mercoledì 19 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 263

Capitolo n. 263 – zen



Louis raccolse i propri abiti, lento e sconvolto.

“Boo ascolta …” – Harry deglutì a vuoto, poi tirò su dal naso, altrettanto a disagio.

“Devo andare via …”

“Dobbiamo parlare ancora … Non ti lascio andare via così” – e si alzò dal parquet, rivestendosi a propria volta.

Boo si appoggiò alla parete, inspirando.

“Non abbiamo risolto nulla scopando …”

“Noi abbiamo fatto l’amore!”

Louis sorrise triste – “Non è cambiato niente … Sylvie è ancora incinta di te e l’incubo continua … Per me, Haz, per me che forse non ti amo abbastanza, come mi accusi oppure che annego nella mia insicurezza, al pensiero di lei, un domani, con in grembo vostro figlio e tu che impazzerai per loro, innamorandoti di questa forma di famiglia, che forse ambisci, nel profondo del tuo animo confuso!”

Styles scosse la testa, avvicinandosi per abbracciarlo, ma Boo lo scansò malamente, quasi cadendo.
L’altro non glielo permise, stringendolo a sé con vigore, ma tremando, come mai Louis lo aveva percepito.

“Non tornare da lui … Anche se Lux ti ha portato in dono tutto ciò che desideravi, senza neppure saperlo … forse …”

“Vincent non premedita le sue strategie sentimentali, con me” – bissò amaro, provando a districarsi nuovamente dai bicipiti tatuati del marito.

“Sì è evidente … Così il suo amore per te … Ed il tuo per me, Louis” – replicò secco, fissandolo, ora.



Jared aggiustò un fermaglio tra i capelli di Isotta.
Era uno splendore.

“Fatto principessa … Un paio di scatti ed abbiamo finito, ok?” – e la baciò sul nasino perfetto.
La bimba sorrise.
Cresceva, in una bellezza incantevole.

Leto la seguì con lo sguardo lucido.

Kurt e David stavano transitando in veranda ed incrociarono Isy, che augurò loro un matrimonio da favola, dispiacendosi per non potervi partecipare.

Rossi si accovacciò, dandole un buffetto affettuoso, mentre Kurt lanciò un’occhiata un po’ malinconica in direzione del cantante.

Il profiler si sollevò, osservandoli.

“Tesoro, il risentimento non serve a molto, se non ad offuscare il tuo cuore buono e generoso … Vai da lui, avanti” – e gli diede una carezza tra le scapole.

“Dave, ma …”

“Ma cosa?” – sorrise dolce – “So che gli vuoi bene, così come so quanto sei innamorato di me, di Martin e del ricordo di Brandon … la tua famiglia, insomma”
Kurt annuì commosso.

Fece qualche passo verso Jared, rimasto cristallizzato ed in attesa.

Si strinsero forte.

“Kurt grazie …” – sussurrò il leader dei Mars.

“A presto Jay … Abbi cura di te, ok?”

“Ok … Lo farò … Ciao Dave”

Rossi gli fece un cenno da lontano, poi se ne andò con il suo futuro sposo, senza più esitare oltre.



Lux la stava facendo volare, sollevandola come un aeroplanino colorato di fucsia a pois bianchi.
Quell’abitino le stava una meraviglia, sopra la carnagione ambrata.

Petra era felice.

La spiaggia era vuota, come il petto di Louis, di un respiro regolare.

“Mon petit eccoti finalmente …”

“Boo!!” – lo accolse lei, tendendogli le manine, che il giovane le baciò, sul punto di piangere.

La bimba si ammutolì perplessa.
Louis inforcò i Ray-Ban del francese ed abbassò la testa spettinata dal vento.

“Tesoro vieni, andiamo a sederci, beviamo qualcosa di fresco, ti va?”

“Sì Vincent …” – e lo prese per mano.

Lux sembrava il padre di entrambi.

Raggiunsero un gazebo, dove Pamela aveva lasciato delle macedonie ed una bibita ai frutti tropicali, per la quale Louis andava matto.

“Ne verso anche per voi?” – chiese assorto.

“Sì, ti ringrazio … Per Petra c’è la sua bottiglia nello sterilizzatore … Ci giocava con la sabbia ed abbiamo dovuto lavarla” – spiegò l’uomo, non senza sentirsi strozzare da un’ansia in aumento.

“Sì … certo … E’ una monella” – sorrise guardandoli, per poi togliersi gli occhiali scuri.

Era stravolto almeno quanto esaustivo, nel suo imbarazzo, che non lasciava dubbi a Lux.

Louis si inginocchiò sul lettino occupato da quest’ultimo, porgendogli il bicchiere, mentre Petra se ne stava comoda in un box, con il suo biberon ultra colorato.

“E’ … un sogno, questa cucciola …” – mormorò ispirato il ragazzo.

“Sì … E vorrei si collocasse nella vite giuste” – sospirò l’affarista, senza avere la forza di sostenere il suo sguardo colpevole.

