Capitolo n. 264 – zen
Uno strano brusio,
proveniente dalla spiaggia li svegliò.
Colin per primo.
L’attore si massaggiò
la faccia assonnata, dando poi una gomitata a Jared, che stava letteralmente
russando.
“Ehi che c’è …?” –
bofonchiò simpatico – “… Ci invadono gli alieni?” – chiese, notando decine di
lanterne di carta alzarsi nel buio.
Sopra ad ognuna di
esse c’era scritto qualcosa.
“Kurt e David …?” –
sussurrò Farrell, per poi ridere, mentre si alzava – “C’è una festa Jay, mi sa
che quei due ci hanno preso per il naso!”
Tutti gli amici si
erano radunati intorno ai futuri sposi, che con un cenno salutarono a distanza
l’irlandese.
I bimbi allegramente
stavano spargendo petali di rosa bianca e palloncini nello stesso colore, un po’
ovunque, tra sedie e panchine, sistemate per la cerimonia ormai imminente.
“Dio cosa mi metto
Cole!” – esordì il leader dei Mars, con una delle sue espressioni più buffe.
Il marito gli tirò
letteralmente una t-shirt ed un paio di jeans – “Infilati questi e le
infradito, non serve altro!”
Aveva ragione: quell’evento
era semplice e bellissimo, come il sentimento che univa Rossi a Kurt.
Spencer e Morgan, con
Hopper e Jamie fungevano da testimoni, in una cornice di armonia ed intesa
generali.
I coniugi della End
House si aggregarono per ultimi, accolti da un Geffen oltre modo rilassato e
sereno.
“Bella sorpresa,
vero?” – li salutò sornione.
“Altro che!” –
bisbigliò Jared emozionato, accomodandosi tra lui e Colin, che lo avvolgeva
amorevole.
Lo scambio delle
promesse fu toccante.
“Sai Kurt, mai avrei
creduto in una svolta così radicale, nella mia vita un po’ ai margini della
realtà … Il mio lavoro non è stato piacevole, così che alla fine, dopo avere
visto tante brutture, pensavo o temevo di non avere più diritto a nulla, come
se fossi rimasto vittima di un inevitabile isolamento, scambiandolo persino per
puro egoismo … Sbagliavo, ma unicamente tu sei stato in grado di farmi capire
quanto, amore mio … Ti chiedo in sposo, donandoti me stesso Kurt: insieme a
Martin siete divenuti la mia ragione di esistere e l’essenza di una gioia, alla
quale non posso più rinunciare … Non devo, assolutamente” – e sorrise,
infilandogli la fede all’anulare sinistro.
Kurt si schiarì la
voce, arrossendo.
“Dave tu anche
stasera dimostri di essere un uomo buono e generoso, come mai ho incontrato, se
non in Brandon: hai sempre rispettato il mio ricordo di lui, la malinconia e l’attaccamento,
non certo ad un fantasma, tra noi, ma a qualcuno, che mi ha saputo amare, come
riesci a fare tu, senza indugi, senza rimproveri … Sei la persona migliore io
conosca, sei tutto ciò che voglio, con il nostro Martin … Per lui sei divenuto
un padre amorevole, non so neppure descriverti la serenità, che hai riportato
nei nostri giorni … Per questo ti chiedo in sposo, donandoti me stesso David …
Per sempre” – e baciandolo, gli fece indossare l’anello, sul quale erano incise
le rispettive iniziali.
Esplose un applauso
caloroso e spontaneo.
Contemporaneamente uno
spettacolo di fuochi di artificio illuminò la baia.
Meliti, avvicinatosi
a Glam, sogghignò.
“Tu con gli effetti
speciali non scherzi eh, vecchia volpe?” – gli disse complice l’avvocato e l’anziano
patriarca annuì soddisfatto.
“Bene, che si dia il
via alle danze, festeggeremo sino all’alba!” – decretò solenne, con piena
approvazione degli astanti.
Louis rimaneva in
disparte.
Tomlinson senior lo
raggiunse, con due calici di champagne.
