Capitolo n. 257 – zen
Robert si fermò sulla
soglia di quella stanza, che non aveva mai visto.
Era stata allestita
nell’ala nuova della villa di Geffen.
Scott fece un cenno
all’attore – “Vieni pure avanti, lui non può sentirci” – gli disse piano.
“Cosa gli stai
facendo?” – chiese educato, continuando a fissare Glam, collegato ad una flebo,
una sacca di sangue, due monitor ed infine ad una bombola, tramite la classica
mascherina.
Dormiva
all’apparenza.
“Si tratta di una
trasfusione, poi di un’ossigenazione praticamente pura, quelli sono sali
minerali ed integratori, nonché morfina, la boccetta più piccola, vedi?” – gli
spiegò gentile.
“Sì vedo …” – e gli
si smorzò il fiato in gola.
Chiuse le braccia ad
X, ricordando i momenti in cui Glam sapeva farlo sentire così speciale, quando
lo amava con un’energia inaudita, annullando le sue insicurezze, le sue
radicate fragilità.
Glam lo aveva amato
in un modo bellissimo.
Law arrivò alle sue
spalle, avvolgendolo con dolcezza.
“Tesoro forse non
dovresti stare qui …” – gli sussurrò amorevole.
“Sì Jude, forse non
dovrei …”
“Saliremo da Glam più
tardi, gli faremo compagnia per pranzo, che ne pensi?”
Downey lo guardò –
“D’accordo … Devo stendermi”
“Amore ti senti
male?”
“No … Non lo so Jude”
– e si strinse a lui, sconfortato.
Scott gli passò
subito dell’acqua – “Bevi questa, passerò da voi tra un paio di minuti, così
visito Robert, ok? Qui abbiamo quasi finito …”
“Ti aspettiamo
allora, grazie doc … Andiamo Rob” – e lo baciò tra i capelli, sostenendolo, per
poi portarlo via da lì.
Jared raccolse i
pochi indumenti di Yari in un borsone, mentre Colin gli allacciava le scarpe.
Misaki arrivò in
quell’istante ed il figlio della coppia di artisti gli tese le braccia
trepidante.
Si abbracciarono
forte, baciandosi innamorati e terribilmente felici.
Leto arrise alla loro
simbiosi.
“Ragazzi adesso
andremo da zio Glam … Ve ne ho parlato … Ehm, ragazzi …? Cole potresti
staccarli?” – e rise ancora più divertito.
Farrell non gli diede
retta, imitando il figlio in compenso.
Jared apprezzò la sua
iniziativa, però tra loro era rimasto come un velo di imbarazzo e rancore, sui
quali entrambi stavano lavorando, per superare i rispettivi tradimenti.
“Ok in piedi campione
… Come ti senti?”
Geffen gli sorrise – “Direi
ritemprato Scotty … Ho sentito dei rumori, prima …”
“Ero con Rob e Jude …”
“Ok, mi passi il
bastone per favore? Vorrei fare due passi”
“Certo” – sorrise a
propria volta – “Poi scendo da loro, Robert si sentiva un po’ scombussolato”
“Non sta bene?”
“Credo sia scosso
dalla tua situazione, dal vederti qui inerme …”
L’avvocato si
specchiò in un mobile, con le ante in cristallo.
“Già … Sono un
rottame, non mi stupisco per la sua reazione”
“Non lo sei affatto” –
e gli diede un bacio sulla nuca, inspirando forte.
Geffen si voltò,
abbracciandolo – “Grazie Scotty … Questo non me lo togli?” – ed indicò un ago a
farfalla, infilato nell’avambraccio sinistro e tenuto fermo da un pezzo di
cerotto bianco.
“Veramente è per non
bucarti ogni volta …” – replicò perplesso il medico.
L’amico fece una
smorfia, quasi di disgusto.
“Mi fa sentire ancora
più malato ed impedito! Con queste braccia vorrei stringere ancora un bel
ragazzo, prendere sul petto i miei figli e non provare quasi vergogna, se mi
dimentico di mettere un camicia a maniche lunghe!” – sbottò furente, gli occhi
lucidi.
“D’accordo … Glam
calmati, è solo un ago … Era per la comodità, per”
“Lo so Scott! L’ho
capito a cosa serve, non sono ancora rincoglionito!” – quasi singhiozzò,
vergognandosi a morte per quel suo atteggiamento acre, quanto infantile.
Scott rimase
tranquillo, non era certo il momento di fare prediche a nessuno.
Estrasse quella
sottile tortura e Glam si ritrasse, andando verso il davanzale.
Louis stava andando
da lui, con una teglia in mano.
“Ma cosa …?” –
sussurrò l’uomo, incuriosito.
Boo arrise alla sua
vista – “Glam ho preparato da mangiare, spero ti piaccia” – lo salutò innocente
e solare.
“Certo … ciao Lou,
come ti senti?”
“Ho combinato
qualcosa … Insomma cerco di distrarmi … Rimani anche tu Scott?”
