giovedì 24 ottobre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 204

Capitolo n. 204 – zen


Brendan posò la tazza di tè, dando poi una carezza al volto luminoso di Brent, seduto accanto a lui sopra un comodo divano, foderato in tinte scozzesi, rosse, verdi e nere.

“Ok …” – l’analista prese fiato – “E’ successo quattro anni fa, a Londra”

Brent sorrise, anche per tranquillizzarlo – “Riguarda il tuo lavoro?”

“Sì … sì infatti, è una storia triste, legata ad uno dei miei pazienti, di nome Jason, vent’anni appena”
“Molto giovane per rivolgersi ad un analista”
“E con parecchi problemi, tipici della sua età: forse i suoi genitori mi avevano scelto perché omosessuale quanto lui: non avevo mai nascosto il mio orientamento, lo ritenevo stupido, così, ad ogni occasione buona, ne parlavo con naturalezza a chi ne fosse incuriosito”
“Sei stato coraggioso” – replicò dolce, dandogli un bacio sulla spalla.

Brendan lo fissò per un lungo istante – “Tu sei il dono che la vita mi ha fatto … sei così prezioso Brent, che non riesco neppure a trovare le parole per descriverti i miei sentimenti” – disse commosso.

“So cosa provi, perché sta succedendo anche a me, da quando ti ho visto la prima volta … anche se ero spaventato da emozioni, che non avrei mai più voluto provare e tu puoi comprendere le mie ragioni”

“Certo piccolo … e speravo anche di farlo con Jason, sostenendolo nel suo percorso di accettazione, sai? Fui professionale in ogni senso, ma lui perse la testa per me: mi scriveva lettere colme di amore, anche se in molteplici passaggi imperava una sorta di malsana paranoia, di morbosa attenzione nei miei riguardi, che ben presto si trasformò in un’autentica azione di stalking”

“E tu ne parlasti con la sua famiglia?”
“No, non subito: tentai di farlo ragionare, chiamai in mio soccorso persino Hugh … e forse fu anche peggio, non certo per colpa sua, anzi, gli parlò più come un padre, che in qualità di psicologo, ma Jason reagì male, scagliandosi contro di me, appena mi vide, per di più in un locale, la sera stessa in cui mio fratello lo affrontò per fargli accettare il fatto che con me non c’era alcun futuro”

“Tu non provavi nulla per lui? Era davvero tanto impossibile avere una relazione?” – domandò incuriosito Brent.

“Ti ripeto, sentivo solo energie negative, mi angosciava … e poi era un ragazzino”

“Ok … E come finì?”
“Nel peggiore dei modi … Dopo avermi insultato e persino schiaffeggiato in quel pub, corse via, in preda ad una crisi isterica … Provai ad inseguirlo, ma lui, in sella ad una moto mi seminò facilmente: raggiunse la ferrovia e si gettò sotto ad un treno, urlandomi da un ponte, che mi sarei portato sulla coscienza la sua scelta, per sempre … Perché era mia la responsabilità … solo mia” – rivelò affranto.

Brent lo strinse forte.

“Se non ci fosse stato Hugh, sarei impazzito, credimi … Venni qualche settimana qui a Los Angeles, conobbi Jim, facendogli una pessima impressione … Mi ubriacavo, ero molesto, sgradevole … Poi mi ripresi, tornai in Inghilterra, affrontai anche la famiglia di Jason, spiegando gli avvenimenti … Furono comprensivi, perché il figlio li aveva come ossessionati, per spingerli a dissuadermi nel mio rifiuto, fidanzandomi con lui … Pare dicesse loro che ci saremmo sposati, che avremmo adottato dei bambini, che niente avesse più senso, senza di me”

“Credo che Hugh per primo ti abbia persuaso a non sentirti responsabile, anche se temo non sia bastato …”
“E’ come un demone, un incubo, che di tanto in tanto ritorna … Ed una sconfitta per ciò che amo, dopo di te, ovvero questo mestiere spesso assurdo …”

“Sei di una tenerezza infinita, Brendan …” – e lo baciò – “Grazie per esserti confidato”
“No Brent … grazie a te per come sei … ti voglio così bene” – e lo abbracciò intenso, allungandosi e restando lì, sino all’alba, dormendo serenamente.
iiii

Kevin rise, infilando gli scarponi a Lula.

“Incredibile daddy, gli vanno bene quelli dell’anno scorso”

Geffen sorrise, guardando il figlio – “Si vede che non mangia abbastanza pizze …”
“Allora rimediamo a pranzo papi! E tu papake, con i dollaroni che hai risparmiato per la mia nuova attrezzatura, farai un bell’assegno alla fondazione di Haiti!” – esclamò allegro, mentre Glam e Kevin lo guardavano ammirati, seduti sul bordo del letto dell’avvocato.

“D’accordo angelo mio …” – e gli sistemò il giubbotto, amorevole.

Geffen seguiva ogni suo gesto.

Soldino fece un saltello ed assunse una posa da rapper, molto comica, incrociando le braccia sul petto e mettendosi di traverso.

“Dovete farmi una promessa voi due!”
Glam sbirciò Kevin, che annuì – “Ok sentiamo …”

“Vi dovrete volere bene per tutta la vita!”
Kevin arrossì – “Ovvio che sì Lula …”
“Con me sfondi una porta aperta” – Geffen rise.

“E poiiiii”
“Sì?” – anche Kevin sorrise.
“Poi dovrete volere un mondo di bene a Tim!”

“Agli ordini soldino …” – dissero in coro.

“Tu papake, però, un pochino di più!” – e si appese al suo collo.

“Tesoro mio …” – sospirò il bassista, chiudendo gli occhi.

