Capitolo n. 128 - zen
“Cosa diavolo vuole
quello da te?”
Jude lo disse
assorto, seguendo con lo sguardo Laurie, mentre scendeva verso il living, alla
ricerca di Jim, ormai in piscina con Kevin ed il resto dei presenti alla villa
di Geffen.
A propria volta
l’avvocato se n’era tornato alla balaustra, per osservare l’oceano.
“Robert come si
sente?”
“Meglio, grazie” –
Law sorrise, riavvicinandosi a lui, che preferì non guardarlo.
C’era qualcosa nelle
iridi dell’inglese che lo turbava profondamente.
Sembrava un
rimescolio di sensi di colpa ed interrogativi irrisolti e che Glam non voleva
neppure affrontare, a proposito degli ultimi mesi.
“Siamo stati uno
strano trio” – esordì improvviso, ma Jude si stava frugando nelle tasche, per
poi porgerne il contenuto a Geffen.
“Questa è per te …
L’ha scritta Rob e c’è anche un disegno di Camilla” – spiegò impacciato.
Era davvero dimagrito
troppo.
Sembrava essere
tornato alla figura longilinea dei tempi di Bosie, in Wilde, quando aveva
venticinque anni appena.
“Tesoro dovresti …”
Per Geffen era
naturale preoccuparsi del peso dei suoi interlocutori, perché a rotazione prima
Jared, poi Kevin, Robert ed ora Jude, sembravano essersi prosciugati, seppure
immersi in un mare di dolorose esperienze distruttive.
Tra esse, il mancato
futuro da costruire insieme all’uomo, che rimaneva solo da sempre, seppure
nessuno di loro smettesse di adorarlo.
Certo questo
particolare non riguardava Law.
“Cosa Glam …?”
“Vorrei vedervi
felici … ed in salute”
“Abbiamo bisogno di
te … E’ penoso doverti disturbare … Sono patetico”
“No, affatto, ho
preso la mia decisione, ma non è semplice … Penso di continuo a Robert, a come
… Ok, è un discorso chiuso e, semmai, non dovrei affrontarlo con te, è assurdo,
siamo un caso clinico, come dice Hugh” – si sforzò di ridere, ma Law scrollò la
testa sempre più stempiata, ma nell’insieme il suo aspetto era ringiovanito, ma
sofferto al tempo stesso, in una mescolanza di espressioni, che non
raccontavano la verità sino in fondo.
Quel mattino aveva
fatto l’amore con Robert, percependolo così dipendente da lui, da ogni suo
respiro, al punto di spaventarsi.
Le forze lo stavano
abbandonando ed il suo organismo sembrava risucchiato dal cancro, che Downey
aveva guarito, con effetti collaterali pesanti.
Il fardello di quella
responsabilità, di non deluderlo, restava invischiata nell’onnipresente terrore
di perderlo: nonostante le rassicurazioni dei medici, Jude si sentiva implodere
lo stomaco, se trovava Robert addormentato in orari inconsueti, temendo fosse
morto.
Era la pura e
semplice realtà: la condivise insieme a Glam, senza poterne fare a meno, suo
malgrado.
“Non riesco a
smettere Glam … Tu stai male, ti deprimi ed io minaccio la pace, che sembri
riacquisire quando ci sono Lula, Kevin e Tim … Si prendono cura di te?” –
domandò triste.
L’uomo prese fiato,
ormai in ansia – “Jude devi fare qualcosa … Ti accompagno alla Foster, parlo
con Rob e”
“No! No … devo
rimanere con la mia famiglia … anche se sono così stanco …” – e si accasciò sul
pavimento, come una foglia appassita nel vento.
“E’ solo un po’
disidratato”
Mason tranquillizzò
tutti, soprattutto Downey, accompagnato da Colin e Jared a Palm Springs, dopo
avere lasciato Camilla a Pam.
“Posso andare da
lui?” – chiese angosciato l’americano.
“Certo Robert” –
acconsentì Jim, con la sua innata dolcezza.
Hugh li scrutava,
come se fossero una quadro vivente: suo marito, gli attori, il cantante, il
musicista, il ragazzo di strada ripulito a nuovo, i due armadi sovietici, ma,
soprattutto, Glam Geffen, stretto a Lula, incollato al suo petto spazioso.
L’analista gli fece
un cenno, ma soldino bisbigliò qualcosa al padre, che non diede retta a Laurie,
irritandolo; se ne andò così in veranda, seguito da Jim.
“Ehi doc” – lo
rincorse ridendo.
“Dei del cielo
fermatemi!” – sbottò lui, il bastone al cielo.
Poi si voltò di
scatto, scontrandosi con la bocca caldissima di Mason, che non esitò a
stritolarlo tra le sue ali, di un bel colorito dorato.
“Vuoi rilassarti e
lasciarli perdere?” – gli sussurrò l’oncologo, quasi cullandolo.
Laurie grugnì.
Jim sorrise
incantevole.
Robert si rannicchiò
in posizione fetale, assorbendo il sembiante di Jude, della sua stessa forma,
dentro e fuori.
Gli baciò la nuca,
intrecciando le loro dita.
