Capitolo n. 133 - zen
Denny aprì il
dossier, mentre Glam gli passava il frullato ordinato da Barny.
Harry aveva
provveduto all’ordinazione, ricevendo venti dollari di mancia, dall’avvocato,
che lo stava osservando con un interesse diverso, rispetto alle precedenti
occasioni, in cui era stato lì insieme a Lula.
“Sì è lui …” – disse piano
il suo socio, appena dopo che il giovane se ne era tornato al bancone.
“E sta con quel
Louis, studente di Ivo?” – domandò assorto l’uomo, mentre sorseggiava un
brandy.
Il titolare ne aveva
una riserva esclusivamente per Geffen e pochi altri amici, alquanto inusuale
per una gelateria.
“Bevi già a quest’ora
Glam?”
“Come sta Preston?”
Denny rise – “Ok,
quando vuoi evitare i discorsi sei un maestro, boss” – replicò sarcastico,
assaggiando il suo beverone alla frutta – “Lui sta bene … come me del resto”
Geffen lo fissò,
scuotendolo dentro – “Ne sono felice Denny”
Era sincero.
“E Kevin?”
“A pezzi, ma quello
che mi preoccupa è Lula. Mi sta vicino, come sempre, ma lo fa soltanto perché non
mi venga un infarto” – si lamentò.
“Che dici …?” –
ribatté preoccupato.
“Ho un’ansia che mi
divora, sapendolo frustrato per il fallimento del rapporto tra Kevin e Tim: lo
considera un terzo padre ed io ne ero francamente entusiasta … L’ho spiegato al
mio ex, se dovesse accadermi qualcosa, con questa carcassa che mi ritrovo a
trascinare per Los Angeles, loro due erano i genitori perfetti, sia per soldino
che per i nuovi arrivi …”
“Quando ti piangi
addosso, mi fai solo incazzare Glam, svegliati maledizione!” – sibilò – “Sono
una coppia in crisi, i figli soffrono, è normale, ma andranno avanti,
scorticandosi o tornando a convivere, insomma non è la fine del mondo e non
serve lagnarsi! Bisogna agire.” – concluse fermo.
Geffen sorrise – “Sei
uno tosto, sempre detto … Ed io brontolo quanto mi pare, ok?” – sbottò, ma con
dolcezza, dandogli un buffetto, che fece arrossire Denny quanto un peperone.
Harry li spiava da
qualche minuto, poi si distrasse gioiosamente per l’arrivo di Louis,
rabbuiandosi un istante dopo, nel vedere che Ivo stava parcheggiando la sua
cabrio inglese dal lato opposto della carreggiata.
Louis era in bici e
quasi inciampò in Jared, riconoscendolo, ma senza il coraggio di chiedergli un
autografo.
In compenso gli
mostrò una triad, tatuata sul polso sinistro e Leto arrise a quel bellissimo
Echelon, compiacendosi che dopo tanti anni avesse ancora un seguito nutrito ed
in erba.
Il cantante si
diresse verso Geffen, che appena si accorse di lui, non esitò ad alzarsi, per
abbracciarlo.
“Grazie per avere
risposto al messaggio Jay …”
“Ciao Glam … Denny …”
“Salve, come andiamo?”
– domandò un po’ freddo.
I loro rapporti non
erano dei migliori, per via di Tomo e Shannon.
“Insomma, ho appena
visto Laurie e mi ha massacrato” – ribatté allegro.
La seduta, in
effetti, era stata migliore di quella precedente.
“Colin?”
“Sul set, ormai il
film è finito, mancavano alcune scene di contorno e poi Derado porta Drake e
Xavy in Spagna, come ogni anno …”
“E Taylor?” – si interessò
curioso Geffen.
“Non ne ho idea,
diciamo che si è comportato bene … Daremo una festa di fine estate, l’ho
invitato”
“Buona idea … Hai
sentito Kevin?”
“Sì Glam, ci siamo
visti all’alba, dal nonno, prima che io andassi in ospedale … E’ depresso”
“Vuole stare da
Meliti, la Joy’s House è un deserto …”
“Lula è a Palm
Springs?”
“Sì Jared …
Arrabbiato nero con me e papake …”
“Che casino …” – e si
voltò a scrutare per un attimo Ivo, appena accomodatosi con Louis, poco
distante da loro.
