martedì 22 febbraio 2011

GOLD - Capitolo n. 78

Capitolo n. 78 – gold




I loft segnalati a Farrell per l’acquisto ad un prezzo stracciato, erano gemelli, all’ultimo piano di un palazzo dalla struttura avveniristica.
Si affacciavano sull’oceano, in un punto piuttosto elevato della costa.
“Che panorama Jared… cosa ne pensi?” – disse osservando il mare agitato e luccicante.
“Incantevole… ma sto parlando di te…” – mormoró, stringendosi nelle spalle.
Farrell era affascinante, nel pieno della sua bellezza, nonostante il periodo difficile.
“Henry e Yari potrebbero essere felici qui… magari si sposeranno… ci daranno dei nipotini…” – sorrise, senza mai voltarsi.
“Tu… tu ci pensi mai a quando saremo vecchi Jay?”
“Raramente…” – rispose soffocato nella gola da un nodo di rimorsi, la vista annebbiata da un pianto imminente.
“Io ci penso… penso a noi… anche a loro, ma soprattutto a me ed a te amore… saremo ancora lá… su quelle torri altissime a vedere finalmente un nuovo mondo… o forse è giá qui, questo mondo, dove persone come noi possono crescere dei figli, amarsi, litigare e fare la pace, senza essere piú insultati od offesi… Ma sono troppo ottimista, vero? Jared…” – ora era girato, in preda a quell’ispirazione lucida, al passato ed al futuro, che si fondevano nella mente stanca di Colin, provata da quelle sostanze chimiche, ma che non era ancora cosí perduta, come aveva temuto il compagno.
“Jared vieni qui…” – gli tese le braccia.
Si strinsero forte.
“Quando sará tutto come prima, sará anche meglio di prima… non dimenticarlo Jay… ti amo.”

Le nuvole sembrarono inghiottire l’aereo in volo per Haiti.
Colin si fermó sulla superstrada, fissandolo finché non sparí nel sole, di quel giorno di aprile, incastonato in un anno che avrebbe voluto cancellare, ma che ormai andava vissuto sino alla fine.
Telefonó subito a Jude.
Voleva vederlo, dopo le riprese e la terapia.
“Me la concedi un’ora, dalle sei alle sette?” – chiese sereno.
“Dimmi dove buddy ed io ci saró.”

Owen visionó l’ultima scultura di Tomo.
Disse alla segretaria di emettere subito un assegno a saldo delle sue prestazioni, da allegare alla recessione dal contratto in via amichevole.
Avrebbe potuto fargli causa, ma sarebbe stato l’ennesimo motivo di litigio con Shannon e lui non voleva provocarlo ulteriormente.
Pensava di portarlo a fare un breve viaggio, ma al momento si prospettava l’ennesimo ostacolo.
Il giorno dopo Shan sarebbe andato a prendere Josh al campeggio, riportandolo da Tomo ed affrontando il discorso della loro separazione con il bimbo.
Le intenzioni dei genitori erano concrete, volevano che lui capisse, ma quell’appuntamento nascondeva troppe incognite.
Rice si sentiva ancora una volta in trappola.

Tomo intravide Colin e Jared al check in, ma li evitó spiegando a Chris la situazione di Farrell.
“Tranquillo… non voglio creare dei casini…”
“Io… io volevo dirti che ne parleró a Shan domani stesso…” – disse turbato.
Continuava ad accarezzare le braccia di Chris, che sorridente ricambiava con piccoli baci, nascosti in uno dei tanti anfratti di quel posto, brulicante di voci ed anime in corsa.
“E cosa gli dirai Tomo?” – gli domandó con tenerezza, la stessa che mise nello spostargli i capelli dietro alle orecchie piccole.
“Gli diró che abbiamo fatto l’amore… e che tu sei importante…”- dicendolo storse un minimo le labbra carnose.
Chris lo bació con maggiore passione, ricambiato da Tomo, che ormai non riusciva piú a controllare la propria eccitazione.
Il giovane cantante infiló la mano sinistra sotto all’elastico dei pantaloni di Tomo, che non indossava altro – “Ci… ci speravi…?” – gli ansimó nel collo, leccandoglielo – “Co… cosa…? Chris ti prego… O mio Dio… Togliamoci da qui…”
Si rinchiusero in un bagno, esaltati e rapiti dai loro stessi gemiti.
Chris si inginocchió, spogliandolo.
Tomo prese il sesso e glielo offrí – “Dimmi che lo vuoi Chris...” – chiese in preda ad una smania inconsueta.
“Lo… lo voglio tutto… completamente… scopami la bocca.” – le sue iridi erano tempestate da una voglia quasi morbosa di lui.
Lo accontentó, orchestrando il sesso orale migliore che gli fosse mai capitato.