Per pochi secondi vide la spiaggia dell’isola, bianca, profumata di sale, ma riuscì anche a distinguere una coppia di orme, di cui una più minuta rispetto all’altra.
Alzò lo sguardo, ma la luce divenne ancora più accecante.

Spalancò le palpebre e Lula era sparito dal suo petto.

“Soldino …?”
“E’ già in corridoio, con Tim … Tutto bene Kevin?” – e gli sfiorò la schiena con il palmo destro, caldo, affettuoso.

“Sì … ho avuto come … Ma lasciamo stare, tu come stai in compenso daddy?”
“Discretamente … Andiamo?”
“Ok … Con Jared dobbiamo dare la rivincita a Dean e Sam”
“Va bene, però ho una commissione da sbrigare, vi raggiungo alle piste tra un’ora”
“Come vuoi …” – replicò perplesso – “A dopo, ciao Glam.”


Downey si stava grattando nervosamente la nuca, quindi passò all’addome asciutto e ben delineato dalla t-shirt attillata.

I suoi capezzoli si inturgidirono ed i turchesi di Geffen vi si posarono per un secondo di troppo.

Deglutì a vuoto, pervaso da una sensazione piacevole.
“Ma non hai freddo Rob?”

“Eh? Sì un po’, finisco di vestirmi … scusa Glam se ti rompo le palle con questa cosa, ma se la racconto a Jude mi sa che si incazza …” – disse trafelato, recuperando un maglione pesante.

Glam lo aiutò ad infilarlo, dopo essersi schiodato dalla poltrona, mosso anche da un’attrazione viscerale verso l’attore.

“Aspetta … ecco fatto” – e gli sorrise, baciandolo sul naso.

Downey avvampò, non senza ricambiare quel sorriso.

“E’ per Chris … ed Ivan”
“Cosa?!”
“Sì, pare strano anche a me, visto ciò che lega mio figlio a Steven, senza contare la loro Clarissa”

“Mi fa sempre un certo effetto quando lo definisci così, anche se non potrebbe avere padre migliore”
“Ti ringrazio … eppure sento che mi sta nascondendo qualcosa”
“Una relazione con Ivan? Pensavo che non fosse gay”
“E chi lo sa Glam? Christopher farebbe perdere la testa a chiunque, ammettiamolo” – affermò risoluto.

“Non lo nego, però pensavo anche alla timidezza di Ivan, alla sua riservatezza ed a quanto tenga al proprio incarico: non penso se lo giocherebbe in questa maniera, a meno che …”
“A meno che non si sia innamorato?”
“Appunto Rob …”


“Steven arriva sabato?”
Ivan lo domandò timido, mentre cinque minuti prima stava scopando Chris, capace di farlo urlare e dimenare, in preda ad un secondo, incredibile, orgasmo.

Il leader dei Red Close si accese una sigaretta; non fumava mai in presenza della bimba e tanto meno di Boydon.

“Forse venerdì sera, dipende da un congresso … ad Atlanta” – e tossì, rimettendosi i boxer.

La stanza del sovietico era in ordine: un’abitudine militare dura a morire.

“Vieni a sciare?” – finalmente si voltò a guardarlo, anche se sembrava sforzare una certa indifferenza.
Era come se lo infastidisse il modo in cui Ivan lo faceva venire: Chris avrebbe detto sentire, nel caso ne avesse parlato a qualcuno, per un pudore stupido.

Ed ipocrita.

“No, devo vigilare sui pargoli di Farrell … Mi ha chiesto un favore, credo voglia fare una gita in slitta con il marito …” – e si alzò, per andarsi a fare una doccia.

“Non potevano farlo Vas e Peter? Od Amos?” – obiettò, schiacciando la Camel in un posacenere di marmo, ancora mezzo nudo.

“Il mio socio ha la giornata libera, mentre loro salgono al rifugio, per chi fa lo snow board … almeno credo”
“Volevo”
“Cosa Christopher?” – lo interruppe un po’ brusco.

“No … niente …” – si ammutolì.

“Perfetto. Ci vediamo a cena. Se vuoi” – e si chiuse la porta del bagno alle spalle, non senza sbatterla.
Chris se ne andò mesto, imprecando sotto voce.


“Devi proprio andarci Haz? Le previsioni sono pessime, anche gli altri hanno rinunciato!”
Le lamentele di Louis gli sembrarono quelle di un cucciolo spaurito.

Harry lo avvolse, inghiottendolo con la sua altezza ed il corpo statuario ed allenato.

“Quante storie Boo … Mi svago in quota, ci sono dei paesaggi pazzeschi, farò delle foto e poi ti chiamo … se c’è campo” – rise – “… e ti posto le immagini, che tu questo giro non potrai vedere, come se fossi con me … sempre” – e lo baciò innamorato.

“D’accordo … mi hai convinto, però non essere spericolato …”
“Sì mamma chioccia … Ops ecco la cabina, si va!” – e si affrettò a salire.

Appena chiusero gli sportelli, Haz si appiccicò al vetro, per una boccaccia a Lou ed un’espressione buffa.

“Ciao peste …” – mormorò il ragazzo, per poi accorgersi che il fidanzato aveva dimenticato lo zainetto con il bberry, il portafogli e la borraccia di energetico.
Tentò di dire al manovratore da terra di bloccare la funivia, ma quello ridacchiò antipatico.

Louis lo mandò al diavolo e si diresse al palazzo dello sport, dove di sicuro avrebbe trovato compagnia.
Brent e Brendan, infatti, erano già sul ghiaccio, impeccabile il primo, imbranato e comico il secondo.








 Kieron Richardson, BRENT, perfetto anche on ice XD




 Il mitico Crixus della serie Spartacus, Manu Bennett, è IVAN 



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