Capitolo n. 132 - zen
Louis lo fece girare
a pancia in giù, senza smettere di baciargli la nuca, la tempia destra, appena
Harry lo cercava con la bocca e con lo sguardo un po’ smarrito.
“Va tutto bene …
Penserò io a tutto … e ti farò stare bene”
Louis provava a convincerlo,
mentre faceva altrettanto con sé stesso.
Ricevere le
attenzioni in un rapporto, da un uomo più adulto, essere passivo, con i timori
e le incertezze della loro età, questo era ciò che il giovane conosceva, anche
grazie ad Ivo.
Louis aveva
avuto altre due storie, ma nessuna di amore vero.
C’era sempre
un secondo fine.
L’ex datore di
lavoro, un notaio senza scrupoli, che lo pagava profumatamente non certo per le
commissioni che il suo subalterno sbrigava in maniera efficiente.
Infine un
collega di università dell’ultimo anno; era ricchissimo, generoso, ma anche
manesco, quando Louis si distraeva o
gli parlava di Harry.
Harry che
adesso gemeva, al solo tocco delle falangi affusolate da colui il quale
considerava già il proprio fidanzato.
Lo voleva a
tutti i costi.
Quando il gel
fresco pervase la sua fessura, Harry deglutì a vuoto un paio di volte,
sussultando alla vista di Louis, che frugava nel comodino della sua camera.
Erano nel mini
appartamento del più maturo, un lusso, che Harry non poteva ancora permettersi,
non certo con il suo part time alla gelateria di Barny.
Quando vedeva
arrivare gente come Glam Geffen, sopra la sua fiammante Ferrari, tenendo per
mano un bimbo, che tutti salutavano come Lula, Harry fantasticava, sperando di
arrivare ad essere lui l’avvocato migliore di Los Angeles.
Era bello
sognare.
Forse la
fantasia migliore, l’aspettativa più profonda, si stava concretizzando, ma non
in quel modo – “Lou … Non voglio così …”
“E’ meglio
usarlo … il preservativo” – replicò avvampando.
“No … Io devo
sentirti … è necessario, sai?” – ed affondò la guancia nel cuscino, stritolando
il bordo del materasso con le mani, nascoste sotto quel guanciale enorme e
colorato.
Louis lo
avvolse, cullandolo – “Lo voglio anch’io … e questo lo sai …”
“Ti amo Louis …”
“Ti amo Harry …
Per sempre”
Il ragazzo non
mentiva e non l’avrebbe trattato come un oggetto di piacere, anche se i suoi
fianchi e quel sedere piccolo, sodo, ben delineato, erano arrapanti, non
riusciva a negarlo.
Strofinò la
punta del membro contro l’apertura di Harry, che si inarcò, sempre di più,
appena fu penetrato.
La stanza
tremolava, ma erano i suoi occhi, le palpebre, ormai umide.
Louis si
fermò, poi riprese, accarezzandogli l’addome contratto, poi il petto liscio,
dove i capezzoli significavano l’eccitazione estrema, in cui Harry si stava
letteralmente perdendo.
Era un
magnifico oblio e poi un lampo di luce: il ritmo divenne fluido, non senza
altre pause ed incertezze.
Così belle,
come non sarebbe mai stato nuovamente, neppure vagamente simile alla loro prima
volta.
La migliore.
Glam se lo
ritrovò davanti, senza preavviso.
Kevin stava
facendo un bagno, mentre Lula era salito di corsa in mansarda un paio di minuti
prima, senza motivo apparente.
“Tim ciao …
“So che non mi
aspettavate”
“Neppure
Kevin?”
“Non l’ho avvisato
… Vorrei parlare con soldino”
“Con …?”
“Sono qui zio
Tim” – disse triste, palesandosi in fondo al living.
“Tesoro mio …”
– mormorò il giovane, azzerando la distanza e prendendolo tra le braccia.
Lula aveva gli
occhi lucidi e si appese al suo collo, sul punto di piangere, come stava per
fare Tim.
“Cosa sta
succedendo?” – chiese con timore Glam, avvicinandosi.
“Mi dispiace
Lula …”
“Anche a me
zio … Tu sarai sempre il mio terzo papà, sappilo” – disse strangolato da un
dolore autentico, che commosse ulteriormente Tim, confuso ed impaurito da
quella situazione.
Appena Kevin
si unì a loro, trasalì.
“Tesoro …
pensavo fossi in città … Lula cos’hai?”
Il bassista si
sentì morire, perché intuì il peggio, dopo che Tim lo puntò, ferito.
A colazione il
compagno era stato silenzioso e distante; gli stava nascondendo qualcosa ed
appena notò un anello nuovo al suo anulare destro, Kevin perse un battito.
“Cos’è quello?”
– domandò brusco.
“E’ … è una
fede nuziale … Me l’ha data Ivo” – spiegò lucido, facendo scivolare Lula
davanti a sé, come a proteggersi, senza intenzione alcuna di esporre il bambino
a quel ruolo.
“Ivo?!”
“Sì Kevin … Mi
ha chiesto di sposarlo ed io ho accettato. Ha dei progetti concreti ed io sono
stanco di sentirmi inadatto e sbagliato, a causa dei tuoi umori, del tuo
passato, che peraltro rispetto e comprendo, Lula lo sa, come Glam, a cui voglio
bene e sono sincero” – disse calmo.
Geffen fece un
passo avanti, scrutato dal figlio, che sembrava, per la prima volta, odiare
entrambi i genitori, per avere fatto del male a Tim.
L’avvocato
avrebbe preferito mille torture, ma non quella: il disprezzo di Lula.