Jared poco prima del volo invió un sms a Geffen.
§ Ciao Glam… puoi aspettarmi alla casetta? La stampa mi sta addosso… Grazie, ti abbraccio. JJ §
Quando lo lesse provó un minimo disagio.
Comprendeva e condivideva l’apprensione di Jared, del resto anche lui voleva evitare scatti odiosi alla vista di Kevin.
Quando scese dal taxi si precipitó, sorvolando gli scalini della veranda con un salto, trovando la porta spalancata.
Glam era seduto su di una poltrona, davanti alla grande finestra, che dava sul retro, nella parte piú verde di una boscaglia rigogliosa.
Jared chiuse a chiave, i suoi passi divennero leggeri.
“Ehi… ti fa male il ginocchio?” – la sua voce sfioró i sensi di Glam, che sorrise, per poi guardarlo, mentre si alzava, per andargli incontro.
“Ho… ho davvero bisogno di te Jared adesso…”
“Glam… sono qui…” – replicó, lasciando andare sul pavimento la sacca da viaggio semi vuota.
Voló su quel cuore, che gli era mancato da morire.
Sentí di nuovo il suo odore, il suo profumo, desiderava solo esserne travolto, addirittura sopraffatto.
Iniziarono a baciarsi, denudandosi con movimenti sicuri – “Stai… stai bene Jared?”
Erano giá sul letto, il sembiante di Jared completamente assorbito, inghiottito da quello di Geffen.
“Sto bene… sto bene…” – l’ossigeno sembrava esaurirsi intorno a loro.
La sua era una bugia, i postumi erano ancora vivi.
Glam sembrava saperlo.
Usó qualcosa per prepararlo, un prodotto che Jared non conosceva, capí subito che si trattava di qualcosa di diverso dal solito.
Probabilmente un farmaco, che gli permise di non sentire nulla, quando Glam lo penetró con un’unica spinta, tanto erano lubrificati entrambi.
“Amore… amore…” – Jared avvertiva una ramificazione del dolore e del piacere, invaderlo in modo crescente.
Glam lo sollevó, affinché le sue piccole ferite non si irritassero ulteriormente a causa dello sfregamento con il lenzuolo.
Era cosí premuroso, amabile, attento, era ovunque fuori e dentro di lui.
Si mise in ginocchio e Jared si aggrappó, mentre le mani di Glam strette intorno ai suoi fianchi esili, lo aiutavano a levarsi, per poi tornare pieno di lui ad aderire al suo corpo forte e rassicurante.
Jared si puntó con i talloni sul materasso, aprendosi ancora di piú, brandendo la testata del letto e facendo da solo.
Inarcó la schiena urlando – “Oddioo è … è bellissimo Glam…” – deglutí, continuando febbrile, la sua prostata era pervasa da contrazioni e stimoli, un orgasmo sublime.
Geffen si impadroní dei suoi capezzoli, poi di ogni centimetro dei pettorali di Jared, il cui sesso era pronto per le sue carezze.
Vennero insieme.
Fu straordinario.

“Hai cambiato dopobarba Jude…?”
Colin glielo domandó rannicchiato sul suo maglione di filo colore salmone, avvolto dall’abbraccio attento del suo amico inglese.
“È quello di Rob…”
“Usi tutto di lui…”
Law sospiró – “Direi che vivo tutto di lui…” – sorrise.
“Sorry Uk buddy…”
Risero, staccandosi e tornando a guardarsi, seduti sul tappeto della stanza segreta di Colin.
“Hai cambiato gli arredi?”
“Sí… pessimi ricordi, dopo l’ultima volta…”
“Vero, hai ragione Colin… aspetta che ti tolgo il cerotto della flebo…”
“Grazie Jude… mi sento sempre un po’ frastornato dopo…”
“Vorrai dire rinco!” – ridacchió.
“Fanculo Jude…” – mormoró Farrell guardandolo di sottecchi e sogghignando a propria volta.
“Ok… provvedo piú tardi, ma adesso devi dirmi come sono andate le cose con Jared… se ti va.”
“Sicuro che mi va… ho… ho fatto un errore…”
“Quale errore?”
“Gli ho fatto una brutta cosa…”
Jude aggrottó la fronte – “Brutta quanto Colin?”
“Orribile… abbiamo fatto sesso, quando è arrivato con Geffen… l’albergo davanti all’ospedale, non potevo aspettare… Io… io sono stato un animale… non capivo piú dov’ero, avevo dimenticato le pastiglie…” – stava facendo quella cronaca singhiozzando ormai.
“Mi dispiace Colin… non sapevi ció che stavi facendo…” – lo riprese a sé, consolandolo.
“Non devo dare la colpa ai farmaci…”
“Hai ragione. La responsabilitá è di chi ti ha spinto a prenderli… ed abusarne, non credi Colin?” – disse severo, ma calmo.
Farrell chinó il capo, poi si rialzó, per fissarlo.
“Non… non devi dire questo di Jared, per favore Jude…”
“Non ti ho mai mentito Colin, se vuoi che cominci ora, non hai che da chiedermelo.”
“Tu… tu non sai le cose che io per primo ho fatto subire al mio compagno.”
“Cose passate, estinte.”
“Sbagli Jude… certe cose segnano il tuo cammino… Per quanto lui mi abbia perdonato, qualcosa rimane in fondo al cuore…”
“Di cosa stai parlando? Dei tradimenti?”
“Jared ha sopportato ben altro oltre a questi… ci sono stati momenti in cui facevo cosí schifo, che solo una persona davvero innamorata di me poteva andare oltre e riaccogliermi, dandomi l’ennesima ed inutile possibilitá, almeno fino a che non sono davvero cambiato.”
“A me piace guardare al presente Colin e quello che vedo non mi piace… Ti voglio bene, ti voglio un bene che neppure riesco a raccontarti.”
“Lo sai che per me è lo stesso Jude. Potresti accettare anche il mio amore incondizionato per Jared? Lui è la sola vita che io voglio vivere, credimi.”




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