martedì 8 maggio 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 105

Capitolo n. 105 - sunrise


Vassily andò incontro a Geffen, per sistemare sulla Ferrari il minuscolo bagaglio di Lula, che spuntò dal portone, correndo verso l’avvocato.
“Papà!!”
Kevin osservava la scena, notando i sorrisi del piccolo, ma, soprattutto quelli del suo ex: questa espressione lo faceva morire.
Glam era abbronzato e bellissimo nel suo pullover nero sui jeans sbiaditi.
Kevin immaginava anche che la presenza di Jared riempisse le sue notti, nonostante Colin, al telefono, gli avesse assicurato il contrario.
L’attore lo aveva contattato dopo pranzo, per sapere come stava e scusarsi per averlo messo nei guai, con la propria confessione.
Il bassista confermò la versione di Jared, anche se nutriva qualche dubbio sul fatto che Glam non avesse intuito quel suo tradimento con Farrell.
Quando se lo ritrovò davanti, Kevin ebbe un tremolio generale e quel “daddy” così spontaneo, gli andò di traverso.
“Ciao Glam, sei puntuale.” – disse incolore.
“Ciao … volevo sincerarmi che stessi bene Kevin.”
“Mi prendi in giro?”
“No. I tuoi messaggi mi preoccupano.”
Kevin ridacchiò.
Geffen proseguì, dopo essersi versato da bere – “Ne vuoi?”
“No grazie, vorrei solo che sparissi.”
L’avvocato notò sulla scrivania un biglietto da visita.
“Ellen Madison … Chicago? Si è trasferita lì da New York?”
Kevin si voltò di scatto – “Cosa fai, curiosi nei miei documenti? Come ti permetti?!” – e gli strappò dalle mani quel pezzo di carta.
“Hai scelto bene Kevin, vuoi davvero distruggere quello che di buono c’era tra noi.” – disse crudo.
“Non ho trovato nemmeno uno straccio di legale in questa città per farti causa, a quanto pare la tua reputazione di bastardo è solida come un tempo! Eppure sono convinto di avere scelto la migliore, anche se mi costerà parecchio, ma il denaro è l’ultimo dei miei problemi Glam!”
“Vuoi sapere chi hai scelto? Una che ce l’ha con me da anni e che probabilmente non vedeva l’ora di avere un’occasione simile per danneggiarmi! Mi importasse qualcosa, cosa credi?!! Io penso a nostro figlio!!”
“Nostro figlio resterà” – ma il giovane si interruppe di colpo.
Geffen assottigliò le palpebre, come una belva di fronte alla sua preda o viceversa, considerato che entrambi correvano lo stesso pericolo: rovinare l’esistenza di quel bambino, che li adorava.
“La mia intenzione era quella di starti vicino Kevin, per ogni tua esigenza, gioendo della tua libertà e di un eventuale nuovo legame affettivo, proseguendo nel nostro percorso di genitori, attenti e premurosi verso Lula, ma se è questo che vuoi, se hai del tempo da bruciare in un’aula dove mortificheranno non solo me, te lo garantisco, ma specialmente l’equilibrio di quell’angelo, allora preparati al peggio, non riceverai nient’altro dal sottoscritto!”
L’uomo uscì senza lasciargli repliche.
A Kevin era gelato il sangue ed il cuore sembrava fermo, pietrificato dallo sguardo di Geffen, toccato nel punto più vivo del suo animo.


Colin cambiò i gemelli velocemente, per accogliere al meglio Jared, fermo in giardino ed impegnato in una chiamata con Downey.
“Sei sempre così caro ad interessarti ai miei casini Rob, almeno quanto fa Jude con Colin, ma sto attraversando un periodo davvero terribile e non riesco a seguire il tuo consiglio.” – disse mesto il leader dei Mars.
“Comprendo l’amarezza che provi Jared, il senso di fallimento, di cui mi parlavi prima, però devi pensare anche alle tue responsabilità verso una famiglia importante, come quella che hai creato con Colin e pensare ad un divorzio”
“Sei l’unico a cui l’ho detto Rob” – lo interruppe brusco – “Ti prego di non farne cenno con Jude. Era solo una riflessione ad alta voce, perché tutto è faticoso ed io mi sento demoralizzato al solo pensiero di rimanere qui, sai? Questo è il mio spirito, nell’affrontare le ore al fianco di Colin, per accontentare i nostri figli, temo sia semplicemente nocivo.”
“Vorresti essere con Glam e Lula, quindi …?” – domandò incerto.
“A Palm Springs è anche peggio, non voglio prendere in giro Glam, illuderlo, non che io … non che io non lo ami … lo amo e vorrei …” – la voce di Jared si alterò in un pianto, che nascose dietro gli occhiali scuri – “Vorrei vederlo felice, come lui ambisce per me, non fa che ripeterlo … Farebbe qualsiasi gesto per non dispiacermi …”
“Geffen ti adora Jared … E Colin non è da meno, sappilo.”
“Glam dice lo stesso … e pensa ai bambini … Io sono preoccupato per la sua separazione, Kevin è a dire poco inferocito …”
“Forse dovreste prendere le distanze, ognuno di voi Jared, pur mantenendo i contatti con i bimbi, non so in quale modo, questo è il problema.” – e sorrise.
“Troppe cose ci legano e ci fanno tornare negli stessi posti … In assoluto, l’amore … Se è questo, ciò che ci è rimasto, forse non siamo così perduti Robert.”


