Capitolo n. 194 – zen
Brendan si sollevò
sui gomiti, per non pesargli troppo, mentre Brent si era come aggrappato al suo
collo, dove affondava baci, sempre più intensi.
Aderiva alla sua
pelle un po’ ispida, con le labbra schiuse, come a percepirne il sapore, le
pulsazioni, l’aroma di persona più adulta, talmente affascinante e libera, da
rimescolargli i sensi.
Brendan era molto
dolce, non aveva fretta e forse anche questa attesa sembrava oltre modo
eccitarlo.
Come se non bastasse
il fisico asciutto e proporzionato, i muscoli tesi e vibranti, lo sguardo
azzurro cielo di Brent, che si increspava di emozioni su quel volto a dire poco
perfetto, il suo sorriso, carico di aspettative, confluivano in un’immagine
totalizzante e satura di armonia, quasi un miraggio per l’analista.
La sua leggerezza
d’animo, il suo anticonformismo, avevano spesso creato degli equivoci con i partner,
senza comunque negare evidenti colpe nel non volere mai fare sul serio.
Le tre storie
importanti, rivelate a Brent, non lo erano state affatto; o quasi.
“Cosa stai facendo
Brendan?”
La domanda arrivò
diretta, così l’occhiata del ragazzo, un po’ sperduta tra la vista delle spalle
larghe ed attraenti di Laurie e ciò che stava cercando nel cassetto del
comodino.
“Il … il preservativo,
pensavo che tu” – spiegò quasi in preda al panico per avere rovinato tutto.
Brent sorrise.
“Non mettere altre
barriere tra noi … Ce ne sono già abbastanza, l’hai detto anche tu”
“Piccolo io …”
Brendan sentì come
un’onda di emozioni invadergli il petto: avrebbe voluto proteggerlo anche
dall’aria e mai aveva provato nulla di simile per un compagno.
“Voglio sentirti … Lo
voglio e basta” – e lo baciò, persuasivo.
“E secondo te
Vincent, uno prende e se ne va via così?? Senza una parola, una spiegazione e
poi con quali premesse, siete due pazzi!”
Le urla di Louis
rimbombavano tra le pareti della suite, che Lux e Geffen avevano affittato per
un paio di notti al Bellagio di Las Vegas.
I componenti di quel
duo inatteso, spaparanzato sul divano, ascoltavano la predica furibonda,
scrutandosi ogni tanto, con aria brilla, dopo la prima bottiglia di champagne.
“Mon petit” – accennò
Lux, per poi essere bruscamente messo a tacere dal suo interlocutore,
strepitante in presenza di Harry, impegnato a preparare la cena.
“Mon petit un cazzo!”
“E’ proprio cotto” –
bisbigliò Glam, ridacchiando e cascando sul tappeto; i farmaci che prendeva
erano piuttosto incompatibili con gli alcolici, anche se non pericolosi.
Di solito reggeva le
bevute in maniera straordinaria; quella, però, era un’altra vita.
“Lou calmati!” –
sbottò il francese, ottenendo un po’ di silenzio.
“Ok …” – disse mesto.
“Noi siamo al sicuro
e … e stiamo bene, non stare in pena, ok?”
“No”
“Perfetto,
l’essenziale è capirsi mon petit” – e sorrise.
“Vincent perché lo
hai assecondato?” – domandò più calmo.
“Perché è questo che
fanno gli amici … E noi lo siamo da tempo, con Glam”
“Questo posso anche
accettarlo, però …” – ed esitò.
“Però cosa?” – ed
alzandosi Lux prese il palmare, annullando il viva voce, per poi spostarsi in
camera da letto.
Il cellulare di
Geffen vibrò quasi simultaneamente a quell’azione.
Era Robert.
“Sì pronto!” –
rispose l’avvocato, senza minimamente preoccuparsi di mascherare la propria
sbornia.
“Dammi un buon motivo
per il quale non dovrei ammazzarti Glam”
“Ops … visto che
morirò presto, non devi fare altro che avere un minimo di pazienza Rob … e non
ti sporcherai nemmeno la coscienza” – rise.
“Dove sei?”
“Nella città del
vizio … e dei casinò … Ho già bruciato centomila dollari, sai?”
“Spiccioli, vero? …
Bravo, avresti potuto impegnarli in una maniera migliore”
“Onestamente amore mio,
ho già dato e non smetterò, sia chiaro!” – ed un singhiozzo fastidioso
intercalò il suo interagire.
