lunedì 24 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 265

Capitolo n. 265 – zen


Harry mostrava gli occhi di chi aveva pianto.
Durante il tragitto verso Palm Springs non aveva mai smesso.

Louis lo accolse tiepido, ma in realtà era solo terrorizzato da ciò che Styles gli avrebbe detto di lì a poco.
Sicuramente aveva accettato il divorzio, assecondando la sua richiesta, seppure con la morte nel cuore e disegnata sul viso stravolto.

“Hai mangiato?” – chiese Boo, smarrito.

Erano saliti al solarium.

“Sì, con Marc, prima delle udienze, qualcosa … Qualcosa ho mangiato, poi ho ricevuto una telefonata: è per questo che sono qui” – replicò cupo, quasi alienato.

“Una telefonata? Di chi, scusa?”

“Era Sylvie … L’avevo cercata stamattina presto, dallo studio, per una pratica, ma Flora mi ha detto che sicuramente era in volo per Chicago … In parte aveva ragione, solo che era già lì, da un paio di giorni …”

“A Chicago? Nelle sue condizioni?” – replicò perplesso Louis.

“Infatti ho pensato la stessa cosa, sai? … Sapevo che doveva sottoporsi a delle visite, dalle quali mi aveva escluso; avevamo avuto una discussione, io ero così incazzato, le davo la colpa per la fine del nostro matrimonio Boo” – gli si spezzò la voce.

Louis si avvicinò, scrutandolo.

“Credo sia stata una reazione normale se avevate avuto un litigio …” – disse incerto.

“I controlli li ha eseguiti prima di partire, anzi, è andata in Illinois in seguito all’esito degli stessi”

“Non capisco Haz”

Styles lo fissò, inerme.

“In quella città noi abbiamo un referente, l’avvocato Carter ed è da lui che lei è andata … anzi, tornata”

“Tornata?”

“Sono stati amanti per un paio di mesi, poi lui l’ha lasciata, anzi mollata, perché Sylvie iniziava ad avere delle pretese e, con moglie e figli a carico, Carter non voleva uno scandalo … Rivedendola niente è cambiato, anzi, si sono scontrati in un diverbio furioso e lei ha avuto un malore … Ha abortito, Louis … Ha perso il bambino” – rivelò svuotato.

“Ha perso il tuo bambino?!”

Il modo in cui Louis disse quella frase, il suo dolore, identico a quello che albergava negli occhi di Harry, fece sì che a quest’ultimo si spezzasse il cuore e si ricomponesse, per la solidarietà appena ricevuta, per quel conforto, che solo Boo riusciva ad infondergli.

“Il bimbo era di Carter … Lei non voleva certo incastrarlo, ma semplicemente spiegargli come erano andate le cose, appena ha avuto la certezza che fosse lui il padre … Ed ora non ho più nulla Boo … Tu mi hai lasciato, Sylvie mi escludeva ed io avrei voluto almeno dare il mio amore a quella creatura, capisci, nella remota speranza che tu mi perdonassi … E che amassi anche il mio cucciolo … Almeno un po’ …” – su queste parole, Haz scoppiò a piangere, senza più trattenersi.


Lux, arrivato in cima alle scale, alla ricerca di Louis ed ignaro della visita di Harry, rimase come cristallizzato nell’ascoltare quel resoconto disperato.

Scese all’indietro qualche scalino, poi tornò al piano di sotto, il cuore in gola.

Louis non aveva esitato.
Strinse a sé Haz così forte da soffocarlo quasi.
E come lui, iniziò a piangere, sinceramente dispiaciuto per quell’epilogo così crudele ed ingiusto.
Pensò anche a Sylvie.

“Lei è sola in un posto che non conosce … Dovremmo raggiungerla Harry …” – e lo guardò.

“Tesoro io …”

Si baciarono, intensi.
Il tempo si fermò, in una sospensione di emozioni, rimaste appese ad un cielo, che entrambi stavano rivedendo più sereno, anche se non completamente.

Era accaduto tutto troppo in fretta.

“Mi dispiace Harry … Mi dispiace per tutto questo dolore, per non esserti rimasto accanto … Ora mi sento responsabile anche di questo dramma, perché, forse, se non ti avessi emarginato, noi due insieme avremmo incoraggiato Sylvie a confidarsi, senza correre da quello stronzo, capisci?”

“Louis non devi assolutamente pensare una cosa del genere! Sylvie è una donna adulta e vaccinata, di certo in buona fede finché non ha fatto gli accertamenti definitivi, però ha preso le sue decisioni ed in fondo lei era innamorata di quello stronzo, OK?!” – sbottò, fissandolo e tenendogli gli zigomi tra i polpastrelli frementi.

Boo annuì, tremando a propria volta.
Si riabbracciarono.



“Hai detto Carter?”
Geffen aggrottò la fronte, dopo avere ascoltato le esternazioni di Lux.
Il francese era oltremodo nervoso.

“E’ quello il nome che ho inteso … Harry era agitato”

“Sì, so chi è ed in parte non mi stupisce quello che mi hai appena detto Vincent: anni fa era capitata una disavventura simile ad una collega di Las Vegas, a quanto pare il lupo perde il pelo, ma non il vizio di sedurre ed abbandonare delle belle donne, come Sylvie …” – affermò sconsolato.

“Sì, ma anche ingenue se permetti!” – obiettò l’amico.

