Capitolo n. 258 – zen
Il volo del
colonnello venne annullato e posticipato al mattino seguente.
Tomlinson avvisò
Louis con una telefonata, carica di affetto e dispiacere per la sua situazione
con Harry.
E non senza una
sorpresa.
“Sei in Florida, papà?”
– chiese stupito il figlio minore.
“Sì tesoro, sono
cambiate molte cose, ho chiesto il prepensionamento e mi sono ritirato qui, con
Victor, lo ricordi? Il padre di Amanda e Costance …”
“Le sorelle Burton?”
“Sì, proprio loro …
Sono tutti a Miami, hanno un bel locale sulla spiaggia ed ho pensato di entrare
in società con il mio vecchio compare di scorribande in moto …” – rivelò
sereno.
“Cavoli, che
cambiamento … Ok, mi racconterai tutto quando arrivi domani, l’hai già detto a
Brent?”
“Lo chiamo adesso, ma
ho avvisato del ritardo con un sms, ormai sono iper tecnologico, sai tesoro?” –
e gli si mozzò il fiato.
“Mi manchi papà …”
“Ti sto abbracciando
Boo e ti sono vicino per quanto accaduto, anche se dobbiamo parlarne con calma,
ok?”
Era bello sentirsi
chiamare in quel modo da Brent senior.
“L’hai detto a mamma,
di Harry e di me …?”
“No, non sapevo come
avresti reagito Lou: non voglio più deluderti, mi dirai tu cosa fare” – e
sorrise.
“Lo facciamo insieme,
magari …”
“Certo … Vado a
nanna, tu saluta tutti e ringrazia Glam per l’ospitalità: lo farò poi di
presenza anch’io, buonanotte cucciolo”
“Notte papà” –
replicò emozionato, poi riattaccò, non senza un bel respiro.
Geffen stava
transitando in fondo al corridoio, per ritirarsi nella sua camera.
Si coricò, dopo avere
controllato velocemente la posta elettronica sul tablet ed avere telefonato a
Kevin, ormai rientrato a Los Angeles dal pomeriggio, con Tim, ma senza Lula.
Soldino era rimasto
alla villa sull’oceano.
Un’auto parcheggiò
oltre i cancelli ed il cellulare di Glam si illuminò.
Era Jared.
“Scusa per l’ora
Glam, ma ci hanno trattenuti oltre il previsto in ospedale”
“Ciao Jay, non
preoccuparti, ho detto a Daniel e Pana di pensare ai ragazzi, io sono già sotto
coperta” – sorrise.
“D’accordo, ma
possiamo fermarci anche Colin ed io? O siamo di troppo?”
“No, che dici? Fate
come se foste casa vostra, anzi, è casa tua, ogni tanto lo dimentico anch’io”
“Già … Ci si vede a
colazione, con gli altri”
“Sì, ci sono anche Jude
e Rob, oltre a Dave e Kurt”
“Cavoli, l’hotel è al
completo Glam …”
“Vorrai dire il
lazzaretto” – rise – “… sogni d’oro”
Brent chiuse la
telefonata sbuffando.
“Incredibile, papà
che pulisce tavoli e serve birre, con patatine e tacos”
“Non sei contento? Ha
seguito le tue orme” – disse distratto Laurie, riponendo il libro, che stava
leggendo con tanto di occhialini calati sul naso, molto da professore.
“Insomma …” – e si
accucciolò accanto a lui, facendogli dispetti a raffica.
Brendan lo lasciò
fare per un po’, infine lo atterrò sotto di sé, infilandosi tra le sue gambe,
baciandolo intenso, dopo avergli sollevato i polsi oltre la testa spettinata.
Ad occhi aperti, a
luce accesa.
Era meraviglioso
appartenersi così, Brent lo pensò anche in quell’istante.
“Voglio sposarti
ragazzino” – gli parlò sulle labbra, leccandole poi dispettoso.
Brent arrossì.
“Dovremmo rimandare
di un po’, non credi? Dopo quello che è successo a Boo”
L’analista tornò in
posizione supina, accogliendo Brent sotto l’ala sinistra.
I cristalli di
Tomlinson jr stavano aspettando una replica.
“Sinceramente
comprendo che vederci felici e raggianti sull’altare possa ferire Louis, anche perché
gli chiederesti di farci da testimone o sbaglio?” – chiese pacato.
“No, non sbagli
affatto … Ricambierei la cortesia insomma …”
“Non dobbiamo vivere
o scegliere in funzione dei problemi altrui, comunque, a me non sta bene questa
cosa Brent” – proseguì serio, puntando il soffitto.