“Oh Cristo …”
“Sì, sono ubriaco
fradicio, meglio di Christal, che di chemio, non trovi? Le mie ossa gradiscono
il primo, a quanto pare” – mormorò sconfortato.
“Torna a Los Angeles
immediatamente”
“No”
“No? Guarda che
abbiamo i mezzi e le persone capaci e pronte a venirti a prelevare e portarti
di peso, se non mi dai retta, sono stato chiaro?!”
“Ah … ma dai … Ad
occhio e croce, se trattasi di energumeni di mia conoscenza, direi che li ho a
libro paga da anni e non andrebbero mai contro il volere del sottoscritto, Rob
piccino di Geffen” – e scoppiò a ridere e poi a piangere.
“Glam … Te lo chiedo
a nome di Lula”
“Non” - ribatté aspro,
poi ridimensionò il tono.
“Non tirare in ballo
soldino, lui sta già soffrendo abbastanza Robert e comunque riesce a capire le
mie scelte, meglio di voi a quanto pare”
“Ho sempre rispettato
le tue decisioni Glam, dovresti saperlo, quindi non parlare a sproposito”
“Non mi resta altro …
E vorrei essere lasciato in pace, per pochi giorni, dopo di che Jim sa che
andrò da lui per la terapia” – spiegò più lucido.
“Jared sta
impazzendo, è in uno stato penoso”
“Fa sempre così … Ora
almeno ha una ragione concreta per essere disperato: a me ne ha date più d’una,
in passato, per attraversare lo stesso inferno di abbandono e perdita”
“Cosa diavolo dici,
Glam? Questa è pura cattiveria!” – protestò allibito l’attore.
“Avrei dovuto essere
altrettanto spietato quando era il momento opportuno: avrei evitato un sacco di
dispiaceri a parecchia gente”
“Quello, almeno eri
tu … Questo Glam io non lo riconosco, sai?” – replicò triste.
“E’ che non ho più
scampo, Robert, nessuna alternativa, niente scialuppe di salvataggio: se mai
avete avuto il meglio di me, un tempo, ora, probabilmente, arriverà il peggio …”
“Non te lo permetterò
Glam: questa è una promessa, giuro.”
Il cuscino, che
Brendan gli aveva sistemato sotto ai fianchi stretti, era spazioso e morbido al
tatto: così come la lingua, caldissima, che l’analista stava facendo correre
dall’inguine all’erezione di Brent, in pieno abbandono.
Quel preliminare
assurdamente stimolante, giunse al termine: Brendan lo girò a pancia in giù,
con delicatezza, proseguendo in quell’arabesco immaginario ed umido, sino al
solco tra i glutei del giovane, non senza prima averli schiusi, ingordo ed
appassionato.
Lo tormentò a lungo,
prima di entrargli dentro anche con le dita, intrise di un qualche gel o
pomata, Brent non li distingueva, ma quando cominciò a dilatarlo, quel supporto
cremoso divenne un autentico sollievo per la sua prima volta.
Brendan sapeva cosa
fare, ma mai era stato così attento ad ogni gemito del suo amante.
Si allungò sopra di
lui, per baciargli la nuca: avrebbe voluto dirgli anche qualcosa, ma temeva di
sbagliare: pensò che quello era un inconveniente su cui lavorare e trovare una
soluzione tempestiva.
Brendan detestava
riflettere prima di parlare a qualcuno che amava.
Amore …
Quello era l’unico
termine, che gli rimbombava nella mente e nel cuore dal principio.
Ed era una sensazione
magnifica.
La punta del suo
membro esitò un minimo, poi iniziò un cammino verso l’estasi più profonda e
pura, mescolandosi agli umori di Brent, che cercava appigli ed ansimava
voluttuoso.
Brendan si fermò più
volte, aggiustando il bacino dell’altro, in maniera tale da ridurre gli spasmi
al minimo ed amplificare le percezioni migliori di quell’amplesso ormai giunto
ad un ritmo fluido e sinergico, da parte di entrambi.
Le spinte si facevano
via via più aggressive e pretenziose, ma le carezze ed i baci di Brendan, erano
ciò che di più tenero Brent avesse mai riscontrato in un uomo.
Così le premure,
affinché anch’egli traesse il massimo del piacere da quel rapporto: Brendan ci
sapeva fare, ma a Brent sembrò di non avere il controllo su nulla.
