martedì 4 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 255

Capitolo n. 255 – zen



“Io non credo alla felicità, come moto perpetuo dell’animo … Credo sia come la scia di una cometa: in realtà ne vediamo unicamente la coda e lo stupore, quell’attimo esatto in cui ne percepiamo la bellezza e l’inafferrabilità … Ecco, in quel breve lasso di tempo, io credo di essere stato felice”


Le parole di Ivo Steadman, lambirono i pensieri di Louis, senza un perché.
Le aveva pronunciate in un pomeriggio assolato, standosene alla finestra della camera, presa in una locanda, quando portò Louis in Inghilterra, con Tim nel cuore ed il suo studente preferito tra le lenzuola.
Fumava l’ennesima sigaretta, nudo e stagliato contro quella luce dorata, che lo rendeva così simile ad un demone, in volo verso un paradiso immaginario.

Quel Dexter stava parcheggiando, nel piazzale prospiciente un lussuoso motel, la radio accesa, a basso volume.

“Qui va bene?” – chiese un po’ agitato.

“Cosa?” – bissò flebile il ragazzo, intirizzito, nonostante il riscaldamento al massimo.
L’altro stava sudando, ma non si lamentava.
Aveva comunque fretta di entrare in quel posto sconosciuto a Louis.

“Prendere una suite qui, di solito i tizi che faccio salire sul boulevard vogliono venirci, è pulito, elegante” – spiegò trafelato.

Poi aggiunse – “In effetti erano spariti, per questa pioggia, solo tu sei rimasto in giro” – e rise nervoso.

“Già”

L’uomo lo fissò, finalmente.

“Perché tu sei come loro, giusto?”
Gli balenò un dubbio, ma in fondo pensava che Louis fosse fatto di qualche cosa, non era poi così strano.
Di conseguenza Dexter provò a giocarsi un’ultima carta, per sciogliere la situazione.

“Ho della coca, magari ce la sniffiamo insieme, che ne dici Louis?”

Boo era rimasto al quesito precedente.

“Sì … Sono come loro, anche Harry lo dice” – mormorò, come svuotato.

“Harry? Il tuo protettore?”

Louis avrebbe riso forte, se non fosse stato per quella fitta nel petto, che gli toglieva il respiro.

“No … Sarebbe un paradosso”

“Ah capisco …”

In realtà Dexter non ci stava capendo niente, ma quando dei fari rimasero accesi dietro di loro, ebbe un sussulto.

Erano due macchine, di grossa cilindrata.

Ne discesero tre uomini.

Uno era armato ed aveva la pettorina dell’FBI.

“Scendi con le mani alzate!” – gli gridò.

Uno più alto si diresse verso il lato passeggero, spalancando la portiera.

“Louis vieni via subito!”

Era Daniel, mentre Rossi faceva lo stesso al lato opposto.

L’ultimo era Brent, che prese subito tra le braccia il fratello, piangendo il suo nome – “Boo, mio Dio, ci siamo presi un tale spavento … Avanti coraggio, ci sono Brendan e Glam, andremo da lui, ok?”

Louis non proferiva parola, mentre Dexter era un fiume in piena di “… Ma che cazzo volete da me?? Io non lo conosco, io non sono nessuno, penserete mica che lo abbia rapito??! Ho moglie e figli a San Francisco!”

“Allora tornaci di corsa, stronzo!” – gli sbraitò in faccia David, mentre Kurt allacciava la cintura di sicurezza a Louis e Pana gli dava da bere.

Poi fu il buio, per quel cucciolo d’uomo.

Il suo cellulare non aveva mai smesso di illuminarsi, finché non si scaricò di colpo.



“Accidenti, ora c’è la segreteria!”

Harry aveva accompagnato a casa Sylvie.
La ragazza si tormentava le pellicine delle unghie, scrutando l’oscurità oltre il finestrino, costellato di minuscole gocce d’acqua.

Erano fermi sotto al suo palazzo.

“Ok, io vado” – inspirò, cercando la maniglia.

“Co come ti senti?” – domandò impacciato.

Sylvie lo puntò greve.

“Me la saprò cavare e mi dispiace di avertelo fatto sapere in quel modo”

“Potevi almeno aspettare di essere sola con me, cazzo!” – si riaccese, pensando allo sguardo di Louis.

Haz si sentì morire in quell’istante.

La ragazza ridacchiò esasperata – “Quanto sei infantile e patetico!” – sbottò.

Styles prese fiato.

“Scusami, posso capire come ti senta …”

“Infatti! Ho già cresciuto un figlio da sola, non mi ci voleva questo casino, dovevo essere più attenta, sono stata una stupida totale!” – ed iniziò a piangere.

Harry le porse il fazzoletto che aveva sempre nel taschino della giacca.

“Calmati … Non fa bene al bimbo … credo … e poi non è una stronzata lui … o lei … ecco non so, si potrebbe già sapere?”

