venerdì 21 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 137

Capitolo n. 137  -  zen


Sulla prima auto viaggiavano Kevin, con Robert alla guida.
A seguire l’hummer di Geffen, con a bordo Louis e l’agente Rossi.

“Grazie Dave per esserti aggregato ed anche a Kurt, per averci prestato il loft, che gli aveva donato Crane”
“E’ un piacere darvi una mano, soprattutto se si tratta di un tipo manesco: mai sopportati, specialmente quando si nascondono sotto le false apparenze della persona per bene, un insegnante addirittura … O come il milionario Crane, appunto” – disse assorto, fissando il percorso.
Louis rimaneva in silenzio, immaginandosi cosa poteva essere accaduto al compagno di Rossi, a proposito di questo Crane: nessuno gli aveva dato molte spiegazioni, non servivano.
Doveva concentrarsi unicamente sul discorso da fare a Tim e, soprattutto, essere convincente.

Downey si fermò ad un semaforo ed accese la radio, ad un volume minimo.
Le note di una canzone degli anni ottanta, di Phil Collins, rimbombarono nell’abitacolo.
Kevin sorrise, emozionandosi.

“Questa è una delle preferite di daddy …”
Robert lo guardò di sfuggita, notando i suoi occhi lucidi.
“Tu ami ogni cosa di lui, vero?” – chiese paterno.
Il bassista annuì, asciugandosi poi con i palmi, velocemente, due lacrime dispettose, buttando fuori un respiro di troppo, che non riusciva ad inghiottire.

“Quando … quando mi spararono alle gambe … Lo dico sempre a Glam, sarò noioso o patetico, ma fu il periodo migliore per noi … Per me, sai Rob?”
“Non lo sei tesoro: né noioso e tanto meno patetico”
“Può darsi” – tirò su dal naso, guardando oltre il finestrino – “Non importa, ciò che sento verso quel periodo è così intenso, radicato … qui …” – si indicò il centro del petto – “Che fa male da morire, ogni volta che ci penso, ma non riesco a farne a meno … Glam sa essere così dolce, premuroso, comprensivo e disponibile, nei suoi momenti … giusti” – sorrise, spegnendo poi lo stereo – “Scusa Rob … Mi fa male anche questo”
“Figurati” – inspirò; anche per lui Geffen significava ogni singola cosa Kevin aveva appena elencato.
Erano arrivati.
Tim non c’era ancora.
Il cielo si stava annuvolando minaccioso.
Erano le nove e trenta di mattina, ma sembrava già sera, all’improvviso.
“Ok andiamo …” – disse l’attore, recuperando un maglione di filo sul sedile posteriore; aveva sempre freddo a quell’ora.

Geffen li seguì fino in casa, preceduto da Rossi e seguito da Louis.
Harry era rimasto, per niente convinto, alla End House, dove Jared e Colin lo avevano portato, insieme a Lula e Violet.


