martedì 25 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 138

Capitolo n. 138  -  zen


“Ed anziché il meno, devi scrivere un più, ok Martin?”
Il tono di Rossi era dolce ed affettuoso.
Il bimbo sorrise, annuendo e correggendo il proprio compito.
“Grazie zio Dave!” – e sporgendosi, mentre ancora erano seduti sopra al divano, gli schioccò un bacio sulla guancia destra.
“Ora vai a lavarti i denti e poi a nanna” – disse sorridente Kurt, aggiungendo – “Ti adora … Ne sono così felice” – e, dopo avere preso il posto del figlio, diede anche lui un bacio al compagno, ma di tutt’altra natura.
Estremamente passionale, come il resto del loro legame.

Suonarono.

“Chi può essere a quest’ora David? Sono quasi le dieci”
“Non ne ho idea … Vado io” – disse rassicurante, quindi si illuminò appena vide nello spioncino due volti conosciuti.
A Kurt, invece, stava per andare di traverso la bibita, che stava sorseggiando, intuendo l’identità di quei visitatori a sorpresa.

“Ehi, ma non eravate a Las Vegas?” – domandò arridendo a Derek, che fu il primo ad essere abbracciato, dopo di che toccò a Spencer, raggiante nel rivedere il maturo collega.
“L’hai detto … Eravamo” – replicò Morgan, facendo un cenno a Kurt, piuttosto accigliato.
L’agente stringeva una cartellina, di quelle contenenti dossier riservati.
Rossi la vide solo in quell’istante.


Glam accese il computer centrale, quello che usava per i collegamenti con i suoi studenti.
Era dotato di uno schermo a quaranta pollici, ben visibile ai presenti.
Morgan inserì un codice, dopo essere entrato nel sito governativo, grazie al quale il viso sorridente di Penelope apparve come per magia.

“Il gran consiglio è riunito, diamo inizio alle danze, signori?” – esordì affabile e, come di consueto, brillante.

“Sì bambolina, aggiornaci.” – ribatté Derek, accomodandosi accanto a Reid, che sino a quel momento aveva parlottato con Jared e Colin, anch’essi presenti a Palm Springs.
Oltre alla coppia, erano stati convocati Louis ed Harry, naturalmente Kevin, ma anche Jude e Robert.
Questi aveva degli atteggiamenti molto paterni con i più piccoli, il che faceva piacere ad entrambi, che si sentivano un po’ meno pesci fuor d’acqua.
Meliti aveva messo a loro disposizione un mini appartamento all’interno della sua residenza, senza forzature di sorta.
Geffen, in uguale misura, si era espresso in termini pacati, riguardo la faccenda di Ivo, che comunque andava risolta: Louis temeva ritorsioni all’Università, una volta che il professore fosse rientrato in cattedra, ma anche Harry, pur essendo di un’altra facoltà, conosceva la reputazione di quello che veniva considerato un ottimo professionista, ma soprattutto un eccellente bastardo.

“Ivo Steadman, meglio conosciuto come Ivo Laurman, nonché Ivo Carsman, insomma il man non è mai stato in grado di abbandonarlo, però le sue identità sono mutate nel corso degli anni, a seconda degli atenei, nei quali insegnava Paleontologia e, per un breve periodo, Storia Greca a Londra. In seguito lo vediamo in America, prima a Boston, poi Chicago, infine Los Angeles …” – Garcia partì in quarta.
“Come mai cambiava così spesso il suo cognome?” – domandò Jared.
“Ahh il mio alieno preferito, dimmi da dove pianeta provieni ed io mi ci fiondo! Buonasera signor Leto!” – e gli fece un mega sorriso.
“Ciao …” – disse lui, agitando la manina.
“Orbene la cagione … Innanzitutto ecco i ricordi di famiglia ovvero le foto raccolte in diversi annuari, come noterete, anche il colore dei suoi biondissimi capelli, originale peraltro, è diventato castano scuro, poi addirittura nero, con taglio rasato … Ha portato anche delle lenti a contatto tinta piombo, mentre era a Boston”
“Questo, però, non costituisce reato” – intervenne Downey.

