giovedì 6 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 127

Capitolo n. 127  -  zen


Tim deselezionò la prima casella, optando per la terza.
Ivo rise.
La sua voce si diffuse per la stanza, ma lui non era lì.
Dalla Scozia via web cam, stava aiutando il giovane a completare i text di ammissione per un corso integrato a quello ordinario di studi all’università.

Kevin li stava ascoltando dal corridoio, mentre Lula già dormiva.
Era quasi mezzanotte.

“Sei uno zuccone”
“Non mi entra, cavoli … E’ troppo difficile Ivo”
“E’ che non ti piace e quando una cosa non ti va, inutile insistere” – sorrise complice.
Tim lo sbirciò di sottecchi.
“Tu sei un ottimo insegnante, in altre occasioni l’hai spuntata con la mia indole asinina!” – rise allegro.
“Ok ricominciamo, però ragiona …”
“D’accordo … A proposito, grazie per la pazienza … E poi sei in ferie Ivo”
“E non da solo” – bisbigliò.
Tim ebbe un lieve sussulto – “Cazzo potevi dirmelo!”
“Non volevo ingelosirti” – ironizzò il professore.
“Che scemo …”
“Non è importante …” – aggiunse timido.
“Invece dovresti impegnarti Ivo” – replicò incerto.
“Ad essere sincero non voglio più che qualcuno mi spezzi il cuore … Anche se è stata colpa mia, Tim. In ogni caso, è un discorso antipatico, sono andato in analisi per mesi, la mia aggressività è stata ridimensionata e sono … guarito” – arrossì, abbozzando un sorriso sincero.
“Ne sono felice … di questo intendo … E del tuo nuovo … amore?”
“Direi amante” – ed ammiccò, allusivo.

Una voce maschile, piuttosto acerba, richiamò l’attenzione di Ivo, che salutò frettolosamente l’amico.
Tim tornò sui libri, dopo avere spento il portatile, senza accorgersi della presenza di Kevin.

“Ciao piccolo, che fai?”
“Ehi …” – e gli corse incontro, appendendosi al collo del bassista, per poi baciarlo intenso.
Indossava unicamente il costume a bermuda, con cui aveva fatto un bagno dopo cena, senza aspettarlo, anche per fare giocare Lula in piscina.

“Mi sei mancato cucciolo …” – gli ansimò nella bocca Kevin, facendogli scendere quell’indumento sottile.
“Ke Kevin … aspetta …” – gemette, mentre l’altro lo piegava prono sulla scrivania, tenendogli con la mano sinistra i polsi dietro la schiena, mentre gli mordeva la nuca, leccandogli la spina dorsale e succhiando le porzioni di pelle ai lati della stessa, marcandole lascivo, così come  lo erano le dita della destra, invasive nel dilatare il giovane, senza ascoltare le sue deboli proteste.

Lo rigirò con vigore, calandosi i jeans – “Voglio guardarti mentre ti scopo” – gli ruggì roco nel collo, bloccandolo con il proprio peso.
Le loro iridi si incrociarono nuovamente.
Da quelle di Tim trapelava un disagio evidente.
“Tesoro …”
Il ragazzo nascose il volto vermiglio e già madido, nella spalla di Kevin, che di colpo mutò l’iniziale atteggiamento seducente e carico di erotismo, in quel suo modo di accogliere sul proprio cuore Tim, che adesso tremava.

“C’è … c’è il bambino e”
“Soldino dorme” – Kevin gli sorrise, rivestendosi goffamente.
“Lula viene prima di tutto … Non dobbiamo turbarlo” – si schernì, ritrovandosi poi sopra al divano, insieme al compagno, premuroso nel contemplare la sua affezione al figlio.
Rivide sé stesso in Tim, ma lui non si sentiva come Geffen o almeno, solo in minima parte.

“Ti amo scricciolo”
“Ti amo anch’io Kevin” – e lo riaccolse tra le proprie gambe, facendo poi l’amore con lui, ad occhi aperti.


