mercoledì 5 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 256

Capitolo n. 256 – zen



Il suv di Harry sembrava correre incontro alla luna, appesa al cielo, sopra Palm Springs.

La villa di Geffen era tutta illuminata, ma l’ingresso sembrava un ostacolo insormontabile, se nessuno gli avesse aperto quel grande e massiccio portone in acciaio.

Il ragazzo suonò e fu Lula a rispondergli.
Il bimbo fece scattare l’apertura, andandogli anche incontro con un sorriso, non senza prenderlo subito per mano, conducendolo verso il patio deserto.

Il respiro di Styles era greve ed imbarazzato.

Lo sguardo di Lula, in compenso, era sereno: lo fece accomodare accanto a sé, su di un divanetto, indicandogli poi la spiaggia e l’alta marea.

Soldino sorrise.

“Ora, comunque, non potrai fare niente per portarlo via da qui …” – esordì improvviso, senza guardarlo.

Harry deglutì a vuoto – “Posso almeno parlargli per pochi minuti? Solo un paio e poi giuro, me ne vado via e lo lascio in pace”

Un’ombra alle loro spalle, prese forma sul fascio di luce, che invece era antistante le figure di Lula ed Harry.

“Hai giurato molte cose, Haz: perché dovrei crederti anche questa volta?”

La voce di Louis era ferma, anche se il suo addome fremeva, sotto la camicia aperta.

Aveva unicamente quella ed un paio di pantaloncini, oltre alle infradito, che Pana gli aveva prestato.

Styles scattò in piedi e Lula se ne andò.

I due rimasero immobili, vitrei, come gli occhi di Boo.


“Vorrei abbracciarti … Io voglio abbracciarti” – Harry non riuscì a proseguire, come se gli avessero staccato un pezzo di vita dal petto, ansante sotto la t-shirt nera ed aderente; non si era di certo cambiato, dopo la festa, tenendo addosso dei jeans scuri e modaioli, in una mise che gli stava d’incanto.

Era bello da togliere il fiato, così Louis, che restò zitto.

Gli esplodeva tutto dentro ed avrebbe voluto così tanto assecondare la richiesta di suo marito.

Stringerlo forte.
Suo marito

Quei due termini galleggiavano nel suo cuore, senza una meta precisa.

Avevano preso il largo, perdendo il senso di ciò in cui credeva Boo.


“Chiederti perché lo hai fatto forse sarebbe il minimo …”

Gli uscì lieve quella domanda, per non andarsene via subito, per rimanere lì a fissare il ragazzo che amava.

Lo amava e basta; non avrebbe smesso.
Ne era certo.


“E’ … è stata una debolezza Boo, una follia …”

“Sono giustificazioni banali … Sforzati un minimo” – bissò sarcastico.

“No, sbagli, non ne sono in grado … Posso unicamente scusarmi e riconoscere il mio errore, che adesso sta mandando in pezzi la nostra vita Louis”

“Infatti non esiste più … quella vita, che volevamo insieme o almeno così credevo” – e chiuse le mani a pugno.

Come sarebbe stato bello risolvere ogni cosa, con una bella zuffa.

“Io amo te, amo te … Louis non è cambiato niente!”

“E’ cambiato tutto invece ed è cambiato come tu in fondo in fondo desideravi, ma non lo ammetterai mai: eppure c’è stato un precedente e proprio con Sylvie, l’hai dimenticato? Quella signora che vi scambiò per una coppia e quindi per i genitori di Alain e tu non la smentisti, anzi, ti lusingò quella sua lecita deduzione”

“Quello fu un equivoco, come la mia reazione del resto!”

Sembrava un cucciolo di tigre, caduto in una fossa tra un branco di leoni, anche se Louis era uno solo, ma nei suoi occhi divampava una tale ostilità, da fare sentire Harry così inferiore e colpevole.

Eppure lui si sarebbe difeso strenuamente per riprenderselo.

Usare Lux come argomentazione gli apparve inadeguato e fuori luogo.

Qui si trattava dell’esistenza di un bambino, non di sentimenti da mettere in discussione, anche se tutto sembrava troppo grande e complicato, per loro, quella notte.

“Peccato che ora l’equivoco, Harry, stia crescendo nella pancia di una ragazza, che ti ha sempre incuriosito e probabilmente attratto: hai il cervello di un uomo geniale, ma rimani un ragazzino confuso, che non accetta la propria omosessualità e che ha cercato il riscatto tra le gambe di una donna, per di più già madre!” – sibilò sul finale, come se un’ondata di veleno avesse investito ogni sua cellula.

Gli sembrò persino che quella voce, non gli appartenesse; un secondo Louis, più aspro e disincantato, materializzatosi come per magia, a difendere il vero Boo, indifeso e distrutto dagli eventi.

