Capitolo n. 267 – zen
Sylvie spiava di
tanto in tanto i loro movimenti, senza peraltro essere notata, non da Harry,
almeno.
Il ragazzo era troppo
concentrato a saziarsi della visione e della vicinanza di Boo, nuovamente
addormentato sul suo cuore, per quel ritorno verso la California.
Scott gli aveva
somministrato un ulteriore tranquillante, notando in Louis una perpetua e mal
celata agitazione; finché il giovane non avesse chiarito con Vincent, ciò che
provava, nessuno avrebbe ritrovato un giusto equilibrio.
Di certo aveva
scelto: il futuro prendeva la forma del volto innamorato di Styles, il colore
dei suoi smeraldi accesi, il profumo della sua pelle.
Eppure Lux sembrava
conficcato nel cuore di Boo, senza fargli alcun male, senza sanguinare.
La malinconia, l’ebbrezza
dolce al pensiero di lui e di quanto aveva saputo donargli, senza pretendere
niente in cambio, facevano ancora tremare Louis, come nessuno.
A parte Harry, che
mai, come ora, non avrebbe più permesso al destino di portargli via Boo.
Assolutamente.
Jude e Robert si
sottoposero all’ecografia mensile.
Il primo fu Downey ed
appena terminò, il compagno si precipitò da lui, per aiutarlo a rivestirsi,
baciandogli le tempie, amorevole.
“Tesoro, sentito
qualcosa?”
“No Jude, è un esame
esterno …” – e sorrise, godendosi a pieno le sue carezze, mentre gli allacciava
la camicia.
“Ora tocca a me … Il
medico è simpatico?” – gli chiese a bassa voce.
“Quando ti spalma il
gel è una favola” – scherzò l’americano, ma Jude avvampò subito di gelosia.
Geffen li stava
spiando, con un sorriso.
Era in visita a
Sylvie, che aveva preferito sottoporsi a qualche analisi, prima di tornare a
casa.
L’avvocato teneva in
mano un bel mazzo di girasoli e quando la ragazza li vide, si illuminò.
“Glam … Che bella
sorpresa”
L’uomo l’abbracciò,
dopo essersi seduto sul bordo della sua lettiga.
“Come ti senti
piccola?”
“Meglio, avevo solo
paura per le infezioni, anche se Scott mi aveva rassicurata, però avevo delle
perdite … Insomma è normale, dicono …” – spiegò senza imbarazzi, come se Geffen
fosse suo padre.
“Ok, vedrai che andrà
tutto bene … A proposito c’è un giovanotto che vorrebbe salutarti: gli sei
mancata parecchio”
Alain entrò tenendo
per mano Sveva.
“Amore mio …”
Sylvie lo avvolse con
gioia, commuovendosi.
“Hai visto Alain, la
tua mamma è in piena forma, era solo un’intossicazione da cibo avariato …” –
disse Geffen e lei annuì, sbirciandolo tra i riccioli del suo bambino, ignaro che
avrebbe avuto un fratellino, purtroppo perduto.
Sveva sistemò i fiori
in un vaso, mentre Glam si congedava, invitando entrambe a Palm Springs per il
fine settimana.
Robert era seduto in
corridoio, a sorseggiare un caffè.
Appena si accorse di
Glam, gli sorrise.
“Ehi anche tu qui?”
“Ciao Rob” – gli si
affiancò, sistemando il bastone da passeggio dietro al divanetto – “Sono
passato a vedere Sylvie”
“Come si sente?”
“Supererà anche
questa, è una donna tenace, del resto ha imparato presto a cavarsela da sola …”
“Già, come tutti noi
del resto …”
“Infatti” – e lo
fissò, intenso.
Robert tossì – “E tu
come stai Glam?”
“Lula mi ha dato
questa … E’ un monile porta fortuna, era di sua madre, la sacerdotessa di magia
bianca, ricordi?” – rivelò lasciando trapelare il suo disagio.
“Sì, la conosco la
storia del nostro soldino e questa meraviglia era sua?”
“Infatti e lui me l’ha
consegnata, dicendo di stringerla quando mi sentirò male, quindi presumo che le
crisi, da ora in poi, peggioreranno … Certo lo sapevo già da Mason, non che sia
una novità e”
“Glam calmati” – e lo
abbracciò con immensa tenerezza e trepidazione.
“Scusami …” – gli
mormorò nell’incavo della spalla, sciogliendosi in un pianto, carico di
frustrazione.
Downey lo cullò, come
se avesse sul petto Diamond o Camilla.
“Glam permettici di
rimanerti accanto … Te lo chiedo per tutto ciò che ci ha unito e poi Jude è d’accordo,
anzi, è determinato a non lasciarti da solo, sai?” – e lo guardò con dolcezza.
