose, il respiro mozzato, appena
un pensiero particolare si affacciava alla sua mente, di certo rivolto a son
petit, ma che non gli usciva per nulla.
“Ok … tempo scaduto …”
– mormorò Laurie, perplesso.
“Ti ringrazio …” –
Vincent si alzò lento – “Posso tornare lunedì?”
“Come no, siamo
sempre aperti” – sorrise a metà.
La porta si schiuse
ed in corridoio stazionava Mason, pronto per andare a pranzo con il compagno,
che gli fece un cenno benevolo.
Lux scivolò via.
Nasir giocava con i
cubi di plastica, rubati al nido dell’ospedale.
Jim e Hugh
preferivano tenerlo lì, vicino a loro, raggiungibile in qualsiasi pausa o
cambio turno.
Erano realizzati,
alla vista di chiunque ed isolati in un mondo a parte, nell’interagire
amorevole e piuttosto inconsueto, per chi conosceva Laurie.
Certo il suo sarcasmo
e l’ironia mai mancavano anche al cospetto di Mason, che si sarebbe dispiaciuto
ed allarmato del contrario, però le espressioni tenere dell’analista,
rivelavano il suo attaccamento puro al consorte, fatto di mille gesti e
premure, quasi impercettibili, ma concreti.
“E’ stato un po’
assurdo, sai Jim, anche se non è il primo paziente che se ne sta zitto in
questo modo …” – quasi si lamentò, rammaricandosi di non avere fornito un
sostegno adatto a Lux.
“Deve sbloccarsi o
forse non accadrà mai, però insieme a te si sentiva al sicuro, compreso insomma
… O no?”
“Chi può dirlo …?
Varcata la soglia, Vincent ha nascosto il proprio dolore dietro agli occhiali
scuri ed ad un sorriso di circostanza, mentre ti salutava educato, vero?”
“Sì, è gentile, lo si
capisce da mille dettagli, anche se di certo è stato una canaglia, magari quando
faceva il poliziotto … “
“Louis, volente o
nolente, gli ha spezzato il cuore, punto”
“Non con intenzione,
forse perché troppo giovane …”
“Il fatto è che Louis
ama Harry e viceversa o … quasi”
“Quasi?! Che dici?” –
Mason rise poco convinto.
“Ha messo incinta
Sylvie, insomma ci ha provato, ha sperimentato, ha curiosato nelle mutandine di
un’avvenente mamma single, senza pensarci troppo! Interroghiamoci su questo
fatto o meglio, che lo faccia Louis!” – affermò perentorio, ma a bassa voce.
Jim scosse la testa –
“Lo ripeto, sono poco più che adolescenti, insomma non possiamo ritenerli
adulti, nonostante Harry sia un talento e Louis ad un passo dalla laurea …
Devono crescere ed accumulare ulteriori esperienze”
“Non ora che hanno
Petra: ti rendi conto del gesto di Lux?”
“E’ stato paterno, ha
confermato la sua devozione a Louis, anzi all’idea di volerlo felice, anche
nelle vesti di padre, anche se non insieme a lui”
“Ed i Re Magi
portarono doni al bambinello!” – Laurie ringhiò.
“Te la prendi troppo,
hai una cotta per Vincent?”
“Eh?? Cosa c’era nel
tuo caffè?!” – e gli diede un bacio intenso e meraviglioso.
Jim sentì le farfalle
nello stomaco, dopo tutti quegli anni gli sembrò un miracolo.
Così come le risa
gioiose di Nasir, che l’oncologo mise velocemente tra sé e Hugh, stringendoli
entrambi, con infinito affetto.
Il ragazzino gli aprì,
sorridente e composto.
Geffen inspirò,
esitando un attimo, poi entrò.
“Mi chiamo Hiroki,
benvenuto”
Il legale lo scrutò –
“E sei nipote di Kiro, davvero?”
“Figlio di sua
sorella”
“Sì, capisco … Permesso
…”
“Prego”
Su di una tv al
plasma scorrevano immagini di una fioritura straordinaria, rosa e bianca, una
distesa immensa di alberi.
“Sakura, lo
spettacolo di primavera dei ciliegi di Tokio, io vengo da lì …” – spiegò.
Il giovane indossava
dei pantaloni in lino, poco sopra la caviglia ed una t-shirt, entrambi bianchi,
camminava scalzo sul parquet lucido ed aveva un buon profumo.
Era bellissimo e
fragile, come quei fiori, pensò Glam, seguendolo.
“Faccio strada, se
hai sete o fame, non hai che da chiedere”
“Solo un po’ d’acqua,
ti ringrazio” – chiese allungandosi poi su di un letto senza cuscini o
lenzuola, se non quello che rivestiva il materasso, ampio e comodo.
Hakiro gli procurò un
guanciale, recuperandolo da un baule in legno massiccio.
Gli arredi erano
scarni, ma di pregio.
Probabilmente il
tempo per le pulizie era esiguo.
L’ordine dominava
ogni dettaglio.
“Faccio in un secondo
Glam … che nome strano”
“E’ un acronimo …” –
replicò distratto.
