lunedì 17 giugno 2013

ZEN - CAPITOLO N. 133

Capitolo n. 133  -  zen


Denny aprì il dossier, mentre Glam gli passava il frullato ordinato da Barny.
Harry aveva provveduto all’ordinazione, ricevendo venti dollari di mancia, dall’avvocato, che lo stava osservando con un interesse diverso, rispetto alle precedenti occasioni, in cui era stato lì insieme a Lula.

“Sì è lui …” – disse piano il suo socio, appena dopo che il giovane se ne era tornato al bancone.

“E sta con quel Louis, studente di Ivo?” – domandò assorto l’uomo, mentre sorseggiava un brandy.
Il titolare ne aveva una riserva esclusivamente per Geffen e pochi altri amici, alquanto inusuale per una gelateria.

“Bevi già a quest’ora Glam?”
“Come sta Preston?”
Denny rise – “Ok, quando vuoi evitare i discorsi sei un maestro, boss” – replicò sarcastico, assaggiando il suo beverone alla frutta – “Lui sta bene … come me del resto”
Geffen lo fissò, scuotendolo dentro – “Ne sono felice Denny”
Era sincero.
“E Kevin?”
“A pezzi, ma quello che mi preoccupa è Lula. Mi sta vicino, come sempre, ma lo fa soltanto perché non mi venga un infarto” – si lamentò.
“Che dici …?” – ribatté preoccupato.
“Ho un’ansia che mi divora, sapendolo frustrato per il fallimento del rapporto tra Kevin e Tim: lo considera un terzo padre ed io ne ero francamente entusiasta … L’ho spiegato al mio ex, se dovesse accadermi qualcosa, con questa carcassa che mi ritrovo a trascinare per Los Angeles, loro due erano i genitori perfetti, sia per soldino che per i nuovi arrivi …”
“Quando ti piangi addosso, mi fai solo incazzare Glam, svegliati maledizione!” – sibilò – “Sono una coppia in crisi, i figli soffrono, è normale, ma andranno avanti, scorticandosi o tornando a convivere, insomma non è la fine del mondo e non serve lagnarsi! Bisogna agire.” – concluse fermo.
Geffen sorrise – “Sei uno tosto, sempre detto … Ed io brontolo quanto mi pare, ok?” – sbottò, ma con dolcezza, dandogli un buffetto, che fece arrossire Denny quanto un peperone.

Harry li spiava da qualche minuto, poi si distrasse gioiosamente per l’arrivo di Louis, rabbuiandosi un istante dopo, nel vedere che Ivo stava parcheggiando la sua cabrio inglese dal lato opposto della carreggiata.
Louis era in bici e quasi inciampò in Jared, riconoscendolo, ma senza il coraggio di chiedergli un autografo.
In compenso gli mostrò una triad, tatuata sul polso sinistro e Leto arrise a quel bellissimo Echelon, compiacendosi che dopo tanti anni avesse ancora un seguito nutrito ed in erba.

Il cantante si diresse verso Geffen, che appena si accorse di lui, non esitò ad alzarsi, per abbracciarlo.
“Grazie per avere risposto al messaggio Jay …”
“Ciao Glam … Denny …”
“Salve, come andiamo?” – domandò un po’ freddo.
I loro rapporti non erano dei migliori, per via di Tomo e Shannon.
“Insomma, ho appena visto Laurie e mi ha massacrato” – ribatté allegro.

La seduta, in effetti, era stata migliore di quella precedente.

“Colin?”
“Sul set, ormai il film è finito, mancavano alcune scene di contorno e poi Derado porta Drake e Xavy in Spagna, come ogni anno …”
“E Taylor?” – si interessò curioso Geffen.
“Non ne ho idea, diciamo che si è comportato bene … Daremo una festa di fine estate, l’ho invitato”
“Buona idea … Hai sentito Kevin?”
“Sì Glam, ci siamo visti all’alba, dal nonno, prima che io andassi in ospedale … E’ depresso”
“Vuole stare da Meliti, la Joy’s House è un deserto …”
“Lula è a Palm Springs?”
“Sì Jared … Arrabbiato nero con me e papake …”
“Che casino …” – e si voltò a scrutare per un attimo Ivo, appena accomodatosi con Louis, poco distante da loro.
Denny accese il portatile, facendo finta di lavorare, ma con una telecamera integrata nel pc, li stava filmando, con tanto di audio.
Leto inarcò un sopracciglio, capendo cosa stava accadendo.