“Mi sembrava così fragile …”
Kevin tra una lacrima ed una boccata di sigaretta, si rannicchiò sulla chaise long, nel living di Palm Springs.
Aveva portato lì Tim e Lula, per il fine settimana.
Glam preparava un caffè ascoltandolo, mentre l’ex scrutava il nuovo compagno e la loro birba correre sulla spiaggia, sorvegliati sempre da Vassily e Peter.

“Ero io, sai daddy? Tanti anni fa …”
“Tesoro adesso calmati”
“L’altro giorno … Io avrei voluto che non ci fermassimo a quel bacio, anche se è stato bellissimo” – affermò scrutandolo serio.
“Tu ed io” – disse sospirando, mentre si accomodava accanto a lui – “Siamo arrivati ad un punto particolare del nostro … secolare rapporto Kevin” – sorrise.
“A me piace” – rivelò arrossendo.
“Non credo che Tim avrebbe la stessa opinione, neppure Lula, sai?”
“Non voglio farlo soffrire”
“Io non te lo permetterò” – ribatté simpatico, ma confermando la sua intenzione a non infrangere quell’idillio, secondo lui, perfetto.

Il video citofono si illuminò.

“Aspetti qualcuno daddy?”
“No … Vediamo chi è” – e si alzò, dirigendosi al monitor.
“E’ Laurie … Con Jim. Forse fanno una gita …” – disse perplesso, poi andò loro incontro.

“Salve Geffen” – lo salutò con una strana espressione lo psicologo, mentre Mason fu come al solito cordiale.
“Ciao Hugh … Jim ti trovo bene, bella abbronzatura, ti godi un po’ di vacanze, finalmente?” – domandò facendo strada.
“Sì, più o meno … Hugh voleva parlarti Glam … Oh ciao Kevin”
“Salve …”
Laurie si accorse che l’ex di Geffen aveva pianto.
“Grand’uomo hai un angolo appartato per noi, in questa reggia?” – chiese brusco.
“Andiamo in soffitta allora” – rise – “Voi fatevi un bagno, Kevin sa dove trovare tutto il necessario.  A dopo … spero” – e fece l’occhiolino, tallonando poi l’analista, che arrancò sulla scala a chiocciola, osservando più dettagli possibili di quell’ambiente luminoso.


Taylor prese fiato, poi volle ripetere le battute.
Xavier ciondolava dal mobile, sul quale c’erano i prodotti per il make up degli attori.
Il via vai intorno, oltre quella sorta di gazebo provvisorio, era chiassoso e vivace.

“Avete quasi finito le riprese qui, giusto?”
“Sì Xavy … Ci spostiamo agli Studios lunedì. Speravo di non lavorare, oggi …”
“Phil ha detto per un paio d’ore, non di più … Anche Colin mi sembrava un po’ nervoso, doveva andare a Santa Monica con pargoli e consorte” – sorrise.
“Credo sia scocciato per com’è andata per la scena del bacio … Ero gelido quanto un merluzzo, spaventato persino … Derado mi ha rimproverato”
“Quando lo chiami per cognome è una faccenda delicata” – scherzò lo scultore.
Quindi con un saltello gli si parò davanti, stringendolo a sé, per dargli una coccola ed un lungo bacio, ben diverso da quello scambiato tra Taylor e Farrell.

L’irlandese li vide, uscendo dal suo camper, dove Claudine gli aveva dettagliato il programma giornaliero.
Derado stava sopraggiungendo e Colin ebbe la sensazione che, nonostante anche il regista si fosse accorto di quell’approccio per nulla innocente, non ci desse alcun peso.


“Hai dei nuovi baby sitter, Glam?”
“Sto bene grazie, doc” – replicò canzonatorio – “Cosa ti prende Hugh? Sei in missione punitiva, hai un’aria minacciosa”
“No, affatto … Sto … Svicolando il mio personale protocollo etico” – precisò scocciato.
“In che senso?” – domandò l’avvocato, appoggiandosi alla balaustra, contro la quale Laurie picchiettava i  profili d’acciaio con il bastone da passeggio.

