venerdì 28 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 268

Capitolo n. 268 – zen





Si era fatta sera, ma non del tutto.

Gli ultimi bagliori di arancio ed oro investirono le figure di Harry, Petra e Louis, che si tenevano per mano nel tramonto, davanti all’oceano, sopra la spiaggia, dove i loro passi lasciavano orme all’apparenza indelebili.

In una regola d’amore, che Vincent, spettatore silenzioso, conosceva bene.
L’aveva fatta propria, nel nome di son petit, di Boo, semplicemente di Louis, il ragazzo del quale si era innamorato perdutamente ed aveva lasciato andare, incontro alla felicità, insieme alla sua nuova famiglia.

Il loro congedarsi pochi minuti prima, era stato toccante.

Louis era salito alla terrazza della villa, dove Lux si era come rifugiato, dopo avere dato loro la notizia dell’adozione.

Boo gli si avvicinò, quasi timoroso.

“Vincent …”

“Mon petit” – gli sorrise, voltandosi di scatto.

Louis gli corse incontro, abbracciandolo forte, in lacrime.
Della stessa forma e luce di quelle, che albergavano nelle iridi del francese.

“E’ giusto così …” – mormorò l’uomo, più a sé stesso, che al giovane.

Si guardarono.

“Vincent …”

“Sì, lo so … L’ho sempre saputo quale era il tuo posto ed ho fatto di tutto perché tu non te ne dimenticassi mai, lo ammetto …” – sorrise amaro.

“Volevo dirti grazie, anche se non basterà mai …”

“Invece è abbastanza, perché tu sei il mio tutto Louis” – disse con dolore e tenerezza.

Le sue mani scivolarono dalla schiena di Boo sino alle sue spalle, poi ai suoi zigomi, dove Lux posò un bacio casto, così sulle palpebre del ragazzo, chiuse per non vedere quanto l’altro stava soffrendo.

“Ora vai …”

Sembrò che la voce di Vincent si unisse al vento del tardo pomeriggio, caldo, avvolgente.
Bellissimo.

Le dita di entrambi si sparsero in una carezza totalizzante, sui loro corpi, come i rispettivi sguardi, sino ad unirsi, intrecciandosi, per poi districarsi, scivolando via, le une dalle altre.

Era finita, perché tutto il resto ricominciasse.
Per davvero, questa volta.



Il telecomando fece un bip, che echeggiò tra le pareti del box.

Un paio di lampeggianti segnalarono l’apertura dei cancelli.

Un rombo devastò l’aria.

Geffen accelerò un paio di volte, godendosi quel suono, così unico.

Il muso della Ferrari avanzò con uno scatto verso l’uscita, inchiodandosi poi ad un metro da una sagoma, spuntata all’improvviso.

“Vincent …?”

“Ciao, dove stai andando?” – gli chiese stanco, le mani in tasca.

“A farmi un giro e tu? Vuoi venire con me?”

“Certo” – e salì.

Glam inspirò, stringendo il volante – “Hai ottenuto ciò che volevi?” – chiese secco, puntando i propri turchesi sulla strada, già illuminata da decine di lampioni.

“Sì”

“E’ una bella notte per fuggire … O per morire” – aggiunse l’avvocato, poi partì, sgommando.

Lux lo fissò, sconvolto per ciò che provava, non tanto perché l’amico fosse alla guida di un bolide, lanciato a tutta velocità verso le colline di Palm Springs.

Aveva ragione Glam, pensò l’affarista.
Era una bella notte.

“Ti sei fatto di qualcosa Glam?” – domandò improvviso.

“No … Non più del solito” – ridacchiò, accelerando ulteriormente.

“Sai Vincent, odio le auto con il cambio automatico” – ed afferrò il pomello, per scalare le marce – “Io amo sentirla, tra le mie mani, la vita ed il resto, sono io che decido, anche di sbagliare ed imballare il motore o spremerlo al massimo, vedi?” – ed affrontò un tornante al limite, facendo stridere le ruote sull’asfalto.

Da un cespuglio spuntarono due fari; poi il suono di una sirena.
Inconfondibile.

“Ora sì che ci divertiamo, mon ami, tieniti forte!” – Geffen scoppiò a ridere.

“Cristo fermati!” – urlò di botto Lux, come se si fosse destato da un sogno.
Od un incubo.

Geffen gli diede retta.

La figura massiccia di un poliziotto avanzò sino a loro.

Era Chris.

“Ehi … Ti hanno declassato al pattugliamento?” – lo salutò Glam, con una smorfia buffa.

“Oh cazzo … Ma cosa stai combinando? E poi lo faccio due volte al mese, per la cronaca e non ti arresto perché”

“Perché ti faccio pena?”

“Scendi e fai cambio con Vincent … Per questa volta vi lascio andare …”

“E cosa racconterai al tuo collega?” – chiese Lux.

“Che siete due chirurghi ed avete avuto un’urgenza: non mi crederà, ma fa lo stesso. Su, sparite” – e se ne andò anche lui.