“Che avete in mente Glam?” – bisbigliò stranito del loro agire.
“Nulla di preciso, voglio solo avere un quadro completo della situazione”
“Ma figurati … Sputa il rospo”
Geffen tossì – “Ho raccolto dei dati e sono convinto che quell’Ivo sia un bastardo: ha pestato Tim più di una volta”
“Pestato …?”
“Se la spassavano tra droga ed alcol, il nostro carismatico professore non è un santo, anzi … E con quel ragazzino era in Scozia, si chiama Louis, frequenta la facoltà di Paleontologia, ma riteniamo che lo sbarbatello abbia anche una relazione con il cameriere … Che poi è uno studente di Legge, si chiama Harry”
“No, cioè, mi fai paura, anche se so che hai degli investigatori eccellenti Glam”
“Con te non mi servono” – scherzò e Jared annuì; Geffen sapeva ogni dettaglio su di lui.
Per amore o per forza.


Ivo gli sorrise, un po’ nervoso.
Harry quasi gli rovesciò addosso i caffè, mentre puntava Louis, lo sguardo sofferto.
Il giovane deglutì a vuoto, impallidendo.

“E’ successa una cosa importante” – esordì l’insegnante.
“Ah …”
“Volevo parlartene, per chiarire …”
“Chiarire cosa, prof?” – bissò come infastidito.
Avrebbe voluto correre da Harry e rassicurarlo, anche se si sentiva tra due fuochi.

Pensava erroneamente che Ivo fosse lì per consolidare quella che ad entrambi era sembrata un’avventura od un gioco pericoloso.
Se fosse emerso il loro legame clandestino, in Università avrebbero avuto difficoltà non indifferenti, subendo anche provvedimenti disciplinari durissimi.

“Ho chiesto a Tim di sposarmi e lui ha accettato”
Nelle sue iridi di ghiaccio, brillò una luce diversa.
Louis provò una punta di gelosia, ma poi la decifrò meglio.
Avrebbe perso l’appoggio di Ivo ed avrebbe faticato a laurearsi, sapendo di essere carente in alcune materie, piuttosto ostiche.
Quindi l’indipendenza totale si allontanava e quindi il benessere per sé ed Harry.
Fu  a quel punto che incontrò gli occhi attenti di Geffen.
Fu come una connessione: ebbero un’idea comune.
Risolvere i reciproci … problemi.

“Cavoli questa sì che è una news, quasi da gossip!” – ridacchiò, riportando lo sguardo su Ivo, che rimase contraddetto.
“Mi prendi in giro?”
“No, assolutamente … A quando il lieto evento?”
“Prima possibile … diciamo a metà settembre, forse i primi di ottobre, ho un paio di convegni in Europa, ottimi per rinsaldare ciò che ha sempre unito Tim a me” – affermò risoluto.

Louis provò una strana inquietudine.
Aveva imparato a proprie spese cosa volesse significare opporsi alle decisioni di Ivo e gli erano noti anche certi dettagli sulle scenate che questi fece in passato a Tim.
Lui si era confidato, durante il periodo di analisi, soprattutto quando ancora si sfogava raramente con Louis stesso.

“Avremo anche un bambino” – disse radioso.
“Non state correndo troppo? Non che siano affari miei …”
Ivo aggrottò la fronte, acuendo la vista, come d’abitudine, in un’espressione bieca e gelida – “Infatti. Ti ho già coinvolto abbastanza, ma il motivo per cui volevo incontrarti è semplice”
“Sentiamo …”
“Stammi alla larga e non creare problemi, ok? Con Tim deve andare tutto liscio questo giro”
Louis prese fiato – “Lungi da me … In ogni caso mi darai una mano se”
“Certo”
“Mi impegnerò nello studio” – volle puntualizzare.
Ivo rise sgradevole, sollevandosi lento e sporgendosi verso il collo di Louis, dove posò un bacio al lato destro del suo zigomo teso, sussurrandogli, prima di congedarsi – “Spero non esclusivamente in quello … Magari ogni tanto, se ci annoiassimo, ok?”
Louis rimase immobile, i carboni di Harry, a pochi passi, che lo stavano distruggendo letteralmente.

