Capitolo n. 134 - zen
Louis si tormentò le
mani, poi le passò tra i capelli, quindi fissò Geffen, appoggiato al davanzale.
“Io sono stato onesto
con lei … con te insomma …”
“Lo apprezzo Louis.”
“Forse ti farò schifo
o”
“No. Assolutamente.
Ognuno di noi, per affermarsi, ha il diritto di cercare la via più breve, per
poi fare i conti con la propria dignità. Spesso se ne rimane segnati, ma si
sopravvive, soprattutto se si ha uno scopo”
“Farei di tutto per
Harry … Lui è una persona pulita” – disse emozionato.
Qualcuno bussò.
Era Jared.
“Ciao … Colin ed io
abbiamo portato qui Violet, per Lula …”
“Ve ne ringrazio” –
ribatté commosso l’avvocato.
Leto si diresse poi
verso Louis – “Salve … ci si rivede”
“E’ … è un piacere,
mi chiamo Louis”
“Ed io sono Jared” –
gli diede la mano, gentile – “Spero di non avere interrotto qualcosa di
importante …”
“Hai il diritto di
sapere, visto che Louis è qui per aiutarci”
“In che senso Glam?”
“Per Tim: siamo convinti
che la sua decisione di sposare Ivo sia avventata, ma legittima, se ne è
innamorato: purtroppo, nonostante l’analisi, a cui si è sottoposto ed all’apparente
miglioramento nel suo carattere, riteniamo sia ancora pericoloso”
“Parli al plurale …”
“Mi esprimo a nome di
Kevin ed anche di Louis, vero?”
“Sì … Diciamo che Ivo
è davvero cambiato, rispetto ad un anno fa, quando ho iniziato a … frequentarlo
…”
“Ti ha mai picchiato?”
– chiese diretto Geffen.
Louis avvampò – “No …
No, però accadeva che si arrabbiasse per un nonnulla, diventando un agnellino
subito dopo … Probabilmente stava imparando a gestire la sua rabbia … Mi ha
dato un ceffone, una volta … Gli avevo riso in faccia, per Tim, per come gli
moriva appresso, a me dava fastidio, perché … mi sentivo usato, anche quando
eravamo … sì insomma …”
Jared gli diede un’aranciata
– “Sediamoci e ragioniamo con calma … Glam tu sai che si può mutare nell’indole,
con l’appoggio mirato, il sostegno degli amici …”
“Un picchiatore non
troverà mai pace, ne so qualcosa. Nel mondo, a cui tu Louis a quanto pare
ambisci, dove sono cresciuto insomma, nella bambagia, esistono lupi cattivi,
che la società stima o venera, come mio padre, un legale di grido, ma che non
sapeva dare amore, se non alla moglie, mentre per me esistevano unicamente
botte ed umiliazioni.”
Geffen appariva
sconvolto, ogni volta che ricordava la sua infanzia.
“Non vedevo l’ora di
crescere, di rendergli la … la pariglia, un termine che usava spesso, nei
riguardi dei suoi avversari in aula … Lì era sobrio, rigido, elegante, ma a
fine giornata si rintanava nel suo studio, beveva, fino a stordirsi e se la
prendeva con il sottoscritto, per poi uscire a cena, andare ai galà ufficiali,
con la nostra famigliola perfetta e lo spray per l’alito nel taschino, sempre
pronto all’uso”
“Mi dispiace …” –
mormorò scosso il ragazzo – “Anche Harry aveva … aveva un patrigno così … ed
abusava anche di lui, non si trattava unicamente di percosse”
I suoi occhi
divennero lucidi e Jared gli diede una carezza, sul volto provato da quella
rivelazione; infine lo avvolse, con la tenerezza di un padre, che neppure Louis
conosceva.
Era fuggito da un
piccolo paese nelle vicinanze di Chicago a soli quindici anni, facendo di tutto
per ottenere qualcosa a Los Angeles.
La sua avvenenza era
l’unica chiave, che apriva le porte alla sopravvivenza ed alla possibilità di
avere il denaro per laurearsi.
