martedì 18 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 134

Capitolo n. 134  -  zen


Louis si tormentò le mani, poi le passò tra i capelli, quindi fissò Geffen, appoggiato al davanzale.
“Io sono stato onesto con lei … con te insomma …”
“Lo apprezzo Louis.”
“Forse ti farò schifo o”
“No. Assolutamente. Ognuno di noi, per affermarsi, ha il diritto di cercare la via più breve, per poi fare i conti con la propria dignità. Spesso se ne rimane segnati, ma si sopravvive, soprattutto se si ha uno scopo”
“Farei di tutto per Harry … Lui è una persona pulita” – disse emozionato.
Qualcuno bussò.
Era Jared.

“Ciao … Colin ed io abbiamo portato qui Violet, per Lula …”
“Ve ne ringrazio” – ribatté commosso l’avvocato.
Leto si diresse poi verso Louis – “Salve … ci si rivede”
“E’ … è un piacere, mi chiamo Louis”
“Ed io sono Jared” – gli diede la mano, gentile – “Spero di non avere interrotto qualcosa di importante …”
“Hai il diritto di sapere, visto che Louis è qui per aiutarci”
“In che senso Glam?”
“Per Tim: siamo convinti che la sua decisione di sposare Ivo sia avventata, ma legittima, se ne è innamorato: purtroppo, nonostante l’analisi, a cui si è sottoposto ed all’apparente miglioramento nel suo carattere, riteniamo sia ancora pericoloso”
“Parli al plurale …”
“Mi esprimo a nome di Kevin ed anche di Louis, vero?”
“Sì … Diciamo che Ivo è davvero cambiato, rispetto ad un anno fa, quando ho iniziato a … frequentarlo …”
“Ti ha mai picchiato?” – chiese diretto Geffen.
Louis avvampò – “No … No, però accadeva che si arrabbiasse per un nonnulla, diventando un agnellino subito dopo … Probabilmente stava imparando a gestire la sua rabbia … Mi ha dato un ceffone, una volta … Gli avevo riso in faccia, per Tim, per come gli moriva appresso, a me dava fastidio, perché … mi sentivo usato, anche quando eravamo … sì insomma …”
Jared gli diede un’aranciata – “Sediamoci e ragioniamo con calma … Glam tu sai che si può mutare nell’indole, con l’appoggio mirato, il sostegno degli amici …”
“Un picchiatore non troverà mai pace, ne so qualcosa. Nel mondo, a cui tu Louis a quanto pare ambisci, dove sono cresciuto insomma, nella bambagia, esistono lupi cattivi, che la società stima o venera, come mio padre, un legale di grido, ma che non sapeva dare amore, se non alla moglie, mentre per me esistevano unicamente botte ed umiliazioni.”
Geffen appariva sconvolto, ogni volta che ricordava la sua infanzia.
“Non vedevo l’ora di crescere, di rendergli la … la pariglia, un termine che usava spesso, nei riguardi dei suoi avversari in aula … Lì era sobrio, rigido, elegante, ma a fine giornata si rintanava nel suo studio, beveva, fino a stordirsi e se la prendeva con il sottoscritto, per poi uscire a cena, andare ai galà ufficiali, con la nostra famigliola perfetta e lo spray per l’alito nel taschino, sempre pronto all’uso”
“Mi dispiace …” – mormorò scosso il ragazzo – “Anche Harry aveva … aveva un patrigno così … ed abusava anche di lui, non si trattava unicamente di percosse”
I suoi occhi divennero lucidi e Jared gli diede una carezza, sul volto provato da quella rivelazione; infine lo avvolse, con la tenerezza di un padre, che neppure Louis conosceva.

Era fuggito da un piccolo paese nelle vicinanze di Chicago a soli quindici anni, facendo di tutto per ottenere qualcosa a Los Angeles.
La sua avvenenza era l’unica chiave, che apriva le porte alla sopravvivenza ed alla possibilità di avere il denaro per laurearsi.

