sabato 15 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 132

Capitolo n. 132  -  zen


Louis lo fece girare a pancia in giù, senza smettere di baciargli la nuca, la tempia destra, appena Harry lo cercava con la bocca e con lo sguardo un po’ smarrito.

“Va tutto bene … Penserò io a tutto … e ti farò stare bene”
Louis provava a convincerlo, mentre faceva altrettanto con sé stesso.
Ricevere le attenzioni in un rapporto, da un uomo più adulto, essere passivo, con i timori e le incertezze della loro età, questo era ciò che il giovane conosceva, anche grazie ad Ivo.
Louis aveva avuto altre due storie, ma nessuna di amore vero.
C’era sempre un secondo fine.
L’ex datore di lavoro, un notaio senza scrupoli, che lo pagava profumatamente non certo per le commissioni che il suo subalterno sbrigava in maniera efficiente.
Infine un collega di università dell’ultimo anno; era ricchissimo, generoso, ma anche manesco, quando Louis si distraeva o gli parlava di Harry.

Harry che adesso gemeva, al solo tocco delle falangi affusolate da colui il quale considerava già il proprio fidanzato.
Lo voleva a tutti i costi.
Quando il gel fresco pervase la sua fessura, Harry deglutì a vuoto un paio di volte, sussultando alla vista di Louis, che frugava nel comodino della sua camera.
Erano nel mini appartamento del più maturo, un lusso, che Harry non poteva ancora permettersi, non certo con il suo part time alla gelateria di Barny.

Quando vedeva arrivare gente come Glam Geffen, sopra la sua fiammante Ferrari, tenendo per mano un bimbo, che tutti salutavano come Lula, Harry fantasticava, sperando di arrivare ad essere lui l’avvocato migliore di Los Angeles.
Era bello sognare.
Forse la fantasia migliore, l’aspettativa più profonda, si stava concretizzando, ma non in quel modo – “Lou … Non voglio così …”
“E’ meglio usarlo … il preservativo” – replicò avvampando.
“No … Io devo sentirti … è necessario, sai?” – ed affondò la guancia nel cuscino, stritolando il bordo del materasso con le mani, nascoste sotto quel guanciale enorme e colorato.

Louis lo avvolse, cullandolo – “Lo voglio anch’io … e questo lo sai …”
“Ti amo Louis …”
“Ti amo Harry … Per sempre”

Il ragazzo non mentiva e non l’avrebbe trattato come un oggetto di piacere, anche se i suoi fianchi e quel sedere piccolo, sodo, ben delineato, erano arrapanti, non riusciva a negarlo.

Strofinò la punta del membro contro l’apertura di Harry, che si inarcò, sempre di più, appena fu penetrato.

La stanza tremolava, ma erano i suoi occhi, le palpebre, ormai umide.
Louis si fermò, poi riprese, accarezzandogli l’addome contratto, poi il petto liscio, dove i capezzoli significavano l’eccitazione estrema, in cui Harry si stava letteralmente perdendo.
Era un magnifico oblio e poi un lampo di luce: il ritmo divenne fluido, non senza altre pause ed incertezze.
Così belle, come non sarebbe mai stato nuovamente, neppure vagamente simile alla loro prima volta.
La migliore.


Glam se lo ritrovò davanti, senza preavviso.
Kevin stava facendo un bagno, mentre Lula era salito di corsa in mansarda un paio di minuti prima, senza motivo apparente.

“Tim ciao …
“So che non mi aspettavate”
“Neppure Kevin?”
“Non l’ho avvisato … Vorrei parlare con soldino”
“Con …?”

“Sono qui zio Tim” – disse triste, palesandosi in fondo al living.
“Tesoro mio …” – mormorò il giovane, azzerando la distanza e prendendolo tra le braccia.
Lula aveva gli occhi lucidi e si appese al suo collo, sul punto di piangere, come stava per fare Tim.

“Cosa sta succedendo?” – chiese con timore Glam, avvicinandosi.

“Mi dispiace Lula …”
“Anche a me zio … Tu sarai sempre il mio terzo papà, sappilo” – disse strangolato da un dolore autentico, che commosse ulteriormente Tim, confuso ed impaurito da quella situazione.

Appena Kevin si unì a loro, trasalì.

“Tesoro … pensavo fossi in città … Lula cos’hai?”
Il bassista si sentì morire, perché intuì il peggio, dopo che Tim lo puntò, ferito.

A colazione il compagno era stato silenzioso e distante; gli stava nascondendo qualcosa ed appena notò un anello nuovo al suo anulare destro, Kevin perse un battito.

“Cos’è quello?” – domandò brusco.
“E’ … è una fede nuziale … Me l’ha data Ivo” – spiegò lucido, facendo scivolare Lula davanti a sé, come a proteggersi, senza intenzione alcuna di esporre il bambino a quel ruolo.

“Ivo?!”
“Sì Kevin … Mi ha chiesto di sposarlo ed io ho accettato. Ha dei progetti concreti ed io sono stanco di sentirmi inadatto e sbagliato, a causa dei tuoi umori, del tuo passato, che peraltro rispetto e comprendo, Lula lo sa, come Glam, a cui voglio bene e sono sincero” – disse calmo.


Geffen fece un passo avanti, scrutato dal figlio, che sembrava, per la prima volta, odiare entrambi i genitori, per avere fatto del male a Tim.
L’avvocato avrebbe preferito mille torture, ma non quella: il disprezzo di Lula.
Temeva il peggio, anche se il rammarico di soldino non poteva arrivare a tanto: pregava non avvenisse, si amavano troppo, no, non era possibile.

