Capitolo n. 130 - zen
“Scusami …”
“Robert?”
“Stavamo andando via
… Jude ed io”
“Entra pure”
“Credevo stessi
riposando Glam” – sorrise imbarazzato l’attore, restando immobile.
Ormai era sera ed
aveva notato l’auto di Kevin andare via, dalla finestra, così come gli era
parso evidente quanto fosse sconvolto l’ex di Geffen, con a fianco Tim,
ugualmente triste.
“E’ … è successo
qualcosa ai ragazzi?” – chiese timido, facendosi avanti.
“Chiudi la porta, non
vorrei che Lula sentisse, anche se”
Downey sorrise –
“Anche se soldino ha l’udito soprannaturale?”
“In un certo senso,
ma non servirebbe, non dopo averli visti litigare in spiaggia, per le solite
ragioni”
“Gelosia Glam?” – e
si appoggiò alla parete, le mani incrociate dietro la schiena, un po’ incerto
sulle gambe.
“Tesoro sei stanco?”
A Rob gli occhi
brillarono, immediati.
“Ti preoccupi ancora
… e sempre, ma non è giusto, non dopo le scelte che abbiamo fatto Glam, tu devi
ricominciare, andare avanti”
“Lo sto facendo Rob”
– replicò deciso, azzerando la distanza tra loro.
Downey perse un
battito.
“Ti sei innamorato di
un altro?” – chiese secco, sentendosi addosso tutto il dolore, che ne sarebbe
derivato da una conferma da parte dell’avvocato.
Lo sguardo di Geffen,
però, era troppo carico di dolcezza perché ciò accadesse.
Il trasporto che
l’uomo nutriva verso di lui era evidente, non riusciva a farne a meno, a
superare ciò che provava per Robert, come se fosse un istinto ingestibile, una
verità assoluta, che non dava scampo.
Ad entrambi,
peraltro.
“Per risponderti …
per prima, sì Glam, sono a pezzi … Ho fatto l’amore con Jude, perché lui si sta
perdendo … Mi sento un naufrago, con mio marito e siamo appesi ad una trave
troppo esigua per salvarci … annaspiamo insomma”
“E l’isola è lontana,
vero Robert? La salvezza improbabile” – disse calmo, in quella tipica
rassegnazione, che scaturiva puntuale dai loro confronti, “dopo” che niente
aveva funzionato.
Downey scivolò nel
suo abbraccio.
Lo cercò, pregando
che Geffen non glielo negasse.
Glam avrebbe dovuto
mandarlo al diavolo, Robert se lo sarebbe meritato, era ciò che l’artista
pensò, appena udì le pulsazioni del cuore dell’altro accelerare.
Le dita di lui,
premere tra le sue scapole, dove i palmi aperti di Glam facevano una leggera
pressione, via via più decisa ed intensa.
L’amore scalpitava
nei loro addomi, reclamando un bacio, una carezza, anzi molto di più.
La ragione poteva
essere persa in una frazione di secondo, per ritrovarsi sul letto di Geffen,
con lui sopra, virtuoso ed inarrestabile, anche se mai si sarebbe permesso di
violare ciò che in Robert continuava a percepire: un’innocenza pura, unica, di
bambino cresciuto troppo in fretta, di adolescente problematico ed allo sbando,
di giovane uomo alla ribalta senza freni, vittima di sé stesso e così abusato
da persone senza scrupoli, pronte a
sfruttare le sue debolezze, i suoi vizi.
La spirale di
violenza, in cui Downey era precipitato più e più volte, avrebbe ucciso chiunque,
ma non lui: era stata fortuna oppure destino.
Anche innamorarsi di
Jude Law; non senza pagarne un dazio spesso pesante.
Così incontrare
Geffen e scoprire, dopo anni, che lui sarebbe stato quello giusto, se solo un
mare di se, forse, però, non si fosse
frapposto tra i due e la garanzia di una felicità meritata.
Si guardarono.
“Glam io …”
“Sì, lo so Robert, ma
non serve a nulla. E’ tardi. Perdonami.”