“Io un padre non ce l’ho mai avuto … E l’ho cercato nell’uomo sbagliato, subendo ciò che presumo sia successo al tuo Harry”
Jared lo disse con una naturalezza disarmante, come gli aveva “insegnato” Hugh, per liberarsi dei fantasmi, dagli incubi.
Dalla paura del buio.

Glam lo cullò, dando una carezza alla testa arruffata di Louis, rimasto accanto a loro due – “Dobbiamo fare rinsavire Tim … ad ogni costo”

Denny si palesò, improvviso.
“Glam, ho la registrazione, ma c’è un problema …”
“Vieni, guardiamola comunque … Louis, ascolta, mentre eri in compagnia di Ivo, abbiamo filmato il vostro appuntamento. So che ho violato la tua privacy e mi scuso”
“Se è per una buona causa …” – sorrise impacciato.
“Il punto è che non si sente il finale, ci sono troppi rumori di fondo” – precisò Denny, avviando il filmato.
Geffen aguzzò la vista – “Cosa ti sta dicendo?”
“Ci stavamo salutando, con Ivo e … Insomma lui per me è il lasciapassare per arrivare al traguardo, te l’ho detto Glam e quindi la mia preoccupazione era di perdere il suo appoggio …”
“Quindi …?” – domandò calmo.
“Ha voluto vedermi per aggiornarmi su Tim, poi ha detto di non creargli casini, che voleva andasse tutto liscio, il matrimonio, l’adozione … Ciò nonostante, prima di andarsene, mi ha fatto capire che potevamo ancora vederci e stare insieme … Per la mia carriera …”
“Sei disposto a dirlo a Tim?”
“Sì … sì certo …” – quasi balbettò.

“Ci vado io da Tim”
“Kevin …?”
“Daddy apprezzo i tuoi sforzi, ma non è con una macchinazione che lo riporterò da me e tanto meno lo salverò da Ivo”
“Lasciaci almeno tentare, vuoi?”
“Solo se fallirò, ok?”


“Chi non muore si rivede”
Matt sorrise, spalmato a pancia in giù sopra il lettino prendisole, a bordo piscina, nel giardino della clinica, nella porzione antistante la sua camera, un mini appartamento in realtà, di sua esclusiva pertinenza.
Era una vasca a forma di otto, piastrellata di verde tenue, come molti altri dettagli negli arredi, un tono riposante, dicevano gli esperti.
Un’attrezzatura da palestra all’aperto, poi, gli consentiva di restare sempre in forma, anche se eccessivamente magro.
Geffen gli andò incontro lentamente, per poi abbracciarlo.

“Ciao Matt … scusa l’assenza”
Si guardarono ed il giovane prese fiato – “Le vacanze, la famiglia … Immagino, tutte cose più importanti del sottoscritto, non te ne faccio mica una colpa” – sorrise amaro – “Io comprendo.”
Tornò a sedersi, offrendogli una bibita fresca.
“Dalla rete” – e gli indicò il tablet – “… ho appreso le ultime novità … Kevin deve essere distrutto” – sibilò sarcastico.
“Come fanno?”
“A sapere tutto?” – rise – “Basta pedinare le persone giuste … Tim che se ne torna al suo loft, un certo Ivo che lo segue a ruota … E gli fa una proposta di … matrimonio? Le foto sono on line” – e ne mostrò la galleria di scatti, con didascalie fatte di ipotesi, in realtà terribilmente concrete.

