Capitolo n. 193 – zen
Jim sorrise,
mostrando quel foglio, che aveva divorato nel contenuto, a Hugh, altrettanto
trepidante di conoscerne i dettagli.
“Amore guarda, le
analisi di Nasir sono davvero buone … E’ … è un miracolo”
Laurie lo strinse
forte a sé – “Di sicuro, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare … Quella
canaglia di Geffen, gli saremo grati a vita” – poi lo guardò sollevato – “Ci
conviene?”
Mason annuì ridendo –
“Può chiedermi anche un rene … Accidenti … Ehi Preston mi cercavi?”
Il medico oltrepassò
la soglia dello studio del collega, porgendogli una seconda cartella clinica –
“Dovremmo parlare di questo Jim … E’ importante”
“Si tratta di Nasir?”
– chiese allarmato Laurie.
“No, assolutamente
no”
“Hanno semplicemente
tentato di liberarsi di me per l’ennesima volta, ma, come potete vedere hanno
fatto cilecca”
Geffen rise, tenendo
sul petto Lula, mentre Jared, Colin, Kevin e Tim accerchiavano il suo
capezzale, carico di disegni e biglietti di auguri.
“Sei una roccia e poi
ti vedo in forma, sai?” – disse Farrell.
“Anche tu non sei
male” – e gli diede un pugno leggero sul braccio, dando poi un buffetto a Jared
– “Ti sei mangiato tutte le unghie tu, vero?” – e lo abbracciò.
“Taci, mi costerai
una cifra in manicure!” – rimbrottò Leto, lasciando poi il posto a Tim e Kevin,
che quasi si accucciolarono tra le ali dell’avvocato, dopo che soldino era
corso al davanzale, per sistemare dei fiori, dono di Pamela.
“Daddy per la
convalescenza verrai da noi, vero Tim?”
“Certo, non ti
mancherà niente promesso” – e gli sorrise carico di emozione.
“No, me ne andrò a
Palm Springs, forse ingaggio un infermiere …”
“Di ottant’anni mi
raccomando” – sibilò Colin e tutti risero.
Brendan lo stava
guardando da un paio d’ore, abbracciato al proprio cuscino, mentre Brent era
steso supino, accanto a lui, avvolto dal piumone, che rivelava solo in parte i
loro busti nudi.
Si erano tenuti
addosso l’intimo, dormendo abbracciati, senza che accadesse nulla di più, di
quell’unico bacio.
Avevano mangiato
qualcosa, prima di coricarsi, provati dalla giornata e dalle notizie giunte da
Hugh, sull’ottima ripresa di Nasir.
Il resto sembrò
potere o dovere aspettare, tra di loro; anche quelle parole non dette,
incagliate in fondo ai loro cuori, segnati da cicatrici indelebili.
“Ehi …” – Brent gli
sorrise.
“Ciao … ti ho
disturbato?”
“No … anzi …” – e si
stiracchiò – “Il tuo materasso è una pacchia” – e si raggomitolò, girandosi sul
fianco, per scrutarlo meglio.
“Meglio di qualsiasi
branda, lo immagino …”
“Puoi dirlo forte …”
– sospirò, strofinandosi la faccia.
Era bellissimo.
“Ti preparo la
colazione?”
“No, resta qui
Brendan … ancora un po’”
“Ok” – disse rapito,
senza comunque prendere alcuna iniziativa.
Ci pensò Brent.
Gli diede un bacio ai
lati della bocca, poi uno più vero, pienamente corrisposto dall’analista.
Avrebbe potuto
contare i propri battiti, tanto gli martellavano nel cervello.
“Grazie Brent …”
“Per cosa?”
“Essere qui …”
Il giovane sorrise,
tornando alla posizione iniziale – “Grazie anche a te allora”
“Per cosa?” – e rise
compiaciuto.
“Sei sempre così
gentiluomo?”
“No” – bissò
schietto.
“Ah ecco …” – e,
sollevandosi, l’ex marine si appoggiò allo schienale imbottito.
“Ti dispiace,
adesso?” – domandò più serio Laurie.
“Affatto … E poi io
non sono mai …”
Silenzio.
Anche Brendan si tirò
su - “Tu non sei mai …?”
Brent deglutì un paio
di volte – “Mai avuto rapporti … Oh miseria, io ce l’avevo un ragazzo, però”
“Ho capito, ho
capito” – lo interruppe dolcemente – “Non occorre un disegnino, ma se vuoi lo
faccio” – provò a scherzare, ma Brent si incupì.