Denny accese il
portatile, facendo finta di lavorare, ma con una telecamera integrata nel pc,
li stava filmando, con tanto di audio.
Leto inarcò un
sopracciglio, capendo cosa stava accadendo.
“Che avete in mente
Glam?” – bisbigliò stranito del loro agire.
“Nulla di preciso,
voglio solo avere un quadro completo della situazione”
“Ma figurati … Sputa
il rospo”
Geffen tossì – “Ho
raccolto dei dati e sono convinto che quell’Ivo sia un bastardo: ha pestato Tim
più di una volta”
“Pestato …?”
“Se la spassavano tra
droga ed alcol, il nostro carismatico professore non è un santo, anzi … E con
quel ragazzino era in Scozia, si chiama Louis, frequenta la facoltà di
Paleontologia, ma riteniamo che lo sbarbatello abbia anche una relazione con il
cameriere … Che poi è uno studente di Legge, si chiama Harry”
“No, cioè, mi fai
paura, anche se so che hai degli investigatori eccellenti Glam”
“Con te non mi
servono” – scherzò e Jared annuì; Geffen sapeva ogni dettaglio su di lui.
Per amore o per
forza.
Ivo gli sorrise, un
po’ nervoso.
Harry quasi gli
rovesciò addosso i caffè, mentre puntava Louis, lo sguardo sofferto.
Il giovane deglutì a
vuoto, impallidendo.
“E’ successa una cosa
importante” – esordì l’insegnante.
“Ah …”
“Volevo parlartene,
per chiarire …”
“Chiarire cosa, prof?”
– bissò come infastidito.
Avrebbe voluto
correre da Harry e rassicurarlo, anche se si sentiva tra due fuochi.
Pensava erroneamente
che Ivo fosse lì per consolidare quella che ad entrambi era sembrata un’avventura
od un gioco pericoloso.
Se fosse emerso il
loro legame clandestino, in Università avrebbero avuto difficoltà non
indifferenti, subendo anche provvedimenti disciplinari durissimi.
“Ho chiesto a Tim di
sposarmi e lui ha accettato”
Nelle sue iridi di
ghiaccio, brillò una luce diversa.
Louis provò una punta
di gelosia, ma poi la decifrò meglio.
Avrebbe perso l’appoggio
di Ivo ed avrebbe faticato a laurearsi, sapendo di essere carente in alcune
materie, piuttosto ostiche.
Quindi l’indipendenza
totale si allontanava e quindi il benessere per sé ed Harry.
Fu a quel punto che incontrò gli occhi attenti
di Geffen.
Fu come una
connessione: ebbero un’idea comune.
Risolvere i reciproci
… problemi.
“Cavoli questa sì che
è una news, quasi da gossip!” – ridacchiò, riportando lo sguardo su Ivo, che
rimase contraddetto.
“Mi prendi in giro?”
“No, assolutamente …
A quando il lieto evento?”
“Prima possibile …
diciamo a metà settembre, forse i primi di ottobre, ho un paio di convegni in Europa,
ottimi per rinsaldare ciò che ha sempre unito Tim a me” – affermò risoluto.
Louis provò una
strana inquietudine.
Aveva imparato a
proprie spese cosa volesse significare opporsi alle decisioni di Ivo e gli
erano noti anche certi dettagli sulle scenate che questi fece in passato a Tim.
Lui si era confidato,
durante il periodo di analisi, soprattutto quando ancora si sfogava raramente
con Louis stesso.
“Avremo anche un
bambino” – disse radioso.
“Non state correndo
troppo? Non che siano affari miei …”
Ivo aggrottò la
fronte, acuendo la vista, come d’abitudine, in un’espressione bieca e gelida – “Infatti.
Ti ho già coinvolto abbastanza, ma il motivo per cui volevo incontrarti è semplice”
“Sentiamo …”
“Stammi alla larga e non
creare problemi, ok? Con Tim deve andare tutto liscio questo giro”
Louis prese fiato – “Lungi
da me … In ogni caso mi darai una mano se”
“Certo”
“Mi impegnerò nello
studio” – volle puntualizzare.