“Sì, è così Matt”
“Non che me ne importi … Tu, invece, come stai?”
“Sono alle prese con l’ennesima burrasca, ecco come sto” – replicò brusco.
“Posso fare qualcosa? Anche se sembra anche a me una domanda stupida”
“Temo che nessuno possa davvero risolvere, le circostanze sono degenerate”
“E per quanto mi riguarda, hai degli aggiornamenti positivi Glam?”
“Non del tutto: sono qui anche per questo”
“Il tuo  anche  mi conforta” – rise.
“Kevin si è … distratto dalla denuncia contro di te, ma non l’ha ancora ritirata”
“Buono a sapersi: certo che ora, rinunciare a questo esilio dorato … di merda … Sai che trauma Glam?”
“Non mi sembra così terribile come sistemazione” – obiettò severo.
“Oh sì … dovresti provarla” – sibilò – “Sveglia alle otto, dopo un lungo sonno artificiale senza sogni, la testa vuota, la mancanza di consapevolezza di dove mi trovo per il primo quarto d’ora; colazione con delle amebe, che anziché un buongiorno, sbavano il latte perché ancora troppo intontiti dagli psicofarmaci, ma sempre meglio che iniziare già la mattina solo come un cane, qui in camera!”
“Matt …”
“No, TACI, ora mi stai a sentire, tanto poi vai via dopo la tua preziosissima mezz’ora, a reggere il moccolo a Colin e Jared od ad elemosinare una carezza di Robert Downey Jr! A proposito, come sta quel rottame?” – ringhiò acido.

Geffen si levò dalla poltrona, avviandosi all’uscita, però Matt lo tallonò, con la disperazione nelle iridi infiammate di frustrazione.

“No, no, ti supplico resta … re resta, sarò buono … Glam …” – e cadde in ginocchio.
Geffen lo prese in braccio, portandolo sul letto – “Stai tranquillo … Tranquillo, non me ne andrò”


Farrell lo strinse, senza curarsi di chi passava in corridoio.
“Jared sentiti libero di fare ciò che vuoi … piangi, urla … sfogati … Liberati, come dice Tom”
Era la terapia dell’abbraccio e del pianto: chi ti accoglieva sul petto, doveva essere forte per due, maturo, presente a sé stesso, comprensivo.
Ed innamorato.
Colin lo era più di prima.
“Mi sento esplodere l’amore nel cuore, sai Jay …? L’amore che nutro per te … e sono felice”
Gli sfiorava la schiena, la nuca, custodendo il suo malessere, sciogliendolo nel mare delle proprie certezze, in quei sentimenti, che l’attore provava, vividi e solidi, come non mai.

“E’ … è poco più grande di Yari … e di Henry … Ha quella triad …” – singhiozzava piano, riferendosi a Louis, che li stava spiando dalla biblioteca, dov’era rimasto con Meliti e Pamela.

“Ed è solo … quanto me … quanto lo ero io, con Shan …”
“Sì, lo capisco: vorrei cambiare le cose, anche se non conosco questo ragazzo, ma so che tu hai visto in lui una bella persona, vero?” – lo guardò sorridendo.
Jared annuì.

Hugh aveva scritto una e-mail a Colin, la sera precedente.
Era soddisfatto dei progressi di Leto e, con il suo permesso, rendeva partecipe anche l’irlandese, per ottenere il massimo del risultato, nel corso di quella terapia di coppia, ma a distanza.

Jared presentava un quadro di latente depressione, che doveva trovare una dimensione in cui porre fine, anche con vigore, ai suoi traumi pregressi.
Colin si era impegnato a non mollare, a crederci e lo stava dimostrando, con enorme sollievo da parte del consorte.


Antonio sistemò gli scacchi.
“Una partita, Louis?”
“Volentieri, ma sono una schiappa, quello bravo è Harry …”
“Deve essere simpatico questo figliolo, che nomini sovente … Lo ami?”
Louis sgranò i suoi fanali su Meliti, che rise bonario – “So che non ci si aspetta un discorso del genere da uno come me … Giusto Pam?”
“Giusto, ma tu ci hai stupiti milioni di volte!”
“Sai Louis, questa banda di matti, ha salvato il vecchio che hai davanti, dall’oblio e dalla solitudine … In passato, nella mia preistoria, non avrei mai creduto di apprezzare queste forme d’amore”
“Lei è simpatico … sembra a suo agio …”
“Mi sento un miracolato … Talvolta accadono, i miracoli intendo”
“Sì … forse” – e si morse il labbro.
Meliti fece un cenno a Pamela, che gli sorrise, affacciata al balcone.
“Ok … è arrivato”
“Chi scusi?” – chiese stranito Louis.
“Il tuo Harry … Vai da lui.”