“Felice di vederti
impegnato e più sereno, ma no, devo tornare in ospedale, mi spiace …”
“Ok … Robert e Jude
hanno preferito una pizza con Lula …”
“Ok, passo a vedere
Rob … Ciao Glam”
“Ciao … E …
perdonami, per prima … sono stato scortese”
“No, sei sempre il
solito … In un certo senso è una provvidenza” – rise – “Arrivederci Louis, abbi
cura di te, ci si vede tra un paio di giorni” – e se ne andò.
“Un paio di giorni
Glam? Per la tua cura?”
“Sì piccolo … Sono
lasagne, quelle?”
“Una specie …” – e storse
le labbra in modo buffo.
Geffen aveva una
nausea non indifferente, ma abbozzò – “Vado in bagno, mi lavo le mani e poi
vengo a tavola, ok? Aspettami in terrazza”
“Sì, perfetto” – Boo sorrise
e si defilò.
Glam rovistò nel
cassetto dei medicinali ed estrasse un blister di pasticche anti vomito.
Ne prese un paio e
poi raggiunse il giovane, che svelto apparecchiò con cura quel desco un po’
spoglio.
“Nell’armadietto ci
sono i condimenti e nel mini frigo delle insalate … Pana ne lascia sempre di
pronte da condire, Louis … Se ti va, prendile”
“Ok … Ah c’è del vino
bianco, ne vuoi Glam?”
“No, non posso berne …”
“Allora solo minerale
per te … ed io lo posso assaggiare?”
“Bevi anche per me,
alla nostra salute … Uhm buone … Sei stato bravissimo”
“Dici sul serio?”
Robert scosse la
testa, sorridendo intenerito dal racconto di Geffen.
“Erano orrende …
Santo Plasil mi ha salvato …”
“Oh mio Dio, sei
stato così … incredibile Glam, con Louis, a rischio di sentirti male”
“Il fatto è che non
posso farmi neppure un amaro, come farò a digerire questo mattone?” – rise,
stiracchiandosi sopra al lettino prendisole, su in solarium.
Lui e Downey erano
soli, a scambiarsi confidenze.
“Poi siamo andati
alla nursery, i gemelli piangevano … Louis li ha cambiati, poi mi ha chiesto sono stato bravo, vero?” – e sospirò – “Ho
paura per questo cucciolo, si sta lasciando andare, soffre troppo per Harry …”
“E’ molto legato ai
bimbi, però posso capire quanto si senta tagliato fuori da certe cose, ora che
Sylvie è incinta di suo marito, del
suo Haz … Che casino”
“Ho ritenuto
opportuno telefonare al colonnello …”
“A Tomlinson senior?
L’hai detto a Louis?”
“Sì Robert, ho
avvisato anche Brent, arriveranno qui in serata … Poi abbiamo parlato di Lux e
Louis sapeva già tutto: si sono scritti via e-mail”
“Temi un ritorno di
fiamma?”
“Dallo sguardo di
Louis, l’incendio è già divampato, però temo ci sia un rimescolio di ripicca e
dolore, da confonderlo come mai prima d’ora … purtroppo.”
Harry recuperò il
palmare da sotto il cuscino; non sapeva neppure che ore fossero.
Rispose ad un Hopper
inferocito.
Marc si era visto
costretto a rimandare due cause, per carenza di documenti, di cui si sarebbe
dovuto occupare Styles, presentandosi puntuale in aula.
Il ragazzo provò a
scusarsi, ma fu inutile.
Erano dibattimenti
già posticipati più volte, quindi gli impegni si sarebbero accumulati, per la
sua negligenza.
Harry incassò, senza
protestare, riattaccando mesto.
Si guardò intorno:
ogni cosa, in quel loft arredato insieme a Louis, sembrava fissarlo,
inclemente.
Si sentì mancare l’aria.
Compose il numero di
Boo, pregando gli rispondesse, ma un doppio bip gli fece capire che la chiamata
era stata respinta.
Riprovò e c’era la
segreteria.
“Ok Louis … OK!” –
ringhiò, ma dopo il bip, prese fiato e si schiarì la voce – “Ciao Boo … sono io
… sono lo stronzo che”
L’emozione lo tagliò
in due.
Chiuse e poi fece un
ulteriore tentativo.
Il messaggio preregistrato
dal suo compagno trasmetteva gioia: l’avevano inciso praticamente insieme,
scambiandosi i regali di Natale, con quegli apparecchi nuovi di zecca.
“Louis volevo solo
sentirti e sapere come stavi … Come andavano le cose a Palm Springs … Nel …” –
tiro su dal naso – “Nel fine settimana verrò da te … Sì insomma io ci vengo
anche se tu non vuoi vedermi e posso capirlo … Ci verrei anche prima, anche
ora, se tu solo volessi … Robert te lo avrà detto di sicuro …”
Un altro bip.
Tempo scaduto.
Tempo
scaduto Harry Styles.
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