lunedì 10 marzo 2014

ZEN - CAPITOLO N. 258

Capitolo n. 258 – zen



Il volo del colonnello venne annullato e posticipato al mattino seguente.
Tomlinson avvisò Louis con una telefonata, carica di affetto e dispiacere per la sua situazione con Harry.
E non senza una sorpresa.

“Sei in Florida, papà?” – chiese stupito il figlio minore.

“Sì tesoro, sono cambiate molte cose, ho chiesto il prepensionamento e mi sono ritirato qui, con Victor, lo ricordi? Il padre di Amanda e Costance …”

“Le sorelle Burton?”

“Sì, proprio loro … Sono tutti a Miami, hanno un bel locale sulla spiaggia ed ho pensato di entrare in società con il mio vecchio compare di scorribande in moto …” – rivelò sereno.

“Cavoli, che cambiamento … Ok, mi racconterai tutto quando arrivi domani, l’hai già detto a Brent?”

“Lo chiamo adesso, ma ho avvisato del ritardo con un sms, ormai sono iper tecnologico, sai tesoro?” – e gli si mozzò il fiato.

“Mi manchi papà …”
“Ti sto abbracciando Boo e ti sono vicino per quanto accaduto, anche se dobbiamo parlarne con calma, ok?”

Era bello sentirsi chiamare in quel modo da Brent senior.

“L’hai detto a mamma, di Harry e di me …?”

“No, non sapevo come avresti reagito Lou: non voglio più deluderti, mi dirai tu cosa fare” – e sorrise.

“Lo facciamo insieme, magari …”

“Certo … Vado a nanna, tu saluta tutti e ringrazia Glam per l’ospitalità: lo farò poi di presenza anch’io, buonanotte cucciolo”

“Notte papà” – replicò emozionato, poi riattaccò, non senza un bel respiro.


Geffen stava transitando in fondo al corridoio, per ritirarsi nella sua camera.
Si coricò, dopo avere controllato velocemente la posta elettronica sul tablet ed avere telefonato a Kevin, ormai rientrato a Los Angeles dal pomeriggio, con Tim, ma senza Lula.
Soldino era rimasto alla villa sull’oceano.

Un’auto parcheggiò oltre i cancelli ed il cellulare di Glam si illuminò.
Era Jared.


“Scusa per l’ora Glam, ma ci hanno trattenuti oltre il previsto in ospedale”

“Ciao Jay, non preoccuparti, ho detto a Daniel e Pana di pensare ai ragazzi, io sono già sotto coperta” – sorrise.

“D’accordo, ma possiamo fermarci anche Colin ed io? O siamo di troppo?”

“No, che dici? Fate come se foste casa vostra, anzi, è casa tua, ogni tanto lo dimentico anch’io”

“Già … Ci si vede a colazione, con gli altri”

“Sì, ci sono anche Jude e Rob, oltre a Dave e Kurt”

“Cavoli, l’hotel è al completo Glam …”

“Vorrai dire il lazzaretto” – rise – “… sogni d’oro”



Brent chiuse la telefonata sbuffando.

“Incredibile, papà che pulisce tavoli e serve birre, con patatine e tacos”

“Non sei contento? Ha seguito le tue orme” – disse distratto Laurie, riponendo il libro, che stava leggendo con tanto di occhialini calati sul naso, molto da professore.

“Insomma …” – e si accucciolò accanto a lui, facendogli dispetti a raffica.

Brendan lo lasciò fare per un po’, infine lo atterrò sotto di sé, infilandosi tra le sue gambe, baciandolo intenso, dopo avergli sollevato i polsi oltre la testa spettinata.

Ad occhi aperti, a luce accesa.
Era meraviglioso appartenersi così, Brent lo pensò anche in quell’istante.

“Voglio sposarti ragazzino” – gli parlò sulle labbra, leccandole poi dispettoso.

Brent arrossì.

“Dovremmo rimandare di un po’, non credi? Dopo quello che è successo a Boo”

L’analista tornò in posizione supina, accogliendo Brent sotto l’ala sinistra.

I cristalli di Tomlinson jr stavano aspettando una replica.

“Sinceramente comprendo che vederci felici e raggianti sull’altare possa ferire Louis, anche perché gli chiederesti di farci da testimone o sbaglio?” – chiese pacato.

“No, non sbagli affatto … Ricambierei la cortesia insomma …”

“Non dobbiamo vivere o scegliere in funzione dei problemi altrui, comunque, a me non sta bene questa cosa Brent” – proseguì serio, puntando il soffitto.