“Non mi è mai
piaciuto … come lo facevamo e neppure a Matt … ne sono certo.”
“Ok … parliamone, se
vuoi”
Brent si alzò brusco,
cercando i propri abiti, tutti nell’asciugatrice, ma non poteva saperlo.
“Non voglio essere un
tuo paziente, cazzo!”
“Stiamo solo parlando
tra”
“Tra amici?? Gli
amici non si baciano!”
Laurie uscì dalle
coperte con calma, prendendo da un cassetto una tuta – “Ti starà comoda, sei la
metà di me, però meglio che niente. Vado a fare del caffè, sono in cucina se mi
vuoi.” – e sparì nel corridoio, senza più guardarlo.
Mason stringeva quel
fascicolo, senza smettere di guardare Geffen.
Aveva fatto uscire
tutti.
Hugh era rimasto con
lui.
“Glielo dico io Jim
…” – esordì cauto.
“No … No, è mio
dovere e tu dovresti unirti agli altri …” – disse composto, la gola asciutta.
“Rimani doc” – Glam
inspirò – “Sentiamo, sono pessime notizie, vero?”
“Non voglio e posso
nasconderti nulla Glam …”
Hugh tirò la tenda,
senza potere udire le proteste di Jared, stampato contro quel vetro, un po’
come il resto dei presenti, fatti accomodare nella saletta adiacente la camera
di Geffen.
“Abbiamo capito
cos’hai … La tua malattia ecco”
“Lo immaginavo”
“Ci sono volute
analisi, che mai avrei pensato di fare, ma sono di nuova generazione e la nostra
struttura le ha introdotte proprio per i trapianti, capisci?”
“Certo” – disse
fermo.
“E’ emersa una
rarissima forma di tumore alle ossa: è stata scoperta due anni fa ed i casi
censiti sono veramente pochi”
“Bene, non avrei mai
accettato un cancro banale, vero Hugh?”
Laurie era impietrito
e di sicuro non abituato ad esserlo, anche di fronte alle situazioni peggiori.
“Quindi come
risolviamo questo casino?” – chiese Glam, non senza che la voce gli tremasse
nell’addome, perché consapevole della risposta.
“Al momento esistono
solo dei protocolli sperimentali, per rallentarne la diffusione delle metastasi”
“Mi sottoporrò ad
essi, nessun problema” – ed una lacrima rigò il suo zigomo sinistro.
“Glam ti rimangono
dieci, undici mesi … i primi nove, grazie a questi farmaci, dovrebbero essere
sopportabili …”
“Mentre per il gran
finale come mi ridurrò?” – anche le sue iridi ebbero un fremito.
Di rabbia.
Le dita della mano
sinistra stavano stritolando il lenzuolo.
Mason tacque.
“ALLORA??!” – ruggì
Glam, senza più celare una disperazione, che gli stava divorando ogni senso.
“Soffrirai … sarà un
epilogo doloroso …”
“Uno scempio, quindi?
Diverrò una larva, il fantasma di me stesso? Correggimi se sbaglio …” – e rise
in preda ad una nevrosi lacerante.
“No non sbagli” –
replicò in lacrime Jim.
Accadeva di rado che
si lasciasse andare davanti ad un paziente, ma Geffen non era semplicemente questo: era l’uomo, che
aveva ridato la vita al loro Nasir.
“Glam io ti aiuterò
in ogni modo, cercherò una soluzione, anche per alleviare gli effetti
devastanti di questo male …”
“So che farai del tuo
meglio Jim, ma adesso uscite e dite alla mia famiglia cosa accadrà, perché non
sono stupidi quelli là fuori, sapete? Sono le persone che amo e … e mandatemi
Lula, nessun altro, loro comprenderanno e siate premurosi con Jared e Kevin,
conto anche su di te Hugh” – affermò quasi gelido, dopo essersi asciugato
dignitosamente il pianto, che stava illuminando il suo volto, ancora
terribilmente affascinante.
“Conta su di me …” –
mormorò afflitto Laurie.
“Non ho dubbi … Ed
ora scusatemi, devo fare un paio di telefonate.”
Louis era entrato
nella prima toilette del reparto, per darsi una rinfrescata.
Quando uscì, vide
Harry, in giacca e cravatta, fermo a parlare con Vincent, mentre Flora passava oltre
lui, senza neppure accorgersi della sua presenza, tanto era assorta.
Lou le fece un cenno
di saluto, ma senza riscontro.
