lunedì 10 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 128

 Capitolo n. 128  -  zen


“Cosa diavolo vuole quello da te?”
Jude lo disse assorto, seguendo con lo sguardo Laurie, mentre scendeva verso il living, alla ricerca di Jim, ormai in piscina con Kevin ed il resto dei presenti alla villa di Geffen.

A propria volta l’avvocato se n’era tornato alla balaustra, per osservare l’oceano.

“Robert come si sente?”
“Meglio, grazie” – Law sorrise, riavvicinandosi a lui, che preferì non guardarlo.
C’era qualcosa nelle iridi dell’inglese che lo turbava profondamente.
Sembrava un rimescolio di sensi di colpa ed interrogativi irrisolti e che Glam non voleva neppure affrontare, a proposito degli ultimi mesi.

“Siamo stati uno strano trio” – esordì improvviso, ma Jude si stava frugando nelle tasche, per poi porgerne il contenuto a Geffen.
“Questa è per te … L’ha scritta Rob e c’è anche un disegno di Camilla” – spiegò impacciato.
Era davvero dimagrito troppo.
Sembrava essere tornato alla figura longilinea dei tempi di Bosie, in Wilde, quando aveva venticinque anni appena.

“Tesoro dovresti …”
Per Geffen era naturale preoccuparsi del peso dei suoi interlocutori, perché a rotazione prima Jared, poi Kevin, Robert ed ora Jude, sembravano essersi prosciugati, seppure immersi in un mare di dolorose esperienze distruttive.
Tra esse, il mancato futuro da costruire insieme all’uomo, che rimaneva solo da sempre, seppure nessuno di loro smettesse di adorarlo.

Certo questo particolare non riguardava Law.

“Cosa Glam …?”
“Vorrei vedervi felici … ed in salute”
“Abbiamo bisogno di te … E’ penoso doverti disturbare … Sono patetico”
“No, affatto, ho preso la mia decisione, ma non è semplice … Penso di continuo a Robert, a come … Ok, è un discorso chiuso e, semmai, non dovrei affrontarlo con te, è assurdo, siamo un caso clinico, come dice Hugh” – si sforzò di ridere, ma Law scrollò la testa sempre più stempiata, ma nell’insieme il suo aspetto era ringiovanito, ma sofferto al tempo stesso, in una mescolanza di espressioni, che non raccontavano la verità sino in fondo.

Quel mattino aveva fatto l’amore con Robert, percependolo così dipendente da lui, da ogni suo respiro, al punto di spaventarsi.
Le forze lo stavano abbandonando ed il suo organismo sembrava risucchiato dal cancro, che Downey aveva guarito, con effetti collaterali pesanti.

Il fardello di quella responsabilità, di non deluderlo, restava invischiata nell’onnipresente terrore di perderlo: nonostante le rassicurazioni dei medici, Jude si sentiva implodere lo stomaco, se trovava Robert addormentato in orari inconsueti, temendo fosse morto.
Era la pura e semplice realtà: la condivise insieme a Glam, senza poterne fare a meno, suo malgrado.

“Non riesco a smettere Glam … Tu stai male, ti deprimi ed io minaccio la pace, che sembri riacquisire quando ci sono Lula, Kevin e Tim … Si prendono cura di te?” – domandò triste.
L’uomo prese fiato, ormai in ansia – “Jude devi fare qualcosa … Ti accompagno alla Foster, parlo con Rob e”
“No! No … devo rimanere con la mia famiglia … anche se sono così stanco …” – e si accasciò sul pavimento, come una foglia appassita nel vento.


“E’ solo un po’ disidratato”
Mason tranquillizzò tutti, soprattutto Downey, accompagnato da Colin e Jared a Palm Springs, dopo avere lasciato Camilla a Pam.
“Posso andare da lui?” – chiese angosciato l’americano.
“Certo Robert” – acconsentì Jim, con la sua innata dolcezza.

Hugh li scrutava, come se fossero una quadro vivente: suo marito, gli attori, il cantante, il musicista, il ragazzo di strada ripulito a nuovo, i due armadi sovietici, ma, soprattutto, Glam Geffen, stretto a Lula, incollato al suo petto spazioso.
L’analista gli fece un cenno, ma soldino bisbigliò qualcosa al padre, che non diede retta a Laurie, irritandolo; se ne andò così in veranda, seguito da Jim.

“Ehi doc” – lo rincorse ridendo.
“Dei del cielo fermatemi!” – sbottò lui, il bastone al cielo.
Poi si voltò di scatto, scontrandosi con la bocca caldissima di Mason, che non esitò a stritolarlo tra le sue ali, di un bel colorito dorato.
“Vuoi rilassarti e lasciarli perdere?” – gli sussurrò l’oncologo, quasi cullandolo.
Laurie grugnì.
Jim sorrise incantevole.