Ivo rise sgradevole,
sollevandosi lento e sporgendosi verso il collo di Louis, dove posò un bacio al
lato destro del suo zigomo teso, sussurrandogli, prima di congedarsi – “Spero
non esclusivamente in quello … Magari ogni tanto, se ci annoiassimo, ok?”
Louis rimase
immobile, i carboni di Harry, a pochi passi, che lo stavano distruggendo
letteralmente.
Anche lui sparì verso
la spiaggia, approfittando della pausa nel cambio turno dei camerieri; Louis
gli corse appresso, ma non prima di essersi fermato al tavolo di Glam.
“Lei è il signor
Geffen?” – domandò trafelato.
Jared e Denny lo
fissarono.
“Sì sono io, come
posso aiutarti?” – ribatté asciutto.
Louis gli allungò un
biglietto da visita stampato al computer, coloratissimo.
“Potrebbe chiamarmi,
diciamo tra un’ora? Le dispiace?”
Stava tremando.
“Lo farò. Contaci.”
“Ok, grazie mille!” –
e fuggì via.
“Harry aspetta!!”
Lo raggiunse,
afferrandolo per un braccio.
Lui si divincolò,
spezzato da sensazioni ingestibili.
“Non toccarmi!!”
“Lascia che ti
spieghi, ti prego!”
Lo bloccò, addossandolo
alla parete di alcuni spogliatoi.
Intorno c’era gente
chiassosa e concentrata sulla coda delle ferie, che in California sembravano
non finire mai.
Come l’angoscia, che
ora i due ragazzini provavano, lacerante.
Si strinsero forte,
senza aggiungere niente al loro pianto.
Era un’esistenza
difficile, sempre ad arrancare, superati ed umiliati dai figli di, a cui era concesso anche l’improbabile.
Quelle mezze calzette,
sfruttavano il proprio benessere, per comprare i sorrisi di persone come Louis,
che si era abituato all’idea da subito, senza, però, riuscire a corrompere tipi
come Harry, solidi nella loro dignità ed irremovibili nel non vendersi al
migliore offerente.
Forse aveva ragione
Louis, ogni tanto Harry ci rimuginava sopra: sfruttare le chance che quella
città elargiva a piene e sporche mani, senza fermarsi avrebbe reso tutto più
semplice.
E sopportabile.
Loro, però, si erano ritrovati
nel luogo migliore del pianeta, in un dimensione fatta di sincerità ed
affezione totali.
Dovevano esserne
fieri.
Harry lo era.
Louis, chissà.
Colin gli massaggiò
la nuca, quindi distribuì baci ed ulteriori pressioni tra le sue scapole,
inebriandosi del profumo buono di Jared, che sembrava non riuscire a rilassarsi,
dopo un lungo bagno.
“Che c’è …?” – chiese
amorevole l’attore, raccogliendo il viso del marito tra i palmi caldi,
ponendosi davanti a lui, mentre erano seduti al centro del letto.
“A volte io … Io non
merito di essere il fulcro del tuo mondo, Cole …”
Farrell sorrise – “Te
lo ha detto Hugh?”
“No … Cioè sì, in un
certo senso … Mi ha rimproverato parecchie cose, a piena ragione”
“Quello stabiliamolo
noi, Jay. Sei d’accordo …?”
“Non possiamo, se no inutile
andarci … dallo psicologo” – si giustificò, arrossendo.
“Dovrei farlo anch’io,
perché i torti sono equamente distribuiti o forse no, quindi Laurie potrebbe
dare una svolta ad alcuni dilemmi eterni nel nostro matrimonio, che ne pensi?” –
propose con serenità.
“Noi non siamo in
crisi” – sottolineò permaloso e buffo.
Colin lo avvolse, con
energia e smisurato affetto.
“Ti voglio così bene,
Jared Joseph Leto …” – gli mormorò, caldo e presente.
§
Dio come mi rendi felice, Colin James Farrell §
Lo pensò, intenso,
senza dirglielo.
Forse sarebbe bastato
il bacio, che si scambiarono, profondi ed innamorati, forse no.
Jared era stanco di
porsi quesiti od essere esortato a chiarirne di molteplici, come avvenne con
Hugh, quindi era indispensabile una pausa, anche se nei quarzi liquidi di
Farrell, la curiosità sembrava più accesa della passione.
Per poco, comunque.