Anche lui sparì verso la spiaggia, approfittando della pausa nel cambio turno dei camerieri; Louis gli corse appresso, ma non prima di essersi fermato al tavolo di Glam.

“Lei è il signor Geffen?” – domandò trafelato.
Jared e Denny lo fissarono.
“Sì sono io, come posso aiutarti?” – ribatté asciutto.
Louis gli allungò un biglietto da visita stampato al computer, coloratissimo.
“Potrebbe chiamarmi, diciamo tra un’ora? Le dispiace?”
Stava tremando.
“Lo farò. Contaci.”
“Ok, grazie mille!” – e fuggì via.


“Harry aspetta!!”
Lo raggiunse, afferrandolo per un braccio.
Lui si divincolò, spezzato da sensazioni ingestibili.
“Non toccarmi!!”
“Lascia che ti spieghi, ti prego!”
Lo bloccò, addossandolo alla parete di alcuni spogliatoi.
Intorno c’era gente chiassosa e concentrata sulla coda delle ferie, che in California sembravano non finire mai.
Come l’angoscia, che ora i due ragazzini provavano, lacerante.
Si strinsero forte, senza aggiungere niente al loro pianto.

Era un’esistenza difficile, sempre ad arrancare, superati ed umiliati dai figli di, a cui era concesso anche l’improbabile.
Quelle mezze calzette, sfruttavano il proprio benessere, per comprare i sorrisi di persone come Louis, che si era abituato all’idea da subito, senza, però, riuscire a corrompere tipi come Harry, solidi nella loro dignità ed irremovibili nel non vendersi al migliore offerente.

Forse aveva ragione Louis, ogni tanto Harry ci rimuginava sopra: sfruttare le chance che quella città elargiva a piene e sporche mani, senza fermarsi avrebbe reso tutto più semplice.
E sopportabile.



Loro, però, si erano ritrovati nel luogo migliore del pianeta, in un dimensione fatta di sincerità ed affezione totali.
Dovevano esserne fieri.
Harry lo era.
Louis, chissà.


Colin gli massaggiò la nuca, quindi distribuì baci ed ulteriori pressioni tra le sue scapole, inebriandosi del profumo buono di Jared, che sembrava non riuscire a rilassarsi, dopo un lungo bagno.

“Che c’è …?” – chiese amorevole l’attore, raccogliendo il viso del marito tra i palmi caldi, ponendosi davanti a lui, mentre erano seduti al centro del letto.

“A volte io … Io non merito di essere il fulcro del tuo mondo, Cole …”
Farrell sorrise – “Te lo ha detto Hugh?”
“No … Cioè sì, in un certo senso … Mi ha rimproverato parecchie cose, a piena ragione”
“Quello stabiliamolo noi, Jay. Sei d’accordo …?”
“Non possiamo, se no inutile andarci … dallo psicologo” – si giustificò, arrossendo.
“Dovrei farlo anch’io, perché i torti sono equamente distribuiti o forse no, quindi Laurie potrebbe dare una svolta ad alcuni dilemmi eterni nel nostro matrimonio, che ne pensi?” – propose con serenità.
“Noi non siamo in crisi” – sottolineò permaloso e buffo.
Colin lo avvolse, con energia e smisurato affetto.
“Ti voglio così bene, Jared Joseph Leto …” – gli mormorò, caldo e presente.

§ Dio come mi rendi felice, Colin James Farrell §

Lo pensò, intenso, senza dirglielo.
Forse sarebbe bastato il bacio, che si scambiarono, profondi ed innamorati, forse no.
Jared era stanco di porsi quesiti od essere esortato a chiarirne di molteplici, come avvenne con Hugh, quindi era indispensabile una pausa, anche se nei quarzi liquidi di Farrell, la curiosità sembrava più accesa della passione.
Per poco, comunque.


