giovedì 20 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 264

Capitolo n. 264 – zen



Uno strano brusio, proveniente dalla spiaggia li svegliò.
Colin per primo.

L’attore si massaggiò la faccia assonnata, dando poi una gomitata a Jared, che stava letteralmente russando.

“Ehi che c’è …?” – bofonchiò simpatico – “… Ci invadono gli alieni?” – chiese, notando decine di lanterne di carta alzarsi nel buio.
Sopra ad ognuna di esse c’era scritto qualcosa.

“Kurt e David …?” – sussurrò Farrell, per poi ridere, mentre si alzava – “C’è una festa Jay, mi sa che quei due ci hanno preso per il naso!”

Tutti gli amici si erano radunati intorno ai futuri sposi, che con un cenno salutarono a distanza l’irlandese.

I bimbi allegramente stavano spargendo petali di rosa bianca e palloncini nello stesso colore, un po’ ovunque, tra sedie e panchine, sistemate per la cerimonia ormai imminente.

“Dio cosa mi metto Cole!” – esordì il leader dei Mars, con una delle sue espressioni più buffe.

Il marito gli tirò letteralmente una t-shirt ed un paio di jeans – “Infilati questi e le infradito, non serve altro!”

Aveva ragione: quell’evento era semplice e bellissimo, come il sentimento che univa Rossi a Kurt.

Spencer e Morgan, con Hopper e Jamie fungevano da testimoni, in una cornice di armonia ed intesa generali.


I coniugi della End House si aggregarono per ultimi, accolti da un Geffen oltre modo rilassato e sereno.

“Bella sorpresa, vero?” – li salutò sornione.

“Altro che!” – bisbigliò Jared emozionato, accomodandosi tra lui e Colin, che lo avvolgeva amorevole.

Lo scambio delle promesse fu toccante.

“Sai Kurt, mai avrei creduto in una svolta così radicale, nella mia vita un po’ ai margini della realtà … Il mio lavoro non è stato piacevole, così che alla fine, dopo avere visto tante brutture, pensavo o temevo di non avere più diritto a nulla, come se fossi rimasto vittima di un inevitabile isolamento, scambiandolo persino per puro egoismo … Sbagliavo, ma unicamente tu sei stato in grado di farmi capire quanto, amore mio … Ti chiedo in sposo, donandoti me stesso Kurt: insieme a Martin siete divenuti la mia ragione di esistere e l’essenza di una gioia, alla quale non posso più rinunciare … Non devo, assolutamente” – e sorrise, infilandogli la fede all’anulare sinistro.

Kurt si schiarì la voce, arrossendo.

“Dave tu anche stasera dimostri di essere un uomo buono e generoso, come mai ho incontrato, se non in Brandon: hai sempre rispettato il mio ricordo di lui, la malinconia e l’attaccamento, non certo ad un fantasma, tra noi, ma a qualcuno, che mi ha saputo amare, come riesci a fare tu, senza indugi, senza rimproveri … Sei la persona migliore io conosca, sei tutto ciò che voglio, con il nostro Martin … Per lui sei divenuto un padre amorevole, non so neppure descriverti la serenità, che hai riportato nei nostri giorni … Per questo ti chiedo in sposo, donandoti me stesso David … Per sempre” – e baciandolo, gli fece indossare l’anello, sul quale erano incise le rispettive iniziali.

Esplose un applauso caloroso e spontaneo.

Contemporaneamente uno spettacolo di fuochi di artificio illuminò la baia.

Meliti, avvicinatosi a Glam, sogghignò.

“Tu con gli effetti speciali non scherzi eh, vecchia volpe?” – gli disse complice l’avvocato e l’anziano patriarca annuì soddisfatto.

“Bene, che si dia il via alle danze, festeggeremo sino all’alba!” – decretò solenne, con piena approvazione degli astanti.



Louis rimaneva in disparte.
Tomlinson senior lo raggiunse, con due calici di champagne.

