giovedì 13 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 130

Capitolo n. 130  -  zen


“Scusami …”
“Robert?”
“Stavamo andando via … Jude ed io”
“Entra pure”
“Credevo stessi riposando Glam” – sorrise imbarazzato l’attore, restando immobile.
Ormai era sera ed aveva notato l’auto di Kevin andare via, dalla finestra, così come gli era parso evidente quanto fosse sconvolto l’ex di Geffen, con a fianco Tim, ugualmente triste.

“E’ … è successo qualcosa ai ragazzi?” – chiese timido, facendosi avanti.
“Chiudi la porta, non vorrei che Lula sentisse, anche se”
Downey sorrise – “Anche se soldino ha l’udito soprannaturale?”
“In un certo senso, ma non servirebbe, non dopo averli visti litigare in spiaggia, per le solite ragioni”
“Gelosia Glam?” – e si appoggiò alla parete, le mani incrociate dietro la schiena, un po’ incerto sulle gambe.
“Tesoro sei stanco?”
A Rob gli occhi brillarono, immediati.
“Ti preoccupi ancora … e sempre, ma non è giusto, non dopo le scelte che abbiamo fatto Glam, tu devi ricominciare, andare avanti”
“Lo sto facendo Rob” – replicò deciso, azzerando la distanza tra loro.

Downey perse un battito.

“Ti sei innamorato di un altro?” – chiese secco, sentendosi addosso tutto il dolore, che ne sarebbe derivato da una conferma da parte dell’avvocato.
Lo sguardo di Geffen, però, era troppo carico di dolcezza perché ciò accadesse.
Il trasporto che l’uomo nutriva verso di lui era evidente, non riusciva a farne a meno, a superare ciò che provava per Robert, come se fosse un istinto ingestibile, una verità assoluta, che non dava scampo.

Ad entrambi, peraltro.

“Per risponderti … per prima, sì Glam, sono a pezzi … Ho fatto l’amore con Jude, perché lui si sta perdendo … Mi sento un naufrago, con mio marito e siamo appesi ad una trave troppo esigua per salvarci … annaspiamo insomma”
“E l’isola è lontana, vero Robert? La salvezza improbabile” – disse calmo, in quella tipica rassegnazione, che scaturiva puntuale dai loro confronti, “dopo” che niente aveva funzionato.

Downey scivolò nel suo abbraccio.
Lo cercò, pregando che Geffen non glielo negasse.

Glam avrebbe dovuto mandarlo al diavolo, Robert se lo sarebbe meritato, era ciò che l’artista pensò, appena udì le pulsazioni del cuore dell’altro accelerare.

Le dita di lui, premere tra le sue scapole, dove i palmi aperti di Glam facevano una leggera pressione, via via più decisa ed intensa.
L’amore scalpitava nei loro addomi, reclamando un bacio, una carezza, anzi molto di più.
La ragione poteva essere persa in una frazione di secondo, per ritrovarsi sul letto di Geffen, con lui sopra, virtuoso ed inarrestabile, anche se mai si sarebbe permesso di violare ciò che in Robert continuava a percepire: un’innocenza pura, unica, di bambino cresciuto troppo in fretta, di adolescente problematico ed allo sbando, di giovane uomo alla ribalta senza freni, vittima di sé stesso e così abusato da persone senza scrupoli, pronte a  sfruttare le sue debolezze, i suoi vizi.
La spirale di violenza, in cui Downey era precipitato più e più volte, avrebbe ucciso chiunque, ma non lui: era stata fortuna oppure destino.
Anche innamorarsi di Jude Law; non senza pagarne un dazio spesso pesante.
Così incontrare Geffen e scoprire, dopo anni, che lui sarebbe stato quello giusto, se solo un mare di se, forse, però, non si fosse frapposto tra i due e la garanzia di una felicità meritata.

Si guardarono.

“Glam io …”
“Sì, lo so Robert, ma non serve a nulla. E’ tardi. Perdonami.”


