Capitolo n. 206 – zen
Harry vide il fondo
del secondo bicchiere di vino.
“E poi quello … il
giudice intendo” – e rise, tenendosi la pancia.
Lux inarcò un
sopracciglio.
“Ehm che cosa stavo
dicendo …?” – proseguì confuso, assaggiando un altro pezzo di formaggio, che
l’altro gli aveva tagliato e messo nel piatto mezzo vuoto.
“Parlavi di un
giudice …”
“Sì, William qualche
cosa, non so, forse aveva mangiato dell’aglio, non ci si poteva avvicinare allo
scranno …! Hopper è diventato viola, appena il coso lì …”
“Il giudice?” – anche
Vincent rise.
“Appunto! … oh mamma
… quanti gradi fa questo …?” – ed alzò la bottiglia, ormai vuota.
“Harry ti ubriachi
con un paio di calici? Miseria …” – sbuffò stranito, sbucciandogli una mela,
prima che facesse altri danni.
Il giovane rise
ancora, sbattendo la fronte sul tovagliolo stropicciato – “Sì … no, non saprei
ahahahah”
“Mon Dieu, forse
l’antidolorifico che ti hanno dato … Ha fatto effetto con l’alcol …” – mormorò
l’affarista preoccupato.
Il russare di Harry
lo rassicurò: si era addormentato come un orso ed il problema più grosso
rimaneva portarlo sino al divano oppure al letto.
Louis si stava
mangiucchiando le unghie da circa dieci minuti.
Lula rise – “Papà
dice che non si fa!”
Anche Jared sorrise,
mettendo a nanna Isotta ed Amèlie, passando poi alla nursery, dove Amy e Flo
stavano aspettando fiduciose e sgambettanti sul petto di Colin, il biberon di
camomilla.
“Posso aiutarvi?” –
chiese il giovane, quasi in imbarazzo, ma Farrell, con estrema dolcezza, lo
mise subito a proprio agio.
“Certo, ecco tieni,
chi preferisci?” – chiese affabile.
“Sono entrambe
meravigliose …” – replicò Lou, come incantato.
“Facciamo che io
penso ad Amy e tu a Florelay” – e gliela passò con attenzione.
“Mio Dio, chissà se
un giorno Haz ed io …”
Si interruppe,
fantasticando mentalmente, quasi avesse timore di esprimere ad alta voce i
propri sogni.
Colin annuì – “Ne
sono certo, vero Jared?”
“Al cento per cento,
giusto Lula?”
“Sì … E vi occuperete
anche dei gemelli di papi Glam!” – rivelò solare.
Jared ebbe un
tremito, poi cercò di nasconderlo, sorridendo, ma la preoccupazione maggiore
era fare altrettanto con i suoi zaffiri, diventati lucidi.
Scott scrollò il capo
– “No, non se ne parla Glam”
“Non posso chiederlo
ad altri” – replicò sbuffando, mentre si riallacciava la camicia.
L’amico gli aveva
fatto un breve controllo, dopo averlo visto in affanno dopo cena.
“Puoi provare con
Mason, puoi rivolgerti a lui” – obiettò il medico.
“No. Quando sarà il
momento, perché so che arriverà prima o poi, mi farai il sacrosanto favore di”
Scott gli posò il
palmo destro aperto sulla bocca: Geffen schiuse ulteriormente le palpebre,
stupito per quell’interruzione.
“Non ti farò alcuna
iniezione Glam” – disse con il fiato spezzato, gli occhi umidi.
L’avvocato gli cinse
il polso, con delicatezza, liberandosi.
“Jim non ha condiviso
ciò che noi abbiamo vissuto, da quando eravamo due pivelli” – sorrise, per poi
guardarlo – “Mi è simpatico, certo, però sei tu quello che”
“Che hai amato?” –
Scott rise nervoso – “Quando mai?”
“Sei ingiusto …”
“Sì Glam, forse,
anzi, senza dubbio e pure egoista!” – e si alzò, dirigendosi all’ingresso della
suite.
“Tu non puoi mollarmi
così Scott!” – gli tuonò alle spalle, ma fu inutile.
Per Brent non era
solo piacere, allo stato puro, peraltro.
Per lui era
essenziale non vergognarsi più di ciò che sentiva, mentre un uomo gli si
muoveva dentro, come stava facendo ora Brendan.
Era stato magnifico,
certo, sino dalla loro prima volta insieme, però, in quel contesto, nel giovane
albergavano ancora mille paure.
Il ricordo della
violenza subita, le vessazioni del padre omofobo, il suo sfogo su Louis, tutto
contribuiva a farlo percepire sbagliato e persino volgare.
Invece Brendan, con
quel suo modo di appartenergli, mentre era proprio Brent ad essere suo, in
maniera completa, riusciva a creare come uno scambio equo, di sentimenti,
passione, libertà.
Vennero una prima
volta, poi l’ex capitano si voltò elegante e sciolto a pancia in giù,
stritolando le lenzuola, dove la sua bocca ansimò - “Scopami adesso”.
Brendan si inebriò di
un’onnipotenza virtuosa, lambendo con la lingua i due sensuali incavi alla base
della spina dorsale del giovane amante, dai quali partì per risalire sino alla
sua nuca madida, dove affondò piano i denti e le labbra, succhiandone avido la
pelle liscia e profumata.
Cinturò simultaneo il
busto gracile, ma proporzionato e scolpito di Brent, che divorò l’aria in un
ansito bollente, mentre l’analista lo riprendeva, virile e profondo.
Con le dita un po’
incerte, il ragazzo riuscì infine ad aggrapparsi alla testata, ondeggiando,
sollevato, verso di essa, avanti ed indietro, una decina di volte o forse di
più.
