venerdì 7 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 257

Capitolo n. 257 – zen



Robert si fermò sulla soglia di quella stanza, che non aveva mai visto.

Era stata allestita nell’ala nuova della villa di Geffen.

Scott fece un cenno all’attore – “Vieni pure avanti, lui non può sentirci” – gli disse piano.

“Cosa gli stai facendo?” – chiese educato, continuando a fissare Glam, collegato ad una flebo, una sacca di sangue, due monitor ed infine ad una bombola, tramite la classica mascherina.

Dormiva all’apparenza.

“Si tratta di una trasfusione, poi di un’ossigenazione praticamente pura, quelli sono sali minerali ed integratori, nonché morfina, la boccetta più piccola, vedi?” – gli spiegò gentile.

“Sì vedo …” – e gli si smorzò il fiato in gola.
Chiuse le braccia ad X, ricordando i momenti in cui Glam sapeva farlo sentire così speciale, quando lo amava con un’energia inaudita, annullando le sue insicurezze, le sue radicate fragilità.

Glam lo aveva amato in un modo bellissimo.

Law arrivò alle sue spalle, avvolgendolo con dolcezza.

“Tesoro forse non dovresti stare qui …” – gli sussurrò amorevole.

“Sì Jude, forse non dovrei …”

“Saliremo da Glam più tardi, gli faremo compagnia per pranzo, che ne pensi?”

Downey lo guardò – “D’accordo … Devo stendermi”

“Amore ti senti male?”

“No … Non lo so Jude” – e si strinse a lui, sconfortato.

Scott gli passò subito dell’acqua – “Bevi questa, passerò da voi tra un paio di minuti, così visito Robert, ok? Qui abbiamo quasi finito …”

“Ti aspettiamo allora, grazie doc … Andiamo Rob” – e lo baciò tra i capelli, sostenendolo, per poi portarlo via da lì.



Jared raccolse i pochi indumenti di Yari in un borsone, mentre Colin gli allacciava le scarpe.

Misaki arrivò in quell’istante ed il figlio della coppia di artisti gli tese le braccia trepidante.

Si abbracciarono forte, baciandosi innamorati e terribilmente felici.

Leto arrise alla loro simbiosi.

“Ragazzi adesso andremo da zio Glam … Ve ne ho parlato … Ehm, ragazzi …? Cole potresti staccarli?” – e rise ancora più divertito.

Farrell non gli diede retta, imitando il figlio in compenso.

Jared apprezzò la sua iniziativa, però tra loro era rimasto come un velo di imbarazzo e rancore, sui quali entrambi stavano lavorando, per superare i rispettivi tradimenti.



“Ok in piedi campione … Come ti senti?”

Geffen gli sorrise – “Direi ritemprato Scotty … Ho sentito dei rumori, prima …”

“Ero con Rob e Jude …”

“Ok, mi passi il bastone per favore? Vorrei fare due passi”

“Certo” – sorrise a propria volta – “Poi scendo da loro, Robert si sentiva un po’ scombussolato”
“Non sta bene?”

“Credo sia scosso dalla tua situazione, dal vederti qui inerme …”

L’avvocato si specchiò in un mobile, con le ante in cristallo.

“Già … Sono un rottame, non mi stupisco per la sua reazione”

“Non lo sei affatto” – e gli diede un bacio sulla nuca, inspirando forte.

Geffen si voltò, abbracciandolo – “Grazie Scotty … Questo non me lo togli?” – ed indicò un ago a farfalla, infilato nell’avambraccio sinistro e tenuto fermo da un pezzo di cerotto bianco.

“Veramente è per non bucarti ogni volta …” – replicò perplesso il medico.

L’amico fece una smorfia, quasi di disgusto.

“Mi fa sentire ancora più malato ed impedito! Con queste braccia vorrei stringere ancora un bel ragazzo, prendere sul petto i miei figli e non provare quasi vergogna, se mi dimentico di mettere un camicia a maniche lunghe!” – sbottò furente, gli occhi lucidi.

“D’accordo … Glam calmati, è solo un ago … Era per la comodità, per”

“Lo so Scott! L’ho capito a cosa serve, non sono ancora rincoglionito!” – quasi singhiozzò, vergognandosi a morte per quel suo atteggiamento acre, quanto infantile.

Scott rimase tranquillo, non era certo il momento di fare prediche a nessuno.

Estrasse quella sottile tortura e Glam si ritrasse, andando verso il davanzale.

Louis stava andando da lui, con una teglia in mano.

“Ma cosa …?” – sussurrò l’uomo, incuriosito.

Boo arrise alla sua vista – “Glam ho preparato da mangiare, spero ti piaccia” – lo salutò innocente e solare.

“Certo … ciao Lou, come ti senti?”

“Ho combinato qualcosa … Insomma cerco di distrarmi … Rimani anche tu Scott?”

