mercoledì 30 maggio 2012

SUNRISE - Capitolo n. 121

Capitolo n. 121 - sunrise


Scott posò lo zaino ed una valigetta metallica nel living dell’abitazione di Geffen, che appena lo vide, si aprì in un sorriso ed un abbraccio caloroso.
“Ehi bell’uomo, sei di partenza?”
“Ciao Glam … sì, un mese in Congo, come ogni anno, volontariato all’ospedale pediatrico … mi fa stare meglio con me stesso.”
“Ottima scelta, ma il prossimo vieni ad Haiti, ok?”
“Ok … ti trovo in forma, dov’è il mio paziente preferito?”
“Jared sta nuotando … senti parliamo cinque minuti Scotty?”
“Certo. Mi offri un drink?”
“Analcolico spero” – e rise.
“Ovvio … Allora vivete insieme, tu e Jared?” – domandò curioso.
“Non lo so … Cioè adesso sì, ma stiamo per entrare in una vera battaglia, contro Colin o meglio il suo avvocato, una mia vecchia conoscenza, Bishop, hai presente?”
“Sì Glam … sei mesi fa sua moglie è morta nel reparto di un collega, un cancro al seno … Brutta situazione, aveva solo quarant’anni.”
“Sapevo che era malata … Il lutto temo abbia peggiorato il carattere di Bishop.”
“Di cosa hai paura Glam?”
L’uomo inspirò, notando Jared emergere e scrollarsi come un cagnolino a bordo vasca, in quel modo simpatico ed irresistibile, di cui si avvide persino Scott.
“Potrebbe distruggerlo … E’ un accusatore tremendo, il suo staff va a pescare nel torbido della controparte, senza scrupoli … Lunedì ci sarà la prima udienza, il giudice è un mio amico, ma conta poco, sai?” – rivelò preoccupato.
“Ve la caverete … Ehi ciao Jared!”
“Ciao doc … pensavo che Glam scherzasse” – e nel sottolinearlo, diede un bacio a Geffen, che lo prese sulle gambe, incurante del fatto che Leto fosse bagnato come un pulcino.
“Non capisco …”
“Credevo di sfuggire al mio controllo mensile doc!” – e rise di nuovo, cingendo le spalle di Glam.
“Hai preso le vitamine?”
“Sì …”
“Allora metti un dito qui e vediamo se sei sincero Jared Joseph Leto” – anche Scott sorrise complice.
“E’ per la glicemia?”
“Solo una goccia di sangue e questo aggeggio farà comparire sul visore collegato … ecco fatto, grazie!”
“Prego … ahi!”
“Dicevo farà comparire uno screening praticamente completo … E lo stomaco?”
“Ogni tanto brucia …” – disse Jared corrucciato, all’improvviso.
Geffen gli aveva lasciato il posto, senza però allontanarsi.
“Ok, ho l’ecografo portatile, vediamo cosa ci racconta, ti va?”
“Va bene Scott … mi stendo qui?”
“Dove meglio credi … Glam hai della carta, anche dei kleenex.”
“Sì, prendo un rotolo. Jay torno immediatamente.”
“A me questi esami innervosiscono … Anche se non sono invasivi” – mormorò Jared, guardando altrove, mentre Scott spargeva una quantità minima di gel sull’addome del cantante.
“Lo immagino” – e gli fece un occhiolino simpatico.
“Ma vai sempre in giro con questo affare doc?”
“E’ per l’Africa, spero non mi creino problemi in aeroporto come l’ultima volta.” – disse perplesso.
“Speriamo di no: posso darti dei soldi, per la scuola? Ho dei contanti …”
“Grazie Jared, meglio un bonifico, qui c’è la brochure del centro dove sto andando … Puoi farlo anche on line.”
“Contaci Scott … ehi qui fa un po’ male …”
“Un’ulcera … minima, guarda il monitor Jared.”
“Preferisco guardare Glam” – e si rivolse a lui, con uno sguardo carico di affetto ed ammirazione.
Geffen gli spostò i capelli dalla fronte, con un tocco leggero e paterno.
Scott spiava i loro gesti, trovando incredibile la loro reciproca simbiosi.
“Sarà sufficiente una terapia leggera, sono micro granuli in bustina Jared.”
“D’accordo … Oggi vado a Los Angeles e passo in farmacia … Glam mi accompagni?”
“Sì, certo, devo andare da Lula.”
“Ah ed il nostro campione come sta?”
“Scatenato … ed adorabile …” – rispose Geffen, spontaneamente intenerito al pensiero del figlio.
“Lula è una gioia” – aggiunse Jared, pulendosi dalla crema ed alzandosi.
“Mi raccomando non saltare i pasti.”
“Ho chi me lo rammenta ad ogni ora, per fortuna.” – disse sereno, ma poi cambiò umore, sentendosi stanco.
“Vado di là Glam … Ciao Scott, in bocca al lupo per la tua missione …”
“Ti ringrazio … abbi cura di te Jay, ciao.”


