mercoledì 16 maggio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 111

Capitolo n. 111 - sunrise


“Colin non mi ha fatto nulla Glam … stai tranquillo.”
La voce di Jared era sommessa.
Stava seduto a gambe incrociate sul letto di Geffen, mentre questi gli accarezzava dolcemente i capelli, posando un bacio sulle sue tempie, quando lo vedeva tremare troppo.
“Io sono tranquillo Jay e sono certo che Colin non ti farebbe mai del male.” – disse pacato.
Jared sorrise mesto – “Tu dimentichi”
“No, non l’ho dimenticato Jay.” – lo interruppe, prendendo fiato.
“Ha visto … ha visto l’anello e si è infuriato … Non mi ha neppure chiesto da dove venisse, sembrava saperlo … Ho fatto una cosa sbagliata, ho mortificato Colin, sono stato inopportuno Glam e … e lo stesso faccio con te.” – lo fissò, alzando lo sguardo sino a quel momento concentrato sulle proprie dita.
“E cosa dovresti fare Jared, se non semplicemente esistere?” – replicò sorridendo.
“Glam ma”
“Dovresti fare sesso con me?”
“No … faremmo l’amore …” – ed il sorriso di Jared divenne ancora più nervoso, quasi incredulo – “Tu ed io … sarebbe naturale, sarebbe giusto” – una lacrima segnò il suo zigomo sinistro, cadendo veloce, come il suo respiro – “Non facciamo l’amore Glam, noi non lo facciamo e non capisco neppure il motivo e”
Geffen lo baciò.
Adorava interromperlo in quel modo e sentiva che a Jared dava le medesime sensazioni, di appagamento e di appartenenza.
“Ti amo Jay … ti amo così tanto e potrei resistere senza possederti, se solo rimanessi nella mia vita quel tanto che basta per” – ma si interruppe, scuotendo la testa.
Jared lo abbracciò forte.
“Tu non devi più sacrificarti per me Glam.” – disse sommesso il cantante, cercando nuovamente la bocca di Geffen, spingendolo sotto di sé, senza staccarsi da lui.
Un lieve bussare li interruppe.
“Papi ci sei?”
Era Lula, squillante, ma educato.
“Arrivo! … Scusami tesoro” – e dando ancora un bacio sulla fronte di Jared, Glam si diresse alla porta.
Quando la aprì, vide Lula con in braccio Isotta.
“Ehi che succede …?”
“Isy vuole dormire con il suo papà!” – spiegò allegro.
“Ok …”
“E anch’io papi!” – aggiunse Lula, bisbigliando in modo buffo, mentre si sistemava tra Jared e Glam.
“Principessa tutto bene?” – le disse con tono amorevole il padre.
Isotta rise felice, accucciolandosi.
Geffen spense la luce – “Buonanotte ciurma” – sussurrò sereno, dando una carezza a tutti e tre, che sembravano ringraziarlo con i loro occhi, rassicurati e felici.


Kevin non sapeva cosa ci facesse ancora lì, sotto alla pensilina del Dallas.
In realtà conosceva alla perfezione il motivo di quell’appostamento.
Con le mani nelle tasche del giubbotto sportivo, quasi saltellando da una lastra all’altra di plexiglass, illuminata da led azzurrini, puntava ogni figura si palesasse dalla strada o dal marciapiede retrostante.
Tim non si vedeva.
Era un cliente assiduo di quel posto, anche il barista lo aveva confermato a Kevin, però stranamente non si faceva vivo da una settimana.
Finalmente arrivò, dopo essere sceso da una berlina, che sparì appena lui richiuse lo sportello.
Aveva l’aria sconvolta.
Kevin avvertì come un pugno allo stomaco: cosa gli avrebbe detto?
Si ripeteva un paio di saluti insulsi, quando invece doveva a Tim delle scuse.

“Ehi ciao … ti … ti stavo aspettando.” – disse quando finalmente il ragazzo fu a tiro per una conversazione decente.
“Kevin … sei l’ultima persona che pensavo di incontrare qui … e l’unica che non voglio vedere! Va al diavolo e fammi passare” – disse risoluto, spingendolo da un lato.
“Tim aspetta!” – ed afferrandolo per le spalle, lo spostò verso un angolo più appartato, a pochi metri dalle casse del locale.
“Che cazzo vuoi?!” – esplose, senza però divincolarsi da lui.
“Chiederti … Volevo scusarmi, ecco” – ribatté impacciato.
Tim ridacchiò, alienato – “Come se fossi il primo che mi sbatte e poi mi getta, come hai fatto tu con i preservativi, con cui vado in giro ben fornito, giusto Kevin?”
Il bassista lo liberò da quella morsa inutile – “Non pensavo a ciò che stavo dicendo … ero … io ero incazzato per come è andata a puttane la mia vita”
Tim annuì, guardandosi attorno – “Perdonato ed ora vaffanculo, ok?” – e corse via, salutato dai due buttafuori.
Ricominciò a piovere.


Il temporale svegliò Jared.
Scivolò verso la cucina, per prepararsi una tisana.
Inciampò in diversi mobili, ostinandosi a rimanere al buio, perché qualsiasi bagliore l’avrebbe infastidito.
Quando finalmente arrivò al frigorifero, un corpo caldo lo cinse da dietro, spingendolo contro all’elettrodomestico, dopo averlo bloccato per i polsi.
Riconobbe il profumo di Glam, che repentino lo girò a sé, ammirandolo nel susseguirsi del bagliore dei lampi.
Jared lo baciò, il cuore in gola.
Geffen era nudo, mentre a lui restavano indosso soltanto i pantaloni setosi di quel pigiama, trovato al suo arrivo nel cassettone della sua camera.
L’avvocato si mise in ginocchio, correndo con la sua lingua, che mai si era separata da Jared, fino al suo inguine, scoperto con un gesto brusco da quell’indumento leggero.
“Mio Dio Glam” – gemette lui, appena l’uomo inghiottì la sua erezione, succhiandola vigorosamente.
Le dita di Geffen erano assicurate ai fianchi di Jared, che non smetteva di sfiorare la nuca del suo amante, con i polpastrelli non più gelidi.
Quando quel contatto straordinario stava per volgere al culmine, la bocca di Glam si alternò alla propria mano destra, altresì capace ed instancabile, fino a finire Jared, nutrendosi della sua essenza.
Geffen risalì, impetuoso, aderendo alla pelle di Jared, baciandolo ovunque – “Non pensare mai che io non ti desideri Jay … non crederlo neppure per un secondo … sei tutto ciò che voglio. Tutto ciò che voglio, hai capito?” – e riprese a divorarlo, con il suo ardore, dopo che lo stesso effetto era stato sortito dalle sue parole.


Kevin non voleva demordere.
Si era intanato nel proprio suv, in attesa di Tim.
Erano quasi le due, quando lo vide uscire barcollante dall’ingresso a vetri, sorretto da un altrettanto giovanotto brillo e dagli atteggiamenti poco gentili.
Tirò un pugno tra le scapole del giovane, che sbottò nella sua direzione, bissando quel colpo, con uno schiaffo sull’orecchio di quel coglione.
Kevin intervenne, dividendoli da una zuffa pronta a scatenarsi, non solo tra i due, ma coinvolgendo anche un gruppetto poco raccomandabile di cocainomani, che Kevin aveva notato durante la sua unica visita al Dallas, quando conobbe Tim.
Quest’ultimo non se lo fece ripetere e seguì frettolosamente in auto Kevin, che ripartì sgommando.




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