Robert si rannicchiò in posizione fetale, assorbendo il sembiante di Jude, della sua stessa forma, dentro e fuori.
Gli baciò la nuca, intrecciando le loro dita.
“Amore …” – il biondo arrise, senza aprire le palpebre.
“Sono qui Judsie”
“Non piangere”
“E tu non lasciarmi”
“E non dire cazzate” – mormorò roco.
Downey boccheggiò – “Se … se ti dicessi che sei terribilmente sexy, anche in queste condizioni, penseresti che io sia pazzo, Jude?”
Law roteò piano, insinuandosi con le labbra nell’incavo del suo collo  “Approfittane allora”
“Approfittarmi di te?” – scherzò piano, accogliendolo più saldamente, guardando poi il cerotto messogli da Jim nel punto dov’era stata inserita la flebo.

Mason non dimenticava mai l’attrezzatura di base, per i suoi pazienti a domicilio, che non volevano fare le chemio in ospedale.
Per Law fu una fortuna: si sentì rinvigorito da subito, grazie a quella dose di sali minerali e vitamine.

“Ti fa male Jude …?” – domandò mesto, sfiorando quel rettangolo traforato nella tonalità rosa tenue.
“Voglio fare l’amore …”
“Sei debole …”
“No” – protestò infantile.
“Chiudo la porta”
“Non ci disturberà nessuno Rob” – respirò rovente sotto il suo mento, per poi risalire a baciarne gli zigomi ed assaporarne il gusto buono di menta di quella gomma, che Downey masticava in continuazione, ma non adesso.
Adesso il tempo si fermava per loro, com’era accaduto spesso, quando non esistevano problemi, amori trasversali, un attimo prima di essere scelti da Camilla oppure quello immediatamente dopo, quando realizzarono di avere saldato definitivamente la loro unione, adottandola.

Era una sfida; ci erano abituati.


Jared accarezzò le guance arrossate di Colin.
“Che c’è?” – domandò flebile, ma sereno.
“Nulla Jay … Pensavo”
“A Jude? Lui starà bene, vedrai” – ed appoggiò la fronte a quella di Farrell, che chiuse gli occhi, come Leto.

Si erano isolati tra gli scogli della caletta.
Il pranzo era quasi pronto; ci avevano pensato Kevin, Vass e Peter.
Tim costruiva un castello di sabbia, poco distante dai due artisti, che a quel punto osservarono il giovane e Lula: sembrava venerarlo.

“Gli piace, a soldino, il suo nuovo papà” – disse con un sorriso il leader dei Mars.
“Sì Jay … Ti dà noia …?” – ribatté timido.
Jared lo fissò – “Perché dovrebbe …? Lula è un po’ anche nostro Cole”
“Nostro …?”
“Sì, tuo e mio, ama Violet, la nostra … Violet” – e la sua memoria volò candida a quei giorni meravigliosi nell’attesa di lei, seguiti da altri privi di gioia, dove Rebecca diede loro sollievo, per poi ricevere anche il dono di Violet stessa, grazie ad un destino incredibile.

Già, il destino … di Jared e Colin.

“Lula appartiene a Glam, non sarà mai davvero di altri, è il suo angelo custode, lo ripete sovente” – precisò Colin e Jared confermò quell’evidenza.
“L’ha salvato in parecchie occasioni”
“Sì anche da noi”
“E lui ci ha perdonati”
“Persino Jude lo difende e si è appoggiato a Geffen, inverosimile non trovi?” – constatò pacato.
“Forse è una magia di Lula”

Si abbracciarono, dirigendosi sulla battigia, dove camminarono allacciati, allontanandosi dalla vista di chiunque.


Robert si fermò, permettendo a Jude di abituarsi a lui.
“Vuoi … accettarmi, nonostante” – gemette il moro, scendendo ulteriormente, in quel canale stretto e voluttuoso.
“Co cosa Rob?” – balbettò Law, aggrappandosi al suo busto con braccia e gambe, perché ormai erano un’unica persona, come in ogni loro amplesso.

Downey spinse un minimo, sentendolo rilassarsi
Jude, ebbe un sussulto, poi si schiuse senza più esitazioni.
Robert, iniziò a cadenzare un ritmo lussurioso e torbido, anche negli sguardi liquidi, che rimescolava a quelli del marito, che reclinava il capo, lo spiava, poi ricadeva di lato, cercando ossigeno, mentre si leccava le labbra, aperte e bollenti, come le sue gambe all’amore di lui, generoso nello spargere baci sulle tempie del suo eterno amante.

Quando iniziò a sciogliersi in Jude, i battiti di Downey precipitarono, come il suo seme, fino a fondersi, con l’essenza del compagno.
A propria volta, egli ritmava il proprio bacino, ormai esile come quello di Robert, aiutando e favorendo questi in un orgasmo lacerante.

“E’ così … Mio Dio Jude … così … amore, amore ti amo tanto”

Le sue falangi ed ogni centimetro di sé, si saldarono al sudore ed alle lacrime di Law, in piena estasi.

Era terribilmente bello ricominciare quell’avventura.
Ogni dannatissima volta.





Nessun commento:

Posta un commento