Capitolo n. 56 – gold
Kevin si sollevó lentamente, guardando il sorriso di Geffen – “Ti amo daddy…” – gli bació il petto, stringendosi a lui ancora piú forte.
“Dio che disastro Kevin…Mi aiuti, vorrei fare una doccia…”
“Sí Glam…dimmi cosa devo fare e lo faró.”
“Grazie piccolo… prendi quella specie di cuffia per isolare il mio ginocchio…” – rise, indicandogli un vassoio dove c’era il necessario – “Poi le stampelle, stamattina ce l’ho fatta ad alzarmi, sai volevano mettere un catetere… Non sia mai ahhahah”
“È insopportabile hai ragione… ok andiamo, dobbiamo lavarci sul serio…” – disse scrutando i loro corpi, segnati dal reciproco piacere.
Glam si mise a sedere sulla seggiola apposita e Kevin aprí i getti, per poi lavarsi a vicenda.
“Ti amo tesoro… sei cosí premuroso…”
“Sei il mio uomo, ci siamo sempre assistiti, te lo sei dimenticato Glam?” – chiese sereno.
“Come potrei…? Vieni qui… vieni qui amore.”
Riprese a baciarlo, accarezzandolo tra le gambe, facendolo girare affinché si appoggiasse al muro, penetrandolo in tutti i modi, infervorato da un desiderio sconcertante.
“Daddy… daddy fermati… non devi… non devi stancarti cosí tanto…”
“Lasciami fare… mi sei mancato Kevin…” – ansimó, masturbandolo con le mani, scopandolo con la lingua, sembrava non conoscere limiti.
Jude si bloccó contro la parete del soggiorno, perso ad osservare Robert, che stava montando una lampada alogena.
Downey era cosí preso dalla loro nuova casa, si entusiasmava per ogni piccola cosa.
Law temeva che tutto potesse finire da un momento all’altro.
Il compagno evitava di parlarne, ma lui sapeva benissimo che il legale della moglie Susan era sul piede di guerra, per usare un eufemismo.
Voleva rovinarlo, come era successo a Law dopo il primo matrimonio.
Il gossip si stava occupando di loro in modo superficiale, del resto la stampa era abituata a vederli insieme, ma la voce delle loro separazioni aveva alimentato qualche discussione on line su blog e social network, tra plausi e disprezzo in parti eque.
L’opinione pubblica aveva digerito storie come quella tra Farrell e Leto, con pareri contrastanti, ma Jude non voleva esporsi piú di tanto, per tutelare i figli, affidati comunque alle madri.
Robert era tornato sull’argomento adozione timidamente, viste le reticenze del compagno, forse era ancora presto.
“Fatto! Non sono un genio!?” – disse facendo un saltello, che provocó una vibrazione sul parquet ed il conseguente distacco di un pezzo del suo capolavoro.
Jude scoppió a ridere, poi lo soccorse, consolandolo, mentre l’altro si stava arrabbiando come un bimbo.
Finirono sul tappeto dietro di loro – “Lascia stare questa roba Downey…occupati di me…” – gemette nel suo collo, mordendolo.
Il cellulare li interruppe.
Rob sbirció il visore – “Tesoro è il tuo… è Colin…”
“Come scusa? Lo richiameró…” – disse, senza smettere di baciarlo.
In effetti gli squilli cessarono, ma iniziarono a diffondersi nella stanza quelli dell’apparecchio interno, collegato ad una vecchia segreteria degli anni ottanta, comprata in un negozio di modernariato, con il viva voce sempre inserito.
Era di nuovo Farrell.
“Jude… stavo guardando delle foto…” – la sua voce era strana, rotta da un pianto latente.
“Cazzo… cosa gli succede?” – esclamó Robert, tirandosi sú insieme a Jude, che provó a rispondergli direttamente, ma Colin aveva giá riattaccato.
“Andiamo da lui?” – domandó in preda all’agitazione.
