giovedì 10 ottobre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 196

Capitolo n. 196 – zen


Close your eyes …


Se solo non ci fosse stato tutto quel vento, le orme sulla spiaggia, lasciate da Brent e Brendan, sarebbero rimaste, anche dopo giorni.
L’analista sembrava ripercorrerle, passo dopo passo, guardando l’orizzonte, le mani in tasca, il fiato spezzato.

I gabbiani gli facevano compagnia, proprio come in quel pomeriggio in cui chiese a Brent di uscire a prendere una boccata d’aria, per mitigare l’angoscia legata alle sorti di Nasir.

Adesso il piccolo stava giocando con i suoi genitori, nella nursery del reparto, con il sondino nel naso ed i cerotti delle flebo ancora sulle braccia esili, distese verso i suoi genitori ritrovati, dopo quello che avrebbe ricordato come un lungo sonno senza sogni.

Anche quelli di Brendan, un po’ ingenui, così pensava ora, si erano infranti contro quelle onde.
Le stava seguendo con lo sguardo triste e pungente, seduto sopra ad un tronco, dove all’estremità si era posata anche una farfalla bianca.

Quando volò via, insieme alla sabbia ed al sale, la seguì anche una lacrima ed un sorriso mesto, per essersi accorto troppo tardi di lei, così bella, così pura.
Brendan la paragonò mentalmente a Brent, che sembrava avere seguito lo stesso destino.


Louis gli corse incontro con un sorriso.
Lux lo ricambiò, sentendo un nodo alla gola.
Succedeva sempre.
Ormai ci si era abituato.

Per amore o per forza.

“Che sollievo … sapervi a casa” – Lou gli si appese al collo.
Vincent lo strinse, annuendo – “Eccomi qui …”

La farfalla passò alle loro spalle.

Erano in un altro punto del lungomare.

Si presero per mano, procedendo in direzione del molo.

“Temo sia stato indelicato dirtelo al telefono Vincent …”
Lux sorrise tirato – “Il tuo entusiasmo non poteva essere trattenuto e mi hai reso partecipe di qualcosa che ti renderà felice … In fondo va bene anche così, non credi?” – chiese sforzando una serenità, alla quale si sarebbe dovuto rassegnare.

Prima o poi.

“Ho … ho comprato anche gli anelli ed Haz ha apprezzato … Perché credo di avere commesso degli errori con lui ultimamente”
“Quali tesoro?”
“L’ho trascurato … Per Brent, il locale … Andremo comunque in affitto, in un nuovo loft, più spazioso, nel quartiere di Hopper … Sì insomma voglio rendergli un po’ più semplice la vita, è vicino allo studio legale, giusto?”
“Sì Louis … giusto” – ed inspirò fermandosi.

“E … E Glam come sta?”
“L’ho lasciato a Las Vegas, con Robert, ma rientreranno in serata”
“Con … Con Robert?” – bissò stupito.
“Sì … Io ho preso un volo interno, anche perché mi sentivo di troppo … Inizio a credere che stia diventando un’abitudine” – scherzò amaro.

A Louis si spense il sorriso sulle labbra perfette e morbide.

“No, non farlo mon petit”
“Cosa?” – domandò con un lieve sussulto.
“Non perdere la tua luce per colpa di questo stupido … innamorato” – rise e, tirando su dal naso, si riavviò da solo.

Louis lo seguì caparbio, afferrandolo per un braccio, per riattrarlo a sé di forza e, con il medesimo impeto, lo baciò.


“Scott non muoverti” – disse piano Jimmy.
Erano seduti su di una panchina, davanti al ristorante sulla scogliera, il North Cape.
“Che c’è?”
“Una farfallina bianca” – Jimmy sorrise – “… ce l’hai sulla spalla … Ops, è andata via”

Il medico prese un respiro, poi gli diede una carezza sullo zigomo destro.
“Come sei bello Jimmy …”
Il giovane si morse il labbro inferiore, arrossendo.

“Dentro e fuori … Quando ti vedo emozionare così, il mio cuore si colma di gioia” – e lo baciò, con una passione fatta anche di una velata paura di perderlo di nuovo.

Le loro fronti, dopo, aderirono, anche se un fremito sembrò farle esitare.
“Non voglio più andarmene via da te, Scott … Mai più” – rivelò commosso, per poi fissarlo, senza lasciargli alcun dubbio.


La ruota panoramica era ferma per la pausa pranzo.
Cento dollari furono sufficienti a farla riattivare.

Downey sorrise, mentre saliva verso il cielo.
Le mani incastrate e gelide, l’una nell’altra, mentre quelle di Glam erano appoggiate alle estremità di quel comodo divanetto, speculare a quello di Rob, all’interno della cabina.

“Con i soldi si ottiene tutto … No, quasi” – Geffen rise con quel rammarico, che non l’avrebbe più abbandonato.
Era una compagnia piuttosto svilente.

“Sai Robert è strano … Ho sempre fatto tanti progetti ed in questo istante, qualsiasi cosa pensi, non ha più senso … Mi ripeto: che diavolo stai farneticando Geffen? … Tanto non c’è domani …”
Il moro lo scrutò – “C’è sempre un domani, anche quando non ci saremo più”
“Per chi, per gli altri? Oh sì …”
“Sì Glam. Per chi abbiamo messo al mondo, ad esempio … Ci porteranno nei loro ricordi, nelle parole, nei loro progetti … E vivremo ancora, in qualche modo”

“Sei tenero a parlare al plurale, ma tu rimarrai, con loro intendo e forse farai la stessa cosa … Mi porterai un po’ con te Rob” – e si adombrò maggiormente.
“Non sono eterno neppure io” – e rise, con gli occhi lucidi.

