giovedì 10 maggio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 107

Capitolo n. 107 - sunrise

Original sound track

http://www.youtube.com/watch?v=OHkvan-NFnM



L’oceano era calmo, in quel primo giorno dell’anno.
Geffen lo scrutava, dopo essersi alzato presto.
Aveva lasciato Jared immerso in un sonno profondo, tra guanciali soffici, che apparivano ancora più grandi, sotto il suo corpo gracile ed inerme.
Solo una carezza, senza svegliarlo, ma che Jared, in qualche parte di sé, aveva percepito nitida ed amorevole.
Jared che ora stava arrivando, con una tuta troppo larga, per il suo bacino ulteriormente dimagrito, nonostante Glam non avesse sbagliato taglia, nello sceglierla, con altri vestiti, piegati in ordine, dentro a quel cassettone, nella stanza destinata al cantante.
Si era fatto una doccia, indossandola su biancheria ancora imbustata e di marca.
Jared aveva sorriso: tutto era al proprio posto in quella casa, tutto alla sua portata, senza faticare, senza nemmeno chiedere.
Tutto per lui.

“Glam … ciao …”
Geffen si voltò, sciogliendo le braccia incrociate sul petto.
“Ciao tesoro” – disse dolce e paterno, accogliendolo, senza alcun rimprovero.
“Scusami per ieri sera Glam.”
“E’ passata. Stai meglio?” – chiese, tornando a guardarlo, ma senza lasciarlo andare via da lui.
“Mi … mi hai chiesto come faccio a ridurmi in certi modi ed io non so darti una spiegazione … credevo di essere cresciuto Glam, di avere superato le mie insicurezze, invece peggioro e”
Geffen lo interruppe con un bacio, da frantumargli l’anima, oltre al respiro, che andò a mescolarsi a quello dell’uomo, la cui determinazione sembrava essersi innescata, come un ordigno benevolo.
“Fai ciò che vuoi della tua vita Jared, ma fallo con me.” – disse fissandolo – “Se lo vuoi, naturalmente.” – e si aprì in uno di quei sorrisi, capaci di confondere Jared come nessuno.
“Glam”
“Sono più vecchio di te, lascia che dica cosa vuoi, al posto tuo Jay … Ora sceglierai qualcosa che non caschi da ogni parte, dall’armadio intendo e poi andrai dai tuoi figli. Ti ci accompagnerò, perché il resto puo’ attendere, ma non i vostri bambini.”
In quel momento Lula arrivò correndo.
Geffen si inginocchiò, non prima di avere dato una seconda carezza a Jared, sugli zigomi, per poi raccogliere il suo piccolo demonio e farlo roteare nel sole.
Erano bellissimi.


Colin aveva dormito poco, tormentandosi sino all’alba su cosa potesse avere fatto Jared in quella notte, che sembrava non finire mai.
Un sms, però, lo tranquillizzò.
Jared stava arrivando e lui voleva che ogni dettaglio fosse perfetto.
I cuccioli erano trepidanti nell’attesa almeno quanto lui.
Jude non perdeva un solo passaggio di quei preparativi.
Con Robert avevano festeggiato in modo semplice, per poi salire sul jet di Rice, arrivato a Cancun appositamente per prelevarli e farli rientrare a Los Angeles, mentre Owen e famiglia sarebbero rimasti in Messico per una settimana, con Josh e July.
Denny e Tomo erano in Colorado, mentre Lula sarebbe stato dal nonno, con Pamela ed il resto del clan, per un paio di giorni.
Kevin si era isolato alla End House, dove Geffen si sarebbe diretto appena salutato Jared.
“Sei preoccupato Glam?”
“Abbastanza Jay …” – sbuffò – “Non pensarci, supererò anche questa”
Jared gli strinse le mani – “La supereremo insieme … se lo vorrai, naturalmente” – e sorrise.
“E da quando ricicli le mie battute?”
Risero, dandosi un bacio casto sulla guancia, ma Jared non riuscì a rimandare un abbraccio più energico, colmo di gratitudine, ma anche sensi di colpa.


