Capitolo n. 142 – gold
Lula stava correndo avanti ed indietro nella sua stanza, per preparare il trolley.
“Vado dai miei papá!! Yeahhhh!!!”
Era adorabile, tra saltelli, sorrisi e faccine carichi di gioia.
Jared lo guardava commosso, insieme a Pamela.
Lei aveva pensato bene di invitarlo a dormire da loro, nel piccolo alloggio di Glam, per aiutare il bimbo a prepararsi.
“Grazie per avermi ospitato Pam…”
“Figurati, guarda come è felice il cucciolo del maldido Geffen!” - e rise solare.
A Jared si stringeva il cuore, soprattutto perché non poteva aggregarsi a quel viaggio, nonostante le insistenze del piccolo: “Dai zio Jared vieni con me!!”
“No tesoro non posso…”
“Ma… ma ci sará zio Colin! Io vado anche da lui!?”
“Sí, penso di sí Lula… salutamelo…e dagli un bel bacio da parte mia…” – disse emozionato, prima di uscire in terrazza a piangere senza freni.
Tomo sollevó la testa di Chris, per la nuca, con delicatezza, aiutandolo a bere il succo di frutta.
Il giovane cantante dei Red Close, si riappoggió al cuscino sorridendo, per poi ricevere un lungo bacio dal chitarrista croato.
“Grazie Tomo…” – sussurró.
Era ancora molto debole.
Attraverso la vetrata Downey e Jude assistettero alla scena, preoccupati per il pallore del volto di Chris.
“Rob entra tu… qui c’è scritto una persona per volta…”
“Sí…vado… Dio come l’hanno ridotto…”
Inspiró forte e si fece avanti.
Appena lo vide, Tomo lo abbracció, per poi lasciargli il posto.
Chris si era assopito, ma era un continuo dormiveglia.
Schiuse le palpebre ed arrise alla visione degli occhi scuri e rassicuranti di Robert.
“Ehi bel ragazzo, ma se volevi che venissi a New York, potevi cercare un’altra scusa…” – accennó una battuta, sentendosi mancare un battito.
Chris allungó una mano, che Downey strinse subito, baciandone il palmo, mentre con quella libera accarezzó la guancia sinistra di Chris, che ebbe un tremolio delle labbra – “Hai… hai visto… Tomo è tornato da me…” – disse piano.
Downey si piegó per posare un secondo bacio sulla sua fronte, imperlata di sudore – “Non stancarti Chris… Sí l’ho visto, lui ti ama tantissimo, sai?”
L’altro annuí – “Ho… ho corso verso il tramonto Robert…” – tossí, per poi rannicchiarsi sul fianco, riaddormentandosi.
Kevin stava mettendo in un borsone le poche cose, stipate nell’armadietto.
Aveva fretta ed un nervosismo crescente lo stava logorando.
Geffen stava in silenzio in un angolo, visto che il compagno non voleva essere aiutato in quell’operazione.
“Tesoro dovresti firmare questi…” – disse porgendogli dei fogli.
“Co… cosa sono?” – chiese sussultando, perché immerso in altri pensieri.
“Le dimissioni.”
“Ok… fatto!” – e gettó la penna sul tavolino porta vivande, dopo avere scarabocchiato il proprio nome.
“Vieni a salutare la dottoressa con me Kevin?” – domandó con calma.
“Salutarla? E magari ringraziarla? E per cosa?!” – chiese bruscamente.
Alle sue spalle arrivó Farrell.
“Ragazzi se siete pronti andiamo.” – disse con un sorriso.
Kevin gli corse incontro, abbracciandolo – “Colin! Sí, portami via subito da qui!” – esclamó, cambiando repentinamente tono nella voce, diventando cordiale.
Farrell fissó Glam, con aria interrogativa, per poi tornare a scrutare il comportamento di Kevin, che stava sorridendo – “Non vedevo l’ora che tu arrivassi… sei sempre stato buono con me…”
“Kevin… sí, mi sembra il minimo…” – accennó, senza sapere come replicare a quel suo modo alienato di reagire al trauma subito.
“No, tu sei un uomo straordinario…profondamente buono…”
Colin a quel punto sentí una fitta allo stomaco, ferito anche dalle occhiate di Glam, che non aveva di certo confidato a Kevin quanto successo ad Haiti, con Jared, in quella notte da dimenticare.
“Vado a salutare Chris, torno subito!” – disse improvviso, per poi allontanarsi velocemente da loro, che restarono soli nella stanza.
Geffen crolló su di una sedia, mentre Colin scivoló lungo la parete – “Grazie per non averglielo detto...”
“Colin ascolta…”
“Cazzo scusami, mi viene da…” – e si precipitó in bagno a vomitare per lo stress.
Meliti aveva messo a disposizione il jet privato ed una serie di body guard, che tennero a bada curiosi e paparazzi, stazionari da giorni fuori dall’ospedale.
Il volo fu tranquillo.
Brandon, Kurt e Martin si unirono agli altri tre, mantenendo un silenzio, che divenne insopportabile.
Colin decise di scrivere una lettera a Jared.
Prese carta e la stilografica, che gli aveva regalato la sorella Claudine per il suo compleanno, iniziando a buttare giú le riflessioni su quella giornata strana.
Il dottor Cody ruppe poi l’imbarazzo generale, chiedendo di Chris.
“Deve restare ricoverato ancora una settimana.” – spiegó Geffen – “Gli hanno fatto due trasfusioni…”
“Tornerá a Los Angeles con Tomo?” – intervene Kurt.
“Sí, penso di sí… vero Colin?”
“Credo anch’io Glam…Tomo deve venire a casa da Josh. Adesso è con Shan ed Owen.”
Robert era in piedi davanti alla finestra da una mezz’ora.
Fuori pioveva, nell’oscuritá che sembrava inghiottire tutto ció fosse in movimento per le vie della cittá sempre sveglia.
Jude lo osservava, allungato tra le lenzuola fredde, stringendo il cuscino, che sapeva di lui, con quel profumo speziato, mai cambiato da quando stavano insieme e l’inglese glielo donó.
“Mi manchi Rob…”
Lui si giró, turbato da quella frase.
Sembró precipitarsi da Jude, stringendolo forte sul petto.
Avevano fatto l’amore, ma in Downey c’era come una disperazione, che Law avvertí, mentre affondava in lui, che si puntava sui talloni ripetutamente, per riceverlo piú a fondo possibile.
“Perdonami Judsie… perdonami… non volevo trascurarti…”
“Ma non mi sento cosí…” – sorrise, provando a tranquillizzarlo.
“Sono… addolorato per Chris… come se…Non riesco a parlarne, ma tu puoi capirmi, sento che è cosí amore.” – poi lo bació, con intensitá.
CHRIS
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