Capitolo n. 266 – zen
Louis si addormentò
sul petto di Harry, che lo teneva saldo a sé, pochi minuti dopo il decollo.
La sua agitazione fu
arginata non solo dalle attenzioni del marito ritrovato, ma anche da un blando
sedativo, che Scott gli somministrò, appena lasciata Los Angeles e le sue luci
al tramonto.
Un saluto frettoloso
a Glam e Vincent, aveva alimentato quello stato di disagio: Boo si sentiva in
colpa e frastornato, ma, ancora una volta, il francese gli dimostrò solidarietà
e vicinanza sincere.
Lux non era un
ingenuo, ma un uomo innamorato sì, penso Geffen, piuttosto rammaricato per le
sorti dell’amico, così simili alle sue traversie sentimentali.
In compenso la
determinazione dell’affarista, nel volere Lou felice a tutti i costi ed anche a
sue spese, non venne meno neppure in
quell’occasione, così particolare.
Robert e Jude erano
rientrati al loro attico.
Le bambine dovevano
fare delle vaccinazioni e riprendere le regolari attività scolastiche, per
quelle ultime due settimane di giugno, prima delle vacanze estive.
L’americano, non
senza stupore, aprì a Jared, visitatore inatteso a quell’ora dell’aperitivo,
che Law stava preparando con cura in terrazza.
“Ehi ciao … Cosa ci
fai tu qui?” – lo accolse Downey con un bel sorriso e Leto si accomodò,
fermandosi comunque nell’ingresso.
“Ciao Rob, vi
disturbo?”
“No, vieni dai,
stavamo bevendo qualcosa prima di cena … Stasera indonesiano, a domicilio,
ovviamente … Chi se la sente di cucinare? Si stava così bene a Palm Springs,
coccolati da Pana e Daniel … Già mi mancano” – rise solare, accomodandosi sul
divano in vimini, dove Jude accolse gentile il cantante, porgendogli una bibita
fresca.
“Grazie Jude … Avrei
dovuto avvisare …”
“E perché? C’è
qualche problema?” – domandò l’inglese perplesso.
“Francamente è di
Glam, che volevo parlarvi e sono contento ci siate entrambi” – replicò serio e
con aria triste.
Downey tossì,
arrossendo – “A quale proposito, Jay …?”
“Ecco io pensavo,
insieme a Colin, di stargli vicino il più possibile in questi mesi a venire …
Ho avuto un lungo colloquio con Jim ed il quadro clinico, che mi ha
prospettato, non è molto rassicurante” – spiegò incerto.
“Questo lo sapevamo
…”
“Sì Jude e le
aspettative non sono mai state delle migliori, anzi … Sono rimasto troppo poco
accanto a Glam, volevo resistere, ci ho provato, però ho fallito miseramente …
Una volta tornati da Haiti, quel malore improvviso, la crisi insomma, che l’ha
come divorato, mi ha traumatizzato e mi sento un coglione … un vigliacco”
“Questa severità è
fuori luogo Jay, perché Glam per primo non ha mai preteso nulla, da nessuno di
noi e, probabilmente, la nostra presenza è stata spesso mal tollerata da lui,
lo conosci bene”
“D’accordo Robert,
però sarà un’agonia, un precipitare, da ora in poi, quindi non possiamo
lasciarlo in balia di questo dannato cancro, solo come un cane!” – si alterò,
disperato, gli occhi lucidi.
Downey tremò.
Jude prese un lungo
respiro e tentò di riportare la calma iniziale.
“Cosa hai intenzione
di fare? Noi ti seguiremo, anzi, vi seguiremo, tu, Colin e chiunque della
nostra famiglia: qui nessuno abbandona nessuno Jared, non dimenticarlo” – e gli
sorrise.
Robert lo imitò,
abbracciando Leto, ormai in lacrime, che si scusò per la sua intemperanza.
“Vi ringrazio …
Concretamente il nostro progetto è di vivere con lui o di portarlo alla End
House, ma credo che Glam preferisca rimanere a Palm Springs … Ho già coinvolto
Kevin e Tim, così Lula … Soldino ha reagito in maniera strana, questo devo
dirvelo …”
“In che senso?” –
bissò Downey.
“Nel senso che ha
apprezzato il gesto, però non ne era affatto convinto: ha provato a
dissuaderci, sottolineando anche lui che il suo papà non voleva nessuno tra i
piedi e che detestava essere compatito … Un discorso un po’ sopra le righe per
il nostro Lula …”
“Temo che sia uno
stress insostenibile per soldino, sai?” – osservò con dolcezza Downey – “Anche
noi abbiamo notato dei cambiamenti in lui di recente … Con Glam sono legati in
un modo, che va oltre ogni nostra immaginazione.”
Petra si lasciò fare
dei codini adorabili da Vincent, che, con il pianto in gola, la mise a nanna.
Lula transitò in
corridoio e Lux pensò che fosse tornato alla villa con Kevin, ma sbagliava,
evidentemente.
La cucciola iniziò a
chiamarlo, confermando la propria simpatia verso soldino, che le si avvicinò,
salutando anche il francese, con un sorriso un po’ tirato.
“Devo andare da papà”
– puntualizzò subito, ma con educazione.
“Si è coricato presto
… Ehi Petra, che c’è?”