Haz si sfilò la
cravatta, non sopportandola, cosa assai nota a Louis e che, stranamente, lo
accomunava a Lux, che preferiva un abbigliamento sportivo.
Il francese rise e
gliela sistemò dai lati del collo sino sotto il bavero, dicendo – “Se no la
perdi, io ne ho seminate decine tra l’Europa e gli Stati Uniti, sai?” – ed
aggiunse una scompigliata di capelli, a quella premura simpatica.
Louis restò immobile,
vedendo la reazione di Harry, gratificato dalla presenza di Vincent e dal suo
atteggiamento da fratello maggiore o tuttalpiù paterno.
Era una carenza che
albergava anche nel passato e nel presente di Harry: con Louis non ne parlavano
mai.
Sbagliando.
“Mon petit che
combini? Credevo ti fossi perso”
“Amore ciao” –
esclamò Harry, andandogli incontro per stringerlo a sé e dargli un bacio
profondo e sentito.
“Ehi … cosa ci fai
qui Haz?”
“Ho dovuto
accompagnare Flora …”
“Per Glam? Sta
meglio?”
“Sembrava di sì …”
“Come sembrava?” –
Lux si intromise.
“L’ho vista un po’
tesa dopo una chiamata del boss … A proposito devo raggiungerla e consegnare a
Glam questi”
“Cosa sono, vestiti?”
– “Sì Louis ed in questa valigetta ci sono contanti e qualche accessorio …
Venite con me?”
“Prima …”
La voce gli morì in
gola: Brent era come cristallizzato alle spalle di Brendan e stava parlando
alla sua schiena spaziosa e ben delineata dal vogatore, che l’analista stava
indossando.
Si voltò di botto,
con un'arancia nella mano sinistra ed il coltello nella destra: la caraffa per
le spremute era quasi a metà.
“Stammi a sentire
Brent: io non ti obbligherò mai ad avere rapporti con me e forse anche con quel
bacio sono andato oltre una linea di confine ben delineata dalle tue
insicurezze e dal senso di inadeguatezza, che quel fottuto stronzo ha inculcato
in te dalla nascita.”
“Quel …” – balbettò.
“Sì, tuo padre e non
penso di offendere nessuno, tanto meno il giovane che ha passato la notte tra
le mie braccia, sorridendo mentre sognava, forse e ripeto FORSE, per la prima
volta senza spettri, capaci solo di tormentarlo!” – inveii, ma con una
compostezza, che gli faceva mantenere i toni bassi, ma carichi di risentimento
verso quella figura genitoriale, portatrice di danni all’apparenza
irreversibili.
“Io … mi dispiace
Brendan … Io non sono pronto …” – replicò inerme.
“Cosa ti spaventa?”
“Co cosa …?”
“Brent cerca di
crescere ed affronta la realtà: sei gay, quanto me, ma te ne vergogni al punto
da trattare come un coglione il sottoscritto o come un bastardo, quale non
sono! Non con te, chiaro!?”
“E … e con gli altri
…? Ce ne sono stati parecchi?” – domandò asciutto, odiando già la risposta di
Laurie.
“Di storie serie
poche … due … no, tre” – spiegò un po’ spiazzato.
“Tre? Io ho avuto
solo Matt e lo trattavo male, quando scopavamo, quando io lo scopavo … e mi
sentivo una merda, dopo”
“Lo picchiavi?”
“NO!” – ribatté con
gli occhi lucidi.
“Eppure qualcosa
accadeva per farti provare una cosa simile”
Brent indietreggiò, poi
fece un passo avanti, quindi azzerò la distanza.
“Io … io non sono mai
stato capace di fare l’amore … io ero sporco, perché lo desideravo, pensavo a
lui, ma poi non riuscivo a dirgli un cazzo di tutto questo bene che gli volevo
accidenti a me …” – iniziò a piangere.
Brendan lo raccolse
sul proprio cuore, che batteva all’impazzata.
“Non mandarmi via …”
“Non lo farei mai
Brent … Mai.”
Lula gli diede una
carezza a mano aperta, sorridendogli commosso – “Hai paura papà?”
“No tesoro … Conto su
di te, ok …? Sarai il mio punto di riferimento, più che in ogni altra occasione
…”
“Certo” – e si appese
a lui, che quasi lo stritolò, con il suo amore sconfinato.
“Posso?”
“Ehi Flora, benvenuta
… Hai portato tutto?”