Geffen lo guardò intenso – “Quale è il ricordo migliore che ti rimarrà di me?”
Downey si ossigenò – “Spero che … che debba ancora accadere …”
“Sul serio?”
“Ecco … io non saprei … credo di sì …”
“E del passato?” – provò ad insistere, con dolcezza.

Robert chiuse gli occhi.

“In Provenza … quando sei arrivato al nostro appuntamento … quella sera, rammenti?”

“Come potrei dimenticarlo … Spero che la malattia non mi devasti almeno il cervello … Già ne ho talmente poco, come il buon senso”

Risero.

Il giro era giunto al termine.

Scesero, scambiandosi una carezza sulle braccia.

“E’ stato interessante … breve, ma … interessante” – Geffen ammiccò, notando un venditore di palloncini assediato da una bimba, che ne indicava uno in particolare, senza che la madre le desse molta retta.

L’avvocato si avvicinò, fece il suo acquisto e glielo porse.

“Ringrazia il signore, Rosy”
“Aziee … occhi belli” – ed indicò i turchesi di Glam, molto luminosi in quella frazione di secondo, prima che inforcasse gli occhiali da sole.
“Grazie a te piccola …” – e la salutò, dando un’ultima occhiata al paesaggio ed al palloncino, a forma di farfalla bianca, che ondeggiò nella brezza mattutina, mentre Rosy e la sua mamma si allontanarono, per proseguire il loro giro al luna park.


Brent stava riunendo le proprie cose in un borsone.
“Ehi ragazzo, dove stai andando?”
“Signor Meliti … Non … non me ne sarei andato senza salutarla” – disse con un sorriso di circostanza, sentendosi come un ladro.

“Lo so, sei educato, per bene: ti trasferisci da Brendan?”
“Come fa a …” – poi scrollò le spalle – “Lei sa sempre tutto, vero?”
“Già … Allora congratulazioni”
“Per cosa?”
“Per …” – poi brontolò qualcosa, masticando il sigaro spento, per non farsi rimproverare da Carmela.

“Non stiamo insieme, con Brendan … intendo …”
“Ah” – e si spostò dalla soglia, sbirciando gli oggetti dell’ex capitano.

“Vieni con me, andiamo nello studio”
“Ok … Questo lo prendo dopo …”
“Sì, non c’è fretta.”

Attraversarono un lungo corridoio, infine si accomodarono in un’enorme biblioteca.

Antonio si posizionò alla scrivania e fece un cenno a Brent di mettersi comodo davanti a lui, al lato opposto.

Aprì un cassetto e ne estrasse un mazzo di chiavi – “Avrei degli alloggi sfitti, ma ammobiliati, nello stabile di Marc e Denny, hai presente?”
“Sì … è dove abita anche Brendan …”
“Davvero?” – rise – “Non lo sapevo, ma da quando?”
“Da quando è in città …” – spiegò smarrito.
“Uno di essi l’ho destinato a Louis ed Harry, ma loro non lo sanno ancora, è una sorpresa … Per quello ancora libero, tu saresti un’ottima scelta, non trovi?”
Brent fece una smorfia simpatica – “Qualcuno le ha mai detto di no, signor Meliti?”
“Non saprei … Se così fosse, non potrebbe più raccontarlo a nessuno” – e gli fece l’occhiolino, per poi scoppiare a ridere – “Non sono così pericoloso, sai? Solo frodi fiscali … E’ mio fratello, il cattivo della famiglia … Puoi credermi” – e ridivenne serio.

“Ok, le credo.” – ribatté fermo.
“Bene … Quindi per l’appartamento?”
“D’accordo, ma le pagherò un affitto”
“E come? Dovrai aspettare i guadagni del locale, visto che il nostro comune amico, il generale, mi ha riferito che hai devoluto la tua indennità mensile alle vedove di guerra”
“Mi è parso il minimo: in fondo c’è una menzogna dietro al mio congedo”
“Diciamo un … escamotage, Brent. E’ meglio.”
“Meglio per chi …? Per me?”
“Ti sei forse pentito?”
“No.”
“Allora spiegami, cosa ti turba? Brendan Laurie ti ha fatto del male?”
“NO!” – e si agitò improvviso.

Meliti gli porse dell’acqua.

“Bevi figliolo … Pensa alle tue prospettive”
“Brendan mi vuole bene” – aggiunse un po’ in ansia.

“Lo so … Io so sempre tutto, non dimenticarlo.”
“Sono io quello sbagliato …” – e riprese un minimo di calma.

“Non credo, sai? Torniamo a noi, ti serviranno dei contanti … diecimila direi che” – e li prese da un altro vano, più nascosto.

“Die … diecimila?” – Brent balbettò, fissando la mazzetta di soldi sul tavolo.
“Hai ragione, non bastano: facciamo cinquantamila” – ed integrò il primo, con altri quattro plichi di verdoni, come li chiamava suo nonno.

“Signor Meliti, ma io non posso accettare e”
“E’ un prestito: va bene così? Me li renderai quando gli affari cominceranno a girare, vedrai che avrai successo Brent, anche in amore”

“Su quello non ci scommetterei nemmeno un dollaro, se fossi in lei …”
“Invece ci punterei una fortuna Brent: prima o poi lo farai anche tu, credimi.”




 BRENDAN

 SCOTT

JIMMY

DADDY


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