Aveva perso il conto,
così dei suoi battiti, dei respiri, perché con il volto girato verso la lingua ingorda di Brendan, l’unica sua priorità era carpirne una sequenza di baci
lascivi e bagnati, che ben presto riportarono la coppia ad un orgasmo
straordinario e senza fine apparente.
Lux fu svegliato da
un lieve lamento.
Harry, allungato ed
avvolto nel piumone, accanto a lui, era sudato e confuso.
“Vincent …”
“Sono qui” – ed
accendendo la luce, si mise seduto sul letto, provando a liberarlo da quella
coltre spessa ed ormai poco accogliente.
“Aspetta ti aiuto …
riesci a”
“Un attimo … Miseria
che casino che ho fatto …” – disse strofinandosi la faccia arrossata.
“E’ solo la reazione
ai farmaci, non allarmarti” – spiegò paterno Lux, sfilandogli la t-shirt
fradicia, quanto i boxer, che non si azzardò nemmeno a sfiorare.
“Dovrei farmi una
doccia … Mi potresti accompagnare?” – domandò timido.
“Certo, aggrappati a
me, su, dobbiamo fare poca strada”
“Ok … non ho il
cambio … tu ne hai Vincent?”
“Solo per me,
comunque ho comprato le magliette del rifugio, userai quelle, mentre per
l’intimo lo metteremo sul termosifone, tanto è acceso … si soffoca qui, ma va
bene per lavarsi … Tieniti alla maniglia, pensi di farcela? Vuoi che rimanga?”
Harry chiuse a metà
il box, impacciato – “Non andartene … è meglio, non si sa mai”
“Ok, faccio la
guardia” – e rise.
Ad Haz sembrò di
rinascere sotto quei getti e non si curò minimamente della presenza di Lux,
come se lo conoscesse da sempre.
Era curioso ciò che
provava per lui e non era una novità quella strana confidenza, che sembrava
unirli, quasi a farsi beffe del fatto che avrebbero dovuto come minimo odiarsi,
per via di Louis.
Harry pensò che era
impossibile odiare Vincent.
Avvolto in un
accappatoio comodo e sempre sorretto da Lux, il ragazzo tornò a coricarsi.
“Prendo una coperta
…”
“No, è un forno
questa stanza … Potresti aprire un po’ la finestra invece …?”
“D’accordo, ma non
esageriamo, là fuori siamo a parecchi gradi sotto lo zero”
“Ok … Ti sono
debitore Vincent …” – disse rannicchiandosi.
“E per cosa? Chiunque
lo avrebbe fatto”
“Mmmm no, forse un
antagonista diverso mi avrebbe lasciato nella neve”
“Vedi troppi film
Harry” – ed allegro tornò da lui, che non aveva mai smesso di scrutarlo.
“Dici?”
“E poi non siamo …
nemici … O sì?”
“No … Non saprei … Mi
dispiace per quel pugno …”
“Hai fatto bene a
darmelo, lo meritavo Harry, perché alla mia età si dovrebbe usare il cervello e
non il resto …” – asserì mesto – “Per cosa poi? Non sarebbe cambiato niente con
mon petit …”
“Continui a chiamarlo
così” – replicò sorridente.
“Louis è … è il mio
bambino … Perdonami … So di darti fastidio ...”
“No, anzi … Rivedi
Jacques in Boo …”
“Sì, anche … E’ come
un sortilegio, che mi aiuta a vivere, ad andare avanti …” – e si emozionò,
inevitabilmente.
“Tu sei buono … e sei
… sei un po’ il nostro papà …” – e si assopì, come d’incanto.
Lux gli diede un
bacio tra i capelli folti e riccioluti: anche Harry era bellissimo, ma non come
Louis.
Louis sarebbe rimasto
l’unico, per Vincent.
Sino alla fine.
Robert gli si mise
seduto accanto, a colazione.
“Ne approfitto, visto
che saremo soli per poco …”
“Papà … ciao, tutto
bene?”
Chris gli arrise
luminoso, come ad ogni loro incontro, casuale o voluto: Downey, però, aveva
un’aria un po’ cupa.
“Qualcosa non va?”
“Sì Christopher … Non
ci girerò intorno: volevo parlarti di Ivan”
“Di Ivan …?!”
“Infatti, di lui e di
te per l’esattezza: cosa state combinando?”
Il cantante avvampò
vistosamente.
“Nulla … Nulla che ti
riguardi Robert” – ribatté secco ed inatteso.
“Hai ragione, non
sono affari miei, però vedere andare all’aria il tuo rapporto con Steven mi
procurerebbe molto dolore, sai?”
“Papà …”
“Quando ti sta bene
mi incensi con questo ruolo di genitore, quando ti rimprovero ridivento Robert! Mi aspettavo un figlio più maturo e meno superficiale!
Cosa credi di ottenere da questa tresca clandestina, su dimmelo!”
“Non dovresti
rivolgerti a me con una simile arroganza, non dopo quello che hai fatto a Jude,
usando Glam!”
“Tu non sai nemmeno
vagamente ciò di cui stai semplicemente vaneggiando Christopher!” – ringhiò,
vedendo arrivare il marito, con Clarissa e Diamond.
C’erano anche Colin e
Jared, che si rese conto dell’interagire aspro tra i due, mentre il resto del
gruppo veniva distratto dal chiasso dei rispettivi cuccioli.
Downey si unì a loro,
senza aggiungere altro.
Chris prese il
telefonino ed inviò un sms, per poi sparire un istante dopo, senza attendere
una risposta dal destinatario, al quale aveva dato un appuntamento, quasi tassativo.
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