“Io un padre non ce l’ho
mai avuto … E l’ho cercato nell’uomo sbagliato, subendo ciò che presumo sia
successo al tuo Harry”
Jared lo disse con
una naturalezza disarmante, come gli aveva “insegnato” Hugh, per liberarsi dei
fantasmi, dagli incubi.
Dalla paura del buio.
Glam lo cullò, dando
una carezza alla testa arruffata di Louis, rimasto accanto a loro due – “Dobbiamo
fare rinsavire Tim … ad ogni costo”
Denny si palesò,
improvviso.
“Glam, ho la
registrazione, ma c’è un problema …”
“Vieni, guardiamola
comunque … Louis, ascolta, mentre eri in compagnia di Ivo, abbiamo filmato il
vostro appuntamento. So che ho violato la tua privacy e mi scuso”
“Se è per una buona
causa …” – sorrise impacciato.
“Il punto è che non
si sente il finale, ci sono troppi rumori di fondo” – precisò Denny, avviando
il filmato.
Geffen aguzzò la
vista – “Cosa ti sta dicendo?”
“Ci stavamo
salutando, con Ivo e … Insomma lui per me è il lasciapassare per arrivare al
traguardo, te l’ho detto Glam e quindi la mia preoccupazione era di perdere il
suo appoggio …”
“Quindi …?” – domandò
calmo.
“Ha voluto vedermi
per aggiornarmi su Tim, poi ha detto di non creargli casini, che voleva andasse
tutto liscio, il matrimonio, l’adozione … Ciò nonostante, prima di andarsene,
mi ha fatto capire che potevamo ancora vederci e stare insieme … Per la mia
carriera …”
“Sei disposto a dirlo
a Tim?”
“Sì … sì certo …” –
quasi balbettò.
“Ci vado io da Tim”
“Kevin …?”
“Daddy apprezzo i
tuoi sforzi, ma non è con una macchinazione che lo riporterò da me e tanto meno
lo salverò da Ivo”
“Lasciaci almeno
tentare, vuoi?”
“Solo se fallirò, ok?”
“Chi non muore si
rivede”
Matt sorrise,
spalmato a pancia in giù sopra il lettino prendisole, a bordo piscina, nel
giardino della clinica, nella porzione antistante la sua camera, un mini
appartamento in realtà, di sua esclusiva pertinenza.
Era una vasca a forma
di otto, piastrellata di verde tenue, come molti altri dettagli negli arredi,
un tono riposante, dicevano gli esperti.
Un’attrezzatura da
palestra all’aperto, poi, gli consentiva di restare sempre in forma, anche se
eccessivamente magro.
Geffen gli andò
incontro lentamente, per poi abbracciarlo.
“Ciao Matt … scusa l’assenza”
Si guardarono ed il
giovane prese fiato – “Le vacanze, la famiglia … Immagino, tutte cose più
importanti del sottoscritto, non te ne faccio mica una colpa” – sorrise amaro –
“Io comprendo.”
Tornò a sedersi,
offrendogli una bibita fresca.
“Dalla rete” – e gli
indicò il tablet – “… ho appreso le ultime novità … Kevin deve essere distrutto”
– sibilò sarcastico.
“Come fanno?”
“A sapere tutto?” –
rise – “Basta pedinare le persone giuste … Tim che se ne torna al suo loft, un
certo Ivo che lo segue a ruota … E gli fa una proposta di … matrimonio? Le foto
sono on line” – e ne mostrò la galleria di scatti, con didascalie fatte di ipotesi,
in realtà terribilmente concrete.
“Sì, è così Matt”
“Non che me ne
importi … Tu, invece, come stai?”
“Sono alle prese con
l’ennesima burrasca, ecco come sto” – replicò brusco.
“Posso fare qualcosa?
Anche se sembra anche a me una domanda stupida”
“Temo che nessuno
possa davvero risolvere, le circostanze sono degenerate”
“E per quanto mi
riguarda, hai degli aggiornamenti positivi Glam?”