“Ciao tesoro”
“Papà ciao …”
“Come stai?”

“Non è stata una giornata memorabile … A parte questo matrimonio … Una volta mi piacevano, ora mi deprimono, ad essere sinceri”

“Ho intravisto Harry”
“Sì, abbiamo parlato”
“Del divorzio?”

“No, non proprio” – ed avvampò.

Il genitore capì al volo la natura di quella sua reazione.

“Ok … Ci sono diversi sistemi per fare pace, forse avete scelto quello giusto oppure no, Louis?” – gli domandò affettuoso.

“Sai papà, con Haz ormai non facciamo che discutere, è un vicolo cieco ed anche se ci siamo ritrovati in quel senso, è come una meteora”

“Eppure quando cadono, fanno un bel botto” – rise – “E voi due eravate una forza della natura, con il percorso che avete fatto, con gli ostacoli che avete superato, non credi Boo?”

Il giovane si strinse nelle spalle – “E per poi cosa? Harry che finisce a letto con una collega e lei resta incinta? Bel risultato …” – concluse mesto.

“E di Lux che mi racconti?”

“Di Lux e di Petra vorrai dire … Sembra il tipico proverbio, si chiude una porta e si spalanca un portone: Vincent è stupendo ed io lo amo, per di più torna da me con una bambina splendida, che già ci considera i suo padri, in un certo senso”

“Ed è questo il senso che vuoi dare al tuo domani, Louis?” – bissò dolce, dandogli una carezza tra i capelli.

Boo lo fissò.

“Forse dovrei andarmene papà … Magari con te, in Florida ed azzerare tutto, resettare questo casino che ho dentro di me”

“Tu non devi più fuggire” – replicò amaro, rammentando i loro trascorsi – “Qui c’è un sacco di gente che ti adora, c’è Brent, c’è Vincent, c’è Petra e, soprattutto, c’è Harry: lo ami troppo e lui non è da meno …”

“Se veramente mi avesse amato non”

“E tu con Lux? Quando si è così uniti, forse, ci si deve fare del male, perché in parte immaturi o forse carenti di esperienze: con ciò non voglio insinuare che tu non sia sinceramente legato a Vincent, però non dirmi che Harry ama Sylvie, perché non ci crederei neppure tra mille anni, sappilo.”



Styles archiviò dei fascicoli, lasciati sulla scrivania da Sylvie.
C’erano dei promemoria, ma alcuni erano poco chiari.

Provò a contattarla, ma senza esito.

Flora, transitando nel corridoio, notò il suo nervosismo.

“Ciao Harry, posso aiutarti?”
“Salve … No, temo di no, ho dei file in sospeso e mi serviva chiarire con Sylvie, ma è irraggiungibile al cellulare”

“Lo credo, sarà in volo …”

“In volo? Per dove?”

“Per Chicago a quanto ne so: mi ha cercata ieri, chiedendo se poteva addebitare il viaggio sulla carta aziendale, visto che avrebbe incontrato dei colleghi per la pratica Basters … Pensavo lo sapessi Harry”

“Non ne no nulla, magari ha lasciato un appunto nel dossier, ora ci guardo” – e sorrise impacciato – “Ti ringrazio Flora”

“Figurati” – sorrise – “Buon lavoro e non dimenticarti l’appuntamento con Hopper”

“Assolutamente, se no mi sbrana vivo” – rise, congedandola in fretta.

“Chicago … Chicago, ma cosa diavolo va a farci? E poi non doveva sottoporsi alle visite?” – mugugnò tra sé e sé, girando a vuoto per l’ufficio.

Hopper lo cercò all’interfono, con una voce tombale.

“Sì arrivo … Ma ti senti bene Marc?”

“Siamo andati a dormire alle cinque e mezza … Non so neppure come sono tornato da Palm Springs” – bofonchiò.