“Ma cosa, cazzo??!”

“Il … il sesso del nascituro … di quanti mesi sei?” – chiese timido.

Sylvie si tamponò le guance arrossate – “Non lo so esattamente … Cioè devo fare ancora delle analisi, non mi ricordavo la data dell’ultima mestruazione, durante le visite ti fanno un sacco di domande …” – spiegò sconvolta.

Harry aprì lo sportello – “Andiamo, dai, così ti stendi …”

“Ok … Ti ringrazio …”



Brendan gli spostò i capelli ormai asciutti dalla fronte, sedendosi sul bordo del letto, dove Louis stava riprendendo energie e lucidità, accudito come se fosse un neonato.

Quella nuova vita, però, non gli piaceva affatto.

“Ecco ora tu vedi questa cosa nel peggiore dei modi, ma Harry non ha smesso di amarti, anzi … Ha commesso un errore, ti ha fatto un torto, è palese, però, insieme, potrete trovare una soluzione, uniti più di prima, anche nell’affetto verso questa creatura, che, non dimenticarlo mai, non ha alcuna colpa”

Laurie gli parlò con quel tono caldo e lieve, osservato da Rossi, che Louis cercava a tratti, con quei due spicchi di cielo.

“Mi … mi porteresti ancora del tè, Brendan, per favore?”

“Certo, vado e torno” – gli sorrise amorevole.

In fondo tutti, amavano Louis.

Dave chiuse la porta.

“Se Brendan facesse una cosa del genere, Brent lo ammazzerebbe” – sussurrò rannicchiandosi in posizione fetale.

Rossi annuì, prendendo una seconda coperta.

“Hai freddo? Stai tremando …”

“Sì Dave … potresti dirgli di smetterla, comunque?”

“A Brendan? Certo” – sorrise – “… è che lui vorrebbe aiutarti, come il resto di noi”

“Lo so …”


Geffen bussò, scortato da Robert e dai muffin al cioccolato, preparati da Pamela, rimasta in cucina con i gemelli.

Lula li precedeva.

“Ciao Boo …” – e gattonò sino a lui, dandogli poi una carezza.

“Ehi soldino …”
Louis lo strinse forte, liberando un pianto trattenuto troppo a lungo.

Downey posò il vassoio, bisbigliando agli amici che era meglio andarsene.
Furono d’accordo, ma Lula restò.


“Fuori ci sono di nuovo le stelle” – esordì il piccolo – “Il temporale è passato, sai?”

“Non per me Lula … Meritavo questa umiliazione?”

Soldino lo guardò – “Papà ha fatto spesso pasticci, ma papi Kevin lo adora ancora oggi e non perché è malato: un motivo ci sarà” – sottolineò simpatico.

“Se tu potessi fare una magia e riportare indietro il tempo …” – ribatté un po’ incolore.

“Devi dormire Louis … E non permettere a questa angoscia di deturpare il tuo bellissimo cuore …”

“Ci ha già pensato Harry …”

“Lui ti sta pensando e ti cerca … Presto arriverà da te”

“Non lo voglio più vedere, diglielo …”

Lula scosse i suoi riccioli – “Ora torno da papà …”

“Posso chiederti un favore?”
“Certo”
“Mi presti il tuo tablet, soldino?”



Glam riattaccò pensieroso.

Jude prese posto accanto a Rob, sul divano davanti a quello occupato da Geffen e Kevin e Rossi.

Tim stava parlando con Kurt in veranda.

“E’ successo un bel guaio in Africa …” – e li aggiornò con le novità appena ascoltate da Meliti.

“Quindi Peter è ferito?”
“Sì Dave, hanno fatto sosta a Barcellona, in una clinica privata di un parente di Antonio, così non faranno domande inutili e scomode …”

“Vincent come sta?” – chiese Kevin.

“Disidratato, malnutrito, però è vivo e vegeto … Almeno questo”

Il telefono squillò di nuovo.
Geffen rispose scocciato, vedendo il nome sul visore.

“Harry non adesso, ci sentiamo domani, Louis è qui, non temere per lui!” – gli disse secco, ma Styles non si sarebbe arreso tanto facilmente.

“Non credere di potermi estromettere, è il mio matrimonio, non una faccenda di lavoro e se è per questo puoi anche licenziarmi, hai capito??!!”

Sylvie lo guardava, appoggiata allo stipite del living, con una tazza di tisana tra le dita gelide.
Era spaventata nell’udire la voce di Glam, tuonare attraverso il ricevitore.

“Bastardo ha riattaccato! Io vado a Palm Springs”

“Non sarebbe meglio aspettare Harry …? Lasciare che Louis si tranquillizzi …”

“No! Non possono farmi questo, chi credono di essere??! Louis è mio marito, io lo amo e non sono disposto a perderlo, sia chiaro!”

“Sì … certo, è chiaro … Buona fortuna Harry.”






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