Capitolo n. 137 - zen
Sulla prima
auto viaggiavano Kevin, con Robert alla guida.
A seguire l’hummer
di Geffen, con a bordo Louis e l’agente Rossi.
“Grazie Dave
per esserti aggregato ed anche a Kurt, per averci prestato il loft, che gli
aveva donato Crane”
“E’ un piacere
darvi una mano, soprattutto se si tratta di un tipo manesco: mai sopportati,
specialmente quando si nascondono sotto le false apparenze della persona per
bene, un insegnante addirittura … O come il milionario Crane, appunto” – disse assorto,
fissando il percorso.
Louis rimaneva
in silenzio, immaginandosi cosa poteva essere accaduto al compagno di Rossi, a
proposito di questo Crane: nessuno gli aveva dato molte spiegazioni, non
servivano.
Doveva
concentrarsi unicamente sul discorso da fare a Tim e, soprattutto, essere
convincente.
Downey si
fermò ad un semaforo ed accese la radio, ad un volume minimo.
Le note di una
canzone degli anni ottanta, di Phil Collins, rimbombarono nell’abitacolo.
Kevin sorrise,
emozionandosi.
“Questa è una
delle preferite di daddy …”
Robert lo
guardò di sfuggita, notando i suoi occhi lucidi.
“Tu ami ogni
cosa di lui, vero?” – chiese paterno.
Il bassista
annuì, asciugandosi poi con i palmi, velocemente, due lacrime dispettose,
buttando fuori un respiro di troppo, che non riusciva ad inghiottire.
“Quando …
quando mi spararono alle gambe … Lo dico sempre a Glam, sarò noioso o patetico,
ma fu il periodo migliore per noi … Per me, sai Rob?”
“Non lo sei
tesoro: né noioso e tanto meno patetico”
“Può darsi” –
tirò su dal naso, guardando oltre il finestrino – “Non importa, ciò che sento
verso quel periodo è così intenso, radicato … qui …” – si indicò il centro del
petto – “Che fa male da morire, ogni volta che ci penso, ma non riesco a farne
a meno … Glam sa essere così dolce, premuroso, comprensivo e disponibile, nei
suoi momenti … giusti” – sorrise, spegnendo poi lo stereo – “Scusa Rob … Mi fa
male anche questo”
“Figurati” –
inspirò; anche per lui Geffen significava ogni singola cosa Kevin aveva appena
elencato.
Erano
arrivati.
Tim non c’era
ancora.
Il cielo si
stava annuvolando minaccioso.
Erano le nove
e trenta di mattina, ma sembrava già sera, all’improvviso.
“Ok andiamo …”
– disse l’attore, recuperando un maglione di filo sul sedile posteriore; aveva sempre
freddo a quell’ora.
Geffen li
seguì fino in casa, preceduto da Rossi e seguito da Louis.
Harry era
rimasto, per niente convinto, alla End House, dove Jared e Colin lo avevano
portato, insieme a Lula e Violet.
L’attesa durò
solo dieci minuti, poi qualcuno bussò nervosamente.
Downey andò ad
aprire, mentre gli altri erano accomodati nel living, in evidente tensione.
Tim si stava
guardando intorno, poi tornò a guardare verso Robert, con uno scatto.
“Ehi salve”
“Ciao Tim,
vieni …”
“Ok” – ed entrò
svelto.
Fissò Kevin,
poi Glam, aggrottò la fronte notando David, ma si accigliò scorgendo Louis,
seduto sul davanzale più distante dal centro della stanza, dove arrivò con
Robert.
“Grazie per
avere accettato di incontrarmi”
“Appunto,
incontrarti: non mi aspettavo questa folla!” – protestò agitato.
“Credo sia
giusto tu conosca Louis, è indispensabile per dare un senso al nostro incontro
Tim: scusami comunque”
“Lascia stare.
Allora, cos’hai da vendermi, tu?” – chiese secco, puntando il ragazzo.
“Ciao … Noi
non ci conosciamo, però so molte cose di te …” – esordì timido.
“Certo, me lo
immagino Ivo, che mentre scopavate, ti diceva di me … Credo tu possa fare di
meglio, stupiscimi!” – ringhiò livido.
