Capitolo n. 127
- zen
Tim deselezionò la prima casella, optando per la
terza.
Ivo rise.
La sua voce si diffuse per la stanza, ma lui non
era lì.
Dalla Scozia via web
cam, stava aiutando il giovane a completare i text di ammissione per un corso integrato
a quello ordinario di studi all’università.
Kevin li stava
ascoltando dal corridoio, mentre Lula già dormiva.
Era quasi mezzanotte.
“Sei uno zuccone”
“Non mi entra, cavoli
… E’ troppo difficile Ivo”
“E’ che non ti piace
e quando una cosa non ti va, inutile insistere” – sorrise complice.
Tim lo sbirciò di
sottecchi.
“Tu sei un ottimo
insegnante, in altre occasioni l’hai spuntata con la mia indole asinina!” –
rise allegro.
“Ok ricominciamo,
però ragiona …”
“D’accordo … A
proposito, grazie per la pazienza … E poi sei in ferie Ivo”
“E non da solo” –
bisbigliò.
Tim ebbe un lieve
sussulto – “Cazzo potevi dirmelo!”
“Non volevo
ingelosirti” – ironizzò il professore.
“Che scemo …”
“Non è importante …”
– aggiunse timido.
“Invece dovresti
impegnarti Ivo” – replicò incerto.
“Ad essere sincero
non voglio più che qualcuno mi spezzi il cuore … Anche se è stata colpa mia,
Tim. In ogni caso, è un discorso antipatico, sono andato in analisi per mesi,
la mia aggressività è stata ridimensionata e sono … guarito” – arrossì,
abbozzando un sorriso sincero.
“Ne sono felice … di
questo intendo … E del tuo nuovo … amore?”
“Direi amante” – ed
ammiccò, allusivo.
Una voce maschile,
piuttosto acerba, richiamò l’attenzione di Ivo, che salutò frettolosamente l’amico.
Tim tornò sui libri,
dopo avere spento il portatile, senza accorgersi della presenza di Kevin.
“Ciao piccolo, che
fai?”
“Ehi …” – e gli corse
incontro, appendendosi al collo del bassista, per poi baciarlo intenso.
Indossava unicamente
il costume a bermuda, con cui aveva fatto un bagno dopo cena, senza aspettarlo,
anche per fare giocare Lula in piscina.
“Mi sei mancato
cucciolo …” – gli ansimò nella bocca Kevin, facendogli scendere quell’indumento
sottile.
“Ke Kevin … aspetta
…” – gemette, mentre l’altro lo piegava prono sulla scrivania, tenendogli con
la mano sinistra i polsi dietro la schiena, mentre gli mordeva la nuca,
leccandogli la spina dorsale e succhiando le porzioni di pelle ai lati della
stessa, marcandole lascivo, così come lo
erano le dita della destra, invasive nel dilatare il giovane, senza ascoltare
le sue deboli proteste.
Lo rigirò con vigore,
calandosi i jeans – “Voglio guardarti mentre ti scopo” – gli ruggì roco nel
collo, bloccandolo con il proprio peso.
Le loro iridi si incrociarono
nuovamente.
Da quelle di Tim
trapelava un disagio evidente.
“Tesoro …”
Il ragazzo
nascose il volto vermiglio e già madido, nella spalla di Kevin, che di colpo
mutò l’iniziale atteggiamento seducente e carico di erotismo, in quel suo modo
di accogliere sul proprio cuore Tim, che adesso tremava.
“C’è … c’è il
bambino e”
“Soldino
dorme” – Kevin gli sorrise, rivestendosi goffamente.
“Lula viene
prima di tutto … Non dobbiamo turbarlo” – si schernì, ritrovandosi poi sopra al
divano, insieme al compagno, premuroso nel contemplare la sua affezione al
figlio.
Rivide sé
stesso in Tim, ma lui non si sentiva come Geffen o almeno, solo in minima
parte.
“Ti amo
scricciolo”
“Ti amo
anch’io Kevin” – e lo riaccolse tra le proprie gambe, facendo poi l’amore con
lui, ad occhi aperti.
“Mi sembrava
così fragile …”
Kevin tra una
lacrima ed una boccata di sigaretta, si rannicchiò sulla chaise long, nel
living di Palm Springs.
