Capitolo n. 81 – gold
Era solo un temporale di passaggio.
Josh non riusciva a dormire, per il leggero russare del suo mofo papi, quindi preferí defilarsi nella sua cameretta, insieme al suo canguro di peluche preferito.
Shan fu svegliato da un rumore, accorgendosi che ormai era notte ed erano rimasti soli.
“Tomo… ehi… dov’è Josh?”
“Mmm… cosa?” – bofonchió stirandosi, poi gli diede le spalle, per accendere il monitor di controllo – “È tornato nel suo lettino…Guardalo lí…” – sorrise.
Shan lo cinse da dietro, con delicatezza, come se avesse paura di spezzarlo, baciandolo piano nel collo.
Il respiro di Tomo si acuí di poco – “Per… per favore Shan… non farlo…” – sembró implorarlo, mentre le loro mani si erano giá intrecciate, le loro labbra si cercavano, per poi affondare l’uno nell’altro.
Shannon gli sfiló la maglietta dei Doors e lui quella dei Queen, che si erano regalati l’ultimo Natale felice.
I loro corpi fremevano, sotto la frenesia delle bocche che smaniavano per un possesso totale reciproco.
Gli short erano l’ultima barriera ai loro sessi, che iniziarono a masturbarsi, toccandosi il piú possibile – “Tomo… amore… ti voglio…” - e lo prese, invadendolo tra le gambe, che si saldarono ai fianchi di Shan, soccombendo a colpi sempre piú devastanti – “Ti… ti odio … io ti odio Shannon Leto…”
Il camerino di Colin era un vero casino, di abiti, stendini, foto e copioni.
Uno degli assistenti bussó, mentre Farrell era al trucco.
“Sí avanti… Sofia abbiamo finito?”
“Quasi fatto…ecco, a posto, tra cinque minuti si gira, pronto per il finale?”
“Direi di sí… oh che belli…” – disse rivolgendosi a Peter, che posó uno splendido vaso di magnolie bianche.
“C’è anche il biglietto… ehi Sonia, devi finire anche con Steve…” – “Arrivo, ciao Colin.”
Lui sbirció la bustina gialla, con il suo nome completo e solo le iniziali nel mittente.
Sorrise, aprendola, per poi leggere le poche righe –
§ Ogni volta che ti vedo soffrire, è come se accadesse anche ad una parte di me. Non ti chiedo scusa per l’affetto che sento, ma solo per abusarne un po’… raramente si capisce! Ti abbraccio, Jude. §
Provó l’impulso di mandargli un sms, ma poi preferí una telefonata.
“Piaciute? Non farle appassire!”
“Sí, sono splendide, ma io sono una frana… le affideró al signor Wong, se non ti offendi…Comunque grazie, specialmente per ció che hai scritto Jude.”
“È ció che sento… Ci sentiamo a fine settimana, vado a Las Vegas con Robert, per una promozione…”
“Non sbancare qualche casinó allora… Ti voglio bene, salutami Rob.”
“Lo faró, a presto.”
Downey leggeva il giornale allungato sul divano – “Il tuo pensiero floreale ha avuto successo amore?” – domandó sorridendo.
“Direi di sí…” – replicó soprappensiero.
“Cos’hai Jude?”
Lui scrolló le spalle – “Non so… Colin si sta disintossicando, ma vorrei lo facesse non solo dai farmaci, ma anche da Jared. Perdonami, io davvero non accetto il suo comportamento, ora poi che il compagno è in un momento cosí delicato della propria vita…”
Robert si mise seduto, sfilando gli occhialini da lettura, passandosi le mani tra i capelli corvini – “Chi siamo noi per giudicare Jared?... Guarda che anch’io non approvo il suo modo di amare o di non amare Colin, ma loro sono legati da un unico destino, da emozioni che tu dovresti conoscere perfettamente, cosí come le conosco io Jude.”
“Mi… mi stai rimproverando Robert?”
“Assolutamente no.” – replicó dolcemente – “Vieni qui Jude…”
Lui lo raggiunse, inginocchiandosi ed appoggiando i gomiti sulle ginocchia di Robert, per poi spingerlo ad appoggiarsi di nuovo allo schienale, baciandolo.
Gli slacció i pantaloni eleganti e la camicia firmata, scivolando al suo inguine, poi risalendo al suo membro intrappolato nei boxer, liberandolo, per prenderlo in ostaggio nella sua gola capace ed assetata di lui.
I Red Close stavano facendo l’alba in un locale di Varsavia, dopo un concerto di grande successo.
Erano tutti sú di giri e molto brilli.
Kevin ultimamente beveva smodatamente ad ogni occasione propizia, il che preoccupava Chris, soprattutto dopo la crisi di poche ore prima.
Il bassista si era rilassato, parlando un po’ con il cantante della band, raccogliendo anche le sue confidenze sull’incontro con Tomo.
“Ti stai innamorando di lui…?”
“Non lo so Kevin… è stato bello stare con Tomo… Vorrei andare avanti, magari provare ad avere una relazione con lui…sono confuso, ma sto meglio.”
“Ne sono felice Chris, davvero.”
Su quel puf gigantesco erano salite anche due ragazze, piuttosto discinte, che lo stavano perquisendo, invadenti e lascive.
Kevin avrebbe potuto farsele anche lí, ma ebbe un sussulto nervoso, quasi brutale.
Le spostó, insultandole.
Geffen li stava guardando da qualche minuto.
Era sfinito per il viaggio, aveva fatto una doccia veloce, nello stesso albergo dei ragazzi.
Il denaro e le sue conoscenze gli avevano permesso di trovarli subito.
Si avvicinó, facendo appena in tempo a sostenere Kevin, che, barcollante, continuava ad investire i presenti di improperi e gestacci espliciti.
“Ehi!! Calmati amore, vieni via…!”
Lui cercó di divincolarsi, poi si rese conto che era Glam – “Daddy…?! Ma…”
“Amore vieni via di qui… ti prego…”
Quasi gli svenne tra le braccia, mentre Chris li osservava, tramortito dal volume altissimo di quel disco bar affollato.
Tomo compose il numero, accovacciato in un angolo del terrazzo, un nodo in gola soffocante.
“Sí pronto…”
“Ciao Chris, ti disturbo…?”
“Tomo… ciao, come stai?”
“Chris volevo solo dirti… ecco…”
“Hai litigato di nuovo con Shan?” – chiese con apprensione.
“No… no, è tornato a casa, riportando Josh dalla sua vacanza… abbiamo… abbiamo dormito insieme, con il piccolo…”
“Sono… sono contento per te…”
“Chris ascoltami…”
“Fallo per il bene del bimbo Tomo, fallo per lui ora, forse é… forse è la cosa piú giusta… Perdonalo.”
Seguí un breve silenzio, che si coloró dolorosamente del pianto di Chris – “Mi mancherai Tomo…ciao…”
CHRIS
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