“Amore …” – il biondo
arrise, senza aprire le palpebre.
“Sono qui Judsie”
“Non piangere”
“E tu non lasciarmi”
“E non dire cazzate”
– mormorò roco.
Downey boccheggiò –
“Se … se ti dicessi che sei terribilmente sexy, anche in queste condizioni,
penseresti che io sia pazzo, Jude?”
Law roteò piano, insinuandosi
con le labbra nell’incavo del suo collo
“Approfittane allora”
“Approfittarmi di
te?” – scherzò piano, accogliendolo più saldamente, guardando poi il cerotto
messogli da Jim nel punto dov’era stata inserita la flebo.
Mason non dimenticava
mai l’attrezzatura di base, per i suoi pazienti a domicilio, che non volevano
fare le chemio in ospedale.
Per Law fu una
fortuna: si sentì rinvigorito da subito, grazie a quella dose di sali minerali
e vitamine.
“Ti fa male Jude …?”
– domandò mesto, sfiorando quel rettangolo traforato nella tonalità rosa tenue.
“Voglio fare l’amore
…”
“Sei debole …”
“No” – protestò
infantile.
“Chiudo la porta”
“Non ci disturberà
nessuno Rob” – respirò rovente sotto il suo mento, per poi risalire a baciarne
gli zigomi ed assaporarne il gusto buono di menta di quella gomma, che Downey
masticava in continuazione, ma non adesso.
Adesso il tempo si
fermava per loro, com’era accaduto spesso, quando non esistevano problemi,
amori trasversali, un attimo prima di essere scelti da Camilla oppure quello
immediatamente dopo, quando realizzarono di avere saldato definitivamente la
loro unione, adottandola.
Era una sfida; ci
erano abituati.
Jared accarezzò le
guance arrossate di Colin.
“Che c’è?” – domandò
flebile, ma sereno.
“Nulla Jay … Pensavo”
“A Jude? Lui starà
bene, vedrai” – ed appoggiò la fronte a quella di Farrell, che chiuse gli
occhi, come Leto.
Si erano isolati tra
gli scogli della caletta.
Il pranzo era quasi
pronto; ci avevano pensato Kevin, Vass e Peter.
Tim costruiva un
castello di sabbia, poco distante dai due artisti, che a quel punto osservarono
il giovane e Lula: sembrava venerarlo.
“Gli piace, a
soldino, il suo nuovo papà” – disse con un sorriso il leader dei Mars.
“Sì Jay … Ti dà noia
…?” – ribatté timido.
Jared lo fissò –
“Perché dovrebbe …? Lula è un po’ anche nostro Cole”
“Nostro …?”
“Sì, tuo e mio, ama
Violet, la nostra … Violet” – e la sua memoria volò candida a quei giorni
meravigliosi nell’attesa di lei, seguiti da altri privi di gioia, dove Rebecca
diede loro sollievo, per poi ricevere anche il dono di Violet stessa, grazie ad
un destino incredibile.
Già, il destino … di
Jared e Colin.
“Lula appartiene a
Glam, non sarà mai davvero di altri, è il suo angelo custode, lo ripete
sovente” – precisò Colin e Jared confermò quell’evidenza.
“L’ha salvato in
parecchie occasioni”
“Sì anche da noi”
“E lui ci ha
perdonati”
“Persino Jude lo
difende e si è appoggiato a Geffen, inverosimile non trovi?” – constatò pacato.
“Forse è una magia di
Lula”
Si abbracciarono,
dirigendosi sulla battigia, dove camminarono allacciati, allontanandosi dalla
vista di chiunque.
Robert si fermò,
permettendo a Jude di abituarsi a lui.
“Vuoi … accettarmi,
nonostante” – gemette il moro, scendendo ulteriormente, in quel canale stretto
e voluttuoso.
“Co cosa Rob?” –
balbettò Law, aggrappandosi al suo busto con braccia e gambe, perché ormai
erano un’unica persona, come in ogni loro amplesso.
Downey spinse un
minimo, sentendolo rilassarsi
Jude, ebbe un
sussulto, poi si schiuse senza più esitazioni.
Robert, iniziò a
cadenzare un ritmo lussurioso e torbido, anche negli sguardi liquidi, che
rimescolava a quelli del marito, che reclinava il capo, lo spiava, poi ricadeva
di lato, cercando ossigeno, mentre si leccava le labbra, aperte e bollenti,
come le sue gambe all’amore di lui, generoso nello spargere baci sulle tempie
del suo eterno amante.
Quando iniziò a
sciogliersi in Jude, i battiti di Downey precipitarono, come il suo seme, fino
a fondersi, con l’essenza del compagno.
A propria volta, egli
ritmava il proprio bacino, ormai esile come quello di Robert, aiutando e
favorendo questi in un orgasmo lacerante.
“E’ così … Mio Dio
Jude … così … amore, amore ti amo tanto”
Le sue falangi ed
ogni centimetro di sé, si saldarono al sudore ed alle lacrime di Law, in piena
estasi.
Era terribilmente
bello ricominciare quell’avventura.
Ogni dannatissima
volta.
Nessun commento:
Posta un commento