Louis non si
scompose – “Sì, facevamo sesso ed il punto è proprio questo Tim: il TUO futuro
marito, giusto ieri, mi ha voluto incontrare. Certo mi ha detto di non rompervi
le uova nel paniere, lo riconosco, ma poi mi ha proposto di vederci, nel caso
ci annoiassimo e non certo per fare un cruciverba. Ok?” – replicò deciso.
Tim ebbe un
tremolio nelle palpebre, ma rimase immobile.
Guardò poi
Kevin: “Lo hai istruito bene il tuo pivello, ma non funziona”
“Cosa vuoi,
che te lo dica Lula?? Non costringermi a turbarlo in questo modo Tim, ma sono
disposto a farlo, pur di salvarti!” – ribatté aspro, ma con la morte nel cuore.
Avrebbe voluto
abbracciarlo e sentiva che Tim desiderava fare altrettanto.
Rossi si alzò –
“Se sei qui, penso tu abbia avuto almeno un dubbio su Ivo” – disse calmo.
Tim lo puntò –
“L’esperto dell’FBI, niente meno? Cosa credete, che il mio fidanzato sia un
criminale?? Come vi permettete di giudicarlo, non avete mai sbagliato voi, eh??”
– e fissò Geffen.
L’avvocato
fece un passo avanti – “Hai ragione Tim, chi più di me può ammetterlo: ciò non
toglie che mi sento in dovere di aiutarti a fare chiarezza, soprattutto per il
bene di Lula: e non lo tiro in ballo per farti sentire in colpa, perché tu di
colpe non ne hai, d’accordo?”
“A parte
quella di avere dato l’ennesima opportunità al tuo ex, Glam, che non ha mai
smesso di amarti ed anteporti al sottoscritto: l’ho accettato, una volta per
tutte, vedi quindi di tenertelo, così io farò con Ivo, che mi ama e che non
vede altri esistere, oltre me!” – rivendicò, quasi in lacrime.
Il campanello
li interruppe.
I suoi trilli
sembravano saette, dritte nello stomaco di Kevin, che aveva percepito ogni
singola accusa di Tim come una pugnalata impietosa.
“Tim!! TIM??!!
Cosa gli state facendo APRITE MALEDETTI STRONZI!!”
“E’ Ivo … Mio
Dio, mi ha seguito allora …” – mormorò spaventato.
“Non sembri
felice di saperlo qui, motivo ulteriore per starne alla larga, accidenti” – gli
sibilò Dave a pochi centimetri dall’orecchio sinistro.
Downey andò
alla blindata.
Ivo dava l’idea
di poterla buttare giù, a calci e pugni, da un istante all’altro.
Iniziò a
piovere a dirotto.
“Tim … Vieni
via …” – disse trafelato, andando a stringerlo a sé, come a proteggerlo anche
dall’aria.
“Io sto bene …
Solo che … Mi dispiace Ivo, andiamo via subito”
“Certo amore,
abbiamo un aereo da prendere e non certo il tempo di stare a sentire le loro
cazzate, vero!?” – e lo guardò intenso.
Kevin si sentì
gelare, almeno quanto Louis, che un attimo dopo avvertì le iridi argentee del
professore addosso.
“E tu? Quanto
ti hanno pagato per romperci i coglioni??!” – sbraitò.
Louis ebbe un
sussulto.
“Ho … Ho detto
semplicemente la verità”
“QUALE VERITA’?”
– ruggì, mollando la presa su Tim, per avventarsi sul giovane.
Una spinta
improvvisa lo fece barcollare e poi cadere.
Harry,
fradicio, aveva preso tre autobus ed era arrivato sino a lì, di corsa per gli
ultimi cinquecento metri, dopo avere estorto a Jared l’indirizzo di quel posto.
Il cantante
voleva accompagnarlo, ma Harry non gliene diede il tempo.
“LASCIALO
BASTARDO!!” - gridò il giovane.
La
colluttazione tra loro morì sul nascere, per l’intervento di Rossi e Geffen,
che si prese anche un pugno da Ivo ed addirittura uno sputo di scherno.
Louis tirò via
Harry, spaventato a morte per il gesto del compagno, che avrebbe fatto a pezzi
Ivo, se solo lo avesse sfiorato: era evidente.
Nella
confusione generale, Tim era finito a ridosso della parete, accanto all’uscita,
dove Ivo lo agguantò, trascinandolo via, senza esitazioni.