“Solo essere amato, avere l’esclusiva, non un secondo posto, tanto meno il ritrovarmi invischiato in qualcosa di morboso, capisci Jimmy!?”

Tim lo aveva cercato in un bar, dopo un sms.
Era tardi, ma Kevin non ebbe il coraggio di impedirgli di uscire.
Il bassista rimase alla Joy’s House, vuota anche delle risa di Lula, che aveva preferito rimanere a Palm Springs.

“Cosa intendi per morboso?”
“Ma è solo una cazzata … Sì, insomma, una volta litigando, ho detto a Kevin che sarebbe arrivato a chiedermi di scopare con Glam, per farlo felice …”
“Scabroso ed azzardato …” – il ragazzo rise.
Erano nel loft di Tim.
La segreteria lampeggiava e se ne accorsero solo mentre si versavano un drink.

“Chi diavolo mi chiama ancora a questo numero, cazzo …?”
Era Ivo.

§ Ciao … Senti io … Forse neppure lo ascolterai il mio messaggio e magari hai pure venduto questo alloggio … Volevo spiegarti, di Louis anche … Parlare un po’ con te, sei l’unico di cui mi fido Tim … A presto, ti voglio bene … Ti amo, ciao §

Le sue gote avvamparono.
Jimmy sbuffò perplesso – “Accidenti … Non riesce a dimenticarti”
“Scopavamo soltanto bene” – sbottò – “Come con Kevin”
“Non dire stronzate, non paragonare Ivo a Kevin!”
“Ed invece lo faccio! A modo loro, mi hanno usato!”
“Non è vero per Kevin … Ho visto come ti guarda e come condivide Lula insieme a te …” – disse limpido.
Tim lo scrutò, finendo per stringerlo sul petto – “Qualcosa non va Jimmy? Con Scott?” – domandò cauto.
“No è che … il mondo ruota intorno a lui, alle ricerche ed i simp … simp”
“Simposi” – risero.
“Hai fatto centro Tim, come vedi non sono all’altezza, solo una bella statuina, che i suoi colleghi guardano come un alieno” – si lamentò, accucciolandosi poi sul divano con l’amico del cuore.
“Mi dispiace piccolo”
“Vorrei migliorare … forse se riprendessi gli studi, sono arrugginito, ma potrei tentare con l’università, non sono così … scarso”
“Facevi la vita per pagarti il college o sbaglio?”
Jimmy annuì.
“Devi solo fare il passo successivo allora: ne parlerò con Ivo, magari lui può indirizzarti, è molto disponibile quando vede l’impegno”
“Quanto disponibile?” – chiese maliziosamente scherzoso.
“Dai Jimmy …”
Il sorriso di Tim ritrovò un minimo di serenità.
Decisero di tornare a casa.
Come al solito.


Jared brancolò nel mezzo della notte in cucina.
Erano rimasti a Palm Springs insieme a Colin, che russava quanto un orso.
Geffen era sparito in mansarda, nella stanza della cupola, da cui Robert si era allontanato, risalendo in auto con Jude, per recarsi a villa Meliti, dove avrebbero fatto l’alba, dormendo con Camilla, che non chiedeva di meglio.
Così come Pamela, affannata da un pancione sempre più ingombrante.
Aveva chiacchierato un po’ con Glam, dopo l’una, vittima dell’insonnia quanto lui.
Gli aveva postato l’ultima ecografia, emozionandolo.