L’attesa durò solo dieci minuti, poi qualcuno bussò nervosamente.
Downey andò ad aprire, mentre gli altri erano accomodati nel living, in evidente tensione.
Tim si stava guardando intorno, poi tornò a guardare verso Robert, con uno scatto.
“Ehi salve”
“Ciao Tim, vieni …”
“Ok” – ed entrò svelto.
Fissò Kevin, poi Glam, aggrottò la fronte notando David, ma si accigliò scorgendo Louis, seduto sul davanzale più distante dal centro della stanza, dove arrivò con Robert.
“Grazie per avere accettato di incontrarmi”
“Appunto, incontrarti: non mi aspettavo questa folla!” – protestò agitato.
“Credo sia giusto tu conosca Louis, è indispensabile per dare un senso al nostro incontro Tim: scusami comunque”
“Lascia stare. Allora, cos’hai da vendermi, tu?” – chiese secco, puntando il ragazzo.
“Ciao … Noi non ci conosciamo, però so molte cose di te …” – esordì timido.
“Certo, me lo immagino Ivo, che mentre scopavate, ti diceva di me … Credo tu possa fare di meglio, stupiscimi!” – ringhiò livido.
Louis non si scompose – “Sì, facevamo sesso ed il punto è proprio questo Tim: il TUO futuro marito, giusto ieri, mi ha voluto incontrare. Certo mi ha detto di non rompervi le uova nel paniere, lo riconosco, ma poi mi ha proposto di vederci, nel caso ci annoiassimo e non certo per fare un cruciverba. Ok?” – replicò deciso.
Tim ebbe un tremolio nelle palpebre, ma rimase immobile.
Guardò poi Kevin: “Lo hai istruito bene il tuo pivello, ma non funziona”
“Cosa vuoi, che te lo dica Lula?? Non costringermi a turbarlo in questo modo Tim, ma sono disposto a farlo, pur di salvarti!” – ribatté aspro, ma con la morte nel cuore.
Avrebbe voluto abbracciarlo e sentiva che Tim desiderava fare altrettanto.
Rossi si alzò – “Se sei qui, penso tu abbia avuto almeno un dubbio su Ivo” – disse calmo.
Tim lo puntò – “L’esperto dell’FBI, niente meno? Cosa credete, che il mio fidanzato sia un criminale?? Come vi permettete di giudicarlo, non avete mai sbagliato voi, eh??” – e fissò Geffen.
L’avvocato fece un passo avanti – “Hai ragione Tim, chi più di me può ammetterlo: ciò non toglie che mi sento in dovere di aiutarti a fare chiarezza, soprattutto per il bene di Lula: e non lo tiro in ballo per farti sentire in colpa, perché tu di colpe non ne hai, d’accordo?”
“A parte quella di avere dato l’ennesima opportunità al tuo ex, Glam, che non ha mai smesso di amarti ed anteporti al sottoscritto: l’ho accettato, una volta per tutte, vedi quindi di tenertelo, così io farò con Ivo, che mi ama e che non vede altri esistere, oltre me!” – rivendicò, quasi in lacrime.
Il campanello li interruppe.
I suoi trilli sembravano saette, dritte nello stomaco di Kevin, che aveva percepito ogni singola accusa di Tim come una pugnalata impietosa.

“Tim!! TIM??!! Cosa gli state facendo APRITE MALEDETTI STRONZI!!”

“E’ Ivo … Mio Dio, mi ha seguito allora …” – mormorò spaventato.
“Non sembri felice di saperlo qui, motivo ulteriore per starne alla larga, accidenti” – gli sibilò Dave a pochi centimetri dall’orecchio sinistro.
Downey andò alla blindata.
Ivo dava l’idea di poterla buttare giù, a calci e pugni, da un istante all’altro.

Iniziò a piovere a dirotto.

“Tim … Vieni via …” – disse trafelato, andando a stringerlo a sé, come a proteggerlo anche dall’aria.
“Io sto bene … Solo che … Mi dispiace Ivo, andiamo via subito”
“Certo amore, abbiamo un aereo da prendere e non certo il tempo di stare a sentire le loro cazzate, vero!?” – e lo guardò intenso.
Kevin si sentì gelare, almeno quanto Louis, che un attimo dopo avvertì le iridi argentee del professore addosso.
“E tu? Quanto ti hanno pagato per romperci i coglioni??!” – sbraitò.
Louis ebbe un sussulto.
“Ho … Ho detto semplicemente la verità”
“QUALE VERITA’?” – ruggì, mollando la presa su Tim, per avventarsi sul giovane.
Una spinta improvvisa lo fece barcollare e poi cadere.
Harry, fradicio, aveva preso tre autobus ed era arrivato sino a lì, di corsa per gli ultimi cinquecento metri, dopo avere estorto a Jared l’indirizzo di quel posto.
Il cantante voleva accompagnarlo, ma Harry non gliene diede il tempo.

“LASCIALO BASTARDO!!”  - gridò il giovane.
La colluttazione tra loro morì sul nascere, per l’intervento di Rossi e Geffen, che si prese anche un pugno da Ivo ed addirittura uno sputo di scherno.
Louis tirò via Harry, spaventato a morte per il gesto del compagno, che avrebbe fatto a pezzi Ivo, se solo lo avesse sfiorato: era evidente.
Nella confusione generale, Tim era finito a ridosso della parete, accanto all’uscita, dove Ivo lo agguantò, trascinandolo via, senza esitazioni.
Sembrarono sparire nei lampi, ormai incessanti, che illuminavano sinistri ogni cosa.