“Solo essere amato,
avere l’esclusiva, non un secondo posto, tanto meno il ritrovarmi invischiato in
qualcosa di morboso, capisci Jimmy!?”
Tim lo aveva cercato
in un bar, dopo un sms.
Era tardi, ma Kevin
non ebbe il coraggio di impedirgli di uscire.
Il bassista rimase
alla Joy’s House, vuota anche delle risa di Lula, che aveva preferito rimanere
a Palm Springs.
“Cosa intendi per
morboso?”
“Ma è solo una
cazzata … Sì, insomma, una volta litigando, ho detto a Kevin che sarebbe
arrivato a chiedermi di scopare con Glam, per farlo felice …”
“Scabroso ed
azzardato …” – il ragazzo rise.
Erano nel loft di
Tim.
La segreteria
lampeggiava e se ne accorsero solo mentre si versavano un drink.
“Chi diavolo mi
chiama ancora a questo numero, cazzo …?”
Era Ivo.
§
Ciao … Senti io … Forse neppure lo ascolterai il mio messaggio e magari hai
pure venduto questo alloggio … Volevo spiegarti, di Louis anche … Parlare un
po’ con te, sei l’unico di cui mi fido Tim … A presto, ti voglio bene … Ti amo,
ciao §
Le sue gote
avvamparono.
Jimmy sbuffò
perplesso – “Accidenti … Non riesce a dimenticarti”
“Scopavamo soltanto
bene” – sbottò – “Come con Kevin”
“Non dire stronzate,
non paragonare Ivo a Kevin!”
“Ed invece lo faccio!
A modo loro, mi hanno usato!”
“Non è vero per Kevin
… Ho visto come ti guarda e come condivide Lula insieme a te …” – disse limpido.
Tim lo scrutò,
finendo per stringerlo sul petto – “Qualcosa non va Jimmy? Con Scott?” –
domandò cauto.
“No è che … il mondo
ruota intorno a lui, alle ricerche ed i simp … simp”
“Simposi” – risero.
“Hai fatto centro Tim,
come vedi non sono all’altezza, solo una bella statuina, che i suoi colleghi
guardano come un alieno” – si lamentò, accucciolandosi poi sul divano con l’amico
del cuore.
“Mi dispiace piccolo”
“Vorrei migliorare …
forse se riprendessi gli studi, sono arrugginito, ma potrei tentare con l’università,
non sono così … scarso”
“Facevi la vita per
pagarti il college o sbaglio?”
Jimmy annuì.
“Devi solo fare il
passo successivo allora: ne parlerò con Ivo, magari lui può indirizzarti, è
molto disponibile quando vede l’impegno”
“Quanto disponibile?”
– chiese maliziosamente scherzoso.
“Dai Jimmy …”
Il sorriso di Tim
ritrovò un minimo di serenità.
Decisero di tornare a
casa.
Come al solito.
Jared brancolò nel
mezzo della notte in cucina.
Erano rimasti a Palm
Springs insieme a Colin, che russava quanto un orso.
Geffen era sparito in
mansarda, nella stanza della cupola, da cui Robert si era allontanato,
risalendo in auto con Jude, per recarsi a villa Meliti, dove avrebbero fatto l’alba,
dormendo con Camilla, che non chiedeva di meglio.
Così come Pamela,
affannata da un pancione sempre più ingombrante.
Aveva chiacchierato
un po’ con Glam, dopo l’una, vittima dell’insonnia quanto lui.
Gli aveva postato l’ultima
ecografia, emozionandolo.
“Crescono i nostri
pargoli” – disse lui con tenerezza, fissando il monitor.
“Sì maldido”
“Tu come stai? Scusa
se non ti ho accompagnata”
“Avevi da fare, con
altri … pargoli” – rise allegra.
“Lascia stare Pam,
sono davvero al limite della sopportazione: scambiano sempre casa mia come un
rifugio di espiazione e lagne”
“Ti riferisci a chi?”