“Se no io sarei già ad Alcatraz!” – gli fece eco il leader dei Mars.
“Sì, ma ora le dolenti note … Chi glielo dice?”
Rossi prese fiato.
“E’ vero, dai colori, ai nomi, fondamentalmente è legale e le ragioni possono essere molteplici … Quella di Ivo, temiamo sia la peggiore”
Kevin deglutì a vuoto – “E’ … è un assassino?”
“Vedete, esistono parecchi casi irrisolti, per via della scarsità delle prove” – spiegò Spencer – “In questo frangente, è emersa una corrispondenza con un’impronta parziale, ma almeno è un fatto certo”
“Impronta di chi?”
Rossi divenne più serio – “Glam si tratta di un serial killer: ha lasciato dietro di sé una scia di cadaveri, almeno otto, dall’Inghilterra agli Stati Uniti, ragazzi giovani, studenti per l’esattezza, ma mai dove lavorava, su questo è stato abile, però ci sono verbali, interrogatori e se avremo il tempo di andare più a fondo, noi ne saremo certi”
“Più tempo?” – sbottò Kevin – “TIM NON CE L’HA QUESTO TEMPO ACCIDENTI!”


Hutch diede loro un appuntamento a Parigi.
Rossi aveva inserito il viva voce, durante la sua chiamata.
“Noi decolliamo dal Nevada, voi fate altrettanto dalla California, Penelope sta monitorando i cellulari, ma risultano ancora a Los Angeles, entrambi spenti”
“Questa è una pessima notizia” – mormorò Dave.
“Il tenente Hemsworth sta cercando di avere un recapito, ma questo Ivo pare non abbia lasciato detto nulla, né nel palazzo dove risiede e tanto meno alla segreteria scolastica: è assurdo”
“Aaron questo fa temere sul serio per la vita di Tim …”
Kevin non riusciva neppure a respirare per la tensione.
Erano sopraggiunti anche Scott e Jimmy: il giovane non aveva idea di dove fossero diretti esattamente, la conferenza risultò inesistente e nessun albergo della capitale francese, aveva una prenotazione a nome dei due.

Rossi, con calma, pose alcuni quesiti a Jimmy.
Ormai erano sul jet di Meliti e, con Scott, si erano aggregati.

“E’ stato generico  … Quando ci andò con Kevin mi disse ogni dettaglio” – rivelò agitato.
“Come li ha uccisi?” – chiese improvviso e come in trance il bassista.
Derek e Spencer si scrutarono.

Glam perse un battito, come il resto dei passeggeri, nell’attesa di quel chiarimento, che non si fece attendere.

“Stuprati e strangolati” – rivelò Morgan.

“Kevin, tu sei andato a trovarlo, giusto?”
“Sì Dave …”
“Hai notato qualcosa?”
“C’erano … c’erano i bagagli pronti” – si commosse e Jared andò ad abbracciarlo.
“Forse tu hai visto qualche cosa, ma ora non lo ricordi … Chiudi gli occhi, ok?”