“Ovvio che sì, ci
tengo al mio posto di lavoro, mica penserai che andrò in pensione, capo” – ed
inghiottì un singulto, provando a celare quanto fosse sconvolta.
“Harry?”
“E’ con il resto
della truppa: è scoppiato una specie di delirio collettivo, sappilo.”
“Tipico di me, solo
casini baby …” – e fece l’occhiolino a Lula, che sorrise mesto.
Geffen si sollevò,
mentre Mason e Laurie sopraggiungevano nuovamente.
“Glam tu dovresti
parlare con loro …” – disse Laurie, in imbarazzo.
“Lo farò quando sarò
presentabile … Flora mi aiuti?”
“No problem, non è la
prima volta che ti vedo in mutande disgraziato”
“Puoi dirlo, mai
quanto ora” – e rise, calzando i pantaloni scuri, la camicia bianca, la giacca
in tinta, calzini e scarpe, impeccabile e sfrontato.
“Glam non ti senti
debole?”
“Assolutamente no:
quando inizio le nuove chemio o quello che sono?”
“Tra dieci giorni,
non prima, è impossibile”
Geffen scosse la
testa, lisciandosi le gote ben rasate dal mattino, quando era riuscito anche a
farsi una doccia.
“Un tempo, sapete,
quel termine, impossibile, non faceva
parte del mio vocabolario: lo ribadivo a chiunque mi affidasse un patrocinio,
anche il più ostico … Poi, sono cresciuto.”
“Glam qui ci sono i
contanti e … occhiali da sole, cellulare, portadocumenti … Uno scotch
invecchiato quattordici anni ed il tuo bicchiere di ordinanza” – la donna
sorrise complice.
Il legale dei vip ne
versò una quantità abbondante, senza accorgersi del vocio sempre più prossimo
alla soglia, varcata da lì a poco da Jared e gli altri.
“Glam … co cosa
diavolo stai facendo …?” – chiese lui al limite di una crisi di nervi.
“Faccio un brindisi …
A me stesso, prosit!” – e scolò quel liquido dorato in un solo respiro.
Avvampò, ma non si
scompose.
“Mon Dieu …”
“Vincent, vecchio
mio, giusto di te avevo bisogno” – e lo puntò.
“Di me?”
“Vuoi seguirmi? Una
settimana, non so ancora dove ci porterà la mia principessa, ma ti assicuro che
ci divertiremo” – ed infilò le mazzette di dollari in ogni tasca libera.
“Daddy … Tu … tu sei
sotto shock … Cosa stai facendo maledizione?!” – si frappose tra loro Kevin,
esasperato.
“Tesoro mio … Il tuo
daddy si sta mettendo in viaggio e qui mi dicono sia l’ultimo: tu ci credi?” –
e gli afferrò le spalle magre, non senza guardare anche Jared, ormai al fianco
del bassista.
Incluse anche lui nel
suo tocco, incollandoli, mentre li guardava in un modo che né Jared, né Kevin,
né nessuno, conoscevano.
“Daddy …”
“Glam …”
“L’ultima cosa che
avrei voluto era vedervi piangere ancora una volta a causa mia, sapete …?”
Il silenzio nella
stanza si intossicò di tensione, rammarico, angoscia.
“Io vi ho amati, vi
amo e vi amerò per sempre”
Quindi guardò Colin e
Tim, anch’essi vicini, nell’assistere a quella scena quasi surreale.
“Scusatemi ragazzi” –
disse loro.
Baciò sulle labbra
sia Kevin che Jared, a stampo, rapido, ma con l’intensità di un marchio
definitivo.
Ancora una carezza,
poi passò tra i due, cristallizzati in una sensazione lancinante.
Inforcò i Ray-ban,
dirigendosi agli ascensori, insieme a Lux.
“No, facciamo le
scale, sono solo due rampe, sino al parcheggio”
“Come vuoi Glam … Io
non ho bagaglio”
“Compreremo il
necessario strada facendo” – e spalancò le porte di emergenza, uscendo a
respirare l’aria e lo smog di Los Angeles.
Geffen diede una
lunga boccata, poi sbloccò le sicure della sua Ferrari, non senza sorridere al
destino, prima di salirci sopra, con l’amico, pronto a seguirlo ovunque.
CHRIS MELONI E LA SUA FAMIGLIA . 2013
EMMETT J. SCANLAN E KIERON RICHARDSON, I NS BRENDAN E BRENT, MOLTO UNITI ANCHE NELLA VITA REALE
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