Capitolo n. 260 – zen
Matt scattò in piedi
dal divanetto, azzerando la distanza tra lui e Geffen, un po’ instabile sul
bastone da passeggio, per abbracciarlo ed appendersi al suo collo, come un
bimbo.
“Glam non ci speravo
più … Come stai?” – e gli sorrise, trafiggendolo con quegli occhi azzurro
cielo, così limpidi e disarmanti nel loro candore.
“Non al massimo, però
tiro avanti … Mi sto curando”
“Bene … Sì, bene, ok
…” – disse impacciato, facendolo accomodare.
“Tu invece fai
progressi …”
“Sì, insomma, ci sto
provando, non ho emicranie, da un sacco di tempo in effetti”
“Ne sono felice Matt,
davvero” – e gli accarezzò i capelli, dal taglio perfetto; tutto lo era o
sembrava in lui.
“A casa come stanno?
Lula? E … e gli altri?”
“Soldino è a Palm
Springs e ci sono anche … gli altri” – sorrise, spiegando velocemente la
situazione in corso.
Matt fece una smorfia
buffa – “Vi fate compagnia, tipo corsia ospedaliera …”
“Già, ma Robert e
Jude sono in piena ripresa, così Yari e Misaki …”
“E’ deplorevole ciò che
è successo … Jared e Colin avranno avuto un mezzo collasso”
“Puoi ben dirlo … Ok,
veniamo a noi …”
“A noi, Glam …?!” –
mormorò incuriosito.
“Infatti. Kevin ha
riflettuto a lungo sul ritirare o meno la sua denuncia contro di te, ma alla
fine ha deciso”
“Andrò in prigione di
nuovo, quindi …?”
“No. Le accuse sono
state ritirate, il fascicolo archiviato”
“Dio … Ringrazialo,
non ci speravo più” – sospirò.
“Poi … Ho diversi
giudici, che mi devono dei favori … Domani manderò qui Hopper, con un’ordinanza,
che ti permetterà di essere libero di andartene”
Matt strabuzzò le
iridi luminose.
Era incredulo.
“In che senso
andarmene … E dove?”
Un infermiere arrivò
all’improvviso.
Sorrise a Matt e
salutò educatamente Geffen.
“Lui è Mark … E’ …
Una persona speciale per me, Glam” – e gli strinse le mani.
“Che succede
piccolo?” – chiese senza scomporsi.
Era un bell’uomo,
capelli brizzolati, sguardo dolce, su Matt soprattutto, maniere gentili e
fisico solido.
“Scusate la brutalità
dei miei modi, ma ho poco tempo, per tutto … Voi state insieme?”
I due si guardarono,
annuendo un attimo dopo.
“Devo porre delle
condizioni, Matt, spero tu sia d’accordo … Ed anche lei, Mark”
“Dipende signor
Geffen: per il benessere di Matt sono pronto a qualsiasi sacrificio” – replicò
fermo.
Matt ne era
visibilmente orgoglioso.
Glam prese un
respiro, poi chiarì ogni dettaglio.
“Salirete sul jet di
Antonio, destinazione Francia. Matt tu avrai dei documenti nuovi ed un mio
collaboratore vi condurrà in un paese della Provenza, dove potrete cominciare
una nuova vita”
“Con quali soldi,
Glam?”
“La tua eredità Matt:
sono ancora il tuo tutore, ricordi? L’ho sbloccata, liquidando anche sdle
proprietà ed accreditandone la somma su di un conto corrente svizzero a tuo
nome … Quello nuovo intendo”
“E lei ha fatto tutto
questo, senza chiedere un parere a Matt?”
“Sì Mark … Io sono
fatto così ed ho agito per il suo bene. L’alternativa è rimanere rinchiuso qui
a vita e non penso che Matt voglia una cosa del genere, soprattutto ora che lei
è entrato nei suoi giorni … E vedo nel migliore dei modi …” – sorrise stanco.
Matt si alzò – “Non
perderò questa opportunità, anche se non capisco la ragione del tuo
comportamento Glam … Ne sono entusiasta, non fraintendermi, però”
“Però è andata così …
E tu sei stato da sempre una vittima … Di Alexander, di tuo padre … E forse
anche un po’ mia …”
“Mark sa tutto di me,
di mio fratello, di Haiti …”
“Con la sua
professionalità potrà assisterti, se necessario, ma io voglio credere che tu
avrai un futuro senza più ombre … Lo meriti” – e lo strinse a sé, affettuoso.
