Capitolo n. 106 - sunrise
Geffen aveva trascorso una piacevole serata con Pamela, le gemelle e Lula, crollati a mezzanotte e cinque minuti, dopo lo show di fuochi sulla spiaggia, dove si erano riuniti, con champagne e succhi di frutta, per salutare il nuovo anno.
L’avvocato si sentiva stanco e demoralizzato dal confronto con Kevin: avrebbe voluto chiamarlo, ma vi rinunciò, per non provocare ulteriori incomprensioni.
Una lunga doccia lo rilassò ed un blando sonnifero favorì il suo sonno, affollato di sogni confusi ed immagini di Jared, che si sovrapponevano a quelle di Kevin ed anche Colin.
Prima di addormentarsi inviò un sms al cantante dei Mars, senza ricevere risposta: pensò che Jared si fosse alla fine trattenuto alla End House, ritenendo la cosa logica, per non deludere i bimbi o, forse, per riavvicinarsi a Farrell, suggestionato da malinconie, ma, soprattutto, spinto dall’amore, che li univa da sempre.
Glam meditò su questo, senza provare angoscia: se era ciò che Jared voleva, egli riteneva giusto un tale epilogo.
Rassegnarsi immediatamente all’idea di averlo già perso, era probabilmente la soluzione migliore.
Quando Jared entrò nel living, si rese conto che nessuno era rimasto sveglio a gozzovigliare e che l’accesso ai liquori, sistemati al sicuro in un pensile alto, per lui non era invece un problema.
Afferrò la prima bottiglia visibile, versandosene un bicchiere e scolandolo in un unico sorso.
Tossì, apprezzando comunque quel cognac di annata e replicando la sua deleteria bevuta.
Lo stomaco sembrò trasformarsi in uno dei tizzoni, che stava ardendo nel caminetto rimasto acceso, mentre la sua gola pulsava, quasi a reclamare un terzo e letale calice.
Una mano robusta lo bloccò per un polso e la voce di Geffen gli rimbombò sino al cervello.
“Jared, ma sei impazzito!?” – gli sibilò, per non disturbare i suoi invitati al piano superiore.
“Glam …” – la risata fradicia di alcol riecheggiò in quella sala, facendo sembrare Jared alla pari di un fantoccio: il suo corpo barcollò, precipitando verso Geffen, che lo sostenne, prendendolo poi in braccio come un bambino, per giunta in lacrime, che parlava a sproposito.
Atterrarono letteralmente sul letto di Glam, che aveva recuperato nel frattempo anche una brocca termica di caffè, avanzato dalla cena.
Era ancora tiepido, perfetto affinchè Jared ne bevesse a più riprese, anche se controvoglia.
“Glam … non volevo ... io sbaglio sempre …”
“Ma perché devi ridurti così, accidenti!” – gridò piano, con rabbia.
“Io lo amo … lo amo e lui … lui fa a pezzi il mio cuore … ogni volta … ogni volta Glam” – singhiozzò, riprendendo un minimo di lucidità.
Geffen lo stringeva a sé, ma l’ideale sarebbe stato un getto d’acqua gelida, così lo trascinò nel box, aprendo i rubinetti, senza dare retta alle proteste di Jared.
Una volta tornati al centro di quel giaciglio accogliente, Glam sfilò il pullover a Jared, inzuppatosi, come i suoi capelli, rimasti appiccicati a quel viso bello quanto disorientato.
“Hai tagliato la barba, sei migliorato” – abbozzò scherzoso Geffen, ma avvertiva un’esasperazione dilagante nel petto, al quale Jared tornò ad avvinghiarsi, tremando come un cucciolo, rimasto senza punti di riferimento.
“Mi … mi hanno sempre usato tutti … mi hanno stuprato anche i pensieri, da … da sempre …”
“Jared”
“Tu no, tu … tu non hai mai abusato ed … approfittato di … di me” – lo fissò, le pupille dilatate.
“Ora calmati e stenditi, prova a dormire.”
Jared sembrò obbedire a quel consiglio, portandosi però appresso Geffen, saldando i loro busti nudi, mentre il resto di loro era coperto unicamente dai jeans del primo e da un pantalone del pigiama in seta dell’altro.
“Glam … voglio rimanere qui …” – disse come allucinato.
“Nessuno ti manderà via, ma ora devi tranquillizzarti Jared … ne parliamo domani mattina.”
“No … io” – e la sua bocca si era schiusa sul collo di Glam, che a stento manteneva il controllo, tormentato da ogni ansito di Jared, che improvvisamente si era abbassato i Levis, costringendo quasi l’uomo a toccarlo sui fianchi.
“Io non ti voglio così e non permetterò che succedano altre stronzate Jared!” – ringhiò Geffen, rivestendolo malamente.