Ebbe uno strano
timore, sentendosi un minimo schiacciato non tanto dal corpo di Laurie, ma
dalla sua prestanza e capacità di gestire a pieno quella situazione lussuriosa
ed intima.
Quando, però, lo
psicologo lo voltò per poi riprenderlo e venire insieme, guardandosi negli
occhi, mentre si baciavano avidi ed un po’ confusi da quella felicità
improvvisa, l’ex soldato si sentì al sicuro.
O almeno volle crederci,
ad ogni costo.
Harry stava tagliando
l’insalata, senza più riuscire ad intercettare il dialogo tra Vincent e Louis,
uscito in terrazza.
Quando rientrò, l’aria
perplessa, la prima cosa che vide era lo sguardo ferito di Haz, poi un lamento di
botto: si era preso un dito, con la lama molto affilata.
“Miseria schifosa!” –
esplose, gettando tutto nel lavandino.
“Harry tutto bene?” –
chiese accorrendo Lou.
“No! E’ tutto da
buttare!”
Louis fissò il misto
di lattuga e pomodori, poi si sentì stupido.
Quella frase poteva
avere più di un riferimento: “Harry senti …”
“Mi hai fatto
imbastire tutto di corsa, per andare al cinema e poi ti perdi al telefono,
senza alcun senso!” – protestò avvampando, mentre Lou gli aveva già afferrato
il polso, sciacquando quello che sembrò ad entrambi un semplice graffio.
“Stai fermo” – e sorrise,
provando a recuperare un cerotto dalla mensola sopra le loro teste, senza
mollare la presa su Harry, rosso porpora per il nervoso.
“Non ho bisogno di un’infermiera,
ci pensavo da solo a”
Un bacio di Louis lo
fece tacere.
Anche se più basso di
statura, mentre le loro bocche si erano ritrovate, Louis lo avvolse,
stringendolo forte ed insistendo con quel bacio umido e perentorio.
Si stavano guardando,
mentre dei lievi sussurri salivano dalle rispettive gole.
Quando sciolsero quel
mirabile incastro, Louis illuminò i pensieri di Harry con un sorriso dei suoi,
spontaneo e naturale.
“Presto cambieremo
casa Haz”
“Ma … il locale …?”
“Andremo in affitto,
ho già visto qualche inserzione, nei palazzi dove abitano anche Brendan e Marc
Hopper, così sarai comodo per il tuo lavoro, del resto è un quartiere
praticamente ad un passo dallo studio Geffen”
Haz si staccò, ma
Louis lo trattenne per le mani.
“E quando hai preso
queste decisioni …?” – chiese corrucciato in superficie, mentre invece la sua
reazione interiore era ben diversa.
Quel progetto
riguardava finalmente loro due.
“Veramente non faremo
niente, senza il tuo consenso, infatti ne stiamo parlando, è uno dei sogni che
vorrei realizzare insieme a te” – replicò tranquillo.
“Dei …?” – e sgranò
quei fanali carichi di appartenenza a Louis, da fargli saltare il cuore in
gola.
I capelli arruffati,
la camicia nera aperta sui pettorali tatuati e tesi, senza contare quei jeans
scuri ed un po’ stretti, perché rubati a Louis, per avere tutto di lui, anche
prendere la forma, che lasciava agli abiti: quella visione di Harry bucava il
cuore.
“Io voglio sposarti
Haz” – rivelò sincero.
Tutto sembrò tremare
intorno.
Forse Harry stava
perdendo i sensi, per l’emozione, per come glielo aveva detto.
“Ti amo Lou”
Riuscì a pronunciare
unicamente questa frase, poi crollò sul parquet, avvinghiato a Louis,
trascinato in quella discesa fatta di risa e lacrime, quasi liberatorie, da
parte di un Harry inedito.
Louis prese qualcosa
dalla tasca della felpa: era un astuccio.
Conteneva le loro
fedi di fidanzamento.
“Mio Dio …” – mormorò
il futuro avvocato.
“Sono belle vero? E
le ho comprate senza l’ausilio di nessuno, ok?” – ed ammiccò, riferendosi a
Lux.
Harry annuì e se le
infilarono a turno.
Le baciarono, per poi
abbracciarsi nuovamente, cullandosi in quel limbo fatto di speranze colorate e
possibili, che nessuno aveva il diritto di sottrarre loro, per alcuna ragione
al mondo.
Nessuna.
Louis and Harry engaged ;-)
Brendan and Brent in love ...
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