Tim spalancò la blindata, senza controllare dallo spioncino, pensando che fosse Jimmy.
Sembrò raggelarsi trovandosi di fronte Kevin.

“Ciao … Mi fai entrare?” – chiese composto, senza alcun eccesso, né nei gesti e tanto meno nei toni.
Tim perse un battito, ma dopo un’esitazione, che sembrava infinita, lo lasciò passare.
Kevin notò delle valigie.
Tossì, le mani in tasca, poi sulla nuca – “Sei in partenza?”
“Un paio di giorni … Parigi”
Il bassista rise mesto – “Parigi … Buffo non trovi?” – e lo fissò.
“Cosa?” – bissò gelido, andando alla penisola della cucina, dove aveva dimenticato una tazza di tisana alla menta.
“Ti ci ho portato anch’io …”
“Era per vacanza, Kevin, mentre ora accompagno Ivo ad una conferenza”
“Su rocce, sassi, vulcani?”
“Sì, più o meno”
“Vi sposerete all’ombra della Tour Eiffel?”
Tim sorrise con un lieve disprezzo – “Inutile che mi prendi per il culo, non serve e ci fai persino una pessima figura, sai?”
Kevin rise, allargando le braccia – “Non potevi avere reazione migliore, sei talmente incazzato con me, che ciò può avere un unico e lampante significato!” – esclamò teatrale.
Tim gettò la mug nel lavabo, sbottando un – “Ma va al diavolo!”
“E tu verrai con me, visto che mi ami!”
“Sei pazzo! Vattene adesso, OK??!”
Kevin strinse i pugni e le palpebre – “Scommetto che Ivo, in questo frangente, ti prenderebbe come minimo a pugni!? Ed ho il sospetto che ti piaccia, se vuoi passare il resto della vita con lui!!”
“TU non sai niente di NOI!!” – inveii, azzerando la distanza.
“Qui ti sbagli sai Tim? Visto che mi hai confidato dettagli così intimi e squallidi, del tuo rapporto con quel buffone manesco e violento, da farmi rabbrividire!! E gli stessi mi impongono di salvaguardarti, perché se non ti frega più un cazzo di ME, pensa almeno a Lula, che ti adora e che morirebbe se ti accadesse qualcosa di male, VA BENE STUPIDO IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!!?”
“NON USARE LULA!! Proprio lui mi parlò di Ivo, quando eravamo a Rodi, forse già presagendo che ci saremmo riconciliati!”
“Non sparare stronzate!!”

Tim ebbe un tremito, poi i suoi occhi si inondarono di lacrime – “Amerò Lula per sempre e so che sarà reciproco: non mi ha dato alcuna colpa per la fine di ciò che avevamo costruito, quindi rassegnati, qui lo stronzo sei solo tu, Kevin”
“Hai … hai fatto l’amore con me per tutta la notte … ed il giorno seguente hai detto di sì a quello psicotico di Ivo … Forse sto lottando contro i mulini a vento, forse tu sei peggio di lui” – disse strangolato dal pianto e dall’afflizione.

“Addio Kevin” – concluse cristallizzato e distante.
“Come vuoi … Tu non sai in che guaio ti stai cacciando … “ – disse svuotato – “Fammi un favore: porta ad Ivo i miei saluti e chiedigli di estenderli anche a Louis. Addio Tim.”




 MATT BOMER IS MATT


LEE WILLIAMS IS TIM

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