Sembrarono
sparire nei lampi, ormai incessanti, che illuminavano sinistri ogni cosa.
Harry li
rincorse, ma Louis lo tallonò, sino al marciapiede, dove lo bloccò,
abbracciandolo forte e tremante, quanto lui.
“Tesoro … Ma
sei impazzito …?” – domandò ansimando, mentre i loro occhi si fondevano.
“Tu lo sei
Louis, a mescolarti con questa gente! Non fa per noi, è assurdo, cazzo!!” – si sfogò,
sconvolto.
“Ma … Ma loro
sono brave persone …”
“Tu credi?? Mezza
giornata che li frequentiamo e siamo già finiti in un casino allucinante!!”
“Harry … Mi
dispiace …”
“Anche a me …”
– e non trattenne un pianto liberatorio, baciandolo poi intenso.
Robert uscì a
recuperarli, con la premura, che gli era consona.
Jared finì di
cambiare i gemelli; dovevano uscire a pranzo con Claudine, per discutere di un
nuovo progetto.
Colin allacciò
loro le scarpe, sorridendo – “Grazie Jay … sono perfetti”
“Due gocce d’acqua
con il loro meraviglioso papà irlandese … A proposito di acqua … diluvia …” – e
guardò la terrazza, quasi allagata.
“Sì … Forse è
meglio che ci pensi miss Wong alle vivande e restiamo qui”
“Evitiamo un
bel raffreddore a questi due ometti” – e li baciò, con tenerezza.
Farrell li
avvolse tutti, con trasporto e senza risparmiarsi in altrettanti baci.
“Grazie Cole …
Mi stai aiutando in un modo che neppure immagini …”
“Io sono
appagato e non mi stancherò mai di vederti sereno, come ora … Anche se mi
sembravi pensieroso, prima di salire alla nursery … E dov’è Harry?”
“Giusto di
questo volevo parlarti, ma poi i due monelli mi hanno distratto” – sorrise – “Diciamo
che è andato in soccorso di Louis all’appartamento di Kurt: è lì che dovevano
trovarsi con Tim”
“Sì, lo
sapevo, da Glam … Insomma come credi stia andando?”
“Posso provare
a chiamarlo …”
“Ok, io
intanto vado in cucina e telefono a mia sorella … E voi non fate impazzire papi
Jared, ok?” – rise solare, poi si allontanò.
Robert gettò
le chiavi nel portaoggetti dell’ingresso.
Prese un bel
respiro e passò in corridoio, verso la camera armadio.
“Ehi tesoro
già di ritorno?”
Law si abbassò
gli occhialini: era al pc, a leggersi un copione.
“Sì …” –
sospirò, andandolo a cingere da dietro, posando un bacio sul suo collo liscio.
“Che fai di
bello?” – chiese sommesso.
“Davo un’occhiata
a questa … boiata” – rise – “Holmes e Watson contro gli alieni”
“Oddio … Ed i
vampiri no?” – aggiunse sconsolato.
“Missione
fallita?”
“A pieno direi
… Un brutto quarto d’ora, Harry si è palesato come una furia ed ha investito
Ivo, che stava per malmenare Louis o almeno così è sembrato a tutti …”
“Miseria …”
“Oh guarda
Judsie, Tim mi ha fatto quasi pena, si vedeva lontano un miglio che credeva a
Louis, però …” – sbuffò – “Va a sapere cosa gira nella testa della gente”
“Quando è …
innamorata?”
“Temo che il
termine esatto sia succube … Ivo ha
una personalità tanto inquietante quanto … robusta, nel suo porsi”
“E’ uno
istintivo, sa ciò che vuole ed ancor più sa cosa voleva Tim, come ha detto Glam
… E lui?”
“Si è preso
delle botte, mentre divideva Ivo ed Harry”
“Il nostro
cavaliere senza paura è sempre in mezzo”
“Ah lui nelle
mischie si butta a pesce” – rise triste – “Povero Glam …”
Law strizzò le
palpebre, incuriosito.
“Che c’è Rob?”
– domandò con accortezza.
“Kevin lo ama …
E Glam non vuole saperne … Forse ha una paura fottuta di essere felice, di
perderlo, come è accaduto con”
Si interruppe,
serrando gli occhi, quasi colpevole.