“Ti ho deluso, Brendan?”

“No, anzi, apprezzo la tua sensibilità, ma lo ripeto, il nostro amore non offende gli altri, non dev’essere di troppo, sarebbe puerile da parte di Louis prendersela a male, però lui non lo farà perché è troppo in gamba ed è in ripresa”

L’ex capitano si sollevò sui gomiti, a pancia in giù.

“Gli hai parlato?”

“Certo, anche via e-mail, mi chiedeva un consiglio” – rivelò.

“Su cosa, esattamente?”

Laurie lo scrutò, poi glielo disse.

“Vuole chiedere il divorzio ad Harry …”



Geffen si era assopito.
Il fruscio delle lenzuola lo fece pensare a Lula, ma sbagliava.

Boo si era rannicchiato accanto a lui, abbarbicandosi al cuscino.

“Louis …?!” – mormorò il legale.

“Posso rimanere qui?”

“Certo … Non stai bene?”

“No … cioè sì, ma mi sento solo … E poi ho parlato con Daniel, ti assisto io stanotte, se me lo permetterai Glam, ovvio …” – e sorrise a metà.

“Ok, però non è il massimo … Ti ha spiegato che”

“Sì, tranquillo, sono armato e pronto” – ed indicò l’armadietto, dove un pappagallo era stato riposto in una bacinella rettangolare, coperta da un telo sterile.

I farmaci producevano una minzione eccessiva in Geffen, che non sempre riusciva ad alzarsi per andarsene in bagno.

Daniel illustrò a Louis il da farsi.

Ovvero fare l’alba quasi in bianco.

“Mi sentirei utile … un minimo, ecco”

“Come vuoi … Io ti ringrazio, a me fa piacere averti qui, però sono davvero in ansia per te”
“Me la caverò …”

“Hai sonno?”
“Non proprio … Penso sempre ad Harry … Domani arriva papà e cosa gli dico? Che fallimento, forse in cuore suo penserà ancora una volta che sono io quello sbagliato” – confessò deluso.

“Non pensarci nemmeno: tuo padre ti adora, io lo so con certezza” – bissò deciso.

“Sarà … Comunque devo ricominciare da capo Glam”

“Con Vincent?” – sorrise.

“Forse … Ho preferito Haz a lui e guarda come sono andate le cose”

“Non usare Lux come un ripiego”

“Non lo farei mai!”

“So che lo ami Louis, ma fossi in te, rimarrei da solo per un po’, sapendo che puoi contare su molti amici”

“Vincent merita una possibilità”

“Ed Harry no? C’è una donna che aspetta un bimbo da lui, nessuno quanto me sa come ci si sente ad avere combinato certi casini, te lo assicuro, però tu lo ami” – rise bonario, anche per stemperare la tensione che avvertiva nel corpo di Louis.

Il giovane aveva indossato un pigiama in seta blu, preso dal cassettone in quella che fu la camera di Jared; pantaloni alla pescatora e casacca, scollo a V e maniche corte.

Gli stava d’incanto.

“Siete molto simili, tu ed Harry …” – replicò flebile.

“Così offendi Styles” – e gli fece l’occhiolino.

“Ma figurati … Tu sei un uomo straordinario e non lo dico perché sei malato”

“Io sono io, non resta molto di me, però voglio sanare le ferite, recuperare, prima di andarmene, sai …?” – ribatté assorto e malinconico.

Boo si commosse; gli capitava di continuo.

Geffen lo strinse – “Non agitarti … Non credere che sarà sempre così Louis, i temporali passano presto o tardi”

“Questo è molto peggio Glam … Tutto mi appare come uno spreco … E nessuno sarà felice, né io, tanto meno Sylvie e credo neppure Harry … Forse lo spero, con egoismo, con cattiveria …” – e si tamponò gli zigomi con i palmi tremanti.

“Tutto andrà a posto quando vedrai il sorriso di quel bambino … E’ un potere innato, una forza della natura, che rimette ogni cosa in discussione …”

Louis lo guardò.

“Tu parli così perché hai Lula … E soldino è così speciale …”

“Sì, lo è …”

“Lui non ti permetterà di andare via Glam … Io me lo sento …”

Geffen chiuse le palpebre – “E’ stato un dolore così grande …”

“Scoprire la tua malattia?”

L’uomo inspirò, riaprendo gli occhi – “Sì … Ma adesso dormi …” – e spense le luci.




 BRENDAN AND BRENT


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