“Felice di vederti impegnato e più sereno, ma no, devo tornare in ospedale, mi spiace …”

“Ok … Robert e Jude hanno preferito una pizza con Lula …”

“Ok, passo a vedere Rob … Ciao Glam”

“Ciao … E … perdonami, per prima … sono stato scortese”

“No, sei sempre il solito … In un certo senso è una provvidenza” – rise – “Arrivederci Louis, abbi cura di te, ci si vede tra un paio di giorni” – e se ne andò.

“Un paio di giorni Glam? Per la tua cura?”

“Sì piccolo … Sono lasagne, quelle?”

“Una specie …” – e storse le labbra in modo buffo.

Geffen aveva una nausea non indifferente, ma abbozzò – “Vado in bagno, mi lavo le mani e poi vengo a tavola, ok? Aspettami in terrazza”

“Sì, perfetto” – Boo sorrise e si defilò.

Glam rovistò nel cassetto dei medicinali ed estrasse un blister di pasticche anti vomito.

Ne prese un paio e poi raggiunse il giovane, che svelto apparecchiò con cura quel desco un po’ spoglio.

“Nell’armadietto ci sono i condimenti e nel mini frigo delle insalate … Pana ne lascia sempre di pronte da condire, Louis … Se ti va, prendile”

“Ok … Ah c’è del vino bianco, ne vuoi Glam?”

“No, non posso berne …”

“Allora solo minerale per te … ed io lo posso assaggiare?”

“Bevi anche per me, alla nostra salute … Uhm buone … Sei stato bravissimo”

“Dici sul serio?”



Robert scosse la testa, sorridendo intenerito dal racconto di Geffen.

“Erano orrende … Santo Plasil mi ha salvato …”

“Oh mio Dio, sei stato così … incredibile Glam, con Louis, a rischio di sentirti male”

“Il fatto è che non posso farmi neppure un amaro, come farò a digerire questo mattone?” – rise, stiracchiandosi sopra al lettino prendisole, su in solarium.

Lui e Downey erano soli, a scambiarsi confidenze.

“Poi siamo andati alla nursery, i gemelli piangevano … Louis li ha cambiati, poi mi ha chiesto sono stato bravo, vero?” – e sospirò – “Ho paura per questo cucciolo, si sta lasciando andare, soffre troppo per Harry …”

“E’ molto legato ai bimbi, però posso capire quanto si senta tagliato fuori da certe cose, ora che Sylvie è incinta di suo marito, del suo Haz … Che casino”

“Ho ritenuto opportuno telefonare al colonnello …”

“A Tomlinson senior? L’hai detto a Louis?”

“Sì Robert, ho avvisato anche Brent, arriveranno qui in serata … Poi abbiamo parlato di Lux e Louis sapeva già tutto: si sono scritti via e-mail”

“Temi un ritorno di fiamma?”

“Dallo sguardo di Louis, l’incendio è già divampato, però temo ci sia un rimescolio di ripicca e dolore, da confonderlo come mai prima d’ora … purtroppo.”



Harry recuperò il palmare da sotto il cuscino; non sapeva neppure che ore fossero.

Rispose ad un Hopper inferocito.
Marc si era visto costretto a rimandare due cause, per carenza di documenti, di cui si sarebbe dovuto occupare Styles, presentandosi puntuale in aula.

Il ragazzo provò a scusarsi, ma fu inutile.

Erano dibattimenti già posticipati più volte, quindi gli impegni si sarebbero accumulati, per la sua negligenza.

Harry incassò, senza protestare, riattaccando mesto.

Si guardò intorno: ogni cosa, in quel loft arredato insieme a Louis, sembrava fissarlo, inclemente.

Si sentì mancare l’aria.
Compose il numero di Boo, pregando gli rispondesse, ma un doppio bip gli fece capire che la chiamata era stata respinta.

Riprovò e c’era la segreteria.

“Ok Louis … OK!” – ringhiò, ma dopo il bip, prese fiato e si schiarì la voce – “Ciao Boo … sono io … sono lo stronzo che”

L’emozione lo tagliò in due.

Chiuse e poi fece un ulteriore tentativo.

Il messaggio preregistrato dal suo compagno trasmetteva gioia: l’avevano inciso praticamente insieme, scambiandosi i regali di Natale, con quegli apparecchi nuovi di zecca.

“Louis volevo solo sentirti e sapere come stavi … Come andavano le cose a Palm Springs … Nel …” – tiro su dal naso – “Nel fine settimana verrò da te … Sì insomma io ci vengo anche se tu non vuoi vedermi e posso capirlo … Ci verrei anche prima, anche ora, se tu solo volessi … Robert te lo avrà detto di sicuro …”

Un altro bip.
Tempo scaduto.


Tempo scaduto Harry Styles.



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