“Non del tutto: sono
qui anche per questo”
“Il tuo anche mi
conforta” – rise.
“Kevin si è …
distratto dalla denuncia contro di te, ma non l’ha ancora ritirata”
“Buono a sapersi:
certo che ora, rinunciare a questo esilio dorato … di merda … Sai che trauma Glam?”
“Non mi sembra così
terribile come sistemazione” – obiettò severo.
“Oh sì … dovresti
provarla” – sibilò – “Sveglia alle otto, dopo un lungo sonno artificiale senza
sogni, la testa vuota, la mancanza di consapevolezza di dove mi trovo per il
primo quarto d’ora; colazione con delle amebe, che anziché un buongiorno,
sbavano il latte perché ancora troppo intontiti dagli psicofarmaci, ma sempre
meglio che iniziare già la mattina solo come un cane, qui in camera!”
“Matt …”
“No, TACI, ora mi
stai a sentire, tanto poi vai via dopo la tua preziosissima mezz’ora, a reggere
il moccolo a Colin e Jared od ad elemosinare una carezza di Robert Downey Jr! A
proposito, come sta quel rottame?” – ringhiò acido.
Geffen si levò dalla
poltrona, avviandosi all’uscita, però Matt lo tallonò, con la disperazione
nelle iridi infiammate di frustrazione.
“No, no, ti supplico
resta … re resta, sarò buono … Glam …” – e cadde in ginocchio.
Geffen lo prese in
braccio, portandolo sul letto – “Stai tranquillo … Tranquillo, non me ne andrò”
Farrell lo strinse,
senza curarsi di chi passava in corridoio.
“Jared sentiti libero
di fare ciò che vuoi … piangi, urla … sfogati … Liberati, come dice Tom”
Era la terapia dell’abbraccio
e del pianto: chi ti accoglieva sul petto, doveva essere forte per due, maturo,
presente a sé stesso, comprensivo.
Ed innamorato.
Colin lo era più di
prima.
“Mi sento esplodere l’amore
nel cuore, sai Jay …? L’amore che nutro per te … e sono felice”
Gli sfiorava la
schiena, la nuca, custodendo il suo malessere, sciogliendolo nel mare delle
proprie certezze, in quei sentimenti, che l’attore provava, vividi e solidi,
come non mai.
“E’ … è poco più
grande di Yari … e di Henry … Ha quella triad …” – singhiozzava piano,
riferendosi a Louis, che li stava spiando dalla biblioteca, dov’era rimasto con
Meliti e Pamela.
“Ed è solo … quanto
me … quanto lo ero io, con Shan …”
“Sì, lo capisco:
vorrei cambiare le cose, anche se non conosco questo ragazzo, ma so che tu hai
visto in lui una bella persona, vero?” – lo guardò sorridendo.
Jared annuì.
Hugh aveva scritto una
e-mail a Colin, la sera precedente.
Era soddisfatto dei
progressi di Leto e, con il suo permesso, rendeva partecipe anche l’irlandese,
per ottenere il massimo del risultato, nel corso di quella terapia di coppia,
ma a distanza.
Jared presentava un
quadro di latente depressione, che doveva trovare una dimensione in cui porre
fine, anche con vigore, ai suoi traumi pregressi.
Colin si era impegnato
a non mollare, a crederci e lo stava dimostrando, con enorme sollievo da parte
del consorte.
Antonio sistemò gli
scacchi.
“Una partita, Louis?”
“Volentieri, ma sono
una schiappa, quello bravo è Harry …”
“Deve essere
simpatico questo figliolo, che nomini sovente … Lo ami?”
Louis sgranò i suoi
fanali su Meliti, che rise bonario – “So che non ci si aspetta un discorso del
genere da uno come me … Giusto Pam?”
“Giusto, ma tu ci hai
stupiti milioni di volte!”
