mercoledì 26 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 266

Capitolo n. 266 – zen



Louis si addormentò sul petto di Harry, che lo teneva saldo a sé, pochi minuti dopo il decollo.

La sua agitazione fu arginata non solo dalle attenzioni del marito ritrovato, ma anche da un blando sedativo, che Scott gli somministrò, appena lasciata Los Angeles e le sue luci al tramonto.

Un saluto frettoloso a Glam e Vincent, aveva alimentato quello stato di disagio: Boo si sentiva in colpa e frastornato, ma, ancora una volta, il francese gli dimostrò solidarietà e vicinanza sincere.

Lux non era un ingenuo, ma un uomo innamorato sì, penso Geffen, piuttosto rammaricato per le sorti dell’amico, così simili alle sue traversie sentimentali.

In compenso la determinazione dell’affarista, nel volere Lou felice a tutti i costi ed anche a sue spese, non venne meno neppure in quell’occasione, così particolare.



Robert e Jude erano rientrati al loro attico.
Le bambine dovevano fare delle vaccinazioni e riprendere le regolari attività scolastiche, per quelle ultime due settimane di giugno, prima delle vacanze estive.

L’americano, non senza stupore, aprì a Jared, visitatore inatteso a quell’ora dell’aperitivo, che Law stava preparando con cura in terrazza.

“Ehi ciao … Cosa ci fai tu qui?” – lo accolse Downey con un bel sorriso e Leto si accomodò, fermandosi comunque nell’ingresso.

“Ciao Rob, vi disturbo?”

“No, vieni dai, stavamo bevendo qualcosa prima di cena … Stasera indonesiano, a domicilio, ovviamente … Chi se la sente di cucinare? Si stava così bene a Palm Springs, coccolati da Pana e Daniel … Già mi mancano” – rise solare, accomodandosi sul divano in vimini, dove Jude accolse gentile il cantante, porgendogli una bibita fresca.

“Grazie Jude … Avrei dovuto avvisare …”

“E perché? C’è qualche problema?” – domandò l’inglese perplesso.

“Francamente è di Glam, che volevo parlarvi e sono contento ci siate entrambi” – replicò serio e con aria triste.

Downey tossì, arrossendo – “A quale proposito, Jay …?”

“Ecco io pensavo, insieme a Colin, di stargli vicino il più possibile in questi mesi a venire … Ho avuto un lungo colloquio con Jim ed il quadro clinico, che mi ha prospettato, non è molto rassicurante” – spiegò incerto.

“Questo lo sapevamo …”

“Sì Jude e le aspettative non sono mai state delle migliori, anzi … Sono rimasto troppo poco accanto a Glam, volevo resistere, ci ho provato, però ho fallito miseramente … Una volta tornati da Haiti, quel malore improvviso, la crisi insomma, che l’ha come divorato, mi ha traumatizzato e mi sento un coglione … un vigliacco”

“Questa severità è fuori luogo Jay, perché Glam per primo non ha mai preteso nulla, da nessuno di noi e, probabilmente, la nostra presenza è stata spesso mal tollerata da lui, lo conosci bene”

“D’accordo Robert, però sarà un’agonia, un precipitare, da ora in poi, quindi non possiamo lasciarlo in balia di questo dannato cancro, solo come un cane!” – si alterò, disperato, gli occhi lucidi.

Downey tremò.

Jude prese un lungo respiro e tentò di riportare la calma iniziale.

“Cosa hai intenzione di fare? Noi ti seguiremo, anzi, vi seguiremo, tu, Colin e chiunque della nostra famiglia: qui nessuno abbandona nessuno Jared, non dimenticarlo” – e gli sorrise.

Robert lo imitò, abbracciando Leto, ormai in lacrime, che si scusò per la sua intemperanza.

“Vi ringrazio … Concretamente il nostro progetto è di vivere con lui o di portarlo alla End House, ma credo che Glam preferisca rimanere a Palm Springs … Ho già coinvolto Kevin e Tim, così Lula … Soldino ha reagito in maniera strana, questo devo dirvelo …”

“In che senso?” – bissò Downey.

“Nel senso che ha apprezzato il gesto, però non ne era affatto convinto: ha provato a dissuaderci, sottolineando anche lui che il suo papà non voleva nessuno tra i piedi e che detestava essere compatito … Un discorso un po’ sopra le righe per il nostro Lula …”

“Temo che sia uno stress insostenibile per soldino, sai?” – osservò con dolcezza Downey – “Anche noi abbiamo notato dei cambiamenti in lui di recente … Con Glam sono legati in un modo, che va oltre ogni nostra immaginazione.”



Petra si lasciò fare dei codini adorabili da Vincent, che, con il pianto in gola, la mise a nanna.

Lula transitò in corridoio e Lux pensò che fosse tornato alla villa con Kevin, ma sbagliava, evidentemente.

La cucciola iniziò a chiamarlo, confermando la propria simpatia verso soldino, che le si avvicinò, salutando anche il francese, con un sorriso un po’ tirato.

“Devo andare da papà” – puntualizzò subito, ma con educazione.

“Si è coricato presto … Ehi Petra, che c’è?”