“Sí Jude, andiamo…”
Faticarono a trovarlo, poi Jude si ricordó di quella stanza, dove Colin si isolava.
Era proprio lí, seduto sulle ginocchia, le spalle rivolte all’ingresso, sul quale i due si fermarono.
Sul pavimento c’erano decine di foto, di Jared, di loro, dei bambini, molte in bianco e nero.
“Colin… Colin siamo qui…” – gli andó vicino, prendendolo per le spalle, mentre Robert raccolse un tubetto di psicofarmaci vuoto – “Cristo quante ne avrá presi?!”
“Colin guardami! Hai preso questa roba?”
Il suo sguardo era allucinato, il volto stravolto, diceva frasi sconnesse.
“Jude facciamolo vomitare!”
“No aspetta, portiamolo in ospedale, telefona a Simon, digli di darci una mano, in modo che i bambini non si accorgano di nulla!”
“Ok…gli dico di portare l’auto sul retro.”
Kevin e Jared erano distesi sul letto, tenendosi per mano, a guardare il soffitto, senza riuscire a dormire.
“Perché vedi, lei arriva con quelle sue due cose…”
“Quali cose Kevin?”
“Quelle robe qui sul davanti…”
Jared si giró a guardarlo per un istante – “Si chiamano tette Kevin!” – “Sí quelle… appunto…”
Risero – “Ok, lei ha quelle due cose che a Glam piacciono tanto… A te piacciono?”
“Mmmm insomma…ad essere sincero non mi dispiacciono poi cosí tanto…”
“Oh sí Jay, mi ricordo, quel tuo video, dove toccavi le tette a quella ragazza… come si chiamava?”
“Ma chi la ragazza?”
“No il pezzo… Hurricane!”
“Ah sí… è passato un secolo…Era scoppiato un mezzo casino…”
“Bei tempi… Ti manca Colin?”
“Sí…anche fisicamente…in tutti i modi, peró provo ancora angoscia al pensiero di tornare a casa…”
“Ami Glam?”
Jared fece un respiro intenso – “Sí lo amo…ed ho… io ho come bisogno di lui nel senso che…È come un mosaico, senza Glam, un pezzo fondamentale, mi sento incompleto… E dovró rassegnarmi all’idea, perché tra lui e me non ha mai funzionato.”
“Da quello che so voi due funzionate benissimo…” – sorrise, con un tono simpatico.
“Abbiamo avuto dei bei momenti, ma non è bastato…Con Colin invece il nostro legame lo vedo come un dipinto… lui è la tela ed io i colori o viceversa… diamo un senso l’uno all’altro solo esistendo insieme, perché lui non rappresenterebbe niente senza di me ed io, senza una base su cui vivere, rimarrei qualcosa di incompiuto…”
“Forse Jared li amiamo troppo…”
“O troppo poco, ma parlo solo di me sia chiaro!” – rise.
“Oggi… abbiamo fatto l’amore…” – glielo confessó quasi con imbarazzo.
Jared rimase in silenzio per qualche minuto.
“Ma… non avevate paura che qualcuno vi beccasse?”
“No… ho chiuso la porta a chiave…Sí, è vero, siamo dei pazzi, ma Glam…Era da quando sono partito che non è piú successo ed io non cedo alle tentazioni, tipo Chris…”
“Chris ti rompe le palle, ci scommetto…”
“Sí, poi me lo ha detto chiaro e tondo che gli piaccio, che mi farebbe di tutto e che lui è meglio di un ultra cinquantenne…”
“Che stronzo!”
“Gli piace insultare il mio daddy, ma mi fa solo incazzare.”
“Parti davvero domani con Antonio?”
“Sí, torno in Belgio, dobbiamo recuperare un paio di concerti…”
“Perché non resti Kevin?”
“Ho degli impegni da rispettare, ho fatto una scelta, torneró quando sará il momento e qualunque cosa dovessi fare, la decideró insieme a Glam… che lascio in buone mani, vero Jared?”
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