Matt perse un
battito.
L’ultimo, riservato a
Geffen.
Harry stava
stritolando tra le dita gelide, quel plico, che Denny gli aveva consegnato in
studio al suo arrivo.
Senza neppure dare
troppe spiegazioni, il giovane si precipitò livido alla villa di Geffen,
piombando nel bel mezzo del pranzo.
Lula gli aveva
aperto, senza avvisare i presenti, che si ritrovarono Styles, sotto al patio,
in preda ad un fervore incontrollabile.
“Buongiorno a tutti”
– salutò in crisi di ossigeno – “Ciao Boo, devo parlarti immediatamente. Di
questo” – e mostrò i fogli, pinzati ad un cartoncino celeste, con stampati i
loro nomi.
Brent ed il padre si
guardarono, nel silenzio generale.
Louis si alzò,
pulendo le gote dei gemelli, che stava imboccando amorevole.
Harry avvampò,
provando una fitta allo stomaco, nel vederlo in quell’atteggiamento premuroso e
spontaneo.
“D’accordo, dammi un
minuto … Devo cambiarmi questa Haz” – disse calmo, indicando la t-shirt
macchiata dal lancio di passato alle verdure, da parte di quelle pesti
adorabili.
“Va … va bene … ti
aspetto alla caletta …” – quasi balbettò, sparendo in un lampo verso la
spiaggia.
Robert si grattò la
nuca, assorto.
“Che si fa?” – chiese
perplesso.
Colin sbuffò – “Un
bel niente, temo … A parte intervenire, se la discussione degenerasse …”
“Credo sia la cosa
giusta …” – aggiunse Jared.
“Devono risolvere da
soli, non c’è dubbio” – intervenne Tomlinson senior.
Brent fissò Brendan,
ma lui rimase zitto, dandogli semplicemente una carezza tra le scapole.
Louis prese una
maglietta dalle maniche troppo lunghe.
Era di Colin.
L’irlandese seguì con
lo sguardo i passi di quel ragazzino, che poteva essere suo figlio.
Così fece Yari,
visibilmente turbato da quella tensione, tra persone poco più adulte, rispetto
a lui e Misaki, altrettanto scosso.
“Ok eccomi qui Haz.
Ti ascolto.”
Arrivò alle sue
spalle, tendendo la stoffa sino ai palmi infreddoliti anche dalla debolezza;
Louis mangiava troppo poco e si consumava in un’amarezza logorante, immaginando
le conseguenze di quanto il marito avesse combinato con Sylvie.
“Vorrei lo facessi
sul serio, Boo. Questa è una stronzata: chiedermi il divorzio. E’ assurdo!” –
esordì, trattenendo a stento le lacrime.
“No, è logico, non
vedo alternative”
“Alternative?? Il
nostro amore non lo è abbastanza? L’affrontare uniti le circostanze,
rafforzando le promesse, che ci siamo scambiati poche settimane fa, non ti
sembrano una ragione valida per tornare a casa con me??!”
Louis guardò in
basso, provando a non alterarsi quanto il compagno.
“Ogni nostra
aspirazione era la mia ragione di
vita, Harry, così i progetti, i sogni, ciò che era nostro, senza intrusioni
esterne, senza più punirci, con le reciproche insicurezze … Io ero felice,
anche per il cambiamento di mio padre, di cui ti sarò eternamente grato … Mi
hai fatto così male, così tante volte Haz, però avevi rimediato, in un colpo
solo, diventando il mio eroe … Ed era troppo bello per essere vero: sono stato
un ingenuo”
“Hai dimenticato il
mio comportamento per il tuo legame con Vincent: perché non dimostri
altrettanta comprensione?”
“Comprensione …? E
per cosa? Per una scopata? No, forse mi sbaglio, tu volevi dimostrare qualcosa
o scoprire, sperimentare, magari crearti un paravento credibile per i tuoi
colleghi in tribunale od al Country Club!” – bissò aspro.
“Cosa farnetichi
Louis??!” - esplose, afferrandolo per le
braccia.
