Capitolo n. 77 – gold
Dando le spalle al resto della stanza, Tomo preparó un caffè espresso per Chris, che stava ancora dormendo.
Lo fissó a lungo, prima di svegliarlo per quella colazione leggera.
Il cantante dei Red Close faceva tanti piccoli pasti durante la giornata, ma nelle prime ore riusciva a mandare giú solo quello ed un po’ di miele.
“Buongiorno Chris…” – gli diede un bacio sulla spalla.
Lui si destó lento, aprendo quegli occhi incantevoli.
Era davvero bellissimo.
“Togli il fiato…” – Tomo lo disse come rapito, poi tossí senza ricevere risposta.
Chris si mise seduto sul letto, puntandosi sui pugni chiusi – “Ciao Tomo… sei sveglio da tanto?”
“Non molto… una tazza ti basta?” – sorrise.
“Sí grazie… e tu?”
“Ho bevuto un frullato, devo salire, ho una consegna oggi… è l’ultima per la Rice Tower e non posso rimandare, ho preso un impegno con loro e devo rispettarlo, anche se preferirei una strizzata di palle…”
Chris rise – “Sai dipingere?”
“Insomma… me la cavo…”
“Me lo faresti un ritratto? Quando vuoi, ti lascio delle foto… poi me lo mandi via e.mail, lo userei per la copertina del prossimo cd…”
“Ok. Lo faccio volentieri.” – replicó fissando un punto indefinito, che non fosse il corpo statuario del ragazzo.
“Sono… tanto inguardabile al mattino presto Tomo?”
“No… anzi… ti avevo detto che…” – “Che tolgo il fiato, ho sentito. Ieri sei stato molto generoso, ma speravo che…”
“Che facessimo l’amore Chris?”
“Sí. Hai lasciato tutto a metá e… non mi hai concesso molto, volevo ricambiare almeno.” – fece l’occhiolino, in un modo irresistibile.
“Ti desidero da morire… ma… al tempo stesso mi sento bloccato Chris. Scusami.” – respiró profondamente, alzandosi e dirigendosi verso la scala per la mansarda.
I baci di Colin erano dolci.
Aveva mandato al diavolo Claudine, dicendole che voleva portare Jared all’aeroporto e trascorrere con lui tutto il tempo possibile – “Fanculo le riprese di oggi! Sono a disposizione ventiquattrore su ventiquattro, per cui non rompetemi il cazzo! Oggi pomeriggio saró dei vostri, prima no!”
Tremava persino durante quella telefonata, ancora in camera, pronto ad uscire con Jared, che restava appoggiato alla parete del corridoio.
Aveva bisogno di una pasticca, ma vi rinunció con tutte le proprie forze.
La terapia era abbastanza efficace, ma non sufficiente a sopire quei momenti di crisi acuta.
“Colin tutto a posto?”
“Sí tesoro… dai facciamoci un giro e poi andiamo al Lax… ti va?”
“Certo… ma dove andiamo?”
“Volevo… volevo fare un piccolo investimento, sai il mercato immobiliare è la terra di nessuno in questo momento e ci sono un paio di loft molto belli…Lo faccio per i ragazzi…”
“È un tantino prematuro…”
“Lo so, ma potremmo affittarli e… insomma li vediamo?”
“Certo. Sono curioso.” – sorrise tirato, di fronte al nervosismo del compagno.
Jared temeva di dovere assistere a qualche altro comportamento fuori luogo di Colin e sarebbe stato troppo per lui.
Era ingiusto lasciarlo in difficoltá, ma i medici gli avevano assicurato che tutto si sarebbe risolto, occorreva solo l’impegno del paziente.
Decise cosí di telefonare a Jude, mentre Colin era entrato in banca per firmare dei documenti.
“Dieci minuti e torno…”
“Ti aspetto qui, faccio un paio di chiamate a Shan ed al nostro agente…” – lo bació, sentendo tutta la sua tristezza.