Temeva il
peggio, anche se il rammarico di soldino non poteva arrivare a tanto: pregava
non avvenisse, si amavano troppo, no, non era possibile.
“Tim se esiste
un modo per riparare … Tu dillo ed io farò ciò che è in mio potere per
risolvere e farti tornare il sorriso”
Per Geffen era
un atteggiamento tipico e spontaneo: non gli si poteva rimproverare il costante
impegno a rimediare qualsiasi casino, anche non suo, nonostante non esistesse
alcuna via di scampo alla decisione di Tim, che si rivolse duro a Kevin,
impietrito e tremante.
“E tu cosa
pensi di fare?” – sbottò, perdendo la calma, invaso dalla rabbia nel vedere
soffrire Lula.
“Tu dammi un’unica
possibilità Tim … Fallo e non te ne pentirai”
Lui scosse la
testa, stanco e rassegnato – “L’hai avuta, non dimenticarlo Kevin, non puoi
rimproverarmi niente, so che sarai … irreprensibile
almeno in questo” – sorrise amaro.
“Tu mi ami,
questo te lo ricordi, vero?”
“Manderò
qualcuno a prendere la mia roba … Credo Jimmy”
“Jimmy?!”
“Il compagno
di Scott”
“So chi è
Jimmy!” – ruggì Kevin, affranto, stringendo i pugni.
Lula scappò
via.
Glam gli andò
appresso, angosciato dalla sua reazione.
Kevin rise sconfortato
– “Non ti renderà mai felice, non ci potrà riuscire, perché non è nella sua
natura: Ivo è una mela marcia, una cattiva persona!”
“Tu invece …?”
E se ne andò.
Taylor indossò
l’accappatoio, quasi si vergognasse, anche se non c’era nessuno sul camper, che
la produzione gli aveva assegnato.
Rimase solo
per poco.
Qualcuno
bussò.
Era Farrell.
“Ehi posso?” –
bisbigliò gentile.
Portava delle
birre analcoliche ed un sacchetto di patatine.
Taylor
sorrise, avvampando.
“Sì, certo,
accomodati nel mio regno …”
Colin salì,
notando subito due poster dei Mars ed un vecchio primo piano di Jared.
“A me piace
tuo marito, una volta gli ho pure toccato il pacco durante un concerto, perché mi
era volato addosso” – svelò ridendo.
L’irlandese
rimase di sasso – “Eh? Sul serio??” – poi rise divertito.
“Era pazzo …
Mai visto un uomo così bello … Tu lo sai bene, Colin” – disse cristallino.
“Sei molto
affascinante anche tu, penso te l’avranno detto … Jared mi sta aspettando, ma
volevo sapere come stavi, mi sembravi scosso, dopo che …”
Taylor annuì,
aprendo le lattine – “Sono un coglione, mi sono eccitato … Che vuoi farci, non
ho esperienza e ti ho messo in imbarazzo” – quasi si scusò.
“Non si tratta
di questo … Sai io temevo capitasse a me e sarebbe ovvio, considerata la tua …
innegabile … Come direbbe Yari figaggine!”
Risero all’unisono.
“Grazie per il
drink Colin …”
“Torno da
Jared”
“Sì … deve
essere pazzesco … amare così qualcuno e da così tanto tempo, senza contare la
vostra incredibile famiglia” – disse ispirato.
“Siamo stati
fortunati, anche se tra mille difficoltà Taylor … Ci siamo spesso scontrati,
confrontati, messi alla prova, però alla fine, ad esistere, eravamo noi. Punto.”
“La colpa è
mia. Lula guardami, per favore”
Kevin avrebbe
anche strisciato, pur di convincere soldino a non dare responsabilità a Glam,
per la rottura con Tim.
“Siete stati …
cattivi!”
“No angelo mio
…”
Il suo pianto
sembrava non impietosire minimamente il figlio, ma di sicuro non era una
tattica.
Geffen non
diceva nulla, anche se le occhiate interrogative di Lula, lo stavano
trafiggendo.
“Tesoro, papà
Kevin ed io ti chiediamo perdono” – esordì alla fine.
“Non servirà a
riportare qui zio Tim!” – obiettò acre.
“Ora devo
lasciarlo riflettere, ma recupererò questo pasticcio Lula” – disse mesto,
provando ad accarezzarlo, così che Lula gli finì sul petto, facendolo scoppiare
in singhiozzi disperati.
Kevin lo
stringeva forte, mentre Glam se ne andava in terrazza, a respirare il sapore
dell’oceano, così buio quella sera.
I brividi che
gli salivano lungo la schiena, sembrarono acuirsi quando gli fu dentro: Harry si
sentì in crisi di ossigeno, ma non voleva fermarsi.
Schiuse meglio
le gambe di Louis, precipitando verso di lui, per baciarlo, mentre l’altro si
aggrappava ulteriormente ai suoi fianchi, già in movimento.
“Scopami Harry
…” - gli soffiò roco nel collo,
incitandolo a non interrompere quel contatto scabroso ed erotico, con cui lo
stava masturbando e sbattendo sul materasso, in preda a spasmi crescenti.
Era un orgasmo
multiplo e diffuso, che li devastò in pochi minuti, durante i quali il soffitto
crepitò di schegge iridescenti e bellissime.
Quel tardo pomeriggio
non l’avrebbero scordato mai, fino alla fine dei giorni, dovunque fossero,
chiunque incontrassero: niente avrebbe superato quell’emozione, che ormai
apparteneva esclusivamente al loro amore.
Nessun commento:
Posta un commento