“Ciao tesoro”
“Papà ciao …”
“Come stai?”
“Non è stata una
giornata memorabile … A parte questo matrimonio … Una volta mi piacevano, ora
mi deprimono, ad essere sinceri”
“Ho intravisto Harry”
“Sì, abbiamo parlato”
“Del divorzio?”
“No, non proprio” –
ed avvampò.
Il genitore capì al
volo la natura di quella sua reazione.
“Ok … Ci sono diversi
sistemi per fare pace, forse avete scelto quello giusto oppure no, Louis?” –
gli domandò affettuoso.
“Sai papà, con Haz
ormai non facciamo che discutere, è un vicolo cieco ed anche se ci siamo
ritrovati in quel senso, è come una
meteora”
“Eppure quando
cadono, fanno un bel botto” – rise – “E voi due eravate una forza della natura,
con il percorso che avete fatto, con gli ostacoli che avete superato, non credi
Boo?”
Il giovane si strinse
nelle spalle – “E per poi cosa? Harry che finisce a letto con una collega e lei
resta incinta? Bel risultato …” – concluse mesto.
“E di Lux che mi
racconti?”
“Di Lux e di Petra
vorrai dire … Sembra il tipico proverbio, si chiude una porta e si spalanca un
portone: Vincent è stupendo ed io lo amo, per di più torna da me con una
bambina splendida, che già ci considera i suo padri, in un certo senso”
“Ed è questo il senso
che vuoi dare al tuo domani, Louis?” – bissò dolce, dandogli una carezza tra i
capelli.
Boo lo fissò.
“Forse dovrei
andarmene papà … Magari con te, in Florida ed azzerare tutto, resettare questo
casino che ho dentro di me”
“Tu non devi più
fuggire” – replicò amaro, rammentando i loro trascorsi – “Qui c’è un sacco di
gente che ti adora, c’è Brent, c’è Vincent, c’è Petra e, soprattutto, c’è
Harry: lo ami troppo e lui non è da meno …”
“Se veramente mi
avesse amato non”
“E tu con Lux? Quando
si è così uniti, forse, ci si deve fare del male, perché in parte immaturi o
forse carenti di esperienze: con ciò non voglio insinuare che tu non sia
sinceramente legato a Vincent, però non dirmi che Harry ama Sylvie, perché non
ci crederei neppure tra mille anni, sappilo.”
Styles archiviò dei
fascicoli, lasciati sulla scrivania da Sylvie.
C’erano dei
promemoria, ma alcuni erano poco chiari.
Provò a contattarla,
ma senza esito.
Flora, transitando
nel corridoio, notò il suo nervosismo.
“Ciao Harry, posso
aiutarti?”
“Salve … No, temo di
no, ho dei file in sospeso e mi serviva chiarire con Sylvie, ma è
irraggiungibile al cellulare”
“Lo credo, sarà in
volo …”
“In volo? Per dove?”
“Per Chicago a quanto
ne so: mi ha cercata ieri, chiedendo se poteva addebitare il viaggio sulla
carta aziendale, visto che avrebbe incontrato dei colleghi per la pratica
Basters … Pensavo lo sapessi Harry”
“Non ne no nulla,
magari ha lasciato un appunto nel dossier, ora ci guardo” – e sorrise
impacciato – “Ti ringrazio Flora”
“Figurati” – sorrise –
“Buon lavoro e non dimenticarti l’appuntamento con Hopper”
“Assolutamente, se no
mi sbrana vivo” – rise, congedandola in fretta.
“Chicago … Chicago,
ma cosa diavolo va a farci? E poi non doveva sottoporsi alle visite?” – mugugnò
tra sé e sé, girando a vuoto per l’ufficio.
Hopper lo cercò all’interfono,
con una voce tombale.
“Sì arrivo … Ma ti
senti bene Marc?”
“Siamo andati a
dormire alle cinque e mezza … Non so neppure come sono tornato da Palm Springs”
– bofonchiò.