Louis strabuzzò gli
occhi all’ennesima curva, infilata da Geffen a velocità sostenuta.
“Così tu ci vai a
letto con questo Ivo?” – esclamò improvviso il legale.
Louis sobbalzò sul
sedile della Ferrari, masticando l’aria, che gli arruffava i capelli folti.
La sua immagine, riflessa
nei Ray-Ban di Glam, era quanto meno spaventata.
“Ogni tanto … Ma dove
stiamo andando?”
“Hai paura di me?”
“No signor Geffen …”
“Chiamami Glam, ti
va?”
“No, cioè sì! Scusi …
sono un po’ … frastornato”
Geffen gli aveva
snocciolato il suo punto di vista, esortandolo ad essere sincero su Ivo e su
cosa li accomunava, al di là delle motivazioni scolastiche.
I cancelli di villa Meliti
si schiusero, e lungo il vialetto Vassily e Peter andarono ad accoglierli.
Il che voleva dire
che Lula aveva raggiunto Kevin, a sorpresa.
“Vas aggiornami”
“Soldino ha insistito,
non mi ha dato il tempo di avvisarla”
“Pazienza, Lula ha
sempre ragione” – sorrise, cercandolo con lo sguardo.
Louis scese,
guardandosi in giro, allibito dal lusso sfrenato di quel luogo.
Era oltre modo
impressionato dai body guard, che sembravano analizzarlo.
“Lui è con me, un
amico, vero Louis?”
“Certo …”
“Seguimi, cerchiamo
Lula”
“Chi è?”
“Mio figlio” –
replicò, avviandosi verso l’ingresso – “Adottato ad Haiti, ma ne ho sei naturali
e due maschietti in … viaggio” – e salutò Pamela.
“Olà maldido, chi è
il nino?”
“Ciao tesoro, ti
presento Louis. Lei è la madre delle gemelle e dei nuovi … cuccioli” – le
accarezzò il pancione.
Pam rise – “Fa il
gradasso, ma è un bravo ombre, su venite, ho preparato le tortillas”
“Cica, con trenta
gradi all’ombra …”
“Non rompere Glam,
Louis è patito, deve mangiare!”
C’era una confusione
spensierata, nella parte dell’abitazione, dove si muovevano Carmela, Xavier,
Phil e Drake, mentre al piano superiore, dove salirono Geffen e Louis,
sottratto alla persecuzione da merenda di Pam, vigeva uno strano silenzio.
Antonio era nel
proprio studio, con Kevin, che gli aveva parlato di Tim e di come intendeva
provvedere all’ennesima delusione, procurata a quello che Lula considerava un
terzo padre a tutti gli effetti.
Soldino stava disegnando
sull’ampia terrazza, affacciata sul parco.
Louis era
frastornato.
“Chi si vede …” –
bofonchiò Meliti.
“Buongiorno,
possiamo?” – chiese con educazione Geffen.
“Ciao daddy …”
“Avanti, avanti …
Come te la passi? Hai un nuovo assistente?” – chiese con il sigaro al centro
dei denti Antonio, soppesando l’impaccio di Louis, tre passi indietro rispetto
a Geffen.
“No, lui studia … Paleontologia,
vero Louis? Si chiama così …”
Il giovane annuì,
provando poi una lieve irritazione.
“Credevo di parlare
con lei … con te Glam, insomma, non di essere trascinato ad una riunione … di
famiglia”
Meliti scoppiò a
ridere – “E’ sveglio, mi piace”
“Daddy sono
abbastanza grande per cavarmela da solo”
“Qui non si tratta di
cavarsela: se Tim rientrerà o meno nella tua vita dipende da te ed io non mi
intrometterò più, anche se l’ho fatto sino ad ora in tuo favore Kevin e di chi
ami, lo sai … Il punto è preservarlo da ulteriori dispiaceri, perché lo merita
e questo Ivo non mi convince affatto”
“Ed io cosa centro in
questa faccenda?” – si intromise Louis.
“Tu ci aiuterai a
sostenere ciò che pensiamo, anche se è sgradevole: in questi mesi hai
frequentato Ivo, giusto?”
“Sì Glam … Ma non
eravamo … fidanzati, cioè nulla di serio”
Geffen inspirò – “Ok,
parliamone in privato.”
“Grazie …”
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