Aveva portato
lì Tim e Lula, per il fine settimana.
Glam preparava
un caffè ascoltandolo, mentre l’ex scrutava il nuovo compagno e la loro birba
correre sulla spiaggia, sorvegliati sempre da Vassily e Peter.
“Ero io, sai
daddy? Tanti anni fa …”
“Tesoro adesso
calmati”
“L’altro
giorno … Io avrei voluto che non ci fermassimo a quel bacio, anche se è stato
bellissimo” – affermò scrutandolo serio.
“Tu ed io” –
disse sospirando, mentre si accomodava accanto a lui – “Siamo arrivati ad un
punto particolare del nostro … secolare rapporto Kevin” – sorrise.
“A me piace” –
rivelò arrossendo.
“Non credo che
Tim avrebbe la stessa opinione, neppure Lula, sai?”
“Non voglio
farlo soffrire”
“Io non te lo
permetterò” – ribatté simpatico, ma confermando la sua intenzione a non
infrangere quell’idillio, secondo lui, perfetto.
Il video
citofono si illuminò.
“Aspetti
qualcuno daddy?”
“No … Vediamo
chi è” – e si alzò, dirigendosi al monitor.
“E’ Laurie …
Con Jim. Forse fanno una gita …” – disse perplesso, poi andò loro incontro.
“Salve Geffen”
– lo salutò con una strana espressione lo psicologo, mentre Mason fu come al
solito cordiale.
“Ciao Hugh …
Jim ti trovo bene, bella abbronzatura, ti godi un po’ di vacanze, finalmente?”
– domandò facendo strada.
“Sì, più o
meno … Hugh voleva parlarti Glam … Oh ciao Kevin”
“Salve …”
Laurie si accorse
che l’ex di Geffen aveva pianto.
“Grand’uomo
hai un angolo appartato per noi, in questa reggia?” – chiese brusco.
“Andiamo in
soffitta allora” – rise – “Voi fatevi un bagno, Kevin sa dove trovare tutto il
necessario. A dopo … spero” – e fece
l’occhiolino, tallonando poi l’analista, che arrancò sulla scala a chiocciola,
osservando più dettagli possibili di quell’ambiente luminoso.
Taylor prese
fiato, poi volle ripetere le battute.
Xavier
ciondolava dal mobile, sul quale c’erano i prodotti per il make up degli
attori.
Il via vai
intorno, oltre quella sorta di gazebo provvisorio, era chiassoso e vivace.
“Avete quasi
finito le riprese qui, giusto?”
“Sì Xavy … Ci
spostiamo agli Studios lunedì. Speravo di non lavorare, oggi …”
“Phil ha detto
per un paio d’ore, non di più … Anche Colin mi sembrava un po’ nervoso, doveva
andare a Santa Monica con pargoli e consorte” – sorrise.
“Credo sia
scocciato per com’è andata per la scena del bacio … Ero gelido quanto un
merluzzo, spaventato persino … Derado mi ha rimproverato”
“Quando lo
chiami per cognome è una faccenda delicata” – scherzò lo scultore.
Quindi con un
saltello gli si parò davanti, stringendolo a sé, per dargli una coccola ed un
lungo bacio, ben diverso da quello scambiato tra Taylor e Farrell.
L’irlandese li
vide, uscendo dal suo camper, dove Claudine gli aveva dettagliato il programma
giornaliero.
Derado stava
sopraggiungendo e Colin ebbe la sensazione che, nonostante anche il regista si
fosse accorto di quell’approccio per nulla innocente, non ci desse alcun peso.
“Hai dei nuovi
baby sitter, Glam?”
“Sto bene
grazie, doc” – replicò canzonatorio – “Cosa ti prende Hugh? Sei in missione
punitiva, hai un’aria minacciosa”
“No, affatto …
Sto … Svicolando il mio personale protocollo etico” – precisò scocciato.
“In che
senso?” – domandò l’avvocato, appoggiandosi alla balaustra, contro la quale
Laurie picchiettava i profili d’acciaio
con il bastone da passeggio.
“Si tratta di
Jared”
“Jared?”
“Per aiutarlo
devo … anzi dovrei capire come ti poni nei suoi riguardi, attualmente e,
soprattutto, dopo Rodi.”
“Jay non sta
bene?” – bissò allarmato.
