giovedì 17 ottobre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 200

Capitolo n. 200 – zen


Lux andò in cucina a cercare qualcosa da bere per Louis.
Quando tornò nella camera degli ospiti, ricavata nel soppalco del loft di Brendan, ci ritrovò Harry, che teneva stretto sul petto un Louis in lacrime.
Il giovane non aveva mai smesso.
Posò il bicchiere sulla mensola e se ne andò in silenzio.

“Mi dispiace Haz …”
“Che dici scricciolo …” – gli sorrise, cambiandogli la maglietta macchiata del sangue di un’epistassi appena rimarginatasi.
“Devo dirti una cosa e devo farlo subito”


Brendan gli fece una lunga doccia, con estrema cura.
Brent non smetteva di toccarlo in qualche modo, aggrappandosi al suo corpo bellissimo, caldo e virile.
Si baciarono, provando un’armonia ed una pace liberatoria, dopo quella gravosa confessione da parte dell’ex capitano.

Brent chiudeva spesso le palpebre, dove l’analista posava baci intensi e continui.
Così le sue carezze, sulla schiena del ragazzo, che ora lo stava fissando, come in adorazione.

Brendan era il suo punto di riferimento e non voleva più nascondergli nulla.

“Mi fido di te …” – mormorò innamorato.
Laurie sorrise felice – “Ed io di te, amore …”
Lo baciò nuovamente, desiderandolo ad una profondità inaudita.
Uscirono dal box, allungandosi sul tappeto in spugna, a rombi arancio e neri: l’urgenza di congiungersi li stava come soffocando.
Fecero l’amore, con una naturalezza inspiegabile, dopo tanta, drammatica, tensione.

Il mondo, oltre la porta, sarebbe andato avanti anche senza di loro, almeno per quell’indimenticabile ora.

Soltanto dopo, quando le pulsazioni sarebbero tornate ad un ritmo normale ed i respiri regolari, solo allora avrebbero affrontato Louis ed anche il colonnello Tomlinson, perché Brent voleva spiegare ad entrambi, ciò che aveva rivelato a Brendan, cercando, con il primo la propria rivalsa, affermandosi con dignità e con il secondo, l’indispensabile comprensione.
Brent, con il fratello, infatti, desiderava come rinascere, senza più alcuna paura o rimorso.


“Tu sei un pazzoide” – gli sibilò all’orecchio, a tono basso, Jim Mason.
Geffen ridacchiò sottile – “Il sergente ci sta spiando …”

“Allora dottore? Come andiamo?”
“Bene!” – esclamò l’oncologo, sollevandosi dalla lettiga, dove l’avvocato rimaneva disteso ed attaccato ad un paio di monitor.

“Il cuore del paziente è stabile, ma la pressione è ancora bassa, lo trattengo per ventiquattrore, se non è un problema per lei” – aggiunse il medico.
“Guardi che il signor Geffen non è in arresto … La sua assicurazione rifonderà i danni di quel ristorante.”
“Certo … ovvio” – e sorrise tirato.
“Comunque si tratta di ritirargli o meno la patente, avrebbe potuto ammazzare qualcuno” – gli bisbigliò e Jim lo accompagnò nella sala adiacente, per non farsi ascoltare da Glam.

“Senta, temo che a livello psicologico non sia il massimo, anche se comprendo le sue parole”
“Non posso chiudere un occhio, non questa volta: ci sono dei verbali in archivio, dove sono state registrate delle corse folli, probabilmente dovute ad una certa instabilità mentale del soggetto” – replicò serio.

“Glam Geffen non è pazzo! E’ malato!” – sbottò.
“Ed io sono un ufficiale di polizia ed il permesso di guida viene ritirato per molto meno, mi creda!”
“Ok … ok, di cosa ha bisogno?”
“Semplicemente una sua dichiarazione dove venga convalidata la diagnosi di Geffen, così da potere motivare l’episodio e scagionarlo da qualsivoglia altra accusa, se mai la proprietaria avesse intenzione di notificarla.”
“Questo lo ritengo improbabile, comunque la accontenterò, del resto è tutto vero: dolorosamente vero.”


“Tieni Jared …”
“Grazie Rob …”
“Una tazza di latte caldo risolve sempre tutto … Lo dice Camilla” – sorrise.
“Lo pensavo anch’io da piccolo, sai?” – disse assorto.
“Forse lo facevamo tutti …”
“Dov’è Jude?”
“Credo sia al telefono insieme a Colin”
“Cavoli dovevo chiamarlo io” – sospirò in ansia.
“Tesoro non agitarti, siamo una famiglia, non importa chi fa le chiamate: vedrai che tra poco sarà qui e ti sentirai meglio, ok?”
“Ok Robert … Hai notizie di Glam?”
“No, ma speriamo regga quella storia che si è inventato” – e scrollò la testa dubbioso.
Jared rise un po’ nervoso – “Lui è capace di vendere davvero i cammelli al Polo Nord, quindi … rassegniamoci”
“Al suo fascino?”