“Crescono i nostri pargoli” – disse lui con tenerezza, fissando il monitor.
“Sì maldido”
“Tu come stai? Scusa se non ti ho accompagnata”
“Avevi da fare, con altri … pargoli” – rise allegra.
“Lascia stare Pam, sono davvero al limite della sopportazione: scambiano sempre casa mia come un rifugio di espiazione e lagne”
“Ti riferisci a chi?”
“A tutti, da Kevin, a Robert … No, lui no, semmai Jude, ma ora sta poco bene, è provato da questa situazione altalenante, impropria”
“E Jared?”
“Sta cercando il latte di soia” – sorrise – “Lo vedo dall’impianto di sorveglianza, c’è anche Lula, che mangia un gelato … la mia birba”
“A quest’ora?”
“Si vede che aveva appetito … Lo amo così tanto”
“Lo so Glam, spero sarà lo stesso anche per … Come li chiameremo?”
“Certo che li adorerò … e per i nomi, non ne ho idea e tu?”
“Si vedrà …” – ribatté serena, per poi salutarlo.


“Ciao zio Jay!”
“Amore … sei qui?”
“Ne vuoi? Cocco e cioccolato!”
“Come ad Haiti … Sì, magari un cucchiaio …” – il cantante lo assaggiò – “Facciamo tre …”
Soldino rise – “Ne porti a zio Colin?”
“E’ nel mondo dei sogni … Non svegliamolo”
“E tu in che mondo sei, zio?”
“Eh …?”
“Hai realizzato i tuoi sogni?”
“In parte sì …”
“Quali?”
Leto sorrise – “Ho … sposato l’uomo che amo e spero di avere sempre nella mia vita persone speciali come il tuo papà …”
“Tu ci pensi sempre, vero? Al mio papà …” – bissò ammiccante.
“E’ … è importante, zio Colin e papi Glam hanno sempre aiutato questo disgraziato del tuo zio Jay …” – spiegò con un velato imbarazzo.
Lula scrollò i riccioli – “Sono due eroi!”
“Puoi dirlo forte soldino …” – sospirò, finendo il dolce, sotto il naso del bimbo, che fece una smorfia di sana disapprovazione, mentre il suo genitore li stava spiando, innamorato.


“Dove sei stato Tim …?”
Il tono di Kevin era esasperato dai sensi di colpa.
“In giro … Con Jimmy, abbiamo bevuto una cosa e parlato”
“Vorrei lo facessi con me …” – replicò, tormentandosi l’avambraccio destro, con le unghie della mano opposta.

“Kevin ora calmati … Vuoi parlare di Glam o di noi? Lui non uscirà mai dal tuo cammino, l’ho sempre accettato, per via di Lula, per ciò che avete passato, da quando ti hanno sparato, a New York … Insomma so che per te è stato l’assoluto ed io o chiunque, dopo, non avrà mai la medesima rilevanza e non dirmi che sbaglio”
Il suo discorso era intriso di buon senso, di maturità, ma, ovviamente, di quel groviglio di delusione e spossatezza emotiva, dopo troppe battaglie.

“Tu … tu non meriti questo, Tim …” – mormorò in lacrime.
“Glam ti protegge da sé stesso, non lo capisci? Non permetterà mai che il vostro matrimonio riprenda, perché ti ama, come nessuno: e lo dimostra volendoti felice, ma non insieme a lui”

Kevin si avvicinò, abbracciandolo, dopo avergli accarezzato il viso provato, ma bellissimo.

Si baciarono con lentezza, lanciandosi per l’ennesima volta una fune, nella speranza di non sentirsi soffocare, come in quell’istante, dove perdersi sarebbe stato così semplice.


Ivo stava per venirgli in bocca.
Si erano chiusi nella toilette dell’aereo, che dalla Scozia li riportava in California, da almeno dieci minuti, durante i quali Louis, in ginocchio e con occhiate furtive, quanto adoranti, stava facendo precipitare il paleontologo nell’abisso della dipendenza sessuale da lui.
Il ragazzo socchiudeva poi le palpebre, immaginandosi di essere ai piedi di Harry, che gli aveva inviato una e-mail intrigante ed inattesa.
Voleva vederlo il giorno dopo a Los Angeles, perché aveva preso delle decisioni.
Louis non vedeva l’ora di scoprirle.
Finalmente.




 MARC WARREN è IVO

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