“Uno straccio
usato credo farebbe un’impressione migliore, di quella che ho avuto durante
l’ultima seduta con lui. Credimi, è strettamente confidenziale, se lui lo
sapesse, di questa nostra conversazione, potrebbe denunciarmi”
“Non lo
farebbe mai …”
“Di sicuro
perché il mio interlocutore sei tu, il padre che la vita gli ha negato”
“E’ di questo
che avete discusso quindi …?”
“Jared vuole
uscirne, ma i segnali che tu gli dai temo siano controversi, Glam”
“I …
segnali?!” – sbottò.
“Lo ami sì o
no? Ed in che misura? Nostalgica, romantica, passionale, pretenziosa?!” –
incalzò.
“Jared è il
mio” – quasi inveii, per poi bloccarsi, folgorando Laurie con lo sguardo.
“IL TUO
COSA??!”
Geffen si
spostò di poco, accomodandosi su di un lettino, dove cominciò a tormentarsi le
dita ed i bottoni della camicia.
“Jay è … E’ e
sarà sempre in un posto speciale, nel mio cuore. Peccato che sia un luogo dove
nessuno di noi può più accedere da anni, Hugh” – spiegò triste, ma lucido.
“Ho notato che
quando certe circostanze arrivano alla saturazione, tu scappi”
“Io non … OK
tolgo il disturbo, rende meglio l’idea!” – ringhiò.
“Ma sei
sincero nel modo in cui fai innamorare tutti questi disgraziati, io mi chiedo
Glam?!?”
“Certo che lo
sono, cazzo!”
“Non è che tu
fai le cose o realizzi dei sogni, delle aspettative, ben precise, appena le hai
individuate, così da legarli a te in una maniera anche morbosa??”
“Ed a quale
scopo??!”
“L’essere
amato, ovvio” – sbuffò – “Cosa che ognuno di noi ambisce … Anche uno squalo
come te, Geffen”
“Io non ti
piaccio vero?” – replicò duro.
“A me non
piace come riduci le persone: sembrano dei tossici in crisi di astinenza. Il
metadone è rappresentato da mariti od amanti di passaggio, sempre tenuti sulla
corda oppure esasperati, mentre loro vanno e ritornano da te, per la loro dose
di … illusioni.”
“Sai Hugh, mi
hanno definito in svariati modi, persino io l’ho fatto, credendomi un problema,
una malattia … Una droga è persino appropriato, ma non sono niente di tutto
questo!” – protestò, sollevandosi.
“In te, vedi,
esiste una cattiveria talmente pura, che trova un suo equilibrio, straordinario
lo ammetto, nella bontà e nell’amorevole attenzione, riservata ai destinatari
dei tuoi sentimenti contorti Geffen”
“Quella che tu
chiami cattiveria è la sete di vendetta, che talvolta ho soddisfatto,
prevaricando chi aveva fatto del male alle persone che adoro, come Lula, Jared
o Kevin”
“E’ la tua
classifica, dunque?”
“NO! Perché il
mio cuore è incastrato nel loro, fatto a pezzi equamente dal destino, ma, a
dispetto della logica, batte ancora ed ancora, così che io sono qui e non sotto
tre metri di terra, doc!” – ruggì.
“Dottore la
smetta”
La voce che si
intromise tra loro improvvisa, li fece sobbalzare entrambi.
“Jude …?”
“Ciao Glam,
probabilmente sono l’ultima persona che vorresti vedere” – disse l’inglese,
immobile ed incerto sulla soglia.
“Ti sbagli” –
replicò sereno Geffen, andando ad abbracciarlo.
Rimasero in
silenzio per qualche istante, sotto lo sguardo demoralizzato di Laurie.
Le mani di Glam,
scivolando sulla schiena di Jude, ne avvertirono l’eccessivo ed ulteriore
dimagrimento.
“Dovresti
recuperare qualche chilo sai, ragazzo?” – disse commuovendosi, senza capirne il
motivo.
“Mi sono
ammalato insieme a Rob … Ed ora la guarigione è un po’ lenta, ma rimedieremo,
sai?” – ribatté altrettanto scombussolato.
Hugh passò
loro oltre – “Vi lascio alle vostre moine da caso clinico, buona giornata ragazzi!”
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