“Boo ne parliamo a casa, non devi stressarti”
“No Haz, non posso … Non devo rimandare.”
“Ok … Ok, ti ascolto.”


“Jude hai una sigaretta?”
“No Vincent ho smesso … o quasi” – rise, appoggiandosi alla parete del corridoio.
“Meglio che vada … Voglio passare da Meliti e capire cosa sta succedendo con quel maiale”
“Non credo sia una buona idea, potresti avere delle reazioni poco convenzionali, dopo quanto ha fatto a Louis, non credi?”
“Forse …” – ed esitò, avvertendo i passi di qualcuno alle proprie spalle.

Si sentì afferrare per quella destra, a sorpresa, tanto che non riuscì minimamente a parare un pugno di Harry in pieno volto.
Law rimase di sasso, seppure immaginasse la causa di quel comportamento, nonostante tra Harry e Lux ci fosse stata, sino a quel momento, una sorta di amichevole tregua.

“Io mi fidavo di te!! Come un coglione, certo, ma mi fidavo di te Vincent!!” – gli urlò ad un centimetro dalla faccia arrossata e tumefatta.
Lux non reagì minimamente, se non con un debole – “Mi dispiace Harry …”
“Ti dispiace, TI DISPIACE??!! VI MERITATE A VICENDA TU E QUELLO STRONZO!!” – e scappò via, lacerato dalle lacrime e dalla delusione.
Jared lo rincorse.


Tomlinson non si era mosso dalla poltrona, dove Vassily e Peter lo avevano fatto educatamente accomodare.

“Questo è sequestro di persona” – ringhiò, dopo un lungo silenzio.
I due non gli diedero retta.

“E siete anche … dei soldati, della marina … sommergibili, giusto? Quel tatuaggio non mente” – disse aspro.
“Sì” – ribatté distratto Vas.
“Cosa pensate di ottenere?? Una denuncia come minimo!” – e provò ad alzarsi, ma il sovietico lo rimise a posto, con un sorriso quasi beffardo.
“Adesso arriva il signor Meliti: le vuole parlare.”
“Meliti?? E chi diavolo è??”

“Sono io colonnello Tomlinson e lei è mio … sgradito ospite, ovvio”
Antonio entrò nella biblioteca, ma non da solo.

Appena Tomlinson senior vide il generale ‘O Major, ebbe un sussulto e scattò in piedi, sull’attenti.
Anche Vas e Peter gli fecero il saluto militare, al quale il maturo conoscente di Meliti e Geffen, rispose cordiale – “Riposo, riposo ... Buonasera Brent”
“Buonasera signore”
“In verità siamo noi che dobbiamo parlare” – affermò con durezza.
“Di cosa, signore?”
“Di argomenti incresciosi, sui quali io non posso e non devo più sorvolare.”


Il giovane stringeva la balaustra, della terrazza naturale affacciata sull’oceano, come a stritolarla.
Jared gli si avvicinò, cauto.

“Vuoi andare da qualche parte, Harry?”
“A fare cosa?!”
“A distrarti da questa rabbia e ritrovare il buon senso per capire che ora Louis ha bisogno di te, più che mai.”

Harry lo guardò, stravolto – “Lui ha Vincent! Ti eri perso questo dettaglio??!!”

“No. Vincent è stato importante nel percorso di Louis, di sicuro una parte di loro non potrà mai cancellare l’amore che sentono l’uno per l’altro e so di cosa sto parlando, nessuno quanto me può capirlo”

“Già … tu sei in bilico da una vita tra Colin e Glam” – sottolineò sarcastico, tamponandosi le guancie con i palmi tremanti.

Jared sorrise – “Infatti, lo sanno anche le pietre e temo tu mi stia giudicando, come hai fatto con Louis, ma non ne hai il diritto Harry, nessuno ce l’ha”

“Tu la fai facile, lo fate tutti nel vostro ambiente! E sì, vi giudico, come farebbe chiunque, ma almeno assumetevi il peso delle vostre responsabilità, delle vostre scelte!”

“Non è facile scegliere, quando si ha il cuore spaccato a metà” – obiettò limpido.

“E pensi di cavartela così?! Non conoscete la vergogna, non sapete cosa voglia dire il rispetto, la decenza, la fedeltà!”
“Sei così giovane e pensi che tutto sia assoluto, rigido, come una di quelle leggi, che la scuola ed il mestiere vorrebbero importi come insindacabili, ma la vita è un’altra cosa Harry, un’altra fottutissima cosa! E se ti senti immune da un futuro sbaglio, plausibile credimi, allora sei un folle od uno stupido!”

Haz non gli volle più dare ascolto e fuggì via.
Inghiottito dalla notte imminente.












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