“Lula bua …!”
Lei indicò l’addome del bimbo, ma lui si ritrasse, scherzando – “Forse sta cercando Brady, ma l’ho dimenticato da papake!” – rise.

“Bua …” – e con le piccole dita, Petra iniziò a premere sulla maglietta di soldino, corrucciandosi.

“Su, ora dormi principessa … Vado a stendermi anch’io, sono a pezzi …”

“Boo è appena arrivato, sai? Stanno tutti bene” – Lula annuì, congedandosi in fretta.

Lux non aggiunse altro.

Soldino salì veloce alla mansarda, intrufolandosi in camera di Geffen, che non lo aspettava.


“Tesoro …”

“Ciao papi … Volevo darti questa, è della mia mamma” – e gli porse una gemma, dalle sfumature multicolori.

“Dio è stupenda … Come mai sei qui? Kevin sarà in ansia”

“Torno subito da lui e papi Tim … Io non sono qui” – e rise fragoroso.

“Ok Lula, però non dovresti allontanarti dalla Joy’s House” – gli disse bonario, stringendolo sul petto.

“Sto guardando i cartoni con loro … Sai come faccio?” – e gli strizzò l’occhiolino.

“Certo che lo so … Grazie comunque per questo dono, so che è importante per te e separartene deve avere un significato preciso, vero?”

“Ovvio che sì … Ti servirà, quando … Quando starai male, papi … Stringila forte nella mano destra … Ok …?”

“Lo farò amore mio … Resti con me?”

“No …” – e scese dal lettone, fermandosi poi sulla soglia.

“Che c’è soldino?”

“Lei mi vede”

“Lei? Lei chi …?”

“Petra” – e lo fissò.

“Tutti ti vediamo Lula …”

“No, lei … Mi vede.” – e sparì nel nulla.



Jude era sceso a prendere i giornali.

“Sta di certo parlando con Colin” – sussurrò complice Robert, servendo un’insalata nizzarda a Jared, che sorrise.

“E noi non lo aspettiamo? Cole è da Claudine, per la firma di un ingaggio, cenerà insieme a lei ed ai produttori”

“Ho una fame, che non posso attendere” – sentenziò solenne e buffo, riempendosi il piatto di polpette e patate lesse.

“Accidenti Rob, l’appetito non ti manca …”

“Finché c’è, lo sfrutto … Ho perso dei chili preziosi, in ospedale”

“Sì, hai ragione, non trascurarti … Che i buddy sparlino pure, noi ci abbuffiamo” – e, sereno, fece un brindisi “alle battaglie che verranno”.



Chicago apparve loro calda e polverosa.

La clinica, dov’era ricoverata Sylvie, in compenso, era una struttura ultra moderna ed accogliente.

Il reparto maternità occupava una palazzina a parte, di tre piani, dalle tonalità pastello alle pareti, piene zeppe di immagini dei vari nascituri, passati e presenti.

Sylvie le stava osservando, ormai vestita e pronta per andarsene, con il suo trolley griffato ed i tacchi da dodici centimetri, sui quali era un po’ instabile.

Preferì sedersi, per mandare un sms a Sveva, quando la vide, dietro le ante scorrevoli.

La donna le andò incontro svelta, abbracciandola.
Sylvie si mise a piangere, scaricando la tensione accumulata.

Poco distante, notò poi il sorriso velato di imbarazzo di Louis, ma, specialmente, il volto contratto di Harry.

L’avvocato Carter, infatti, era appena uscito dall’ascensore, dopo avere provveduto al pagamento di quella degenza, che doveva rimanere riservata.

Styles puntò dritto su di lui, senza che nessuno lo trattenesse.
Vas gli si incollò comunque, per evitare casini, ma il pugno, che il giovane sferrò al più anziano collega, non ebbe conseguenze di alcun genere.

Carter si dileguò poco dopo, senza fiatare.
Geffen lo aveva interpellato poche ore prima, investendolo come una furia.

Onde evitare di perderne la lucrosa collaborazione, l’uomo si cucì la bocca, incassando non solo il destro di Haz, ma anche tutti gli insulti di Glam.

“Avanti, si torna in California …” – sospirò Sveva.

“Va bene … Siete stati incredibili … Ci sei anche tu Scott … e Brendan …”

Laurie le sorrise – “Se vuoi sfogarti, fai pure … Peccato che il pungiball si sia messo in fuga …”

“Hai ragione …” – replicò smarrita.

“Ho controllato le tue analisi, sono ottime …”

“Ti ringrazio Scott … Mi dispiace avervi disturbato …”

“Nessun disturbo” – puntualizzò solare Brent e Jimmy le diede un mazzo di fiori, acquistato nel parcheggio antistante.

“Non dovevi … sei … siete straordinari …” – e si commosse nuovamente.

Louis la avvolse con delicatezza.

“Boo … perdonami”

“E per cosa Sylvie? Stai tranquilla, tra poco rivedrai Alain e tutto il resto di questa gabbia di matti, vero Harry?”

“Nessuno escluso” – sorrise, unendosi a quell’abbraccio, senza alcun rancore.










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