Con quella voce Rossi avrebbe potuto anche ipnotizzare una persona, Glam lo pensò, ma in realtà tranquillizzava il suo interlocutore, permettendogli di fare un passo indietro, in quel living, dove c’era ordine, le valigie – “… il notebook acceso … su di una pagina arancione …” – Kevin spalancò le palpebre – “Un hotel! Sì, lampeggiava un riquadro rosso, con sopra scritto prenotazione confermata” – disse scosso.
“Ok! Garcia ci sei?”
“Eccomi, avete una traccia?”
“C’era anche una fontana!” – affermò Kevin di botto, rammentando sempre più particolari.
Rossi riassunse concitato quegli indizi a Penelope – “Escludi gli alberghi sino ai quattro stelle, vedi i cinque, anche extra lusso, Ivo Steadman non baderà a spese per il suo futuro marito!”
“Ok, ma se avessi un nome … provo con Ivo o Tim semplicemente” – stava digitando velocissima – “No, niente, porca miseria!”
Jimmy si alzò, grattandosi la nuca.
“Un tempo … Ecco quando noi” – arrossì.
Scott gli diede una carezza – “Avanti piccolo, se puoi darci una mano”
“Sì lo vorrei davvero, Tim è il mio migliore amico”
“Lo so Jimmy …” – disse dolce il medico.
“Sì, insomma, Tim cambiava nome, quando incontrava tipi strani, che non lo convincevano, così che se fossero tornati a cercarlo nei bar dove … lavoravamo, nessuno avrebbe potuto identificarlo: era qualcosa come …”
“Come??!” – lo incitò quasi, Garcia.
“Ah sì! Thomas Lander!”
“D’accordo lo cerco … Uhm … Tom … Tommy … Thomas Lander! Trovato! Hotel Bel Ami, sto inviando la mappa sui vostri tablet, siamo a cavallo!” – decretò entusiasta.

Reid si lisciò il mento.
“Eppure qualcosa non torna: Ivo frequenta Tim da un sacco di tempo, come mai non l’ha mai ucciso? Avrebbe anche potuto mascherare l’omicidio, per via dell’ambiente … lavorativo del ragazzo, non me ne voglia Jimmy” – e sorrise imbarazzato.
“Forse lo ama …” – mormorò Jared.
“E forse amava anche quelli che ha fatto fuori” – inveii Kevin, tormentandosi le nocche, che Leto gli allontanò dai denti.

Rossi sbuffò – “Aaron avrà già avvertito la polizia locale, però dovranno muoversi con cautela: se Ivo si accorge di essere braccato, allora Tim correrà ancora più rischi”
“Perché tu credi che ci sia una possibilità di salvezza?” – si intromise Geffen – “E che come dice Jared, quello stronzo sia innamorato di Tim? Perché vedi, Lula ne è convinto”
Dave sorrise – “Il tuo bimbo, il vostro bimbo …” – guardò anche Kevin – “… è straordinario, ma ho paura abbia unicamente avvertito quel lato della personalità di Ivo diciamo … buona”
“Peraltro ha anche detto che Ivo vuole sposare Tim ad ogni costo ed io ne ho dedotto fosse diventata un’ossessione per lui” – puntualizzò angosciato.
“Glam noi dovremo avvicinarci con la massima cautela, sperando di isolare Ivo in qualche modo, di affrontarlo e porlo in arresto: un buon avvocato potrebbe farlo uscire dopo cinque minuti, anche se siamo dell’FBI, perché il riscontro che ci ha fatti precipitare a Parigi, potrebbe anche non avere alcun fondamento”
“Per questo chiedevi tempo, per trovare altre coincidenze?” – domandò Kevin.
“Infatti …” – ammise mesto il detective.
“E se fosse innocente?” – disse Colin.
“Già, se questa fosse una caccia alle streghe?” – si inserì Jude.

Harry si era assopito sul petto di Louis, isolatosi da quella conversazione inquietante, ascoltando il suo i-pod.
Downey gli passò accanto, dandogli una carezza tra i capelli e lui rispose con un sorriso pulito.

Law notò quelle attenzioni e, per nulla infastidito, accolse con tenerezza il consorte tra le proprie ali, nella speranza di fare almeno un sonnellino, prima di atterrare.

“Ehi tesoro … sei così premuroso con quei cuccioli” – gli sussurrò, baciandolo nel collo.
“Spero di non”
“Assolutamente Rob” – gli sorrise limpido, scrutandolo amorevole.
Downey arrossì – “Io … volevo parlarti di un’idea che mi era venuta in mente …”
“Ti ascolto” – ribatté partecipe.
L’americano sospirò – “Non è questa la situazione adatta Judsie … Quando rientriamo, ok?”
“Promesso?”
“Promesso amore” – e lo baciò, intenso.



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