Jude gli
sfiorò gli zigomi, con un tocco caldo ed amorevole, quindi vi posò un bacio di
conforto – “Va tutto bene Rob” – gli sussurrò adorabile.
Downey lo
fissò, innamorato – “Ti amo Jude”
“Ti amo anch’io,
anima mia”
Catturò la sua
bocca e vi ci perse ogni battito del cuore.
“Aspetta Glam …
Solo un secondo … Fatto”
“Cosa …?”
“Prelevo un …
po’ di preziosa saliva del nostro … amichetto”
Dave sorrise.
“Di Ivo? A me
mancava di essere investito da un lama in jeans e camicia da fighetto …
Accidenti a lui, che schifo!” – e si strappò la camicia.
Kevin stava
seduto sul bordo della vasca idromassaggio, dove di certo Kurt si era spesso
immerso in buona compagnia.
“Come sta il
tuo ragazzo, detective?” – chiese inaspettato.
Rossi lo
scrutò – “Bene … Lo sto facendo ingrassare con la mia cucina italiana” – rise.
“Buon per lui …”
– bissò incolore Kevin, per poi sparire.
Geffen avrebbe
voluto seguirlo, ma Dave glielo impedì.
“Meglio
lasciarlo da solo … Non credi?”
“Sì … Forse …
A proposito, che combinavi prima?”
Rossi arricciò
il naso – “Sai quando l’ho visto … Mi riferisco ad Ivo”
“Sì l’ho
capito che ce l’hai con lui”
“In effetti ho
un … sospetto, un dejà vu …” – e raccolse anche la casacca dell’amico – “Serve
questa, per le impronte intendo”
“Impronte? E
di sicuro il DNA, ma cosa succede David?”
“Stanno
andando a Parigi, vero?” – domandò, componendo il numero di Garcia.
Glam confermò,
mentre Penelope rispondeva alla chiamata.
“Ehi mr Vedi
Napoli e poi muori, qual buon vento?!”
“Ciao cara,
come stai?”
“Mi manchi …
Ehm, le tue lasagne mi mancano” – precisò sorniona.
“Vieni a Los
Angeles, sei la benvenuta”
“Quanto lo
vorrei … dimmi tutto!”
“Ok, ho
scannerizzato un tessuto con quel software che mi hai mandato via e-mail …”
“Sì ce l’ho!”
“La posta
elettronica va come un fulmine … Ho anche un campione, te lo invio a Quantico
con il solito corriere espresso, quando potrò avere i risultati?”
“Entro domani
sera … Mentre per le magiche dita … Diciamo sei ore, ci aggiorniamo per l’happy
hour, che ne pensi?” – rise.
“Penso tu sia
fantastica …” – poi ebbe un’esitazione – “Come stanno Spencer e Derek?”
“Sono in
missione a Las Vegas con la squadra, Gregory è paffuto e ce l’ho qui con me,
pensa!”
Lo inquadrò,
infatti, con una telecamera interna; Rossi perse un battito.
Il bimbo
indossava una tutina, regalata da lui alla coppia, per il battesimo del loro
cucciolo.
Ne era stato
il padrino, ovviamente.
“Grazie Penelope
… A più tardi.”
Camminavano
tenendosi per mano sul boulevard.
Stava
spiovendo.
“Lo prendiamo
un gelato Lou?”
“Non è meglio
una pizza?”
“Forse
preferivi tornare alla villa del signor Meliti …” – disse un po’ afflitto.
Louis lo prese
sotto l’ala sinistra, stampandogli un bacio sulla tempia – “Il mio eroe …”
“Non prendermi in
giro” – si lagnò affettuoso.
“Tu lo sei Harry …” –
si fermò, ponendosi davanti a lui, le mani sulle spalle.
“Sono … cotto di te” –
si schernì, buffo.
Louis lo baciò.
Un clacson li fece
sobbalzare.
Era Geffen con Rossi
e Kevin, che abbassò il vetro – “Ehi ce la date una seconda possibilità?” –
domandò affabile.
Louis guardò Harry,
con quella vivacità irresistibile e che poteva solo farti cadere.
Ed Harry cadde,
felice di lasciarsi andare.
HARRY
Joe Mantegna è DAVE ROSSI
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