martedì 29 ottobre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 206

Capitolo n. 206 – zen


Harry vide il fondo del secondo bicchiere di vino.

“E poi quello … il giudice intendo” – e rise, tenendosi la pancia.

Lux inarcò un sopracciglio.

“Ehm che cosa stavo dicendo …?” – proseguì confuso, assaggiando un altro pezzo di formaggio, che l’altro gli aveva tagliato e messo nel piatto mezzo vuoto.

“Parlavi di un giudice …”
“Sì, William qualche cosa, non so, forse aveva mangiato dell’aglio, non ci si poteva avvicinare allo scranno …! Hopper è diventato viola, appena il coso lì …”
“Il giudice?” – anche Vincent rise.
“Appunto! … oh mamma … quanti gradi fa questo …?” – ed alzò la bottiglia, ormai vuota.

“Harry ti ubriachi con un paio di calici? Miseria …” – sbuffò stranito, sbucciandogli una mela, prima che facesse altri danni.

Il giovane rise ancora, sbattendo la fronte sul tovagliolo stropicciato – “Sì … no, non saprei ahahahah”

“Mon Dieu, forse l’antidolorifico che ti hanno dato … Ha fatto effetto con l’alcol …” – mormorò l’affarista preoccupato.

Il russare di Harry lo rassicurò: si era addormentato come un orso ed il problema più grosso rimaneva portarlo sino al divano oppure al letto.


Louis si stava mangiucchiando le unghie da circa dieci minuti.
Lula rise – “Papà dice che non si fa!”

Anche Jared sorrise, mettendo a nanna Isotta ed Amèlie, passando poi alla nursery, dove Amy e Flo stavano aspettando fiduciose e sgambettanti sul petto di Colin, il biberon di camomilla.

“Posso aiutarvi?” – chiese il giovane, quasi in imbarazzo, ma Farrell, con estrema dolcezza, lo mise subito a proprio agio.

“Certo, ecco tieni, chi preferisci?” – chiese affabile.
“Sono entrambe meravigliose …” – replicò Lou, come incantato.

“Facciamo che io penso ad Amy e tu a Florelay” – e gliela passò con attenzione.

“Mio Dio, chissà se un giorno Haz ed io …”

Si interruppe, fantasticando mentalmente, quasi avesse timore di esprimere ad alta voce i propri sogni.

Colin annuì – “Ne sono certo, vero Jared?”
“Al cento per cento, giusto Lula?”

“Sì … E vi occuperete anche dei gemelli di papi Glam!” – rivelò solare.

Jared ebbe un tremito, poi cercò di nasconderlo, sorridendo, ma la preoccupazione maggiore era fare altrettanto con i suoi zaffiri, diventati lucidi.


Scott scrollò il capo – “No, non se ne parla Glam”
“Non posso chiederlo ad altri” – replicò sbuffando, mentre si riallacciava la camicia.

L’amico gli aveva fatto un breve controllo, dopo averlo visto in affanno dopo cena.

“Puoi provare con Mason, puoi rivolgerti a lui” – obiettò il medico.

“No. Quando sarà il momento, perché so che arriverà prima o poi, mi farai il sacrosanto favore di”

Scott gli posò il palmo destro aperto sulla bocca: Geffen schiuse ulteriormente le palpebre, stupito per quell’interruzione.

“Non ti farò alcuna iniezione Glam” – disse con il fiato spezzato, gli occhi umidi.

L’avvocato gli cinse il polso, con delicatezza, liberandosi.

“Jim non ha condiviso ciò che noi abbiamo vissuto, da quando eravamo due pivelli” – sorrise, per poi guardarlo – “Mi è simpatico, certo, però sei tu quello che”
“Che hai amato?” – Scott rise nervoso – “Quando mai?”

“Sei ingiusto …”
“Sì Glam, forse, anzi, senza dubbio e pure egoista!” – e si alzò, dirigendosi all’ingresso della suite.

“Tu non puoi mollarmi così Scott!” – gli tuonò alle spalle, ma fu inutile.



Per Brent non era solo piacere, allo stato puro, peraltro.
Per lui era essenziale non vergognarsi più di ciò che sentiva, mentre un uomo gli si muoveva dentro, come stava facendo ora Brendan.

Era stato magnifico, certo, sino dalla loro prima volta insieme, però, in quel contesto, nel giovane albergavano ancora mille paure.

Il ricordo della violenza subita, le vessazioni del padre omofobo, il suo sfogo su Louis, tutto contribuiva a farlo percepire sbagliato e persino volgare.

Invece Brendan, con quel suo modo di appartenergli, mentre era proprio Brent ad essere suo, in maniera completa, riusciva a creare come uno scambio equo, di sentimenti, passione, libertà.

Vennero una prima volta, poi l’ex capitano si voltò elegante e sciolto a pancia in giù, stritolando le lenzuola, dove la sua bocca ansimò - “Scopami adesso”.

Brendan si inebriò di un’onnipotenza virtuosa, lambendo con la lingua i due sensuali incavi alla base della spina dorsale del giovane amante, dai quali partì per risalire sino alla sua nuca madida, dove affondò piano i denti e le labbra, succhiandone avido la pelle liscia e profumata.

Cinturò simultaneo il busto gracile, ma proporzionato e scolpito di Brent, che divorò l’aria in un ansito bollente, mentre l’analista lo riprendeva, virile e profondo.
Con le dita un po’ incerte, il ragazzo riuscì infine ad aggrapparsi alla testata, ondeggiando, sollevato, verso di essa, avanti ed indietro, una decina di volte o forse di più.