“Non sarà un bello
spettacolo …”
“Jared ci ha chiesto
di unirci a lui e Colin, anche nel caso tu decidessi di andare alla End House …
Temo volesse dirtelo lui, però non credo sia il momento dei giochetti o dei
segreti …” – rise lieve.
“Un adorabile
complotto …” – ricambiò il suo sorriso, dandogli un bacio in piena fronte – “Grazie
Robert … e ringrazia Jude, a nome mio … Ci penserò”
“Promesso?”
“Promesso Rob …”
Louis si fermò nel
living di Palm Springs, ascoltando il silenzio intorno, frammentato dal respiro
alle sue spalle di Harry, che aveva accolto la sua richiesta di andare alla
villa per salutare Vincent e Petra.
Lux li stava
osservando attraverso i monitor installati nella biblioteca di Geffen, dove l’amico
aveva lasciato sopra la scrivania gli incartamenti richiesti dal francese e
perfezionati dallo studio legale in tempo record.
Vincent scese, non
senza essere passato dalla nursery, anche per prendere dal tavolino dei giochi,
un disegno alquanto prezioso ed esaustivo.
“Buonasera ragazzi …”
“Ehi ciao …” – lo
salutò Boo, il cuore in gola.
Styles arrise alla
vista di Petra, in braccio all’affarista, concentrato, però, su Louis.
“Principessa ci sei
anche tu …” – esordì Styles, andando a darle un bacio sulle manine, che la
bimba gli tese allegra.
“Prendila pure Harry …”
– disse Lux, passandogliela.
Lou andò a stringersi
a lui invece, come un istinto irrefrenabile.
“Mon petit devo dirti
una cosa … Anzi, devo mostrarvi questo, ad entrambi …” – e gli porse quel
foglio, carico di colori sgargianti.
C’era un sole, un
prato verde mela, c’erano due giovani, uno era Harry, con quei riccioli
inconfondibili, l’altro era Louis, dal sorriso unico ed in mezzo a loro, tenuta
per mano, una cucciola, di nome Petra: i rispettivi nomi li aveva scritti Lux.
“Vincent, ma …” – Boo
perse un battito.
Così Haz.
“Sapete, a voi
sembrerà che io abbia preso una decisione importante, però è stata Petra a
scegliere … A scegliervi, come i suoi nuovi papà … Che ne dite?”
Styles sbiancò, poi
si accese, incontrando l’incredulità e l’entusiasmo negli occhi di Louis, gli
stessi che anche lui stava provando, dal suo cuore al suo cervello.
“E qui ci sono le
pratiche per l’adozione … Dovete solo firmarle e consegnare il dossier a Flora …
Credo che Harry non avrà problemi per questo” – e sorrise, ossigenandosi.
Louis gli si appese
al collo, poi volle a sé anche Harry e Petra, pazzo di felicità assoluta.
Vas si fermò al
semaforo.
Geffen stava
scrutando il tramonto, attraverso il finestrino del lato passeggero.
“E’ estate …” – disse
sommesso.
“Sì, un caldo
insopportabile Glam …”
“A me non dà noia …
Ho sempre freddo …” – replicò assorto ed immobile.
“Sì, capisco … Vuoi
che accenda il riscaldamento?”
“No …” – sorrise esausto,
bevendo una bibita energetica.
“Passiamo a prendere
Lula?”
“No … Verrà con Kevin
e Tim domani … Accosta un attimo Vas, per favore”
“Certo, non ti senti
bene?”
“Non è per questo
amico mio … E’ da tanto che ci conosciamo, vero Vas?”
“Sì, parecchi e tutti
incredibili” – sorrise bonario.
“Lo riconosco … Ti
sarò per sempre grato per quanto hai fatto per noi Vas … Ed avresti la mia
solida e cospicua riconoscenza, se portassi a termine un’ultima missione”
“Quale, scusa?”
“Non ho ancora deciso
i dettagli, i tempi ad essere sincero … L’obiettivo, in compenso, è a senso
unico”
“Sembra interessante,
di che si tratta?”
Geffen lo guardò,
finalmente.
“Potrei non essere
così coriaceo e resistente, come tutti pensano: si sbagliano di grosso ed io
conosco i miei limiti, sai?”
Vas si adombrò – “Non
ci vuole un genio per capire dove vuoi andare a parare Glam e la mia risposta è
no!” – ribatté risoluto.
“Tu avresti fatto un
lavoro pulito, sei un soldato, non deludermi, in fondo ti sto chiedendo un
aiuto e potrei pure supplicarti”
“Non servirebbe Glam:
io non sono un assassino”
“E non lo saresti,
cazzo!”
“Chiedilo a Scott, l’eutanasia
è praticata da molti medici!” – protestò vivido.
“Già fatto e lui si è
rifiutato!”
“Perché ti vuole
bene, come me, come tutti noi, come i tuoi figli, non potremmo mai e dico MAI
farti questo Glam! Discorso chiuso.”
Ripartirono.
Geffen si ammutolì
sino a destinazione.
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