“Credi ne valga la pena Colin?”
“Cosa?” – chiese concitato l’irlandese, senza badare troppo all’amico.
“Affannarti per lui, anzi, per salvare questa situazione, per l’ennesima volta?”
Law non era severo in quelle affermazioni, bensì costernato.
Farrell sembrò volerlo affrontare, con una veemenza, dettata esclusivamente dal dolore.
“Certo che penso ne valga la pena, Jude! E lo penso perché credo nel mio matrimonio con Jared, ancora prima di credere nel nostro amore, che non conosce pari su questo dannato pianeta! Certo ne esisteranno di migliori e di peggiori, ma nessuno e ripeto nessuno come il nostro! E’ …” – prese fiato – “E’ stato Jared ad organizzare la nostra cerimonia, è stato lui a scegliermi! Lui ha scelto ME!”
Le iridi di Colin si riempirono di lacrime, ma non pianse; neanche Jared lo fece, nell’ascoltare quella conversazione, oltre la porta della nursery.
“E non pensi che … Colin non pensi che adesso Jared potrebbe essere a Palm Springs con Geffen? Non da solo, a raccogliere i pezzi di questo disastro, ma con Glam?” – domandò senza alterare minimamente il suo tono, nonostante fosse colpito dall’impeto del suo interlocutore.
Jared entrò.
“A questa domanda dovrei rispondere io Jude.” – disse serafico.
“Jay … ma …”
“Ciao Colin. Come dicevo, sono io in obbligo di esaudire la richiesta di Jude. Ieri sera mi sono comportato nel peggiore dei modi con Glam. Lui è una persona generosa, altruista e buona, magari in parecchi avrebbero da ridire, ma con me Geffen è sempre stato coerente e non ha mai disatteso innumerevoli aspettative. Eppure io, con perseveranza, abuso della sua pazienza, pretendendo che lui risolva i miei casini, anche quelli provocati dagli sbagli di mio marito.”
Farrell istintivamente arrise a quel termine, che sembrava più confortevole di qualsiasi altro gesto.
“Questa, per giunta” – proseguì Leto – “temo sia la più complicata, sapete? E per lui la più semplice da manipolare, anche senza eccessiva fatica, ma Glam non l’ha fatto, né ieri notte, né prima e neppure dopo.”
L’inglese inarcò un sopracciglio, in quel modo che Colin conosceva bene, ma anche Jared del resto.
“So a cosa stai pensando Jude: Glam è un furbo, un predatore navigato, che mi lascia sfogare, per poi approfittarsi del mio disagio, ma non è affatto così.”
“E tu Jay … tu ami il suo modo di amarti … vero?” – si intromise Colin, senza inveire.
Jared spostò i suoi cieli, riunendoli al calore di quella terra sconfinata, la cui essenza cromatica, Farrell si portava nelle iridi, ormai liquide.
“Io ti amo Colin, più che mai. Diversamente non sarei stato così male come nelle ultime ore, ma questo tuo sbaglio, del quale mi hai reso partecipe, perché incapace di sopportarne il peso, il rimorso, parole tue, mi ha distrutto, come niente in precedenza.”
“Vi lascio soli …” – disse come in un soffio Jude, per poi allontanarsi.
Jared lo seguì con lo sguardo, poi tornò a scrutare Colin, che era avanzato verso di lui, di poco.
“Non serve a nulla Colin, che Jude tolga il disturbo, perché adesso io provo imbarazzo e persino vergogna: vorrei che mi stringessi, vorrei fare l’amore con te, ma una voce più forte mi urla dentro che non è il momento, che sbaglierei, finendo per odiarti e detestare me stesso … e non è ciò che voglio.”
“E … e cosa vuoi, allora, Jared?”
“Voglio perdonarti. Quando sarò pronto perché accada.”
Farrell annuì, incedendo di un ulteriore passo e prendendogli con cautela le mani: si accorse che erano gelide.
Ne avvicinò i palmi, aprendoli sulle proprie guance, affinchè incontrassero il calore del suo pianto, chiudendo lento le palpebre, in un tremore, che sembrò propagarsi anche al suo petto e poi al suo addome, le sue gambe, sino ai piedi, che rimasero comunque stabili, senza più spostarsi verso il compagno.
“Ti amo da impazzire Jared”


