Capitolo n. 265 – zen
Harry mostrava gli
occhi di chi aveva pianto.
Durante il tragitto
verso Palm Springs non aveva mai smesso.
Louis lo accolse
tiepido, ma in realtà era solo terrorizzato da ciò che Styles gli avrebbe detto
di lì a poco.
Sicuramente aveva
accettato il divorzio, assecondando la sua richiesta, seppure con la morte nel
cuore e disegnata sul viso stravolto.
“Hai mangiato?” –
chiese Boo, smarrito.
Erano saliti al
solarium.
“Sì, con Marc, prima
delle udienze, qualcosa … Qualcosa ho mangiato, poi ho ricevuto una telefonata:
è per questo che sono qui” – replicò cupo, quasi alienato.
“Una telefonata? Di
chi, scusa?”
“Era Sylvie … L’avevo
cercata stamattina presto, dallo studio, per una pratica, ma Flora mi ha detto
che sicuramente era in volo per Chicago … In parte aveva ragione, solo che era
già lì, da un paio di giorni …”
“A Chicago? Nelle sue
condizioni?” – replicò perplesso Louis.
“Infatti ho pensato
la stessa cosa, sai? … Sapevo che doveva sottoporsi a delle visite, dalle quali
mi aveva escluso; avevamo avuto una discussione, io ero così incazzato, le davo
la colpa per la fine del nostro matrimonio Boo” – gli si spezzò la voce.
Louis si avvicinò,
scrutandolo.
“Credo sia stata una
reazione normale se avevate avuto un litigio …” – disse incerto.
“I controlli li ha
eseguiti prima di partire, anzi, è andata in Illinois in seguito all’esito
degli stessi”
“Non capisco Haz”
Styles lo fissò,
inerme.
“In quella città noi
abbiamo un referente, l’avvocato Carter ed è da lui che lei è andata … anzi,
tornata”
“Tornata?”
“Sono stati amanti
per un paio di mesi, poi lui l’ha lasciata, anzi mollata, perché Sylvie
iniziava ad avere delle pretese e, con moglie e figli a carico, Carter non
voleva uno scandalo … Rivedendola niente è cambiato, anzi, si sono scontrati in
un diverbio furioso e lei ha avuto un malore … Ha abortito, Louis … Ha perso il
bambino” – rivelò svuotato.
“Ha perso il tuo
bambino?!”
Il modo in cui Louis
disse quella frase, il suo dolore, identico a quello che albergava negli occhi
di Harry, fece sì che a quest’ultimo si spezzasse il cuore e si ricomponesse,
per la solidarietà appena ricevuta, per quel conforto, che solo Boo riusciva ad
infondergli.
“Il bimbo era di
Carter … Lei non voleva certo incastrarlo, ma semplicemente spiegargli come
erano andate le cose, appena ha avuto la certezza che fosse lui il padre … Ed
ora non ho più nulla Boo … Tu mi hai lasciato, Sylvie mi escludeva ed io avrei
voluto almeno dare il mio amore a quella creatura, capisci, nella remota speranza
che tu mi perdonassi … E che amassi anche il mio cucciolo … Almeno un po’ …” –
su queste parole, Haz scoppiò a piangere, senza più trattenersi.
Lux, arrivato in cima
alle scale, alla ricerca di Louis ed ignaro della visita di Harry, rimase come
cristallizzato nell’ascoltare quel resoconto disperato.
Scese all’indietro
qualche scalino, poi tornò al piano di sotto, il cuore in gola.
Louis non aveva
esitato.
Strinse a sé Haz così
forte da soffocarlo quasi.
E come lui, iniziò a
piangere, sinceramente dispiaciuto per quell’epilogo così crudele ed ingiusto.
Pensò anche a Sylvie.
“Lei è sola in un
posto che non conosce … Dovremmo raggiungerla Harry …” – e lo guardò.
“Tesoro io …”
Si baciarono,
intensi.
Il tempo si fermò, in
una sospensione di emozioni, rimaste appese ad un cielo, che entrambi stavano
rivedendo più sereno, anche se non completamente.
Era accaduto tutto
troppo in fretta.
“Mi dispiace Harry …
Mi dispiace per tutto questo dolore, per non esserti rimasto accanto … Ora mi
sento responsabile anche di questo dramma, perché, forse, se non ti avessi
emarginato, noi due insieme avremmo incoraggiato Sylvie a confidarsi, senza
correre da quello stronzo, capisci?”
“Louis non devi
assolutamente pensare una cosa del genere! Sylvie è una donna adulta e
vaccinata, di certo in buona fede finché non ha fatto gli accertamenti
definitivi, però ha preso le sue decisioni ed in fondo lei era innamorata di
quello stronzo, OK?!” – sbottò,
fissandolo e tenendogli gli zigomi tra i polpastrelli frementi.
Boo annuì, tremando a
propria volta.
Si riabbracciarono.
“Hai detto Carter?”
Geffen aggrottò la
fronte, dopo avere ascoltato le esternazioni di Lux.
Il francese era
oltremodo nervoso.
“E’ quello il nome
che ho inteso … Harry era agitato”
“Sì, so chi è ed in
parte non mi stupisce quello che mi hai appena detto Vincent: anni fa era
capitata una disavventura simile ad una collega di Las Vegas, a quanto pare il
lupo perde il pelo, ma non il vizio di sedurre ed abbandonare delle belle donne,
come Sylvie …” – affermò sconsolato.
“Sì, ma anche ingenue
se permetti!” – obiettò l’amico.