“E’ successo qualcosa
a Geffen?”
“No, tranquillo, Dave
e Kurt si sono sposati …”
“Ah ecco … Ti aspetto
in garage? Io inizio a scendere”
“Ok, io rotolo giù
tra cinque minuti … Devo prendere qualcosa per svegliarmi e per questo orribile
mal di testa, cazzo …”
Spencer e Jared
stavano facendo yoga sulla sabbia tiepida.
Il resto della
comitiva era pressoché distrutta, almeno quanto Hopper.
“Come vanno le cose a
Quantico?”
“Bene … I casi sono
pochi, ma piuttosto cruenti … Il discorso di Dave sulla nostra attività è stato
esaustivo”
“Derek e Gregory sono
in gran forma … Il vostro pargolo cresce una meraviglia”
Reid fece un sorriso
raggiante – “Abbiamo trovato un giusto equilibrio, tra missioni e pannolini … E’
come passare da un incubo ad un sogno e viceversa … Cerchiamo di risolvere
crimini assai spietati e poi ci ritroviamo nel lettone con Twist ed il mondo si
riempie di colori, di musica e delle sue risa … Derek è straordinario, io
fradicio di fobie …”
Jared inspirò – “Tu
sei la parte delicata nella vostra coppia eppure non penso tu sia così fragile:
in caso di necessità, sono sicuro che supereresti, anche il mitico Morgan ed
entreresti in azione a muso duro”
“Forse … Eppure ho
sempre bisogno delle sue rassicurazioni, di conferme … Mi sento un po’ sfigato,
davanti ad uno specchio, accanto a lui” – scherzò cristallino.
L’agente di colore
stava arrivando di corsa, con addosso unicamente dei bermuda aderenti e le
cuffiette nelle orecchie, occhiali scuri e berretto.
Jared e Spencer lo
seguirono nel suo incedere possente, senza proferire parola; poi si guardarono.
“Eh già” –
sospirarono all’unisono.
Louis chiese permesso
e Glam lo accolse affabile.
“Ciao piccolo, hai
fatto colazione?”
“No, solo un caffè …
Come ti senti Glam?”
“Mi sono appena
sparato un paio di iniezioni … Vitamine e … morfina, un mix, come latte e
cereali” – rise – “A proposito ne vuoi? Ne preparo una tazza anche per te”
“Sì … Grazie … Sai,
mi spiace per averti trascurato”
“No, affatto, ci sono
Daniel e Pana preposti alla mia assistenza e poi tu devi risolvere un bel po’
di cose, a quanto ne so” – e gli fece l’occhiolino.
“Si è sparsa la voce …”
“Diciamo che le
pareti della biblioteca non sono insonorizzate”
“Oh mamma”
Geffen scoppiò a
ridere – “Sei la tenerezza personificata Louis …” – e lo guardò – “Sai, io
comprendo Harry e Vincent … Se non fossi un relitto, penso che ti farei la
corte”
“Sul serio?” – e strabuzzò
i suoi cieli limpidi.
Geffen scosse il capo
rasato – “No … Non me lo potrei permettere, di perderti intendo, visto che sono
un disastro nelle mie relazioni … E tu sei prezioso Louis, come neppure
immagini”
“Mi lusinghi … Forse perché
sono a terra?”
“Non lagnarti ed
agisci!” – ribatté fermo.
“Mi sento come
bloccato Glam … Ho una paura fottuta, contento?”
“La paura ci rende
vulnerabili ed … inconcludenti, ricordatelo”
“I tuoi consigli sono
in buona fede, però mettiti nei miei panni … Tu che sei sempre stato in quelli
di Harry”
“Touché!” – Geffen rise.
Un sms al palmare di
Louis li interruppe.
“E’ di Haz … Mi
chiede di vederci …”
“Per me nessun
problema, digli di passare quando vuole, se tu lo vuoi, ovvio”
“Ok … Forse ha preso
una decisione …” – replicò con il fiato corto.
“Prima o poi doveva
accadere … Non credi Louis?”
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