Jude stava sonnecchiando sul petto di Robert.
Erano sempre molto pigri, si erano trovati anche in quello.
Downey inizió a stuzzicargli la punta del naso, poi i capezzoli – “Mmmm smettila… ho sonno… lo abbiamo fatto tutta la notte…Rob…”
“Io non mi ricordo nulla, sai ho l’arterio, i reumatismi… le piattole…”
“Dio che schifo Robbb ahahahahh”
“Guarda che me le hai attaccate tu bel ragazzo…” – ansimó, scendendo lungo il suo petto perfetto – “Cazzo sei uno splendore Jude…”
“Ro… Robert… ma… non puoi…” – annaspó tra le lenzuola, mentre il suo sesso toccava giá il punto piú profondo della gola di Downey.
Il vibracall del cellulare lo fece sussultare, ma mai quanto la fellatio armoniosa che Robert gli stava facendo vivere senza risparmiarsi.
Vide il numero di Jared e sbarró gli occhi – “Cristo é…é… Rob fermati…” – inarcó la schiena – “È Jared…” – stropicció le lenzuola, quasi a strapparle – “Digli di unirsi a noi…” – boccheggió Downey, per poi riprendere subito a pompare, inginocchiandosi tra le gambe di Jude, che rispose – “Sí… co… cosa vuoi Jared?”
L’altro rimase perplesso – “Ciao Jude… ti disturbo?”
“Sí… no! No… dimmi…”
“Ma… senti Jude lo so che tu ed io non siamo molto in confidenza, peró volevo chiederti un favore… anche se penso non occorra…”
Jude si asciugó il sudore nella federa del cuscino, si sentiva quasi al limite, quando Robert si staccó, iniziando a masturbarsi, facendo altrettanto al membro del compagno: era anche peggio, anzi meglio di prima.
Downey gli mandava in corto circuito tutti i sensi, asciugava la salivazione, era cosí sensuale che se lo sarebbe fatto ovunque – “Questa me la paghi Rdj…” – sibiló, coprendo con il palmo il telefonino – “Ma cosa stai dicendo Jude?”
“Nu… nulla Jared, non ce l’avevo con te… Dicevamo?”
Leto sbuffó – “Ho la netta sensazione di avere scelto un brutto momento.”
“No, anzi, è un momento fantastico…”
Jared ridacchió – “Ok, potró raccontare ai miei nipoti di avere sentito via cavo Jude Law e Robert Downey Junior scopare come due pazzi ahahahh ti mando un sms!” – e riattaccó.
Farrell stava risalendo in auto – “Che succede piccolo?”
“Nulla di che, Derek mi raccontava una cosa… buffa.”
“Ah… Ti ha organizzato un nuovo tour?”
“Qualcosa del genere, ma devo preparare un nuovo album, se ne parlerá l’anno prossimo…” – rispose smarrito, il loro ultimo concerto risaliva a molti mesi prima, possibile che Colin se lo fosse dimenticato?
Ripartirono, verso Malibu, erano in ritardo.
Geffen era tornato a casa di Pamela, per sistemarsi, prima dell’arrivo di Jared.
Syria bussó piano alla porta del suo studio.
Stava riassettando il divano, dove aveva dormito dopo una leggera sbornia.
“Glam posso?... Torta e tè caldo?”
“Ehi piccola… ciao, vieni pure, non dovevi disturbarti…” - la salutó dandole un bacio sulla fronte spaziosa.
“Veramente ti tengo compagnia… ho una fame…”
“Avete appetito?” – le accarezzó la pancia.
“Sí… domani ci vieni per l’ecografia? Sapremo se sará maschio o femmina, anche se sono indecisa…”
“Vuoi che sia una sorpresa?”
“No… no voglio saperlo…” – rise serena, tenendo le mani di Glam su di sé – “Tu cosa pensi che sia?”
“Spero una bimba bella come la sua mamma…”
“E del padre, cosa le facciamo prendere?”
