Capitolo n. 196 – zen
Close your eyes …
Se solo non ci fosse
stato tutto quel vento, le orme sulla spiaggia, lasciate da Brent e Brendan,
sarebbero rimaste, anche dopo giorni.
L’analista sembrava
ripercorrerle, passo dopo passo, guardando l’orizzonte, le mani in tasca, il fiato
spezzato.
I gabbiani gli
facevano compagnia, proprio come in quel pomeriggio in cui chiese a Brent di
uscire a prendere una boccata d’aria, per mitigare l’angoscia legata alle sorti
di Nasir.
Adesso il piccolo
stava giocando con i suoi genitori, nella nursery del reparto, con il sondino
nel naso ed i cerotti delle flebo ancora sulle braccia esili, distese verso i
suoi genitori ritrovati, dopo quello che avrebbe ricordato come un lungo sonno
senza sogni.
Anche quelli di
Brendan, un po’ ingenui, così pensava ora, si erano infranti contro quelle
onde.
Le stava seguendo con
lo sguardo triste e pungente, seduto sopra ad un tronco, dove all’estremità si
era posata anche una farfalla bianca.
Quando volò via,
insieme alla sabbia ed al sale, la seguì anche una lacrima ed un sorriso mesto,
per essersi accorto troppo tardi di lei, così bella, così pura.
Brendan la paragonò
mentalmente a Brent, che sembrava avere seguito lo stesso destino.
Louis gli corse
incontro con un sorriso.
Lux lo ricambiò,
sentendo un nodo alla gola.
Succedeva sempre.
Ormai ci si era
abituato.
Per amore o per
forza.
“Che sollievo …
sapervi a casa” – Lou gli si appese al collo.
Vincent lo strinse,
annuendo – “Eccomi qui …”
La farfalla passò
alle loro spalle.
Erano in un altro
punto del lungomare.
Si presero per mano,
procedendo in direzione del molo.
“Temo sia stato indelicato
dirtelo al telefono Vincent …”
Lux sorrise tirato – “Il
tuo entusiasmo non poteva essere trattenuto e mi hai reso partecipe di qualcosa
che ti renderà felice … In fondo va bene anche così, non credi?” – chiese sforzando
una serenità, alla quale si sarebbe dovuto rassegnare.
Prima o poi.
“Ho … ho comprato
anche gli anelli ed Haz ha apprezzato … Perché credo di avere commesso degli
errori con lui ultimamente”
“Quali tesoro?”
“L’ho trascurato …
Per Brent, il locale … Andremo comunque in affitto, in un nuovo loft, più
spazioso, nel quartiere di Hopper … Sì insomma voglio rendergli un po’ più
semplice la vita, è vicino allo studio legale, giusto?”
“Sì Louis … giusto” –
ed inspirò fermandosi.
“E … E Glam come sta?”
“L’ho lasciato a Las
Vegas, con Robert, ma rientreranno in serata”
“Con … Con Robert?” –
bissò stupito.
“Sì … Io ho preso un
volo interno, anche perché mi sentivo di troppo … Inizio a credere che stia
diventando un’abitudine” – scherzò amaro.
A Louis si spense il
sorriso sulle labbra perfette e morbide.
“No, non farlo mon
petit”
“Cosa?” – domandò con
un lieve sussulto.
“Non perdere la tua
luce per colpa di questo stupido … innamorato” – rise e, tirando su dal naso,
si riavviò da solo.
Louis lo seguì
caparbio, afferrandolo per un braccio, per riattrarlo a sé di forza e, con il
medesimo impeto, lo baciò.
“Scott non muoverti” –
disse piano Jimmy.
Erano seduti su di
una panchina, davanti al ristorante sulla scogliera, il North Cape.
“Che c’è?”
“Una farfallina
bianca” – Jimmy sorrise – “… ce l’hai sulla spalla … Ops, è andata via”
Il medico prese un
respiro, poi gli diede una carezza sullo zigomo destro.
“Come sei bello Jimmy
…”
Il giovane si morse
il labbro inferiore, arrossendo.
“Dentro e fuori …
Quando ti vedo emozionare così, il mio cuore si colma di gioia” – e lo baciò,
con una passione fatta anche di una velata paura di perderlo di nuovo.
Le loro fronti, dopo,
aderirono, anche se un fremito sembrò farle esitare.
“Non voglio più
andarmene via da te, Scott … Mai più” – rivelò commosso, per poi fissarlo,
senza lasciargli alcun dubbio.
La ruota panoramica
era ferma per la pausa pranzo.
Cento dollari furono
sufficienti a farla riattivare.
Downey sorrise,
mentre saliva verso il cielo.
Le mani incastrate e
gelide, l’una nell’altra, mentre quelle di Glam erano appoggiate alle estremità
di quel comodo divanetto, speculare a quello di Rob, all’interno della cabina.
“Con i soldi si
ottiene tutto … No, quasi” – Geffen rise con quel rammarico, che non l’avrebbe
più abbandonato.
Era una compagnia
piuttosto svilente.
“Sai Robert è strano …
Ho sempre fatto tanti progetti ed in questo istante, qualsiasi cosa pensi, non
ha più senso … Mi ripeto: che diavolo stai farneticando Geffen? … Tanto non c’è
domani …”
Il moro lo scrutò – “C’è
sempre un domani, anche quando non ci saremo più”
“Per chi, per gli
altri? Oh sì …”
“Sì Glam. Per chi
abbiamo messo al mondo, ad esempio … Ci porteranno nei loro ricordi, nelle
parole, nei loro progetti … E vivremo ancora, in qualche modo”
“Sei tenero a parlare
al plurale, ma tu rimarrai, con loro intendo e forse farai la stessa cosa … Mi
porterai un po’ con te Rob” – e si adombrò maggiormente.