“Sai Louis, questa
banda di matti, ha salvato il vecchio che hai davanti, dall’oblio e dalla
solitudine … In passato, nella mia preistoria, non avrei mai creduto di
apprezzare queste forme d’amore”
“Lei è simpatico …
sembra a suo agio …”
“Mi sento un
miracolato … Talvolta accadono, i miracoli intendo”
“Sì … forse” – e si
morse il labbro.
Meliti fece un cenno
a Pamela, che gli sorrise, affacciata al balcone.
“Ok … è arrivato”
“Chi scusi?” – chiese
stranito Louis.
“Il tuo Harry … Vai
da lui.”
Tim spalancò la
blindata, senza controllare dallo spioncino, pensando che fosse Jimmy.
Sembrò raggelarsi
trovandosi di fronte Kevin.
“Ciao … Mi fai
entrare?” – chiese composto, senza alcun eccesso, né nei gesti e tanto meno nei
toni.
Tim perse un battito,
ma dopo un’esitazione, che sembrava infinita, lo lasciò passare.
Kevin notò delle
valigie.
Tossì, le mani in
tasca, poi sulla nuca – “Sei in partenza?”
“Un paio di giorni …
Parigi”
Il bassista rise
mesto – “Parigi … Buffo non trovi?” – e lo fissò.
“Cosa?” – bissò gelido,
andando alla penisola della cucina, dove aveva dimenticato una tazza di tisana
alla menta.
“Ti ci ho portato
anch’io …”
“Era per vacanza,
Kevin, mentre ora accompagno Ivo ad una conferenza”
“Su rocce, sassi,
vulcani?”
“Sì, più o meno”
“Vi sposerete all’ombra
della Tour Eiffel?”
Tim sorrise con un
lieve disprezzo – “Inutile che mi prendi per il culo, non serve e ci fai
persino una pessima figura, sai?”
Kevin rise,
allargando le braccia – “Non potevi avere reazione migliore, sei talmente
incazzato con me, che ciò può avere un unico e lampante significato!” – esclamò
teatrale.
Tim gettò la mug nel
lavabo, sbottando un – “Ma va al diavolo!”
“E tu verrai con me,
visto che mi ami!”
“Sei pazzo! Vattene
adesso, OK??!”
Kevin strinse i pugni
e le palpebre – “Scommetto che Ivo, in questo frangente, ti prenderebbe come
minimo a pugni!? Ed ho il sospetto che ti piaccia, se vuoi passare il resto
della vita con lui!!”
“TU non sai niente di
NOI!!” – inveii, azzerando la distanza.
“Qui ti sbagli sai
Tim? Visto che mi hai confidato dettagli così intimi e squallidi, del tuo
rapporto con quel buffone manesco e violento, da farmi rabbrividire!! E gli
stessi mi impongono di salvaguardarti, perché se non ti frega più un cazzo di
ME, pensa almeno a Lula, che ti adora e che morirebbe se ti accadesse qualcosa
di male, VA BENE STUPIDO IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!!?”
“NON USARE LULA!!
Proprio lui mi parlò di Ivo, quando eravamo a Rodi, forse già presagendo che ci
saremmo riconciliati!”
“Non sparare
stronzate!!”
Tim ebbe un tremito,
poi i suoi occhi si inondarono di lacrime – “Amerò Lula per sempre e so che
sarà reciproco: non mi ha dato alcuna colpa per la fine di ciò che avevamo
costruito, quindi rassegnati, qui lo stronzo sei solo tu, Kevin”
“Hai … hai fatto l’amore
con me per tutta la notte … ed il giorno seguente hai detto di sì a quello
psicotico di Ivo … Forse sto lottando contro i mulini a vento, forse tu sei
peggio di lui” – disse strangolato dal pianto e dall’afflizione.
“Addio Kevin” –
concluse cristallizzato e distante.
“Come vuoi … Tu non
sai in che guaio ti stai cacciando … “ – disse svuotato – “Fammi un favore:
porta ad Ivo i miei saluti e chiedigli di estenderli anche a Louis. Addio Tim.”
MATT BOMER IS MATT
LEE WILLIAMS IS TIM
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