“Non tocca a noi giudicare, ora lei sarà nel panico, depressa … La chiamo subito e la rassicuro come meglio riesco, ok?”

“Sì, in fondo anche mon petit voleva raggiungerla per confortarla …” – replicò flebile.

Geffen sorrise – “Louis è incredibile ed ora, purtroppo, è andato, vero Vincent?”

“Non è mai stato mio, neppure quando si era trasferito da me, sai? Un cuore diviso a metà, un’anima mescolata a quella di Harry, per mille ed un motivo …”

“Non abbatterti, forse non tutto è perduto”

“Assolutamente Glam … Boo è ancora il marito di Haz ed il suo posto è accanto al proprio sposo, nella speranza che realizzino i rispettivi progetti, non ultimo amare un tesoro … un angelo, ecco …”

“Sai, vorrei capire se tu sei arrendevole come lo sono stato io, Vincent oppure se non sei mai stato davvero convinto di voi, il che potrebbe essere lo stesso” – ribatté un po’ aspro, rammentando il proprio passato burrascoso con Jared e Robert.


Lux ridacchiò mesto – “Non confondere le nostre vite … Non che io disprezzi il paragone, anzi, lo trovo persino azzeccato, però credo di essermi comportato un tantino meglio di te, senza fare polemiche, ovvio … Per quel che servono” – sbuffò, strizzando le palpebre.

“Telefono a Sylvie … Tu resti?”

“Sì, se non ti spiace e poi vorrei chiederti delle informazioni: è importante Glam”

“D’accordo … Mi daresti da bere? Serviti anche tu, sarà una giornata lunga, temo.”



Brent chiuse in anticipo il locale, dopo avere cercato Brendan, esortandolo a raggiungerlo lì.

Laurie parcheggiò scendendo in fretta, per correre ad avvolgerlo, preoccupato.

“Amore, ma che succede?!” – chiese scosso, dopo avergli dato un bacio.

“E’ per Boo! E’ incredibile, mi ha raccontato una storia pazzesca! Dai, andiamo, ti racconto per strada”

“Sì, ma stanno bene? Lui, Harry …”

“Diciamo che chi sta peggio è Sylvie e dovremmo andare da lei, a Chicago, così mi ha chiesto Louis, contando sulla tua consulenza Brendan”

“Per te qualsiasi cosa piccolo … Sylvie, comunque, che diavolo ci fa a Chicago?!”

Brent illustrò la dinamica degli ultimi eventi, lasciando l’analista sbigottito.


“Questa vicenda è drammatica … Sylvie dovrà elaborare il lutto … Proverò ad assisterla … Non sarebbe opportuno farsi accompagnare anche da Scott?”

“Dici? Come suo medico di fiducia? Anche se non è un ginecologo, non penso si rifiuterà … Ora lo rintraccio, speriamo di essere fortunati”



Geffen con garbo propose a Sylvie la presenza di Sveva.

La ragazza si dimostrò in principio ritrosa, anche per l’estremo imbarazzo, ma poi accettò, consapevole che quella missione di soccorso sarebbe stata più che affollata.

Harry le aveva inviato un sms, spiegandole la visita anche di Brendan e Scott.

Lei chiamò direttamente Louis, a sorpresa.


“Ehi ciao … Come ti senti?” – domandò educato Boo.

“Sfortunata … Non trovo altro termine …” – e le si smorzò la voce.
Quella di Louis divenne dolce.

“Sylvie questa nostra conversazione ha un qualcosa di paradossale, ma non possiamo dimenticarci quanto eravamo in sintonia, come amici …”

“Sì, prima che vi rovinassi l’esistenza, come mi ha urlato in faccia Harry, a pieno titolo” – singhiozzò.

“Ora non pensarci, abbiamo sofferto abbastanza, ognuno di noi, non credi …?”

“Sì Louis e tu più di chiunque” – ribatté convinta.

“La mia rabbia è arrivata a dei livelli biechi ed ho detto cose … anche su di te, per le quali vorrei scusarmi”

“Avrei fatto anche di peggio, se fossi stata al posto tuo, sai?” – bissò provando a sorridere.

“Forse Sylvie … Siamo alla fine di un tunnel, in fondo ora vedo la luce, ma non doveva finire così per il tuo bambino …” – si commosse.

“I dottori mi hanno detto che era una gravidanza a rischio … Insomma forse volevano indorarmi la pillola …”

“Questo non lo sapremo mai, ma se sono sinceri, allora sei uscita indenne e ne gioirai accanto ad Alain”

“Lo farò … Quando arrivate?” – chiese trepidante.

“Partiamo tra un’ora, stasera ci vedrai … A presto, ciao Sylvie” – sorrise e riattaccò.


Brent, Brendan e Scott, insieme a Jimmy, avevano appena varcato i cancelli della villa di Geffen.

L’avvocato era in biblioteca, con Lux, a fare diverse chiamate.

Il jet di Meliti era pronto e Vassily, con Peter, avrebbe scortato il gruppo sino a destinazione.

Mancava unicamente Sveva, che si sarebbe aggregata direttamente in aeroporto, dopo avere lasciato JJ a Pamela.

Sylvie contava i minuti, spaventata all’idea di incrociare lo sguardo di Harry, che, forse, non l’avrebbe mai perdonata.

Sbagliava, ma non poteva ancora saperlo.








Nessun commento:

Posta un commento