“Il mio significa abbondante gioia, ma anche forza”
“E tu sei così Hiroki
…?” – lo guardò dritto negli occhi scuri, come quelli di Robert.
“Ci provo” – e scrollò
le spalle.
“Qui ci sono i soldi …”
– Geffen glieli porse, un po’ a disagio.
Hiroki sembrò
contarli, ma solo con le iridi attente – “Ma sono troppi …” – e fece per
restituirgliene una parte.
“No, tienili pure … E
non farti strane idee, non pretendo nulla di più, di quanto Kiro mi ha
accennato …” – e deglutì a vuoto.
Hiroki arricciò il
naso – “Lo zio Kiro dice che tu sei un virtuoso, ma adesso mi ricordi uno
scolaro il primo giorno di scuola” – disse limpido, senza provocazione alcuna.
Geffen rise – “Mai
fatto cose del genere, anche se tuo zio mi sta aiutando, per questo cancro, per
i dolori, capisci?”
Il giapponese annuì –
“Dopo il trattamento di oggi, ti sentirai meglio, anche se per pochi giorni”
“Giorni? Addirittura?”
“Sì, però brucerai prima
la tua vita Glam … Questo lo sapevi?”
“Non mi importa … Non
voglio diventare il peso di nessuno”
“Forse esageri … Vado
e torno, spogliati, avrai caldo, puoi tenerti l’intimo oppure toglierlo, cerca
di essere a tuoi agio” – e gli passò un telo di spugna candido.
In fondo al corridoio
c’era una mensola.
Sopra di essa il
necessario per preparare una dose di eroina pura.
Una merce tanto
illegale, quanto preziosa, per chi la spacciava.
Kiro era uno di
questi.
Hiroki si riavvicinò
a Geffen.
“Ok … L’iniezione
puoi farla dove vuoi” – e gli mostrò gli avambracci segnati.
Il giovane sembrò
commuoversi, mentre si inginocchiava al centro del materasso.
Posò un bacio su
quella pelle martoriata, lasciando Glam un po’ stranito.
Era dolce nei suoi
modi gradevoli, ma non impostati.
Solo il laccio
emostatico infastidì l’avvocato; era troppo stretto.
E doveva esserlo
anche Hiroki, se solo lui avesse avuto l’azzardo di scoprirlo, fisico
permettendo.
Glam era a pezzi.
“Ora rilassati … Che
bei tatuaggi …”
Geffen socchiuse le
palpebre, sentendosi pervadere da un calore piacevole.
“Tu ne hai?”
“Alcuni, sì … Posso?”
– e lambì l’asciugamano, posato sui fianchi di Geffen, con le dita affusolate.
“Certo …” – bissò lui,
flebile, come impaurito.
Le labbra di Hiroki
erano morbide.
La sua bocca,
caldissima.
Sapeva come dare
piacere ad un uomo, l’aveva imparato presto.
Il patrigno lo
adorava, così che quel loro legame divenne sempre più torbido, da quando Hiroki
aveva sedici anni.
Fu straziante
lasciare la città natale e quella persona, così matura ed avvenente, il suo
maestro in ogni piccola e grande cosa: nessuna violenza, nessuna costrizione.
Hiroki gli era devoto
ed ogni notte si coricava insieme a lui, mentre la madre, un’aristocratica
vezzosa e frigida, si imbellettava nei suoi appartamenti, per recarsi a feste,
dove il marito non amava andare.
Lui scriveva, era
archeologo e filosofo.
Forse l’aveva sposata
più per Hiroki, suo studente, che perché realmente innamorato di lei.
Lei che li aveva
divisi, minacciando di denunciare entrambi alle autorità locali.
Kiro promise un
lavoro serio, ma poi Los Angeles travolse e divorò il destino di Hiroki.
Il patrigno si impiccò
due mesi dopo la sua partenza.
Lui precipitò nell’inferno
delle dipendenze e della prostituzione.
Kiro lo salvò, ma
solo a metà.
Quello strano
mestiere, in compenso, gli permetteva di vivere al sicuro da un mondo, dove si
stava rovinando inesorabilmente.
Disintossicato e
senza pendenze legali, Hiroki si rivelò perfetto: un pusher di alto livello.
Quello a cui
unicamente tipi come Geffen, potevano accedere.
Geffen che stava
venendo, copioso, ma in preda anche ad allucinazioni dai contorni incandescenti.
Hiroki gli si
appoggiò sul petto e lui lo chiamò più volte Jared.
Lo strinse forte.
Infine si assopì.
Hiroki lo lavò, senza
svegliarlo, poi si alzò per andare alla blindata.
Qualcuno aveva
suonato.
Gli appuntamenti
della giornata, però, erano finiti.
Schiuse con stupore
le labbra, ancora speziate dal sapore di Glam, controllando dallo spioncino chi
fosse.
Aprì.
“Salve … Io mi chiamo
Jared”
“Sì, ti conosco” – lo
interruppe, spostando la scollatura della maglietta verso destra, per rivelare
a Leto un tatuaggio.
Provehito in
altum.
KOIKE TEPPEI è HIROKI, special guest solo per questo capitolo :)
SAKURA TIME ...
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