“Glam …” – quello di Jared era un sussurro, colmo di afflizione, ma così affascinante da fare vacillare chiunque.
Si baciarono ed il profumo di Geffen investì le narici di Jared, che ormai era scivolato sotto di lui, aprendogli le gambe per farlo incastrare in ogni piega della sua pelle, per sentirlo il più possibile – “Ti voglio dentro di me …” – ansimò, in carenza di ossigeno, mentre avevano ristabilito un intenso contatto visivo.
Geffen si spostò, con il rischio di fargli male, in molti modi.
Prese una coperta ed appoggiò Jared a diversi cuscini, senza allontanarsi da lui, ma impedendo qualunque degenerazione – “Sai quanto ti amo Jared e so che comprenderai il mio rifiuto, anche se mi costa” – e strofinandosi il volto sudato, Glam pose fine a quell’ennesimo massacro.
L’atmosfera che Sammy si stava godendo insieme a Dean era davvero piacevole.
Gli amici ed i parenti di Gabriel e Thomas risultarono adorabili: convivevano con quella realtà, rappresentata dal legame dei due fratellastri, nella massima disinvoltura.
Le emozioni di Dean, furono rimescolate specialmente dal padre di Thomas: avevano gli stessi occhi e quell’adulto, un maturo architetto sulla cinquantina, era innamorato del figlio in maniera totale.
Allo stesso modo trattava Gabriel, che aveva cresciuto con la madre di entrambi e che morì prematuramente, così come il papà del primogenito.
Erano diventati una famiglia allargata e serena, allietata ora dall’arrivo di un nuovo bambino.
La compagna del padre di Tom Tom era incinta e lui approfittò dell’evento per dare l’annuncio ai presenti.
La festa si animò ulteriormente e Dean, con Sammy, furono coinvolti come se facessero parte di quel nucleo, con estrema naturalezza.
Quando oltrepassarono la soglia della loro suite, i due americani erano come elettrizzati.
“Dobbiamo tornarci, magari trasferirci qui, cosa ne pensi Dean?!”
“Sarebbe fantastico … saranno i colori, la musica, la gente …”
“Qui sembra tutto così semplice …” – gli soffiò nell’orecchio il giovane pasticcere, che aveva entusiasmato la compagnia, con delle torte alle creme favolose.
“Forse basta volerlo Sammy … volerlo senza pregiudizi, senza esitazioni … un percorso nuovo, un domani diverso …” – concluse il broker, sgattaiolando verso il bagno, per immergersi nella vasca, che andò a preparare con sali speziati ed oli essenziali¬-
“Lo vuoi un massaggio Sammy?” – chiese rimanendo inginocchiato, senza girarsi verso l’amante, che ormai era nudo quanto lui.
Sam spense la luce principale, avanzando con un candelabro antico, illuminando la stanza in modo fiabesco.
“Voglio te … io … voglio te Dean” – gli gemette tra le scapole, ungendosi le dita con quel liquido ambrato, facendole risalire nel canale stretto di Dean, che si piegò in avanti, scosso da un brivido, che gli sembrò implodere tra i polmoni ed il cuore.
Sam si spinse maggiormente in lui, stimolandolo anche con il pollice tutto intorno a quella fessura, che bramava di riceverlo senza rimandare oltre.
“Prendimi Sammy …”
“Non così …” – e lo capovolse, agganciandolo e sollevandosi con Dean, che si aggrappò come un naufrago alla scialuppa di salvataggio.
La lingua di Sam lo penetrò quasi simultanea al suo membro, che si ingrossava ad ogni colpo, indorando i loro sembianti di un’aura madida e sconvolgente.
“Non voglio ca-cadere” – balbettò Dean, in preda a spasimi scomposti e frenetici.
Le mattonelle delle pareti creavano un attrito sgradevole in principio, ma poi il suo dorso sembrò fondersi con quel rivestimento, almeno quanto con la figura di Sam, che sembrava invaderlo senza sosta.
“Toccati Dean … non ti faccio cadere … toccati” – e nel pretenderlo, Sam ricambiò leccandogli il mento, gli zigomi, tempestandolo di baci e sorrisi estatici.
Dean si masturbò, mentre il sesso turgido di Sam lo impalava indomito, pompando lussurioso ed instancabile.
Quegli orgasmi provocavano in entrambi un senso di vertigine, che Sammy esasperò succhiando la porzione di pelle vicina alla spalla sinistra di Dean, che ormai dilagava insieme a lui, sopraffatti dalle endorfine.
§ Happy new year § lampeggiava un’insegna oltre la finestra: fu l’ultima cosa che videro, prima di addormentarsi sul tappeto in spugna e ciniglia, dalle tinte vivaci, come i loro respiri.
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