martedì 22 ottobre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 203

Capitolo n. 203 – zen


Colin ammassò gli zaini e l’attrezzatura da sci nell’armadio, lasciando a Jared la consueta incombenza di sistemare ogni cosa al proprio posto.
Leto sorrise, cambiando Amy e Flo.

“Sei stanco …?” – chiese il cantante, vedendo il marito un po’ giù di corda.
“No Jay … Ho preso le vitamine, però non funzionano un granché” – replicò sconfortato, affossandosi nella poltrona, per guardare il panorama e la nevicata in corso.

Jared gli si avvicinò, dopo avere sistemato le bimbe nel box, con parecchi giochi.
“Spettacolo incantevole … la neve cancella tutto”
“O lo rende semplicemente uguale Jay … E’ solo uno stupido inganno”
“Credi?” – mormorò distratto rialzandosi, per recuperare un plaid, con cui coprì l’irlandese.

“Accudisci anche me?” – disse dolce, allungandogli una carezza sul fianco magro.
“Certo Cole … Ci provo almeno” – rise leggero.

Era bellissimo.

Farrell lo fissò – “Ci riesci benissimo … Forse non lo merito”
“Che dici?”
“Le tue attenzioni per Glam mi feriscono ed io non riesco a concepire ciò che gli sta accadendo, così non metabolizzo la tua naturale reazione … e ne sono geloso, terribilmente geloso, Jared” – chiarì serio.

Leto si adombrò, sedendosi sul bordo del letto, a breve distanza, che comunque sembrava volere mantenere, nonostante il cuore lo spingesse a stringersi al suo uomo, che mai come ora lo stava adorando e, suo malgrado, accettando.

“Credo di avertelo già detto Colin … Siamo scioccati e non pronti a perderlo” – ribatté triste.

“Sì, questo è evidente, ma sono lacerato da quella parte di me che pensa al dopo, a quando, finalmente, il suo peggiore rivale si toglierà di mezzo … Il resto ne esce sconfitto, perché se l’unico modo per averti al cento per cento, è vedere morire Glam, allora sono un miserabile”

“Stai sviscerando il problema, il tuo stato d’animo, sei sincero, non posso che rendertene merito Colin, forse ne abbiamo bisogno, di dire le cose come stanno, di chiamarle con il loro nome”
“E dove ci porterà tutto questo?” – chiese con gli occhi lucidi.
“Cole … Non penserai mica che io me ne vada, che ti lasci per Glam, proprio adesso?” – bissò smarrito, tornando da lui e brandendo il suo volto tirato.

“E se fosse la cosa giusta? Per te, per noi??”
“Non dirlo …”
“E se dovessi lasciarti andare?”
“Glam vivrebbe la mia scelta come un segno di pietà assoluta e ci detesterebbe entrambi!” – quasi si difese, nonostante trovasse realistiche le affermazioni di Farrell.

“Ma tu lo ami … e lui lo sa … lo sappiamo tutti” – e sgusciò via, ma Jared lo trattenne, sollevandosi ed abbracciandolo forte.

“Non andartene Colin … Non lasciarmi”
“Non vado da nessuna parte … Sarò sempre con te, in un modo o nell’altro.”


Scott controllò le pupille di Louis, poi recuperò lo stetoscopio, auscultandogli il cuore e tastando l’addome, nei punti in cui erano ancora evidenti i lividi del pestaggio, da parte di Tomlinson.

“Fa male?”
“No … sì …” – e nel sussurrarlo, il giovane cerco la mano di Harry, inginocchiato nel mezzo del letto, mentre Brent stava ai piedi del fratello, massaggiandoli perché un po’ freddi, nonostante dei buffi calzettoni.

Jimmy sistemava le cose di Scott nella valigetta, durante quella visita di controllo e Brendan era rannicchiato sul davanzale, ad osservare la scena.

“Ok tirati su, controlliamo i polmoni … respira a fondo …”
“E’ gelido” – si lamentò infantile ed Harry gli diede una coccola tra i capelli, dove posò anche un bacio intenso – “Non lamentarti Boo … Ha quasi finito” – e gli sorrise, fermando il tempo ed il mondo.

Brent rise, sbirciando il compagno, che annuì sereno al suo occhiolino.

Louis era come un bimbo, che stava recuperando un oceano d’amore in un’unica soluzione meravigliosa.

“Ok, per il resto nessun problema: metti ancora questa pomata e non fare sforzi particolari: le tue costole non presentano danni, lo sapevamo già dalle lastre, ma meglio non rischiare” – e gli sorrise paterno.

Scott era di un fascino da togliere il fiato e Jimmy non gli toglieva gli occhi da dosso, sperando che se ne tornassero in fretta nella loro suite.

“Grazie doc”
“Prego Harry e, mi raccomando, fallo mangiare, qui siete un po’ anoressici a quanto vedo” – scherzò congedandosi.

Brendan li accompagnò nel corridoio, scorgendo Lux.

“Bonjour … Bene arrivati”
“Ciao Vincent, eri sulle piste?” – lo salutò Laurie.
“No, in quota c’è quasi una bufera, ho fatto giusto un giro in funivia” – ed appoggiò lo snow board al muro, lasciando passare Scott e Jimmy, che andavano di fretta.

“Qualcuno sta male, Brendan?”
“No, si tratta di Louis, era solo una … verifica sulle sue condizioni” – spiegò calmo, notando l’ansia nel suo interlocutore.

“E’ lì dentro?”

“Certo … Ci sono Harry e Brent con lui … Meglio lasciarli in pace, non credi?” – propose garbato.

“Sì … sì ovvio, ma mon petit si sta riprendendo, giusto?”

“E’ sano come un pesce … E circondato da affetto, premure, insomma ha ciò che voleva da un pezzo”

“Ed io non servo più, vero Brendan?” – replicò con un filo di polemica stizzita nel tono.