Geffen estrasse un paio di borsoni vuoti dal bagagliaio dell’hummer.
Aveva lasciato un messaggio sulla segreteria di Kevin, dopo diverse chiamate a vuoto.
§ Ciao sono io … Passo alla Joy’s House per prendere alcuni effetti personali … Volevo parlarti Kevin, se ci sei, se hai tempo per me. Ti ringrazio, a fra poco. §

Il giovane aveva ascoltato quelle misere frasi, definendole mentalmente tali ed associando il nome della loro residenza a qualcosa di estraneo, per Glam almeno, visto che probabilmente considerava “casa” quella nuova villa, dove di certo Jared aveva trovato rifugio ed amore, come da copione.
Le battute, si susseguivano aspre nella testa di Kevin, che si stava allenando nella palestra adiacente il suo studio di registrazione, all’ultimo piano.
Poteva controllare il resto degli ambienti, grazie ad una fitta rete di telecamere a circuito chiuso, compreso il parco.
Quando vide l’ex, il suo cuore sembrò accelerare fuori controllo.
Glam imballò degli abiti e qualche volume legale.
Utilizzando l’interfono, cercò Kevin, ma lui non voleva rispondergli, ma la tentazione era quasi crudele.
“Sì dimmi.”
“Kevin … ciao, ma allora ci sei.” – e sorrise, senza pensare di essere inquadrato con un primo piano, sul quale Kevin zoomò, con la vista annebbiata e pungente.
Il silenzio che ne seguì turbò oltremodo Geffen.
“Volevo incontrarti e sapere come stavi.”
“Cosa ti importa?” – replicò esasperato.
“Sei in mansarda?” – alla domanda, però, seguì un suono secco.

Kevin aveva chiuso, anche la porta a chiave, impedendo a Glam di entrare, nonostante le sue pacate preghiere.
“Kevin per favore …”
“VATTENE!!”
“No senza prima vederti, non voglio che ti accada nulla Kevin!”
La barriera si infranse, per volere del bassista, che si ricompose, sforzandosi in un atteggiamento nuovamente duro.
“Il mio avvocato dice che non devi più mettere piede qui finchè non ci sarà una sentenza per l’affidamento di Lula, sempre ammesso che io ti conceda peraltro il divorzio, cosa che non intendo fare!” – sbraitò, andandosi a rannicchiare sul divano dalla forma originale ed insolita.
“Vedo che la mia ex si sta dando da fare, non mi stupisco.”
Kevin schiuse le labbra, come interdetto.
“Non te l’ha detto Kevin? Cerca di fare attenzione, non ti sei mai fidato delle donne ed ora è quasi il colmo vederti così fiducioso, addirittura con una simile serpe.” – affermò diretto.
“Se l’hai usata e buttata, come hai fatto con me, non potrei avere alleata migliore.” – ribattè lui, acido e convinto.
Geffen deglutì a vuoto, poi decise di andarsene, non senza rivelare il proprio pensiero – “E’ sempre più difficile volerti bene Kevin, ma io non ci rinuncerò tanto facilmente.” – e si bloccò, tornando a guardarlo, intenso.
“Io ricordo tutto quanto di buono c’è stato tra di noi Kevin, anche perché lo riconosco ogni giorno, nel sorriso di nostro figlio.”
“Il tuo tentativo di ammansirmi è inutile Glam. Per te esiste Lula, hai ragione, esiste Jared, anche se non lo ammetti, non ti importa di alcunché al di fuori di loro. Questo è ciò che io riconosco da quando ho avuto la maledetta idea di amarti e di non arrendermi, di rovinarmi la salute, anche nell’assisterti, quando per poco morivi, ad ogni terapia, ad ogni tuo attacco di cuore, che, a pensarci bene, ci scommetto sono legati a quella puttana di Leto! E non sarà mai tuo, esci da questa illusione, ma sappi che quando lo farai io non sarò più lì a consolarti, a farmi sbattere, mentre tu immagini che ci sia lui al posto mio, io non mi umilierò più in questo modo, MAI PIU’ HAI CAPITO BENE FOTTUTO BASTARDO??!!”

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