“A tutti, da Kevin, a
Robert … No, lui no, semmai Jude, ma ora sta poco bene, è provato da questa
situazione altalenante, impropria”
“E Jared?”
“Sta cercando il
latte di soia” – sorrise – “Lo vedo dall’impianto di sorveglianza, c’è anche
Lula, che mangia un gelato … la mia birba”
“A quest’ora?”
“Si vede che aveva
appetito … Lo amo così tanto”
“Lo so Glam, spero
sarà lo stesso anche per … Come li chiameremo?”
“Certo che li adorerò
… e per i nomi, non ne ho idea e tu?”
“Si vedrà …” –
ribatté serena, per poi salutarlo.
“Ciao zio Jay!”
“Amore … sei qui?”
“Ne vuoi? Cocco e
cioccolato!”
“Come ad Haiti … Sì,
magari un cucchiaio …” – il cantante lo assaggiò – “Facciamo tre …”
Soldino rise – “Ne
porti a zio Colin?”
“E’ nel mondo dei
sogni … Non svegliamolo”
“E tu in che mondo
sei, zio?”
“Eh …?”
“Hai realizzato i
tuoi sogni?”
“In parte sì …”
“Quali?”
Leto sorrise – “Ho …
sposato l’uomo che amo e spero di avere sempre nella mia vita persone speciali
come il tuo papà …”
“Tu ci pensi sempre,
vero? Al mio papà …” – bissò ammiccante.
“E’ … è importante,
zio Colin e papi Glam hanno sempre aiutato questo disgraziato del tuo zio Jay …”
– spiegò con un velato imbarazzo.
Lula scrollò i
riccioli – “Sono due eroi!”
“Puoi dirlo forte
soldino …” – sospirò, finendo il dolce, sotto il naso del bimbo, che fece una
smorfia di sana disapprovazione, mentre il suo genitore li stava spiando,
innamorato.
“Dove sei stato Tim …?”
Il tono di Kevin era
esasperato dai sensi di colpa.
“In giro … Con Jimmy,
abbiamo bevuto una cosa e parlato”
“Vorrei lo facessi
con me …” – replicò, tormentandosi l’avambraccio destro, con le unghie della
mano opposta.
“Kevin ora calmati … Vuoi
parlare di Glam o di noi? Lui non uscirà mai dal tuo cammino, l’ho sempre
accettato, per via di Lula, per ciò che avete passato, da quando ti hanno
sparato, a New York … Insomma so che per te è stato l’assoluto ed io o
chiunque, dopo, non avrà mai la medesima rilevanza e non dirmi che sbaglio”
Il suo discorso era
intriso di buon senso, di maturità, ma, ovviamente, di quel groviglio di
delusione e spossatezza emotiva, dopo troppe battaglie.
“Tu … tu non meriti
questo, Tim …” – mormorò in lacrime.
“Glam ti protegge da sé
stesso, non lo capisci? Non permetterà mai che il vostro matrimonio riprenda, perché
ti ama, come nessuno: e lo dimostra volendoti felice, ma non insieme a lui”
Kevin si avvicinò,
abbracciandolo, dopo avergli accarezzato il viso provato, ma bellissimo.
Si baciarono con
lentezza, lanciandosi per l’ennesima volta una fune, nella speranza di non
sentirsi soffocare, come in quell’istante, dove perdersi sarebbe stato così
semplice.
Ivo stava per venirgli
in bocca.
Si erano chiusi nella
toilette dell’aereo, che dalla Scozia li riportava in California, da almeno
dieci minuti, durante i quali Louis, in ginocchio e con occhiate furtive,
quanto adoranti, stava facendo precipitare il paleontologo nell’abisso della
dipendenza sessuale da lui.
Il ragazzo
socchiudeva poi le palpebre, immaginandosi di essere ai piedi di Harry, che gli
aveva inviato una e-mail intrigante ed inattesa.
Voleva vederlo il
giorno dopo a Los Angeles, perché aveva preso delle decisioni.
Louis non vedeva l’ora
di scoprirle.
Finalmente.
MARC WARREN è IVO
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