“Affatto: tu sei parte del suo mondo e l’amore che vi lega non può sciogliersi come quei fiocchi, lo so io, lo sai tu, lo sa Harry …”
“Sarebbe meglio disimpararle certe cose” – provò a scherzare, sentendosi un nodo alla gola, mentre riprendeva la tavola.
“Impossibile Vincent … Impossibile.”


La sua bocca era calda e scivolosa, nel collo di Jared.
La penombra, fatta di stille dorate, che oscillavano nelle sue iridi, gli rimandavano un’immagine di Colin, quasi onirica.

Il suo membro, invece, si ingrossava ad ogni spinta, facendo gemere il leader dei Mars, così avvinghiato al corpo di Farrell, da sembrarne un riflesso perfetto in uno specchio immaginario.

Anche l’irlandese era dimagrito parecchio in quei mesi e l’intervento per aiutare Nasir, l’aveva ulteriormente debilitato.
L’inappetenza a singhiozzo, però, aveva altre radici.
Più profonde, più remote.

Avrebbero potuto scambiarsi anche gli abiti, oltre agli umori, tanto apparivano simili: se non fosse stato per quel busto più massiccio, quei bicipiti febbrili e scolpiti da lunghe ore in palestra, con i quali Colin si distingueva ancora un minimo da Jared, allora le loro anime gemelle, avrebbero trovato una giusta fusione con i rispettivi sembianti, ormai identici.

I fianchi di Colin scattarono un paio di volte, convulsi, frenetici, mentre si svuotava, masturbando Jared, con la mano destra infilata tra i loro inguini sudati e glabri, in un’esplosione di piacere e disperazione, spettatrice silenziosa di quegli anni tormentati e gioiosi, che, forse, nessuno dei due avrebbe cambiato, né nella forma e tanto meno nella sostanza, per la paura di perdersi: per sempre.


“Ehi sei qui …”
“Ciao tesoro … Ho incrociato Lux”
“Cavoli … Guai in vista?”
“No Brent, non credo: Vincent ha buon senso, anche se quando si è innamorati si rischia di smarrirlo per strada …”

Il giovane si appese al suo collo, scrutandolo simpatico – “Ogni riferimento è puramente casuale? Ad esempio un certo psicologo di mia conoscenza …?” – e lo baciò tenero.

“Già …” – Laurie prese un lungo respiro, dopo.
“Che c’è Brendan …?”

“Devo parlarti piccolo, non posso rimandare”
“Sembra … grave …”

“No Brent, è un fatto che mi riguarda e tu devi saperlo: rammenti? Ci fidiamo e non dobbiamo nasconderci nulla.”

“Certo … ti ascolto dunque …”
“Vieni, andiamo in camera, staremo più tranquilli.”


Geffen infilò il pile a soldino, arruffandogli poi i capelli.

“Vuoi andare a pattinare Lula?”
“No, resto qui con te papi …”

“E papake? Tim?”
“Sono sotto il piumone e”
“Ok, capito” – l’uomo rise.
“Sei migliorato da stamattina!”
“Un pochino cucciolo … Grazie alla tua presenza …”
“Faccio il possibile” – ed ammiccò, raggomitolandosi sul suo petto.

“Lula quando comincerò a”
“Non pensarci papà” – lo interruppe secco.
“Sarà … deprimente …”
“Avrai tanto amore intorno …”
“A me basti tu Lula” – e sospirò cupo.

“Credi che gli altri ti stiano accanto per un senso di pena?”
“Infatti e mi arrabbio: non ci sono abituato Lula”
“Avrai bisogno di chi ora rifuggi …” – bisbigliò quasi poetico, facendo una delle sue faccine adorabili.

Geffen si asciugò una lacrima – “Mi manchi così tanto soldino …”
“Ma se sono qui!” – e sorrise, accarezzandogli le guance arrossate.

“Lo so … ti vedo …”
“E mi senti?” – cominciò a fargli il solletico.
“Lula smettila … ahahahahh …”

Qualcuno bussò.

“Avanti!”

Era Downey, con un vassoio.

“Ciao Robert … Entra dai …”
“Ho portato dei viveri alle truppe”
“Zio Rob! Stavamo giusto parlando di te!”

“Spero nel migliore dei modi, se no porto via il rancio!” – scherzò solare, senza mai smettere di guardare Geffen.

“No, no, solo cose belle …” – e nel dirlo suadente, Lula allungò le manine sui pasticcini.

“Tu non prendi niente, Glam?”
“Magari questa … con la marmellata, ti ringrazio, sei così caro”
“Ecco vedi zio, che ti dicevo?” – e la sua risata si diffuse per la stanza, come una eco ridondante.

Robert provò un brivido: le dita di Geffen erano incerte, in preda ad un tremore diffuso.

“Aspetta ti aiuto Glam …”
“Non voglio essere imboccato come un poppante!” – sbottò aspro.

Downey non si perse d’animo.

“Volevo solo zuccherarti il tè … ecco …” – e sgranò i suoi quarzi.

Innocente.

Soldino diede un pizzicotto al padre – “Non diventare cattivo, non serve” – lo rimproverò deciso.

Geffen avvampò – “Perdonami Rob … E’ che …”
“Non ha importanza, non agitarti” – e gli diede un bacio sulla tempia, con piena approvazione da parte di Lula.

“Ora vado da Jude e le principesse … Domani tutti in slittino, Lula?”
“Certo! E ci viene anche papà!”
“Ovvio …” – sussurrò l’attore benevolo, intrecciando le proprie dita a quelle di Glam.

“Ti voglio bene Rob …” – disse mortificato.
“Anch’io … e lo sai. Sogni d’oro.”












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