“Con quegli stronzi
ti sei vergognato persino di presentarmi, con la signora al parco hai fatto
finta di essere il fidanzato di Sylvie e padre di Alain! Fatti qualche domanda
Haz e datti delle risposte!!”
“Quali risposte??!
Che mi sono innamorato di lei?? O che mi è piaciuto finirci a letto?? OK LOUIS
MI E’ PIACIUTO E SONO FOTTUTAMENTE ORGOGLIOSO CHE ASPETTI UN FIGLIO DA ME!! SEI
SODDISFATTO!!???”
Mentiva.
Sapendo di mentire.
Spudoratamente.
Se si fosse aperto un
baratro, sotto ai piedi di Boo e lui fosse precipitato, senza sapere l’esito di
quella caduta, l’angoscia non sarebbe stata pari a quella che gli si leggeva
negli occhi, ora.
“Lou … Louis …”
La presa di Styles
sembrò morire intorno al tessuto sgualcito, come il cuore di Boo.
“E’ … è una buona
partenza per capire chi sei … Congratulazioni Harry” – ribatté alienato,
facendo un passo indietro, poi un altro ed ancora uno, ma sembrava non essere
sufficiente per andarsene via da lì.
“Louis … no, aspetta,
stammi a sentire io …”
La sua protesta era
debole, il suo corpo immobile.
Ormai Haz stava
parlando alla schiena di Lou, che non riusciva più a respirare.
Robert lo stava
raggiungendo, con una bottiglietta d’acqua, tallonato da Christopher.
Boo li guardò appena,
sfilandoli – “Non … non mi serve niente … Voglio solo andare in camera mia …” –
ed accelerò l’andatura, guadagnando miracolosamente la scala di servizio, che
portava ai piani superiori della residenza di Geffen.
Questi aveva appena
varcato la soglia, con Ivan.
“Che succede?” –
chiese agli amici, ammutoliti intorno alla tavola.
“C’è Harry … Aveva
dei documenti … Louis è appena scappato di sopra” – spiegò Jude.
“Vado da lui!” –
esclamò Brent, ma il colonnello lo trattenne.
“Lasciamolo in pace
per un po’ …”
“Ma io non posso
trascurarlo e fare finta che non sia successo niente, papà!” – protestò.
Geffen si intromise –
“Ritengo sia opportuno mandare su Pana, tanto per controllare le sue condizioni
…”
“Ok … Tra cinque
minuti, però, salgo anch’io”
Harry si appoggiò
alla parete rocciosa, provando a riordinare le idee.
Compose persino il
numero di Louis, ma il suo cellulare era spento.
Downey gli si
avvicinò con circospezione.
“E’ andata male?”
“Malissimo Robert …
Ho detto cose assurde …”
“In che senso?”
“Ero solo incazzato,
per il rifiuto di Boo … Ed ho reso improbabile qualsiasi riconciliazione …”
“Tu cosa vuoi
veramente? Anche da Sylvie intendo”
Styles, che sino a
quell’istante aveva fissato l’orizzonte, si voltò in suo favore.
“Rivoglio Louis nella
mia vita … E da Sylvie non voglio un bel cazzo di niente!” – si adirò.
“Allora lascialo
respirare e poi dagli delle certezze nuove, dimostragli che credi in voi e che
la faccenda del bambino avrà una soluzione, capace di accontentare tutti”
“L’equilibrio di cui
parli, Robert, è pura utopia. Credo di avere trasmesso a Lou tutte le conferme
indispensabili, ma non mi crede, questo è il punto: se ci tenesse a me, davanti
a ciò che provo, dovrebbe sostenermi ed accettare l’arrivo di questo bimbo, non
credi?”
“Tu vuoi rendere
semplice un meccanismo, che sta devastando Louis: questa sì che è pura utopia,
Harry, credimi”
Il ragazzo si
ricompose; era molto elegante nel suo completo scuro.
“Vincent che fine ha
fatto?” – chiese brusco.
“Non ne ho idea Harry
…”
“Sicuro?” – e lo
puntò astioso.
Downey mise le mani
in tasca e se ne andò, senza concedergli ulteriori repliche.
Omaggio (lampo) a Mark Ruffalo e Matt Bomer, presto sugli schermi con il nuovo film sull'AIDS, The normal heart :)
Nessun commento:
Posta un commento