“Ti ho deluso,
Brendan?”
“No, anzi, apprezzo
la tua sensibilità, ma lo ripeto, il nostro amore non offende gli altri, non
dev’essere di troppo, sarebbe puerile da parte di Louis prendersela a male,
però lui non lo farà perché è troppo in gamba ed è in ripresa”
L’ex capitano si sollevò
sui gomiti, a pancia in giù.
“Gli hai parlato?”
“Certo, anche via
e-mail, mi chiedeva un consiglio” – rivelò.
“Su cosa,
esattamente?”
Laurie lo scrutò, poi
glielo disse.
“Vuole chiedere il
divorzio ad Harry …”
Geffen si era
assopito.
Il fruscio delle
lenzuola lo fece pensare a Lula, ma sbagliava.
Boo si era rannicchiato
accanto a lui, abbarbicandosi al cuscino.
“Louis …?!” – mormorò
il legale.
“Posso rimanere qui?”
“Certo … Non stai
bene?”
“No … cioè sì, ma mi
sento solo … E poi ho parlato con Daniel, ti assisto io stanotte, se me lo
permetterai Glam, ovvio …” – e sorrise a metà.
“Ok, però non è il
massimo … Ti ha spiegato che”
“Sì, tranquillo, sono
armato e pronto” – ed indicò l’armadietto, dove un pappagallo era stato riposto
in una bacinella rettangolare, coperta da un telo sterile.
I farmaci producevano
una minzione eccessiva in Geffen, che non sempre riusciva ad alzarsi per
andarsene in bagno.
Daniel illustrò a
Louis il da farsi.
Ovvero fare l’alba
quasi in bianco.
“Mi sentirei utile …
un minimo, ecco”
“Come vuoi … Io ti
ringrazio, a me fa piacere averti qui, però sono davvero in ansia per te”
“Me la caverò …”
“Hai sonno?”
“Non proprio … Penso
sempre ad Harry … Domani arriva papà e cosa gli dico? Che fallimento, forse in
cuore suo penserà ancora una volta che sono io quello sbagliato” – confessò deluso.
“Non pensarci
nemmeno: tuo padre ti adora, io lo so con certezza” – bissò deciso.
“Sarà … Comunque devo
ricominciare da capo Glam”
“Con Vincent?” –
sorrise.
“Forse … Ho preferito
Haz a lui e guarda come sono andate le cose”
“Non usare Lux come
un ripiego”
“Non lo farei mai!”
“So che lo ami Louis,
ma fossi in te, rimarrei da solo per un po’, sapendo che puoi contare su molti
amici”
“Vincent merita una
possibilità”
“Ed Harry no? C’è una
donna che aspetta un bimbo da lui, nessuno quanto me sa come ci si sente ad
avere combinato certi casini, te lo assicuro, però tu lo ami” – rise bonario,
anche per stemperare la tensione che avvertiva nel corpo di Louis.
Il giovane aveva
indossato un pigiama in seta blu, preso dal cassettone in quella che fu la
camera di Jared; pantaloni alla pescatora e casacca, scollo a V e maniche
corte.
Gli stava d’incanto.
“Siete molto simili,
tu ed Harry …” – replicò flebile.
“Così offendi Styles”
– e gli fece l’occhiolino.
“Ma figurati … Tu sei
un uomo straordinario e non lo dico perché sei malato”
“Io sono io, non
resta molto di me, però voglio sanare le ferite, recuperare, prima di
andarmene, sai …?” – ribatté assorto e malinconico.
Boo si commosse; gli
capitava di continuo.
Geffen lo strinse – “Non
agitarti … Non credere che sarà sempre così Louis, i temporali passano presto o
tardi”
“Questo è molto
peggio Glam … Tutto mi appare come uno spreco … E nessuno sarà felice, né io,
tanto meno Sylvie e credo neppure Harry … Forse lo spero, con egoismo, con
cattiveria …” – e si tamponò gli zigomi con i palmi tremanti.
“Tutto andrà a posto
quando vedrai il sorriso di quel bambino … E’ un potere innato, una forza della
natura, che rimette ogni cosa in discussione …”
Louis lo guardò.
“Tu parli così perché
hai Lula … E soldino è così speciale …”
“Sì, lo è …”
“Lui non ti
permetterà di andare via Glam … Io me lo sento …”
Geffen chiuse le
palpebre – “E’ stato un dolore così grande …”
“Scoprire la tua
malattia?”
L’uomo inspirò,
riaprendo gli occhi – “Sì … Ma adesso dormi …” – e spense le luci.
BRENDAN AND BRENT
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