Tim aveva faticato a prendere sonno, quindi Kevin non volle svegliarlo, nonostante il sole fosse sorto da almeno tre ore.
Lo aveva convinto a seguirlo alla Joy’s house, nonostante un tecnico di sua fiducia avesse cambiato serrature e sistema di allarme al loft.
Con il proprio corpo era come se trattenesse quello di Tim, percorso da tremori latenti e fulminei, forse stava sognando.
Lo aveva medicato alla meglio, proponendogli di recarsi al pronto soccorso per un controllo, ma Tim, ironicamente, aveva detto che rischiava l’arresto a causa della cocaina in circolo.
L’avrebbe smaltita senza troppi problemi, lo aveva assicurato a Kevin, senza convincerlo.
La sbornia, invece, si dissolse grazie a molto caffè ed ad un paio di sandwich con maionese, tonno e lattuga, che il giovane divorò, con un entusiasmo infantile, commuovendo Kevin.
Quei sentimenti lo spaventavano.
Tim aveva una dozzina di anni meno di lui, forse non poteva considerarsi un nuovo “daddy” della situazione, anzi, Kevin non lo voleva per niente al mondo, ma il solo termine lo fece sobbalzare sul materasso, mentre stava per riassopirsi.
Guardò il palmare, trovandoci un sms del suo ex.
§ Ciao Kevin a pranzo passo alla Joy’s house per Lula: gli ho promesso una pizza da Barny. A dopo, grazie GG §
Quante cose gli aveva promesso Geffen?
Kevin ritornò al giorno del loro matrimonio: era orgoglioso di diventare il marito di quell’uomo, che nessuno era riuscito ad imbrigliare in un impegno serio e duraturo.
Sperare di fare meglio di mogli, amanti, compagne importanti, com’era stata Pamela, era un’utopia.
La sagoma di Jared sembrava muoversi come un’ombra al seguito di Glam, incidendo sulle sue decisioni, sui suoi sbagli, soprattutto.
Eppure Kevin ci aveva creduto a quel giuramento e sì, aveva sbagliato, tradendolo con Chris, poi con Jared ed infine Colin.
Con Tim nessun atto di adulterio, era già un inizio.


Jared se ne stava rannicchiato sul letto, avvolto in una coperta di pile, nudo dopo una doccia veloce.
“Scott è andato?”
“Sì tesoro … ti saluta ancora.”
“Era carino nel suo look … codino, braghe e giacca mimetici … in effetti va in guerra, anche lui.” – e si ossigenò, senza spostarsi da quella posizione, raggiunto presto da Geffen.
“Saranno felici le infermiere …”
“Credi? Secondo me è segretamente innamorato di un suo vecchio compagno di scuola” – e finalmente si girò in favore di Geffen, sorridendo.
“Scotty era due classi indietro alla mia” – Glam rise, baciandolo con una cauta passione, quasi insostenibile in presenza di Jared, del suo sapore buono.
“E scommetto che andavate per locali insieme” – sussurrò malizioso.
“Effettivamente era un vantaggio portarsi appresso un tipo come Scott, uno schianto direi ahahhah”
Jared si morse il labbro inferiore, folgorando Glam con una smorfia inquietante.
“Sei fottutamente sexy anche così mr Leto” – e massacrandolo di solletico, Geffen lo tempestò subito dopo di baci struggenti.


“Mi manchi …”
Robert soffiò quella frase, nella nuca di Jude, ancora intontito dai farmaci.
“La mia libido è a livello zero” – ribatté sconsolato l’inglese.
“Non mi riferivo a questo Jude.” – disse piano Downey, avvinghiandosi a lui maggiormente.
Law si sforzava di ricordare i momenti della violenza, era come se un tarlo gli stesse scavando nell’addome, sopra cui Robert poggiava ora i suoi palmi caldi ed aperti, una galleria dove precipitavano tutte le sue sicurezze e la voglia di vivere, precedenti a quell’esperienza deleteria.
Colin lo aveva ucciso.
Lo stesso Colin che gli aveva mandato a casa i dolci preferiti, che lo confortava con sms traboccanti di cura amorevole a distanza, confermando la figura di buddy quasi perfetto.
Quasi, appunto.
“C’era quel progetto Rob …”
“Quale piccolo?”
“Il film ad episodi … un’idea originale, ti piaceva, di quel regista francese …”
“Sì hai ragione Judsie … Dovremmo però trasferirci a Cannes o dintorni, sai che Gerard non si muove dall’Europa.” – e sorridendo, Robert voltò Jude, per scrutare le sue emozioni.
“Per tre mesi almeno Rob” – disse impacciato.
“E’ ciò che desideri Jude?” – domandò diretto.
“Sì … Sì Robert.”
“Dunque partiamo, martedì o mercoledì, il tempo di organizzarci, ok Jude?” – e gli diede un lungo bacio.
“Grazie Rob … grazie …”
“Ma di cosa …? Tu vieni prima di tutto, con nostra figlia, lo sai.” – e lo cullò.
“Dobbiamo … dovremmo anche presenziare alla sessione per il divorzio di Colin, in qualità di testimoni … Speravo di evitarlo Rob.”
“Noi non siamo obbligati, anzi, forse dovremmo rimanere neutrali, ma Cole ce l’ha chiesto come un favore personale e non me la sono sentita di rifiutare Jude.”
“Questa storia non mi piace Rob …” – replicò assorto.
“Ma si tratta di Colin … So che tu ci tieni.” – e scrollando le spalle, tornò ad accucciolarsi, stringendo il marito, senza avvertire il suo reale disagio.



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