Sammy avanzava tra le onde, con vigore ed allegria, sorvegliato da Dean, rimasto sulla battigia, tra le occhiate dei presenti, in una spiaggia eccessivamente gay, per i suoi gusti.
C’erano degli splendidi ed aitanti giovanotti, che pur essendo palesemente in coppia, si mangiavano con gli occhi i due americani, novità del giorno sulla bianca sabbia di Rio.
Un cane, di grossa taglia, quasi lo fece ruzzolare, mentre rincorreva la sua palla mordicchiata ed ormai sgonfia.
“Ehi …!” – esclamò Dean, per poi ridere, coccolando quell’ammasso di pelo, pronto a fargli le feste.
“Basta vieni qui accidenti!!” – inveii il suo probabile proprietario, che Dean cercò tra la folla, senza identificarlo da subito.
Era, però, un volto conosciuto – “Ma tu non sei … Gabriel?”
“Sì … ci conosciamo?” – chiese il giovane sorridendo.
“Siamo i vicini di casa di Chris … e di Hopper, il compagno di Jamie, mi chiamo Dean e lui è Sammy.” – spiegò, al sopraggiungere del suo gigante, sempre più palestrato ed affascinante.
“Ma si certo! Tom Tom esci dall’acqua! Ci sono degli amici di Los Angeles!” – gridò Gabriel, gesticolando verso l’oceano.
Thomas emerse tra i flutti azzurro cielo, raggiungendo il terzetto e, partecipando a quei convenevoli, propose di andare a bere qualcosa da loro.

“Potete anche fermarvi a dormire, stasera c’è una festa, i fuochi d’artificio, vero Gabriel?”
“Certo, cosa ne dite gente?”
Dean e Sammy si scrutarono – “Ok per il party, ma abbiamo una suite, siamo in una sorta di … luna di miele!” – disse il broker emozionato.
“Ah allora non si discute … In ogni caso, qui le danze si aprono alle nove, vi aspettiamo, ok?”
“Ok Thomas, vi ringrazio.” – replicò Sam, dopo essersi scolato due bicchieri di un ottimo succo ai frutti tropicali ed apprezzato l’ambiente: una splendida villa con piscina, simile a quella di Geffen a Palm Springs.


Colin notò ogni singolo istante di incertezza, nei gesti di Jared, mentre erano riuniti a tavola con Rebecca, Violet, Yari, James ed Henry, così come nella nursery con Isotta, Amèlie, Thomas e Ryan.
Farrell aveva chiesto a nonni e zii, nonché amici, di non aggregarsi a quella riunione, completata poi dalla proiezione di un film a cartoni, nella sala privata della End House, voluta da Jared in omaggio al lavoro di Colin appunto.

Rimboccarono infine coperte, dopo avere letto favole e distribuito baci e carezze su ogni testolina, dissolvendo, con la loro presenza amorevole, qualsiasi disagio nei fratelli maggiori, consci di quanto accaduto tra i due coniugi.

“Jared ti sono grato per questa serata, so che per te non è stato semplice … era palpabile la tua inquietudine.”
“Mi dispiace Colin, speravo non si notasse, ma tu riesci a leggere ancora i miei pensieri.”
“Te ne stupisci?” – chiese l’irlandese, con nei accenti una tristezza progressiva, in cui andavano a cristallizzarsi le sue azioni, anche le più banali.
“No, affatto Cole … Perdonami, se non resto.”
“Perché lo vorresti, restare intendo Jay …?”
Leto inspirò, serrando i pugni, per poi rilasciarli: Colin era bello da fare male, anche ai suoi sensi più nascosti, forse dimentichi di ogni torto subito, capaci di contravvenire a quell’ordine perentorio, che Jared aveva imposto a sé stesso per non cedere a quel fascino indiscutibile, a quelle inflessioni roche, che sembravano accarezzarlo e spogliarlo, nonostante Farrell mantenesse una distanza di autentica sicurezza per entrambi.
“Vorrei che, per una volta, tu non mi avessi detto niente Cole.” – esordì secco.
Due lacrime segnarono un percorso netto, sugli zigomi di quello straniero, venuto da Dublino, per rapire il tesoro più prezioso ed ambito: il cuore di Jared Joseph Leto, contro ogni previsione, al di là della logica ipocrita, dilagante nello show business di Hollywood.
“Non potevo Jay … io non riuscivo più … a vivere con il rimorso di nasconderti un mio sbaglio … un terribile sbaglio, ripetuto, per giunta.” – ammise, facendo un passo verso di lui.
“Devo andare Colin, devo … assolutamente andarmene da qui.”
Jared fuggì via, inghiottito dal buio, mentre i primi sibili degli spettacoli pirotecnici incendiavano Los Angeles.
Con il suv percorse la via delle colline, con l’intenzione di raggiungere il cottage, per poi accorgersi di non avere le chiavi, a differenza di quelle per accedere alla nuova residenza di Glam.
Guidare sino a Palm Springs lo spaventò, ma la rabbia gli diede coraggio: Jared si diresse verso la super strada, piangendo ed imprecando, con la tentazione di fermarsi ad ogni locale per scolarsi una bottiglia o iniettarsi della droga, per finire all’obitorio: scoprì di non avere superato nulla dei propri traumi, di optare per la morte, quando tutto gli sembrava ingestibile e di non sapere fare altrimenti, se non fuggire da Geffen, che presto o tardi, pensò, si sarebbe stancato definitivamente di lui.


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