Louis strabuzzò gli occhi all’ennesima curva, infilata da Geffen a velocità sostenuta.

“Così tu ci vai a letto con questo Ivo?” – esclamò improvviso il legale.
Louis sobbalzò sul sedile della Ferrari, masticando l’aria, che gli arruffava i capelli folti.
La sua immagine, riflessa nei Ray-Ban di Glam, era quanto meno spaventata.

“Ogni tanto … Ma dove stiamo andando?”
“Hai paura di me?”
“No signor Geffen …”
“Chiamami Glam, ti va?”
“No, cioè sì! Scusi … sono un po’ … frastornato”

Geffen gli aveva snocciolato il suo punto di vista, esortandolo ad essere sincero su Ivo e su cosa li accomunava, al di là delle motivazioni scolastiche.

I cancelli di villa Meliti si schiusero, e lungo il vialetto Vassily e Peter andarono ad accoglierli.
Il che voleva dire che Lula aveva raggiunto Kevin, a sorpresa.

“Vas aggiornami”
“Soldino ha insistito, non mi ha dato il tempo di avvisarla”
“Pazienza, Lula ha sempre ragione” – sorrise, cercandolo con lo sguardo.
Louis scese, guardandosi in giro, allibito dal lusso sfrenato di quel luogo.
Era oltre modo impressionato dai body guard, che sembravano analizzarlo.

“Lui è con me, un amico, vero Louis?”
“Certo …”
“Seguimi, cerchiamo Lula”
“Chi è?”
“Mio figlio” – replicò, avviandosi verso l’ingresso – “Adottato ad Haiti, ma ne ho sei naturali e due maschietti in … viaggio” – e salutò Pamela.
“Olà maldido, chi è il nino?”
“Ciao tesoro, ti presento Louis. Lei è la madre delle gemelle e dei nuovi … cuccioli” – le accarezzò il pancione.
Pam rise – “Fa il gradasso, ma è un bravo ombre, su venite, ho preparato le tortillas”
“Cica, con trenta gradi all’ombra …”
“Non rompere Glam, Louis è patito, deve mangiare!”

C’era una confusione spensierata, nella parte dell’abitazione, dove si muovevano Carmela, Xavier, Phil e Drake, mentre al piano superiore, dove salirono Geffen e Louis, sottratto alla persecuzione da merenda di Pam, vigeva uno strano silenzio.

Antonio era nel proprio studio, con Kevin, che gli aveva parlato di Tim e di come intendeva provvedere all’ennesima delusione, procurata a quello che Lula considerava un terzo padre a tutti gli effetti.
Soldino stava disegnando sull’ampia terrazza, affacciata sul parco.

Louis era frastornato.

“Chi si vede …” – bofonchiò Meliti.
“Buongiorno, possiamo?” – chiese con educazione Geffen.
“Ciao daddy …”
“Avanti, avanti … Come te la passi? Hai un nuovo assistente?” – chiese con il sigaro al centro dei denti Antonio, soppesando l’impaccio di Louis, tre passi indietro rispetto a Geffen.
“No, lui studia … Paleontologia, vero Louis? Si chiama così …”
Il giovane annuì, provando poi una lieve irritazione.
“Credevo di parlare con lei … con te Glam, insomma, non di essere trascinato ad una riunione … di famiglia”
Meliti scoppiò a ridere – “E’ sveglio, mi piace”

“Daddy sono abbastanza grande per cavarmela da solo”
“Qui non si tratta di cavarsela: se Tim rientrerà o meno nella tua vita dipende da te ed io non mi intrometterò più, anche se l’ho fatto sino ad ora in tuo favore Kevin e di chi ami, lo sai … Il punto è preservarlo da ulteriori dispiaceri, perché lo merita e questo Ivo non mi convince affatto”
“Ed io cosa centro in questa faccenda?” – si intromise Louis.
“Tu ci aiuterai a sostenere ciò che pensiamo, anche se è sgradevole: in questi mesi hai frequentato Ivo, giusto?”
“Sì Glam … Ma non eravamo … fidanzati, cioè nulla di serio”
Geffen inspirò – “Ok, parliamone in privato.”
“Grazie …”





Louis

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