Harry li rincorse, ma Louis lo tallonò, sino al marciapiede, dove lo bloccò, abbracciandolo forte e tremante, quanto lui.
“Tesoro … Ma sei impazzito …?” – domandò ansimando, mentre i loro occhi si fondevano.
“Tu lo sei Louis, a mescolarti con questa gente! Non fa per noi, è assurdo, cazzo!!” – si sfogò, sconvolto.
“Ma … Ma loro sono brave persone …”
“Tu credi?? Mezza giornata che li frequentiamo e siamo già finiti in un casino allucinante!!”
“Harry … Mi dispiace …”
“Anche a me …” – e non trattenne un pianto liberatorio, baciandolo poi intenso.

Robert uscì a recuperarli, con la premura, che gli era consona.


Jared finì di cambiare i gemelli; dovevano uscire a pranzo con Claudine, per discutere di un nuovo progetto.
Colin allacciò loro le scarpe, sorridendo – “Grazie Jay … sono perfetti”
“Due gocce d’acqua con il loro meraviglioso papà irlandese … A proposito di acqua … diluvia …” – e guardò la terrazza, quasi allagata.
“Sì … Forse è meglio che ci pensi miss Wong alle vivande e restiamo qui”
“Evitiamo un bel raffreddore a questi due ometti” – e li baciò, con tenerezza.
Farrell li avvolse tutti, con trasporto e senza risparmiarsi in altrettanti baci.
“Grazie Cole … Mi stai aiutando in un modo che neppure immagini …”
“Io sono appagato e non mi stancherò mai di vederti sereno, come ora … Anche se mi sembravi pensieroso, prima di salire alla nursery … E dov’è Harry?”
“Giusto di questo volevo parlarti, ma poi i due monelli mi hanno distratto” – sorrise – “Diciamo che è andato in soccorso di Louis all’appartamento di Kurt: è lì che dovevano trovarsi con Tim”
“Sì, lo sapevo, da Glam … Insomma come credi stia andando?”
“Posso provare a chiamarlo …”
“Ok, io intanto vado in cucina e telefono a mia sorella … E voi non fate impazzire papi Jared, ok?” – rise solare, poi si allontanò.


Robert gettò le chiavi nel portaoggetti dell’ingresso.
Prese un bel respiro e passò in corridoio, verso la camera armadio.
“Ehi tesoro già di ritorno?”
Law si abbassò gli occhialini: era al pc, a leggersi un copione.
“Sì …” – sospirò, andandolo a cingere da dietro, posando un bacio sul suo collo liscio.
“Che fai di bello?” – chiese sommesso.
“Davo un’occhiata a questa … boiata” – rise – “Holmes e Watson contro gli alieni”
“Oddio … Ed i vampiri no?” – aggiunse sconsolato.
“Missione fallita?”
“A pieno direi … Un brutto quarto d’ora, Harry si è palesato come una furia ed ha investito Ivo, che stava per malmenare Louis o almeno così è sembrato a tutti …”
“Miseria …”
“Oh guarda Judsie, Tim mi ha fatto quasi pena, si vedeva lontano un miglio che credeva a Louis, però …” – sbuffò – “Va a sapere cosa gira nella testa della gente”
“Quando è … innamorata?”
“Temo che il termine esatto sia succube … Ivo ha una personalità tanto inquietante quanto … robusta, nel suo porsi”
“E’ uno istintivo, sa ciò che vuole ed ancor più sa cosa voleva Tim, come ha detto Glam … E lui?”
“Si è preso delle botte, mentre divideva Ivo ed Harry”
“Il nostro cavaliere senza paura è sempre in mezzo”
“Ah lui nelle mischie si butta a pesce” – rise triste – “Povero Glam …”
Law strizzò le palpebre, incuriosito.
“Che c’è Rob?” – domandò con accortezza.
“Kevin lo ama … E Glam non vuole saperne … Forse ha una paura fottuta di essere felice, di perderlo, come è accaduto con”
Si interruppe, serrando gli occhi, quasi colpevole.
Jude gli sfiorò gli zigomi, con un tocco caldo ed amorevole, quindi vi posò un bacio di conforto – “Va tutto bene Rob” – gli sussurrò adorabile.
Downey lo fissò, innamorato – “Ti amo Jude”
“Ti amo anch’io, anima mia”
Catturò la sua bocca e vi ci perse ogni battito del cuore.