Aveva perso il conto, così dei suoi battiti, dei respiri, perché con il volto girato verso la lingua ingorda di Brendan, l’unica sua priorità era carpirne una sequenza di baci lascivi e bagnati, che ben presto riportarono la coppia ad un orgasmo straordinario e senza fine apparente.


Lux fu svegliato da un lieve lamento.

Harry, allungato ed avvolto nel piumone, accanto a lui, era sudato e confuso.

“Vincent …”
“Sono qui” – ed accendendo la luce, si mise seduto sul letto, provando a liberarlo da quella coltre spessa ed ormai poco accogliente.

“Aspetta ti aiuto … riesci a”
“Un attimo … Miseria che casino che ho fatto …” – disse strofinandosi la faccia arrossata.

“E’ solo la reazione ai farmaci, non allarmarti” – spiegò paterno Lux, sfilandogli la t-shirt fradicia, quanto i boxer, che non si azzardò nemmeno a sfiorare.
“Dovrei farmi una doccia … Mi potresti accompagnare?” – domandò timido.

“Certo, aggrappati a me, su, dobbiamo fare poca strada”
“Ok … non ho il cambio … tu ne hai Vincent?”
“Solo per me, comunque ho comprato le magliette del rifugio, userai quelle, mentre per l’intimo lo metteremo sul termosifone, tanto è acceso … si soffoca qui, ma va bene per lavarsi … Tieniti alla maniglia, pensi di farcela? Vuoi che rimanga?”

Harry chiuse a metà il box, impacciato – “Non andartene … è meglio, non si sa mai”
“Ok, faccio la guardia” – e rise.

Ad Haz sembrò di rinascere sotto quei getti e non si curò minimamente della presenza di Lux, come se lo conoscesse da sempre.

Era curioso ciò che provava per lui e non era una novità quella strana confidenza, che sembrava unirli, quasi a farsi beffe del fatto che avrebbero dovuto come minimo odiarsi, per via di Louis.

Harry pensò che era impossibile odiare Vincent.

Avvolto in un accappatoio comodo e sempre sorretto da Lux, il ragazzo tornò a coricarsi.
“Prendo una coperta …”
“No, è un forno questa stanza … Potresti aprire un po’ la finestra invece …?”
“D’accordo, ma non esageriamo, là fuori siamo a parecchi gradi sotto lo zero”
“Ok … Ti sono debitore Vincent …” – disse rannicchiandosi.

“E per cosa? Chiunque lo avrebbe fatto”

“Mmmm no, forse un antagonista diverso mi avrebbe lasciato nella neve”
“Vedi troppi film Harry” – ed allegro tornò da lui, che non aveva mai smesso di scrutarlo.

“Dici?”
“E poi non siamo … nemici … O sì?”
“No … Non saprei … Mi dispiace per quel pugno …”
“Hai fatto bene a darmelo, lo meritavo Harry, perché alla mia età si dovrebbe usare il cervello e non il resto …” – asserì mesto – “Per cosa poi? Non sarebbe cambiato niente con mon petit …”

“Continui a chiamarlo così” – replicò sorridente.

“Louis è … è il mio bambino … Perdonami … So di darti fastidio ...”
“No, anzi … Rivedi Jacques in Boo …”
“Sì, anche … E’ come un sortilegio, che mi aiuta a vivere, ad andare avanti …” – e si emozionò, inevitabilmente.

“Tu sei buono … e sei … sei un po’ il nostro papà …” – e si assopì, come d’incanto.

Lux gli diede un bacio tra i capelli folti e riccioluti: anche Harry era bellissimo, ma non come Louis.
Louis sarebbe rimasto l’unico, per Vincent.

Sino alla fine.


Robert gli si mise seduto accanto, a colazione.

“Ne approfitto, visto che saremo soli per poco …”
“Papà … ciao, tutto bene?”

Chris gli arrise luminoso, come ad ogni loro incontro, casuale o voluto: Downey, però, aveva un’aria un po’ cupa.

“Qualcosa non va?”
“Sì Christopher … Non ci girerò intorno: volevo parlarti di Ivan”

“Di Ivan …?!”
“Infatti, di lui e di te per l’esattezza: cosa state combinando?”

Il cantante avvampò vistosamente.

“Nulla … Nulla che ti riguardi Robert” – ribatté secco ed inatteso.

“Hai ragione, non sono affari miei, però vedere andare all’aria il tuo rapporto con Steven mi procurerebbe molto dolore, sai?”

“Papà …”
“Quando ti sta bene mi incensi con questo ruolo di genitore, quando ti rimprovero ridivento Robert! Mi aspettavo un figlio più maturo e meno superficiale! Cosa credi di ottenere da questa tresca clandestina, su dimmelo!”

“Non dovresti rivolgerti a me con una simile arroganza, non dopo quello che hai fatto a Jude, usando Glam!”

“Tu non sai nemmeno vagamente ciò di cui stai semplicemente vaneggiando Christopher!” – ringhiò, vedendo arrivare il marito, con Clarissa e Diamond.

C’erano anche Colin e Jared, che si rese conto dell’interagire aspro tra i due, mentre il resto del gruppo veniva distratto dal chiasso dei rispettivi cuccioli.

Downey si unì a loro, senza aggiungere altro.

Chris prese il telefonino ed inviò un sms, per poi sparire un istante dopo, senza attendere una risposta dal destinatario, al quale aveva dato un appuntamento, quasi tassativo.















Nessun commento:

Posta un commento