Harry, infatti, lo stava guardando come se fosse uno sconosciuto.

“Tu adesso sei solo incazzato Louis e ti senti bistrattato da un ruolo, che doveva essere il tuo, nei nostri progetti, ma che nessuno ti nega, anzi, lo ripeto, è con te che io voglio un figlio, accidenti!”

Due lacrime traboccarono dalle sue iridi azzurre, sino a quell’istante aride come il deserto: Boo si sentì mancare, perché era un supplizio.
Sentirselo dire, quel ragionamento crudele, che gli corrodeva il cervello e lo stomaco da ore, fu terribile.

Insostenibile.

“Louis …”

“Vattene via … VATTENE VIA!!!”

Il suo grido mandò in frantumi il silenzio intorno a loro.

Robert, dal solarium, scese piuttosto in fretta, ma senza alcuna prepotenza.

“Harry, per favore, ora dovresti tornare a casa …” – gli disse con tono paterno, mentre Louis era già sparito al piano di sopra.

“Sì Robert … sì, chiedi … chiedi scusa a tutti … chiedi scusa a Glam …” – disse come frantumato.

“Lo farò, ma non è necessario: capisco il tuo sconforto e so, come del resto sa anche Louis, quanto lo ami”

“Non l’ho amato abbastanza … E’ evidente … Non avrei mai dovuto combinare questo casino, non avrei dovuto rovinare il nostro legame ed anche l’esistenza di Sylvie, anche se è responsabile quanto me, ma ciò non mi consola affatto”

“Sì, certo …”

Downey non sapeva più cosa aggiungere, in pieno disagio.

“Diresti a Boo che lo chiamerò ogni giorno?”

“Ok …”

“E che tornerò qui tra una settimana, se lui non vorrà vedermi prima, ok?” – ed un nodo alla gola lo strangolò, così come il pianto, che non si curò di ricacciare indietro.

“Sì, lo farò Harry …”

L’attore lo abbracciò.

“Mi dispiace Robert …”

“Lo so … Forse potresti fermarti, sei così sconvolto, lo chiederò io a Glam, non mi dirà di no”

“Impossibile … Non credi?” – sorrise, sfigurato dalla mortificazione, poi si allontanò.



Kurt gettò gli abiti in un angolo, poco distante da quelli di Rossi, piegati in ordine sopra una sedia.

“Se ne sta andando …”

“Chi, amore?”

“Harry … Lascia il campo di battaglia, batte in mesta ritirata …” – sospirò.

“Ti dispiace?”

“Un po’ sì, anche se ha fatto una stronzata …”
“Ne facciamo tutti, solo che questa ha avuto delle conseguenze” – sbuffò, riponendo il libro nel comodino, per poi spegnere la luce centrale.

“Dormiamo tesoro? Sono a pezzi …”

“Sì Dave …”

Il giovane ripensò a quella che lui aveva commesso insieme a Jared.
Durante il party, Rossi tenne un comportamento civile, ma distaccato, anche se il leader dei Mars avvampava ad ogni occhiata del profiler.

“Per fortuna ce l’hai sempre con te, David …”

“Cosa?”

“La tua tenuta FBI …”

Rossi storse leggermente le labbra, avvolgendo il compagno, appena coricatosi, aderendo al suo fianco.

“Ne vuoi parlare Kurt? Togliamoci questo peso, avanti …” – propose calmo.

“Quale peso?”

“Il mio ruolo nella squadra di Hotch, la mia consulenza, alla quale non ho mai messo la parola fine” – fu più esaustivo e diretto.

Del resto odiava i discorsi inconcludenti.

“A me sembra di non averti mai ostacolato per questo o criticato Dave, insomma io l’ho accettata questa tua cazzo di passione!” – e si mise seduto.

Rossi sorrise, prendendo qualcosa dal cassetto.

Si erse anche lui, posando un bacio sulla spalla sinistra di Kurt.

“Io invece temo di non averti mai dato abbastanza sicurezza piccolo … Ed è stata una mancanza così grave: tu meriti il meglio e forse sono arrogante nel pensare che chiederti di diventare tuo marito, lo sia in effetti …” – e gli porse un cofanetto, aprendolo e mostrando le fedi, che aveva acquistato in centro.

Kurt perse un battito.

“Mio Dio … Io … io non lo merito Dave …” – mormorò in preda ad un’emozione indescrivibile.

“Tu lo meriti più di chiunque, te lo assicuro tesoro mio”

Si baciarono intensi.

La luna sparì dietro ad una nuvola, ma nessuna stella si spense, restando a guardare il loro amarsi, fatto di un’appassionata ed esclusiva tenerezza.















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