“Vincent …”

“Sì, amore?” – e lo guardò improvviso.

“Mi … mi dispiace …”

“Per cosa …? Non scusarti per l’amore che senti per Harry … Non devi” – replicò senza alterarsi, ma con la sua comprensione innata, la sua benevolenza, letale unicamente per sé stesso, ma non di certo per Styles ed il suo Boo.

“Mi trovo ad un bivio … Io … io ti amo profondamente Vincent” – ammise sincero.

Lux arrise con disperazione implicita a quella conferma.

“E’ … è reciproco, mon petit”

“E tu arrivi con Petra, mi apri un mondo nuovo, un … un sogno, come dici tu e vorrei capire se le vite giuste per lei potrebbero essere le nostre”

“Credo che Petra abbia bisogno di stabilità, anche se l’amore di questa grande famiglia non le farà mai difetto … Un’adozione collettiva è l’idea che spesso viene avvertita dai figli di tutti, non trovi?”

“Sì, c’è un’estrema solidarietà e noto che Pam, ad esempio, è un collante, ma anche Carmela … Persino Sveva” – sorrise.

“Le donne non sono poi così … malvage, se capisci cosa intendo mon petit” – rise più leggero.

“Io non odio le donne … anzi … A me manca una mamma, a tempo pieno, questo sì, però l’ho ritrovata ed anche il suo nuovo consorte non è male”

“Forse persino Harry cercava di colmare lo stesso vuoto … In un modo meno ortodosso, ma se ci pensi Sylvie è più adulta di lui, ha carattere ed è già madre”

“Tu lo difendi sempre” – bissò scherzoso e meno teso.

“A me Harry è sempre piaciuto, lo ammetto, forse perché nessuno ti ama quanto lui … Tranne il sottoscritto” – e lo abbracciò tenero.

“Cosa devo fare Vincent?” – gli respirò nel collo.

Petra si era addormentata.
Lux la osservava vivido, in un’emozione ingestibile, per ciò che avrebbe voluto dire a Louis.
Andarsene, loro tre, sposarsi, vivere in Provenza o Costa Azzurra, la Francia era l’ideale per Boo.

Chiuse gli occhi.
E non disse niente.
Quasi niente.

“Abbi fiducia nel futuro mon petit … Non sarai mai solo, potrai contare su di me, qualunque decisione tu possa prendere … Credimi” – e tornò a guardarlo, dandogli poi un bacio struggente.
Forse l’ultimo.



Colin diede la buonanotte ai presenti, salendo in camera con in braccio Flo.

Jared lo stava aspettando già coricato: aveva saltato la cena.

“Va un po’ meglio?” – chiese gentile l’irlandese.
“Sì grazie Cole … L’emicrania è quasi passata …”

“La metto a nanna e poi arrivo Jay”
“Ok …” – sorrise, facendo una smorfia per la loro Florelay, che lo salutò divertita.

Quando l’attore rientrò in stanza, Leto se ne stava affacciato al grande balcone, stracolmo di piante e fiori esotici.

“Ormai avranno detto sì” – gli sussurrò nella nuca il moro, prendendolo tra le sue braccia, restando alle sue spalle.

“Sì … Staranno festeggiando … Non so se partono”

“Non credo Jay, anche se mi ispirano … nel senso della luna di miele” – e gli infilò suadente le mani sotto la camicia, ritrovandolo tonico e smagrito, come d’abitudine.

Jared perse un battito.

“Cole …”

Le loro bocche si ritrovarono subito, anche se, convulsamente, Farrell gli tolse la casacca e gli abbassò i pantaloni della tuta, voltandolo a sé con un l’esigenza di saziarsi di lui il più possibile.

Jared scalciò via quell’indumento, aggredendo quasi la cintura ed i jeans di Colin, che si sfilò la t-shirt aderente, rivelandosi nella sua virile prestanza.

Nudi e bollenti scivolarono verso un materassino, dimenticato lì dai bimbi, così come diversi giocattoli, che finirono sparpagliati ovunque.

La luna sembrava ammirare il loro congiungersi carnale e simbiotico: il busto di Farrell andò imperlandosi di sudore ad ogni spinta, al pari dell’addome del suo eterno amante, che in quel particolare riverbero, rimandava di sé una visione estatica.

Si baciarono con impeto, lo stesso con il quale Colin si abbandonò al proprio divenire esaltante.
Sembrò non bastargli, così che sollevò Jared, infrangendosi contro la parete intonacata di bianco.

Gli risalì dentro, senza smettere di baciarlo.

“Colin mio Dio …”

Jared venne di nuovo, collidendo con il piacere del compagno, ebbro di un piacere quasi spasmodico.

Riuscirono a calmarsi con fatica, ma quando la reciproca respirazione ritrovò un minimo di regolarità, coccolarsi fu il momento migliore per entrambi.

Erano cresciuti insieme, in mille cose e nessuna tempesta era riuscita a dividerli.
Con questa certezza si assopirono.
Sorridendo.



 ISOTTA

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