“E’ successo qualcosa a Geffen?”

“No, tranquillo, Dave e Kurt si sono sposati …”

“Ah ecco … Ti aspetto in garage? Io inizio a scendere”
“Ok, io rotolo giù tra cinque minuti … Devo prendere qualcosa per svegliarmi e per questo orribile mal di testa, cazzo …”



Spencer e Jared stavano facendo yoga sulla sabbia tiepida.
Il resto della comitiva era pressoché distrutta, almeno quanto Hopper.

“Come vanno le cose a Quantico?”

“Bene … I casi sono pochi, ma piuttosto cruenti … Il discorso di Dave sulla nostra attività è stato esaustivo”

“Derek e Gregory sono in gran forma … Il vostro pargolo cresce una meraviglia”

Reid fece un sorriso raggiante – “Abbiamo trovato un giusto equilibrio, tra missioni e pannolini … E’ come passare da un incubo ad un sogno e viceversa … Cerchiamo di risolvere crimini assai spietati e poi ci ritroviamo nel lettone con Twist ed il mondo si riempie di colori, di musica e delle sue risa … Derek è straordinario, io fradicio di fobie …”

Jared inspirò – “Tu sei la parte delicata nella vostra coppia eppure non penso tu sia così fragile: in caso di necessità, sono sicuro che supereresti, anche il mitico Morgan ed entreresti in azione a muso duro”

“Forse … Eppure ho sempre bisogno delle sue rassicurazioni, di conferme … Mi sento un po’ sfigato, davanti ad uno specchio, accanto a lui” – scherzò cristallino.

L’agente di colore stava arrivando di corsa, con addosso unicamente dei bermuda aderenti e le cuffiette nelle orecchie, occhiali scuri e berretto.

Jared e Spencer lo seguirono nel suo incedere possente, senza proferire parola; poi si guardarono.

“Eh già” – sospirarono all’unisono.



Louis chiese permesso e Glam lo accolse affabile.

“Ciao piccolo, hai fatto colazione?”
“No, solo un caffè … Come ti senti Glam?”

“Mi sono appena sparato un paio di iniezioni … Vitamine e … morfina, un mix, come latte e cereali” – rise – “A proposito ne vuoi? Ne preparo una tazza anche per te”

“Sì … Grazie … Sai, mi spiace per averti trascurato”
“No, affatto, ci sono Daniel e Pana preposti alla mia assistenza e poi tu devi risolvere un bel po’ di cose, a quanto ne so” – e gli fece l’occhiolino.

“Si è sparsa la voce …”

“Diciamo che le pareti della biblioteca non sono insonorizzate”

“Oh mamma”

Geffen scoppiò a ridere – “Sei la tenerezza personificata Louis …” – e lo guardò – “Sai, io comprendo Harry e Vincent … Se non fossi un relitto, penso che ti farei la corte”
“Sul serio?” – e strabuzzò i suoi cieli limpidi.

Geffen scosse il capo rasato – “No … Non me lo potrei permettere, di perderti intendo, visto che sono un disastro nelle mie relazioni … E tu sei prezioso Louis, come neppure immagini”

“Mi lusinghi … Forse perché sono a terra?”

“Non lagnarti ed agisci!” – ribatté fermo.

“Mi sento come bloccato Glam … Ho una paura fottuta, contento?”

“La paura ci rende vulnerabili ed … inconcludenti, ricordatelo”

“I tuoi consigli sono in buona fede, però mettiti nei miei panni … Tu che sei sempre stato in quelli di Harry”

“Touché!” – Geffen rise.

Un sms al palmare di Louis li interruppe.

“E’ di Haz … Mi chiede di vederci …”

“Per me nessun problema, digli di passare quando vuole, se tu lo vuoi, ovvio”

“Ok … Forse ha preso una decisione …” – replicò con il fiato corto.

“Prima o poi doveva accadere … Non credi Louis?”








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