“Lula bua …!”
Lei indicò l’addome
del bimbo, ma lui si ritrasse, scherzando – “Forse sta cercando Brady, ma l’ho
dimenticato da papake!” – rise.
“Bua …” – e con le
piccole dita, Petra iniziò a premere sulla maglietta di soldino,
corrucciandosi.
“Su, ora dormi
principessa … Vado a stendermi anch’io, sono a pezzi …”
“Boo è appena
arrivato, sai? Stanno tutti bene” – Lula annuì, congedandosi in fretta.
Lux non aggiunse
altro.
Soldino salì veloce
alla mansarda, intrufolandosi in camera di Geffen, che non lo aspettava.
“Tesoro …”
“Ciao papi … Volevo
darti questa, è della mia mamma” – e gli porse una gemma, dalle sfumature
multicolori.
“Dio è stupenda … Come
mai sei qui? Kevin sarà in ansia”
“Torno subito da lui
e papi Tim … Io non sono qui” – e rise fragoroso.
“Ok Lula, però non
dovresti allontanarti dalla Joy’s House” – gli disse bonario, stringendolo sul
petto.
“Sto guardando i
cartoni con loro … Sai come faccio?” – e gli strizzò l’occhiolino.
“Certo che lo so …
Grazie comunque per questo dono, so che è importante per te e separartene deve
avere un significato preciso, vero?”
“Ovvio che sì … Ti
servirà, quando … Quando starai male, papi … Stringila forte nella mano destra …
Ok …?”
“Lo farò amore mio …
Resti con me?”
“No …” – e scese dal
lettone, fermandosi poi sulla soglia.
“Che c’è soldino?”
“Lei mi vede”
“Lei? Lei chi …?”
“Petra” – e lo fissò.
“Tutti ti vediamo
Lula …”
“No, lei … Mi vede.” –
e sparì nel nulla.
Jude era sceso a
prendere i giornali.
“Sta di certo
parlando con Colin” – sussurrò complice Robert, servendo un’insalata nizzarda a
Jared, che sorrise.
“E noi non lo
aspettiamo? Cole è da Claudine, per la firma di un ingaggio, cenerà insieme a
lei ed ai produttori”
“Ho una fame, che non
posso attendere” – sentenziò solenne e buffo, riempendosi il piatto di polpette
e patate lesse.
“Accidenti Rob, l’appetito
non ti manca …”
“Finché c’è, lo
sfrutto … Ho perso dei chili preziosi, in ospedale”
“Sì, hai ragione, non
trascurarti … Che i buddy sparlino pure, noi ci abbuffiamo” – e, sereno, fece
un brindisi “alle battaglie che verranno”.
Chicago apparve loro
calda e polverosa.
La clinica, dov’era
ricoverata Sylvie, in compenso, era una struttura ultra moderna ed accogliente.
Il reparto maternità
occupava una palazzina a parte, di tre piani, dalle tonalità pastello alle
pareti, piene zeppe di immagini dei vari nascituri, passati e presenti.
Sylvie le stava
osservando, ormai vestita e pronta per andarsene, con il suo trolley griffato
ed i tacchi da dodici centimetri, sui quali era un po’ instabile.
Preferì sedersi, per
mandare un sms a Sveva, quando la vide, dietro le ante scorrevoli.
La donna le andò
incontro svelta, abbracciandola.
Sylvie si mise a
piangere, scaricando la tensione accumulata.
Poco distante, notò
poi il sorriso velato di imbarazzo di Louis, ma, specialmente, il volto
contratto di Harry.
L’avvocato Carter,
infatti, era appena uscito dall’ascensore, dopo avere provveduto al pagamento
di quella degenza, che doveva rimanere riservata.
Styles puntò dritto
su di lui, senza che nessuno lo trattenesse.
Vas gli si incollò
comunque, per evitare casini, ma il pugno, che il giovane sferrò al più anziano
collega, non ebbe conseguenze di alcun genere.
Carter si dileguò
poco dopo, senza fiatare.
Geffen lo aveva
interpellato poche ore prima, investendolo come una furia.
Onde evitare di
perderne la lucrosa collaborazione, l’uomo si cucì la bocca, incassando non
solo il destro di Haz, ma anche tutti gli insulti di Glam.
“Avanti, si torna in
California …” – sospirò Sveva.
“Va bene … Siete
stati incredibili … Ci sei anche tu Scott … e Brendan …”
Laurie le sorrise – “Se
vuoi sfogarti, fai pure … Peccato che il pungiball si sia messo in fuga …”
“Hai ragione …” –
replicò smarrita.
“Ho controllato le
tue analisi, sono ottime …”
“Ti ringrazio Scott …
Mi dispiace avervi disturbato …”
“Nessun disturbo” – puntualizzò
solare Brent e Jimmy le diede un mazzo di fiori, acquistato nel parcheggio
antistante.
“Non dovevi … sei …
siete straordinari …” – e si commosse nuovamente.
Louis la avvolse con
delicatezza.
“Boo … perdonami”
“E per cosa Sylvie?
Stai tranquilla, tra poco rivedrai Alain e tutto il resto di questa gabbia di
matti, vero Harry?”
“Nessuno escluso” –
sorrise, unendosi a quell’abbraccio, senza alcun rancore.
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