“Si tratta di Jared”
“Jared?”
“Per aiutarlo devo … anzi dovrei capire come ti poni nei suoi riguardi, attualmente e, soprattutto, dopo Rodi.”
“Jay non sta bene?” – bissò allarmato.
“Uno straccio usato credo farebbe un’impressione migliore, di quella che ho avuto durante l’ultima seduta con lui. Credimi, è strettamente confidenziale, se lui lo sapesse, di questa nostra conversazione, potrebbe denunciarmi”
“Non lo farebbe mai …”
“Di sicuro perché il mio interlocutore sei tu, il padre che la vita gli ha negato”
“E’ di questo che avete discusso quindi …?”
“Jared vuole uscirne, ma i segnali che tu gli dai temo siano controversi, Glam”
“I … segnali?!” – sbottò.
“Lo ami sì o no? Ed in che misura? Nostalgica, romantica, passionale, pretenziosa?!” – incalzò.
“Jared è il mio” – quasi inveii, per poi bloccarsi, folgorando Laurie con lo sguardo.
“IL TUO COSA??!”

Geffen si spostò di poco, accomodandosi su di un lettino, dove cominciò a tormentarsi le dita ed i bottoni della camicia.

“Jay è … E’ e sarà sempre in un posto speciale, nel mio cuore. Peccato che sia un luogo dove nessuno di noi può più accedere da anni, Hugh” – spiegò triste, ma lucido.

“Ho notato che quando certe circostanze arrivano alla saturazione, tu scappi”
“Io non … OK tolgo il disturbo, rende meglio l’idea!” – ringhiò.
“Ma sei sincero nel modo in cui fai innamorare tutti questi disgraziati, io mi chiedo Glam?!?”
“Certo che lo sono, cazzo!”
“Non è che tu fai le cose o realizzi dei sogni, delle aspettative, ben precise, appena le hai individuate, così da legarli a te in una maniera anche morbosa??”
“Ed a quale scopo??!”
“L’essere amato, ovvio” – sbuffò – “Cosa che ognuno di noi ambisce … Anche uno squalo come te, Geffen”
“Io non ti piaccio vero?” – replicò duro.
“A me non piace come riduci le persone: sembrano dei tossici in crisi di astinenza. Il metadone è rappresentato da mariti od amanti di passaggio, sempre tenuti sulla corda oppure esasperati, mentre loro vanno e ritornano da te, per la loro dose di … illusioni.”
“Sai Hugh, mi hanno definito in svariati modi, persino io l’ho fatto, credendomi un problema, una malattia … Una droga è persino appropriato, ma non sono niente di tutto questo!” – protestò, sollevandosi.
“In te, vedi, esiste una cattiveria talmente pura, che trova un suo equilibrio, straordinario lo ammetto, nella bontà e nell’amorevole attenzione, riservata ai destinatari dei tuoi sentimenti contorti Geffen”
“Quella che tu chiami cattiveria è la sete di vendetta, che talvolta ho soddisfatto, prevaricando chi aveva fatto del male alle persone che adoro, come Lula, Jared o Kevin”
“E’ la tua classifica, dunque?”
“NO! Perché il mio cuore è incastrato nel loro, fatto a pezzi equamente dal destino, ma, a dispetto della logica, batte ancora ed ancora, così che io sono qui e non sotto tre metri di terra, doc!” – ruggì.

“Dottore la smetta”
La voce che si intromise tra loro improvvisa, li fece sobbalzare entrambi.

“Jude …?”
“Ciao Glam, probabilmente sono l’ultima persona che vorresti vedere” – disse l’inglese, immobile ed incerto sulla soglia.
“Ti sbagli” – replicò sereno Geffen, andando ad abbracciarlo.

Rimasero in silenzio per qualche istante, sotto lo sguardo demoralizzato di Laurie.

Le mani di Glam, scivolando sulla schiena di Jude, ne avvertirono l’eccessivo ed ulteriore dimagrimento.

“Dovresti recuperare qualche chilo sai, ragazzo?” – disse commuovendosi, senza capirne il motivo.
“Mi sono ammalato insieme a Rob … Ed ora la guarigione è un po’ lenta, ma rimedieremo, sai?” – ribatté altrettanto scombussolato.

Hugh passò loro oltre – “Vi lascio alle vostre moine da caso clinico, buona giornata ragazzi!”



HUGH LAURIE è il nostro doc :)






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