“Non tocca a noi
giudicare, ora lei sarà nel panico, depressa … La chiamo subito e la rassicuro
come meglio riesco, ok?”
“Sì, in fondo anche
mon petit voleva raggiungerla per confortarla …” – replicò flebile.
Geffen sorrise – “Louis
è incredibile ed ora, purtroppo, è andato,
vero Vincent?”
“Non è mai stato mio,
neppure quando si era trasferito da me, sai? Un cuore diviso a metà, un’anima
mescolata a quella di Harry, per mille ed un motivo …”
“Non abbatterti,
forse non tutto è perduto”
“Assolutamente Glam …
Boo è ancora il marito di Haz ed il suo posto è accanto al proprio sposo, nella
speranza che realizzino i rispettivi progetti, non ultimo amare un tesoro … un
angelo, ecco …”
“Sai, vorrei capire
se tu sei arrendevole come lo sono stato io, Vincent oppure se non sei mai
stato davvero convinto di voi, il che potrebbe essere lo stesso” – ribatté un
po’ aspro, rammentando il proprio passato burrascoso con Jared e Robert.
Lux ridacchiò mesto –
“Non confondere le nostre vite … Non che io disprezzi il paragone, anzi, lo
trovo persino azzeccato, però credo di essermi comportato un tantino meglio di
te, senza fare polemiche, ovvio … Per quel che servono” – sbuffò, strizzando le
palpebre.
“Telefono a Sylvie …
Tu resti?”
“Sì, se non ti spiace
e poi vorrei chiederti delle informazioni: è importante Glam”
“D’accordo … Mi
daresti da bere? Serviti anche tu, sarà una giornata lunga, temo.”
Brent chiuse in
anticipo il locale, dopo avere cercato Brendan, esortandolo a raggiungerlo lì.
Laurie parcheggiò
scendendo in fretta, per correre ad avvolgerlo, preoccupato.
“Amore, ma che
succede?!” – chiese scosso, dopo avergli dato un bacio.
“E’ per Boo! E’
incredibile, mi ha raccontato una storia pazzesca! Dai, andiamo, ti racconto
per strada”
“Sì, ma stanno bene?
Lui, Harry …”
“Diciamo che chi sta
peggio è Sylvie e dovremmo andare da lei, a Chicago, così mi ha chiesto Louis,
contando sulla tua consulenza Brendan”
“Per te qualsiasi
cosa piccolo … Sylvie, comunque, che diavolo ci fa a Chicago?!”
Brent illustrò la
dinamica degli ultimi eventi, lasciando l’analista sbigottito.
“Questa vicenda è drammatica
… Sylvie dovrà elaborare il lutto … Proverò ad assisterla … Non sarebbe
opportuno farsi accompagnare anche da Scott?”
“Dici? Come suo
medico di fiducia? Anche se non è un ginecologo, non penso si rifiuterà … Ora
lo rintraccio, speriamo di essere fortunati”
Geffen con garbo
propose a Sylvie la presenza di Sveva.
La ragazza si
dimostrò in principio ritrosa, anche per l’estremo imbarazzo, ma poi accettò,
consapevole che quella missione di soccorso sarebbe stata più che affollata.
Harry le aveva inviato
un sms, spiegandole la visita anche di Brendan e Scott.
Lei chiamò
direttamente Louis, a sorpresa.
“Ehi ciao … Come ti
senti?” – domandò educato Boo.
“Sfortunata … Non
trovo altro termine …” – e le si smorzò la voce.
Quella di Louis
divenne dolce.
“Sylvie questa nostra
conversazione ha un qualcosa di paradossale, ma non possiamo dimenticarci
quanto eravamo in sintonia, come amici …”
“Sì, prima che vi
rovinassi l’esistenza, come mi ha urlato in faccia Harry, a pieno titolo” –
singhiozzò.
“Ora non pensarci,
abbiamo sofferto abbastanza, ognuno di noi, non credi …?”
“Sì Louis e tu più di
chiunque” – ribatté convinta.
“La mia rabbia è
arrivata a dei livelli biechi ed ho detto cose … anche su di te, per le quali
vorrei scusarmi”
“Avrei fatto anche di
peggio, se fossi stata al posto tuo, sai?” – bissò provando a sorridere.
“Forse Sylvie … Siamo
alla fine di un tunnel, in fondo ora vedo la luce, ma non doveva finire così
per il tuo bambino …” – si commosse.
“I dottori mi hanno
detto che era una gravidanza a rischio … Insomma forse volevano indorarmi la
pillola …”
“Questo non lo
sapremo mai, ma se sono sinceri, allora sei uscita indenne e ne gioirai accanto
ad Alain”
“Lo farò … Quando
arrivate?” – chiese trepidante.
“Partiamo tra un’ora,
stasera ci vedrai … A presto, ciao Sylvie” – sorrise e riattaccò.
Brent, Brendan e
Scott, insieme a Jimmy, avevano appena varcato i cancelli della villa di
Geffen.
L’avvocato era in
biblioteca, con Lux, a fare diverse chiamate.
Il jet di Meliti era
pronto e Vassily, con Peter, avrebbe scortato il gruppo sino a destinazione.
Mancava unicamente
Sveva, che si sarebbe aggregata direttamente in aeroporto, dopo avere lasciato
JJ a Pamela.
Sylvie contava i
minuti, spaventata all’idea di incrociare lo sguardo di Harry, che, forse, non
l’avrebbe mai perdonata.
Sbagliava, ma non
poteva ancora saperlo.
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