giovedì 27 giugno 2013

ZEN .- CAPITOLO N. 139

Capitolo n. 139  -  zen


Il letto a baldacchino era immerso nella penombra della suite.
I loro corpi, al centro, in ginocchio ed abbracciati.
Quello di Ivo, avvolgeva la figura di Tim, che ne sembrava assorbita, nonostante il loro fisico fosse piuttosto simile ed ugualmente madido, dopo il secondo amplesso.
Si stavano contemplando e divorando a vicenda, intensamente.
Sembrava tutto perfetto.

Gli zampilli della doccia schizzavano sulle mattonelle chiare; Tim disse qualcosa, Ivo ne rise, raggiungendolo, già vestito, per sollecitarlo.
“Dai muoviti lumaca! Voglio andare a bere qualcosa nel bistrot che abbiamo visto dal taxi” – esclamò allegro, tornando nel salottino.
“Ok arrivo!”

Il giovane indossò un telo intorno ai fianchi, ma fu stoppato sulla soglia, da un bacio irruente, ma all’apparenza carico di gioia, da parte del professore, che arpionò i suoi zigomi asciutti, per poi fissarlo – “Dio quanto ti amo Tim” – disse rapito dai suoi opali.
“Anch’io sai …?” – mormorò, quasi intimorito.
“Ti ho preso un regalo: una giacca di pelle come la mia, ti piace?”
“Wow, grazie, la indosso subito, fa un po’ fresco là fuori” – replicò ammirandola.
“Ok … Sì, è perfetta” – mormorò, facendogliela mettere.
“Bene, mi vesto, così andiamo …” – concluse sbrigativo, dirigendosi ad un divanetto per recuperare jeans e maglietta.
La finestra era aperta sulla piazza, dove brulicavano decine di turisti.
Tim la conosceva già, ci era stato anche insieme a Kevin: avevano preso dello zucchero filato da un venditore ambulante, che aveva sorriso loro, dicendo che erano una gran bella coppia.
Per qualche secondo Tim rimase come incantato al davanzale.

“Ehi che succede?” – domandò curioso l’insegnante, azzerando la distanza ed affiancandolo.
“Niente … amo questo posto”
“Davvero?”
Tim arrossì, senza guardarlo; poi si avvicinò per dargli un bacio leggero nel collo, ma Ivo gli assestò un pugno od una gomitata, non fu ben chiaro all’ex di Kevin, che si ritrovò riverso sul tappeto, con l’altro addosso.
Urlò, dopo una serie di schiaffi, riuscendo a mala pena a parare altri colpi ed al fine a liberarsi di lui, fuori di sé.

Ivo si rannicchiò, sedendosi, quasi dondolando, lo sguardo allucinato dalla gelosia.
Tim pianse, ma, nonostante tutto, gli sfiorò la schiena, come a volerlo consolare.
Ivo, in compenso, si scostò da lui, inveendo a mezza voce, per poi andarsi a chiudere in bagno.


Parigi gli faceva sempre quell’effetto.
Jared rivedeva gli stessi luoghi, per l’ennesima volta, dove aveva vissuto parti della propria esistenza significative ed indimenticabili.
Sia con Farrell che con Geffen, che rimaneva assorto, seduto a fianco dell’autista, a bordo della navetta, noleggiata da Rossi per dirigersi all’hotel.

Leto quasi lo spiava, abbarbicato al busto di Colin.
“Sei stanco amore?” – chiese con tenerezza l’irlandese, accarezzandogli i capelli lunghi.
“Un po’ confuso … cosa ci facciamo qui?” – replicò preoccupato.
“Aiutiamo un membro della nostra famiglia … un po’ pazza” – e sorrise in direzione di Spencer, piazzato con Derek davanti a loro.
Seguivano verso il lato guida Louis ed Harry, poi Scott, Jimmy, Robert, Jude, Rossi e Kevin.
Jared pensò che mancava il resto della squadra di Quantico: un mini esercito di persone, pronte a mettere sul rogo Ivo Steadman.

Law rimaneva il più dubbioso.
Robert aveva definito il suo pensiero quasi romantico, nei riguardi di quel professore dallo sguardo destabilizzante.
Lui non guardava, lui tagliava il proprio interlocutore: così l’aveva definito l’americano, nel discorrere a proposito di quanto stava accadendo.
Con ciò quell’impronta parziale pesava quanto un macigno sulle sorti di Ivo, come non mai.

Harry aveva le mani gelide.
Louis gliele baciò, sussurrando – “Siamo quasi arrivati piccolo …”
“Ci pensi mai?”
“A cosa?”
“A quello che poteva farti Lou” – e deglutì a vuoto, per stringerlo forte un secondo dopo.
“Ecco io non credevo fosse così pericoloso … Un caratteraccio, ma nulla più” – disse quasi soffocato, ma con il desiderio di non muoversi più da lì.
Rossi sorrise.
“Spesso questo tipo di individui sa nascondere alla perfezione la propria indole … In compenso hanno buoni atteggiamenti, al contrario Ivo è sempre stato scostante a quanto pare” – osservò perplesso.
“In effetti era intrattabile, poi c’erano dei picchi di … non so spiegarmi … Come arrendevolezza … Forse il disperato bisogno di essere amato e quindi, consapevole di essere irritante, si sforzava di apparire migliore” – rimarcò Louis.
“La casistica è piuttosto variegata e prodiga di esempi, però quasi interamente orientati sul profilo delineato da David ovvero un atteggiamento mite, che invece cela un autentico mostro” – si inserì Reid.
Derek scrollò il capo rasato – “Questa è una belva, sadica, spietata: vi evito i dettagli dei vari casi”

“Non è buono …?”
Ivo lo chiese mesto.
L’affogato al caffè, scelto da Tim,  non riusciva a scendere oltre la metà da più di dieci, gelidi, minuti.
“No è che … ho lo stomaco chiuso” – si giustificò, incapace di sopportare la sua vista, sebbene fosse mortificato.
“Ok …” – prese un lungo respiro – “E’ … E’ stato un giorno magnifico poi abbiamo avuto un diverbio, tu pensavi a Kevin e” – disse concitato.
“No, no aspetta! A me piace questa città, non puoi accusarmi a prescindere di essere perso nel ricordo di lui, quando invece poteva essere benissimo il contrario!” – sibilò aspro.
“Tim ascolta”
“No, ascoltami tu, cazzo! Ciò che ho fatto con lui o con chiunque non lo posso cancellare e può darsi, SOTTOLINEO PUO’ DARSI, che abbia una malinconia, un frammento vagante nel mio cuore, anche dei tizi peggiori abbia frequentato, insomma è la mia vita prima, durante e dopo di te, Ivo!” – protestò fissandolo greve.
“Sì … Hai ragione. Ti chiedo perdono, non accadrà più.”

Una frase incolore, come la sua compostezza.


 Nota dell’autrice: la parte iniziale è liberamente ispirata ad alcune sequenze del film No nigh is too long, dove i protagonisti sono appunto gli attori Lee Williams (Tim) e Marc Warren (Ivo Steadman)






Due sequenze del film No night is too long XD

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