Geffen sembró riflettere, poi sorrise – “Fisicamente gli occhi…” – “Sí sono unici…”
“Tutto il resto da te.”
“Niente del suo carattere Glam?”
“Sí… la voglia di vivere, indubbiamente.” – rise mesto.
“Sei cosí triste… per Jared?”
“No tesoro, si tratta di Kevin…Continuo a sbagliare con lui…”
“Quel ragazzo ti adora… sono sicura che ti aspetterá per tutta la vita.”
“E ti sembra giusto Syria?”
“Giusto o sbagliato, per lui credo sia inevitabile.”
Chris sentí Kevin, scoprendo che se n’era andato da Los Angeles senza aspettarlo – “Allora sei con i ragazzi a Varsavia?”
“Sí, ti aspettiamo qui, fai buon viaggio.”
“Kevin, ma cos’hai?”
“Ho mal di testa, il volo è stato uno schifo.” – stava trattenendo a stento le lacrime.
“Kevin… senti quando abbiamo finito il concerto, ci prendiamo un paio di giorni, saltiamo il video clip, non è urgente…”
“No, anzi, vorrei lavorare il piú possibile. Perdonami se me ne sono andato cosí senza avvisarti… ciao Chris, a presto.”
Tomo gli andó vicino, quando posó il palmare sul tavolo della cucina – “Problemi?” – domandó accarezzandogli il collo – “Come…? Oh no… Faró il viaggio senza compagnia, Kevin è a destinazione da ore…”
“Avrá litigato con Geffen, ormai è un’agonia…” – disse Tomo, come rassegnato a qualcosa che riguardava anche lui e Shannon.
Chris a quel punto voleva solo sparire da quella casa.
Provó una forte irritazione, che trasparí immediatamente da pochi gesti.
“Devi giá andare?”
“Mi tolgo dalla tua vista tra un minuto, stai tranquillo Tomo.” – ribatté incolore, come se si fosse distaccato da quel contesto all’improvviso.
“Cosa dici Chris?!”
“La veritá. Pessima idea, è stata… una pessima idea…”
Si diresse veloce al divano, recuperando la felpa per indossarla sul dorso nudo ed i jeans scoloriti.
Era ancora scalzo – “Dove cazzo ho messo le mie Converse, le hai viste?”
“No Chris… senti… aspetta un secondo…”
“Lascia perdere Tomo, lasciami perdere!” – urló, straziato da una fitta allo stomaco.
Lui non gli diede retta, prendendolo tra le braccia, cominciando a baciarlo, spazzando via tutta quella rabbia convulsa, insieme a quegli abiti modaioli e consumati, cosí come i suoi, che scalció via da loro, per non inciamparci, mentre sollevava Chris, senza abbandonare la sua bocca, per portarlo sino al letto, dove inizió a scoprirlo davvero.
Chris si sentí dapprima pervadere di gioia, poi di eccitazione spasmodica, le mani di Tomo erano in ogni punto, che potesse dargli piacere.
La sua lingua si insinuó nell’ombelico di Chris, poi lo giró, usandola per penetrarlo, mentre con le dita lo dilatava e stimolava, facendolo gridare piano – “Oddio… To… Tomo… prendimi...” – piagnucoló come un cucciolo.
Si ritrovó di nuovo a pancia in sú, Tomo tornó a baciarlo con irruenza, spingendosi in lui, a piccoli colpi, retrocedendo e poi repentino fino in fondo di nuovo: si sollevó un minino, toccando il ventre di Chris, che gemendo seguiva quel gesto particolare – “Sono… sono qui dentro… dentro di te… apri le gambe… cosí piccolo… cosí... ahhh!” – lo travolse, con altri baci, succhiandolo, mordendolo e scambiandosi le stesse attenzioni, avvinghiati, Chris era felice e succube, ad ogni richiesta di Tomo, che liberó tutti i propri desideri.
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