“Tim se esiste un modo per riparare … Tu dillo ed io farò ciò che è in mio potere per risolvere e farti tornare il sorriso”
Per Geffen era un atteggiamento tipico e spontaneo: non gli si poteva rimproverare il costante impegno a rimediare qualsiasi casino, anche non suo, nonostante non esistesse alcuna via di scampo alla decisione di Tim, che si rivolse duro a Kevin, impietrito e tremante.

“E tu cosa pensi di fare?” – sbottò, perdendo la calma, invaso dalla rabbia nel vedere soffrire Lula.
“Tu dammi un’unica possibilità Tim … Fallo e non te ne pentirai”

Lui scosse la testa, stanco e rassegnato – “L’hai avuta, non dimenticarlo Kevin, non puoi rimproverarmi niente, so che sarai … irreprensibile almeno in questo” – sorrise amaro.
“Tu mi ami, questo te lo ricordi, vero?”
“Manderò qualcuno a prendere la mia roba … Credo Jimmy”
“Jimmy?!”
“Il compagno di Scott”
“So chi è Jimmy!” – ruggì Kevin, affranto, stringendo i pugni.

Lula scappò via.
Glam gli andò appresso, angosciato dalla sua reazione.

Kevin rise sconfortato – “Non ti renderà mai felice, non ci potrà riuscire, perché non è nella sua natura: Ivo è una mela marcia, una cattiva persona!”
“Tu invece …?”
E se ne andò.


Taylor indossò l’accappatoio, quasi si vergognasse, anche se non c’era nessuno sul camper, che la produzione gli aveva assegnato.
Rimase solo per poco.
Qualcuno bussò.
Era Farrell.

“Ehi posso?” – bisbigliò gentile.
Portava delle birre analcoliche ed un sacchetto di patatine.
Taylor sorrise, avvampando.
“Sì, certo, accomodati nel mio regno …”
Colin salì, notando subito due poster dei Mars ed un vecchio primo piano di Jared.

“A me piace tuo marito, una volta gli ho pure toccato il pacco durante un concerto, perché mi era volato addosso” – svelò ridendo.
L’irlandese rimase di sasso – “Eh? Sul serio??” – poi rise divertito.
“Era pazzo … Mai visto un uomo così bello … Tu lo sai bene, Colin” – disse cristallino.
“Sei molto affascinante anche tu, penso te l’avranno detto … Jared mi sta aspettando, ma volevo sapere come stavi, mi sembravi scosso, dopo che …”
Taylor annuì, aprendo le lattine – “Sono un coglione, mi sono eccitato … Che vuoi farci, non ho esperienza e ti ho messo in imbarazzo” – quasi si scusò.
“Non si tratta di questo … Sai io temevo capitasse a me e sarebbe ovvio, considerata la tua … innegabile … Come direbbe Yari figaggine!”
Risero all’unisono.
“Grazie per il drink Colin …”
“Torno da Jared”
“Sì … deve essere pazzesco … amare così qualcuno e da così tanto tempo, senza contare la vostra incredibile famiglia” – disse ispirato.
“Siamo stati fortunati, anche se tra mille difficoltà Taylor … Ci siamo spesso scontrati, confrontati, messi alla prova, però alla fine, ad esistere, eravamo noi. Punto.”


“La colpa è mia. Lula guardami, per favore”
Kevin avrebbe anche strisciato, pur di convincere soldino a non dare responsabilità a Glam, per la rottura con Tim.
“Siete stati … cattivi!”
“No angelo mio …”
Il suo pianto sembrava non impietosire minimamente il figlio, ma di sicuro non era una tattica.
Geffen non diceva nulla, anche se le occhiate interrogative di Lula, lo stavano trafiggendo.

“Tesoro, papà Kevin ed io ti chiediamo perdono” – esordì alla fine.
“Non servirà a riportare qui zio Tim!” – obiettò acre.
“Ora devo lasciarlo riflettere, ma recupererò questo pasticcio Lula” – disse mesto, provando ad accarezzarlo, così che Lula gli finì sul petto, facendolo scoppiare in singhiozzi disperati.
Kevin lo stringeva forte, mentre Glam se ne andava in terrazza, a respirare il sapore dell’oceano, così buio quella sera.


I brividi che gli salivano lungo la schiena, sembrarono acuirsi quando gli fu dentro: Harry si sentì in crisi di ossigeno, ma non voleva fermarsi.
Schiuse meglio le gambe di Louis, precipitando verso di lui, per baciarlo, mentre l’altro si aggrappava ulteriormente ai suoi fianchi, già in movimento.

“Scopami Harry …”  - gli soffiò roco nel collo, incitandolo a non interrompere quel contatto scabroso ed erotico, con cui lo stava masturbando e sbattendo sul materasso, in preda a spasmi crescenti.

Era un orgasmo multiplo e diffuso, che li devastò in pochi minuti, durante i quali il soffitto crepitò di schegge iridescenti e bellissime.

Quel tardo pomeriggio non l’avrebbero scordato mai, fino alla fine dei giorni, dovunque fossero, chiunque incontrassero: niente avrebbe superato quell’emozione, che ormai apparteneva esclusivamente al loro amore.





RYAN PHILLIPPE is KEVIN



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