Le invettive di Kevin si sentivano sino in fondo alla caletta.

“Con Tim e Lula volevamo farti una sorpresa, cenare con te Glam e cosa veniamo a sapere, una volta arrivati qui?? Che ti diverti a scorrazzare a tavoletta come un pazzo, rischiando la tua vita e persino quella di Vincent!!”

“La mia vita …? Quale vita, esattamente, Kevin?” – sibilò, guardandolo torvo, dopo essere rimasto zitto ad ascoltare il suo sfogo.

L’ex di Geffen si mise le mani tra i capelli, sbuffando esasperato – “La tua, a cui NOI teniamo terribilmente, ok?”

“Voi, sì è chiaro … Peccato che a me non freghi più un cazzo di restare su questo pianeta a marcire! Perché quello che sta andando in malora qui dentro, sono io accidenti!! E non voglio finire i miei giorni facendomi tutto addosso, ridotto pelle ed ossa, attaccato a dei monitor, a flebo e chissà quale altra diavoleria, nell’attesa che passi al Creatore, tra mille sofferenze ed imbottito di morfina, da sbavare come una lumaca!!”  - tuonò livido.

Kevin rimase fermo in piedi, nel mezzo del living, mentre Geffen era in poltrona.

Gli altri erano al terzo piano.
Vincent se n’era tornato a Los Angeles.


“Vas mi ha detto quello che”

“Vas doveva farsi i cazzi suoi!!”

“Daddy stammi a sentire, tu davvero non vedi alternative? Potrebbe cambiare qualcosa, potresti migliorare e poi io non smetterò di credere ai miracoli, non sarebbe la prima volta, Lula potrebbe”

“Lula non può più fare niente” – lo interruppe brusco.

“Questo lo dici tu …” – ed i suoi occhi tremarono di un bagliore disperato e liquido.

Lo stesso che Geffen intravide nelle iridi di Robert, spuntato sulla soglia, con Jude, Colin e Jared, che ancora aveva le chiavi.

“Oh bene, ci siete tutti, che bel convivio” – ironizzò, massaggiandosi la nuca.

Downey prese fiato, accostandosi poi a Kevin, senza smettere di fissare Glam.

Il loro contatto andava ben oltre quell’occhiata di intesa perenne.

“Ha ragione lui, non possiamo tormentarlo con i nostri egoismi, anche se si chiamano amore ed affetto” – disse l’attore, inclinando la testa leggermente verso sinistra, come ad osservare meglio le emozioni di Geffen.

“Non sono egoismi, come puoi definirli tali?” – si intromise Jared.

“Lo sono e basta, perché non vogliamo lasciarlo andare via, con dignità, rispettando il suo desiderio di scegliere quando morire … E Glam potrebbe farlo in qualsiasi istante, ne ha i mezzi, le opportunità, vero?”

Geffen tacque, abbassando il suo sguardo, come se Downey lo avesse toccato nel profondo.

“E ve lo sto dicendo perché anch’io ci sono passato, ma nessuno mi ha mai permesso di mollare … Jude e Glam, più di chiunque, anche se ognuno di voi mi è stato vicino … In ogni caso c’era una speranza, per me, Jared, mentre per Glam non ce se sono, da quanto ci è dato sapere, purtroppo …”

“Sì, ma potrebbe avere ragione Kevin, potrebbe stare meglio di quanto noi crediamo, i medici a volte sbagliano! E potrebbe guarire!” – Leto si agitò.

“No Jay … Questo non succederà … Non in questa vita” – disse sommesso Geffen.

Downey gli si inginocchiò davanti, prendendogli i polsi.

“Come stavo dicendo, tu avresti già potuto mettere in atto qualsiasi eutanasia o suicidio, Glam, ma non l’hai fatto … Ed è a questo che io mi aggrappo, al tuo bisogno di rimanere a vedere come va a finire, perché tu non sei un vigliacco” – e gli sorrise, commuovendosi.

“Anima mia … Saresti stato un ottimo legale, sai Rob? Peccato che tu non colga l’evidenza o non voglia considerare una ragione plausibile: non sono stato ancora abbastanza male, per farla finita senza più appelli”

Tim e Lula, nel frattempo, erano scesi, lasciando Harry, Louis e Petra nella loro camera, a raccontare una favola alla bimba, dopo averle dato da mangiare.

Soldino si fece largo tra i presenti, andando da Glam, che lo accolse sul petto, come se fosse la sua ancora di salvezza.

“Il mio papà deve dormire, adesso” - sembrò decretare il bimbo.

Geffen si sollevò, così Robert, che tornò da Jude.

Colin porse il bastone al suo eterno rivale, perché si reggesse con più sicurezza.


“Il vostro piano è lodevole, non posso impedirvi nulla ed in fondo non lo voglio assolutamente … Io non voglio perdervi … Almeno quanto voi, con me. Buonanotte.”









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