Capitolo n. 268 – zen
Si era fatta sera, ma
non del tutto.
Gli ultimi bagliori
di arancio ed oro investirono le figure di Harry, Petra e Louis, che si
tenevano per mano nel tramonto, davanti all’oceano, sopra la spiaggia, dove i
loro passi lasciavano orme all’apparenza indelebili.
In una regola
d’amore, che Vincent, spettatore silenzioso, conosceva bene.
L’aveva fatta
propria, nel nome di son petit, di Boo, semplicemente di Louis, il ragazzo del
quale si era innamorato perdutamente ed aveva lasciato andare, incontro alla
felicità, insieme alla sua nuova famiglia.
Il loro congedarsi pochi minuti prima, era stato
toccante.
Louis era salito alla
terrazza della villa, dove Lux si era come rifugiato, dopo avere dato loro la
notizia dell’adozione.
Boo gli si avvicinò,
quasi timoroso.
“Vincent …”
“Mon petit” – gli
sorrise, voltandosi di scatto.
Louis gli corse
incontro, abbracciandolo forte, in lacrime.
Della stessa forma e
luce di quelle, che albergavano nelle iridi del francese.
“E’ giusto così …” –
mormorò l’uomo, più a sé stesso, che al giovane.
Si guardarono.
“Vincent …”
“Sì, lo so … L’ho
sempre saputo quale era il tuo posto ed ho fatto di tutto perché tu non te ne
dimenticassi mai, lo ammetto …” – sorrise amaro.
“Volevo dirti grazie,
anche se non basterà mai …”
“Invece è abbastanza,
perché tu sei il mio tutto Louis” – disse con dolore e tenerezza.
Le sue mani
scivolarono dalla schiena di Boo sino alle sue spalle, poi ai suoi zigomi, dove
Lux posò un bacio casto, così sulle palpebre del ragazzo, chiuse per non vedere
quanto l’altro stava soffrendo.
“Ora vai …”
Sembrò che la voce di
Vincent si unisse al vento del tardo pomeriggio, caldo, avvolgente.
Bellissimo.
Le dita di entrambi
si sparsero in una carezza totalizzante, sui loro corpi, come i rispettivi
sguardi, sino ad unirsi, intrecciandosi, per poi districarsi, scivolando via,
le une dalle altre.
Era finita, perché
tutto il resto ricominciasse.
Per davvero, questa
volta.
Il telecomando fece
un bip, che echeggiò tra le pareti del box.
Un paio di
lampeggianti segnalarono l’apertura dei cancelli.
Un rombo devastò
l’aria.
Geffen accelerò un
paio di volte, godendosi quel suono, così unico.
Il muso della Ferrari
avanzò con uno scatto verso l’uscita, inchiodandosi poi ad un metro da una
sagoma, spuntata all’improvviso.
“Vincent …?”
“Ciao, dove stai
andando?” – gli chiese stanco, le mani in tasca.
“A farmi un giro e
tu? Vuoi venire con me?”
“Certo” – e salì.
Glam inspirò,
stringendo il volante – “Hai ottenuto ciò che volevi?” – chiese secco, puntando
i propri turchesi sulla strada, già illuminata da decine di lampioni.
“Sì”
“E’ una bella notte
per fuggire … O per morire” – aggiunse l’avvocato, poi partì, sgommando.
Lux lo fissò,
sconvolto per ciò che provava, non tanto perché l’amico fosse alla guida di un
bolide, lanciato a tutta velocità verso le colline di Palm Springs.
Aveva ragione Glam,
pensò l’affarista.
Era una bella notte.
“Ti sei fatto di
qualcosa Glam?” – domandò improvviso.
“No … Non più del
solito” – ridacchiò, accelerando ulteriormente.
“Sai Vincent, odio le
auto con il cambio automatico” – ed afferrò il pomello, per scalare le marce –
“Io amo sentirla, tra le mie mani, la vita ed il resto, sono io che decido,
anche di sbagliare ed imballare il motore o spremerlo al massimo, vedi?” – ed
affrontò un tornante al limite, facendo stridere le ruote sull’asfalto.
Da un cespuglio
spuntarono due fari; poi il suono di una sirena.
Inconfondibile.
“Ora sì che ci
divertiamo, mon ami, tieniti forte!” – Geffen scoppiò a ridere.
“Cristo fermati!” –
urlò di botto Lux, come se si fosse destato da un sogno.
Od un incubo.
Geffen gli diede
retta.
La figura massiccia
di un poliziotto avanzò sino a loro.
Era Chris.
“Ehi … Ti hanno
declassato al pattugliamento?” – lo salutò Glam, con una smorfia buffa.
“Oh cazzo … Ma cosa
stai combinando? E poi lo faccio due volte al mese, per la cronaca e non ti
arresto perché”
“Perché ti faccio
pena?”
“Scendi e fai cambio
con Vincent … Per questa volta vi lascio andare …”
“E cosa racconterai
al tuo collega?” – chiese Lux.
“Che siete due
chirurghi ed avete avuto un’urgenza: non mi crederà, ma fa lo stesso. Su,
sparite” – e se ne andò anche lui.