“Aspetta Glam … Solo un secondo … Fatto”
“Cosa …?”
“Prelevo un … po’ di preziosa saliva del nostro … amichetto”
Dave sorrise.
“Di Ivo? A me mancava di essere investito da un lama in jeans e camicia da fighetto … Accidenti a lui, che schifo!” – e si strappò la camicia.
Kevin stava seduto sul bordo della vasca idromassaggio, dove di certo Kurt si era spesso immerso in buona compagnia.
“Come sta il tuo ragazzo, detective?” – chiese inaspettato.
Rossi lo scrutò – “Bene … Lo sto facendo ingrassare con la mia cucina italiana” – rise.
“Buon per lui …” – bissò incolore Kevin, per poi sparire.
Geffen avrebbe voluto seguirlo, ma Dave glielo impedì.
“Meglio lasciarlo da solo … Non credi?”
“Sì … Forse … A proposito, che combinavi prima?”
Rossi arricciò il naso – “Sai quando l’ho visto … Mi riferisco ad Ivo”
“Sì l’ho capito che ce l’hai con lui”
“In effetti ho un … sospetto, un dejà vu …” – e raccolse anche la casacca dell’amico – “Serve questa, per le impronte intendo”
“Impronte? E di sicuro il DNA, ma cosa succede David?”
“Stanno andando a Parigi, vero?” – domandò, componendo il numero di Garcia.
Glam confermò, mentre Penelope rispondeva alla chiamata.

“Ehi mr Vedi Napoli e poi muori, qual buon vento?!”
“Ciao cara, come stai?”
“Mi manchi … Ehm, le tue lasagne mi mancano” – precisò sorniona.
“Vieni a Los Angeles, sei la benvenuta”
“Quanto lo vorrei … dimmi tutto!”
“Ok, ho scannerizzato un tessuto con quel software che mi hai mandato via e-mail …”
“Sì ce l’ho!”
“La posta elettronica va come un fulmine … Ho anche un campione, te lo invio a Quantico con il solito corriere espresso, quando potrò avere i risultati?”
“Entro domani sera … Mentre per le magiche dita … Diciamo sei ore, ci aggiorniamo per l’happy hour, che ne pensi?” – rise.
“Penso tu sia fantastica …” – poi ebbe un’esitazione – “Come stanno Spencer e Derek?”
“Sono in missione a Las Vegas con la squadra, Gregory è paffuto e ce l’ho qui con me, pensa!”
Lo inquadrò, infatti, con una telecamera interna; Rossi perse un battito.
Il bimbo indossava una tutina, regalata da lui alla coppia, per il battesimo del loro cucciolo.
Ne era stato il padrino, ovviamente.

“Grazie Penelope … A più tardi.”


Camminavano tenendosi per mano sul boulevard.
Stava spiovendo.

“Lo prendiamo un gelato Lou?”
“Non è meglio una pizza?”
“Forse preferivi tornare alla villa del signor Meliti …” – disse un po’ afflitto.
Louis lo prese sotto l’ala sinistra, stampandogli un bacio sulla tempia – “Il mio eroe …”
“Non prendermi in giro” – si lagnò affettuoso.
“Tu lo sei Harry …” – si fermò, ponendosi davanti a lui, le mani sulle spalle.
“Sono … cotto di te” – si schernì, buffo.
Louis lo baciò.

Un clacson li fece sobbalzare.
Era Geffen con Rossi e Kevin, che abbassò il vetro – “Ehi ce la date una seconda possibilità?” – domandò affabile.
Louis guardò Harry, con quella vivacità irresistibile e che poteva solo farti cadere.
Ed Harry cadde, felice di lasciarsi andare.


HARRY





 Joe Mantegna è DAVE ROSSI

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