“Non sono eterno
neppure io” – e rise, con gli occhi lucidi.
Geffen lo guardò
intenso – “Quale è il ricordo migliore che ti rimarrà di me?”
Downey si ossigenò – “Spero
che … che debba ancora accadere …”
“Sul serio?”
“Ecco … io non saprei
… credo di sì …”
“E del passato?” –
provò ad insistere, con dolcezza.
Robert chiuse gli
occhi.
“In Provenza … quando
sei arrivato al nostro appuntamento … quella sera, rammenti?”
“Come potrei
dimenticarlo … Spero che la malattia non mi devasti almeno il cervello … Già ne
ho talmente poco, come il buon senso”
Risero.
Il giro era giunto al
termine.
Scesero, scambiandosi
una carezza sulle braccia.
“E’ stato
interessante … breve, ma … interessante” – Geffen ammiccò, notando un venditore
di palloncini assediato da una bimba, che ne indicava uno in particolare, senza
che la madre le desse molta retta.
L’avvocato si
avvicinò, fece il suo acquisto e glielo porse.
“Ringrazia il signore,
Rosy”
“Aziee … occhi belli”
– ed indicò i turchesi di Glam, molto luminosi in quella frazione di secondo,
prima che inforcasse gli occhiali da sole.
“Grazie a te piccola …”
– e la salutò, dando un’ultima occhiata al paesaggio ed al palloncino, a forma
di farfalla bianca, che ondeggiò nella brezza mattutina, mentre Rosy e la sua
mamma si allontanarono, per proseguire il loro giro al luna park.
Brent stava riunendo
le proprie cose in un borsone.
“Ehi ragazzo, dove
stai andando?”
“Signor Meliti … Non …
non me ne sarei andato senza salutarla” – disse con un sorriso di circostanza,
sentendosi come un ladro.
“Lo so, sei educato,
per bene: ti trasferisci da Brendan?”
“Come fa a …” – poi
scrollò le spalle – “Lei sa sempre tutto, vero?”
“Già … Allora
congratulazioni”
“Per cosa?”
“Per …” – poi brontolò
qualcosa, masticando il sigaro spento, per non farsi rimproverare da Carmela.
“Non stiamo insieme,
con Brendan … intendo …”
“Ah” – e si spostò
dalla soglia, sbirciando gli oggetti dell’ex capitano.
“Vieni con me,
andiamo nello studio”
“Ok … Questo lo
prendo dopo …”
“Sì, non c’è fretta.”
Attraversarono un
lungo corridoio, infine si accomodarono in un’enorme biblioteca.
Antonio si posizionò
alla scrivania e fece un cenno a Brent di mettersi comodo davanti a lui, al
lato opposto.
Aprì un cassetto e ne
estrasse un mazzo di chiavi – “Avrei degli alloggi sfitti, ma ammobiliati,
nello stabile di Marc e Denny, hai presente?”
“Sì … è dove abita
anche Brendan …”
“Davvero?” – rise – “Non
lo sapevo, ma da quando?”
“Da quando è in città
…” – spiegò smarrito.
“Uno di essi l’ho
destinato a Louis ed Harry, ma loro non lo sanno ancora, è una sorpresa … Per
quello ancora libero, tu saresti un’ottima scelta, non trovi?”
Brent fece una
smorfia simpatica – “Qualcuno le ha mai detto di no, signor Meliti?”
“Non saprei … Se così
fosse, non potrebbe più raccontarlo a nessuno” – e gli fece l’occhiolino, per
poi scoppiare a ridere – “Non sono così pericoloso, sai? Solo frodi fiscali … E’
mio fratello, il cattivo della famiglia … Puoi credermi” – e ridivenne serio.
“Ok, le credo.” –
ribatté fermo.
“Bene … Quindi per l’appartamento?”
“D’accordo, ma le
pagherò un affitto”
“E come? Dovrai
aspettare i guadagni del locale, visto che il nostro comune amico, il generale,
mi ha riferito che hai devoluto la tua indennità mensile alle vedove di guerra”
“Mi è parso il
minimo: in fondo c’è una menzogna dietro al mio congedo”
“Diciamo un …
escamotage, Brent. E’ meglio.”
“Meglio per chi …?
Per me?”
“Ti sei forse pentito?”
“No.”
“Allora spiegami,
cosa ti turba? Brendan Laurie ti ha fatto del male?”
“NO!” – e si agitò
improvviso.
Meliti gli porse dell’acqua.
“Bevi figliolo …
Pensa alle tue prospettive”
“Brendan mi vuole
bene” – aggiunse un po’ in ansia.
“Lo so … Io so sempre
tutto, non dimenticarlo.”
“Sono io quello
sbagliato …” – e riprese un minimo di calma.
“Non credo, sai?
Torniamo a noi, ti serviranno dei contanti … diecimila direi che” – e li prese
da un altro vano, più nascosto.
“Die … diecimila?” –
Brent balbettò, fissando la mazzetta di soldi sul tavolo.
“Hai ragione, non
bastano: facciamo cinquantamila” – ed integrò il primo, con altri quattro
plichi di verdoni, come li chiamava suo nonno.
“Signor Meliti, ma io
non posso accettare e”
“E’ un prestito: va bene
così? Me li renderai quando gli affari cominceranno a girare, vedrai che avrai
successo Brent, anche in amore”
“Su quello non ci
scommetterei nemmeno un dollaro, se fossi in lei …”
“Invece ci punterei
una fortuna Brent: prima o poi lo farai anche tu, credimi.”
BRENDAN
JIMMY
DADDY
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