Le invettive di Kevin
si sentivano sino in fondo alla caletta.
“Con Tim e Lula
volevamo farti una sorpresa, cenare con te Glam e cosa veniamo a sapere, una
volta arrivati qui?? Che ti diverti a scorrazzare a tavoletta come un pazzo,
rischiando la tua vita e persino quella di Vincent!!”
“La mia vita …? Quale
vita, esattamente, Kevin?” – sibilò, guardandolo torvo, dopo essere rimasto
zitto ad ascoltare il suo sfogo.
L’ex di Geffen si
mise le mani tra i capelli, sbuffando esasperato – “La tua, a cui NOI teniamo
terribilmente, ok?”
“Voi, sì è chiaro …
Peccato che a me non freghi più un cazzo di restare su questo pianeta a
marcire! Perché quello che sta andando in malora qui dentro, sono io
accidenti!! E non voglio finire i miei giorni facendomi tutto addosso, ridotto
pelle ed ossa, attaccato a dei monitor, a flebo e chissà quale altra
diavoleria, nell’attesa che passi al Creatore, tra mille sofferenze ed
imbottito di morfina, da sbavare come una lumaca!!” - tuonò livido.
Kevin rimase fermo in
piedi, nel mezzo del living, mentre Geffen era in poltrona.
Gli altri erano al
terzo piano.
Vincent se n’era
tornato a Los Angeles.
“Vas mi ha detto
quello che”
“Vas doveva farsi i
cazzi suoi!!”
“Daddy stammi a
sentire, tu davvero non vedi alternative? Potrebbe cambiare qualcosa, potresti
migliorare e poi io non smetterò di credere ai miracoli, non sarebbe la prima
volta, Lula potrebbe”
“Lula non può più
fare niente” – lo interruppe brusco.
“Questo lo dici tu …”
– ed i suoi occhi tremarono di un bagliore disperato e liquido.
Lo stesso che Geffen
intravide nelle iridi di Robert, spuntato sulla soglia, con Jude, Colin e Jared,
che ancora aveva le chiavi.
“Oh bene, ci siete
tutti, che bel convivio” – ironizzò, massaggiandosi la nuca.
Downey prese fiato,
accostandosi poi a Kevin, senza smettere di fissare Glam.
Il loro contatto
andava ben oltre quell’occhiata di intesa perenne.
“Ha ragione lui, non
possiamo tormentarlo con i nostri egoismi, anche se si chiamano amore ed
affetto” – disse l’attore, inclinando la testa leggermente verso sinistra, come
ad osservare meglio le emozioni di Geffen.
“Non sono egoismi,
come puoi definirli tali?” – si intromise Jared.
“Lo sono e basta, perché
non vogliamo lasciarlo andare via, con dignità, rispettando il suo desiderio di
scegliere quando morire … E Glam potrebbe farlo in qualsiasi istante, ne ha i
mezzi, le opportunità, vero?”
Geffen tacque,
abbassando il suo sguardo, come se Downey lo avesse toccato nel profondo.
“E ve lo sto dicendo perché
anch’io ci sono passato, ma nessuno mi ha mai permesso di mollare … Jude e
Glam, più di chiunque, anche se ognuno di voi mi è stato vicino … In ogni caso
c’era una speranza, per me, Jared, mentre per Glam non ce se sono, da quanto ci
è dato sapere, purtroppo …”
“Sì, ma potrebbe
avere ragione Kevin, potrebbe stare meglio di quanto noi crediamo, i medici a
volte sbagliano! E potrebbe guarire!” – Leto si agitò.
“No Jay … Questo non
succederà … Non in questa vita” – disse sommesso Geffen.
Downey gli si
inginocchiò davanti, prendendogli i polsi.
“Come stavo dicendo,
tu avresti già potuto mettere in atto qualsiasi eutanasia o suicidio, Glam, ma
non l’hai fatto … Ed è a questo che io mi aggrappo, al tuo bisogno di rimanere
a vedere come va a finire, perché tu non sei un vigliacco” – e gli sorrise,
commuovendosi.
“Anima mia … Saresti
stato un ottimo legale, sai Rob? Peccato che tu non colga l’evidenza o non
voglia considerare una ragione plausibile: non sono stato ancora abbastanza
male, per farla finita senza più appelli”
Tim e Lula, nel
frattempo, erano scesi, lasciando Harry, Louis e Petra nella loro camera, a
raccontare una favola alla bimba, dopo averle dato da mangiare.
Soldino si fece largo
tra i presenti, andando da Glam, che lo accolse sul petto, come se fosse la sua
ancora di salvezza.
“Il mio papà deve
dormire, adesso” - sembrò decretare il bimbo.
Geffen si sollevò,
così Robert, che tornò da Jude.
Colin porse il
bastone al suo eterno rivale, perché si reggesse con più sicurezza.
“Il vostro piano è
lodevole, non posso impedirvi nulla ed in fondo non lo voglio assolutamente …
Io non voglio perdervi … Almeno quanto voi, con me. Buonanotte.”
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