Capitolo n. 138 – gold
Robert uscí piano da Jude, per non fargli male.
Ebbe la massima cura di lui e l’attenzione amorevole, che il suo compagno gli ispirava ed alimentava, come nel vederlo volare giú dal suv di Colin appena lo vide nel giardino di casa Farrell, impegnato a giocare con Becki e Violet, che adoravano zio Downey.
Fu una sorpresa: Robert avvisó Colin via sms e lui riportó il suo uk buddy di corsa a Dublino, con una scusa.
Erano impegnati a visitare una basilica, in un paesino poco distante.
Davanti all’altare maggiore, Jude gli aveva chiesto una cosa particolare: “Secondo te Dio guarda all’amore tra me e Rob, tra te e Jared, tra persone dello stesso sesso insomma, come qualcosa di colpevole?”
“Non credo Jude… L’amore è stato donato come emozione in mille forme differenti, ma non diverse, soltanto uniche. Credo in questo.”
Law sorrise, prendendolo per mano – “Mi manca l’abbraccio di Rob…”
“E devi chiedermelo?” – Colin sorrise a propria volta, stringendolo sul cuore, con la dolcezza di un amico sincero e premuroso.
“Ringrazio gli intoppi di questa produzione…” – sussurró Jude, riprendendo a baciare Robert con estrema intensitá.
“Ed io ringrazio la famiglia di Colin per l’ospitalitá… saremo stati inopportuni?”
“Penso siano abituati… e poi qui siamo in mansarda, lontani da orecchie indiscrete…” – replicó ridendo.
La loro camera aveva un lucernaio, dal quale uno spicchio di cielo azzurro veniva frastagliato a tratti da un ramo della quercia in giardino, mosso dal vento.
“Hai fame Rob?”
“Abbastanza… ho preso tè e pasticcini al mio arrivo, la signora Rita è incantevole.”
“Sí, è una famiglia incredibile… anche se devo dirti che il padre di Colin mi sembrava un tantino sulle sue... Forse ha pensato cose strane su di me ed il figlio, ma noi due non abbiamo di sicuro dato adito ad equivoci.” – puntualizzó, diventando pensieroso.
“Di certo adesso non avrá piú dubbi Judsie…” – e riprese a coccolarlo con tenerezza.
Le mani di Shannon accarezzarono il petto di Owen.
Stava cingendo Rice da dietro, affondando nel suo collo.
Lui sospiró, sentendo le sue labbra tumide e sensuali – “Grazie Shan…”
“Di cosa…?” – domandó, respirando il suo profumo.
“Di essere qui… di avermi fatto l’amore…” – mormoró, intrecciando le dita a quelle dell’unico uomo che aveva mai amato, ormai ne era certo completamente.
“Ne avevo bisogno Owen…”
“Io vorrei… vorrei avere una seconda possibilitá, per noi…”
Shannon lo voltó a sé, baciandolo in risposta a quella richiesta.
Geffen per qualche giorno scelse di trascorrere i pomeriggi con Jared, per poi tornare a dormire a casa con Lula.
Aveva motivato la sua scelta, come necessaria per non trascurare il piccolo e Jared aveva capito, pur dispiacendosi di trascorrere la notte in solitudine; non comprendeva invece come mai Glam gli desse piacere in tutti i modi, ma senza fare sesso con lui.
La mattina si occupavano della fondazione, poi pranzavano insieme nell’appartamento, coricandosi dopo, dedicandosi alla visione di qualche film, ma soprattutto di loro stessi.
“Glam senti… ma non stai bene? So che qualche volta esagero e…”
L’uomo scoppió a ridere, sapendo che presto o tardi avrebbero affrontato l’argomento.
Gli diede un buffetto e Jared arrossí.
C’erano dei momenti in cui Geffen lo vedeva cosí innocente e puro, nonostante i suoi quasi quarantacinque anni.
La natura od il destino non avevano mutato le fattezze di Jared, che dimostrava al massimo trent’anni, ma non era questa l’essenza di quegli occhi e di quel viso splendidi e luminosi.
“Sto benissimo Jay…”
“Allora è colpa mia e…”
“Non sta succedendo nulla, non pensare cose che non esistono…” – sorrise, accarezzandogli i capelli – “Volevo solo viverti cosí… ti dispiace cucciolo?”
Jared lo bació, lasciandosi avvolgere: solo Geffen riusciva a farlo sentire in quel modo, rapito dalla sua stessa vita, come in una fusione di corpi e di anime.
Glam gli prese il mento, parlandogli sotto voce – “Apri un pochino di piú questa bocca…Dio come amo perdermi in te Jared…”
“Toccami mentre lo fai…” – ansimó, visto che l’altro lo aveva anticipato, giocando tra le sue gambe frementi, sentendo il suo inguine bollente.
Lo penetró con estrema calma, dilatando la sua fessura con capacitá, regalandogli quel tremore che saliva per tutta la spina dorsale, fino alla nuca, provocando quell’inarcamento della schiena, febbrile e devastante, fino a non sfuggire il dolore, offrendosi generoso al suo uomo.
Tomo andó incontro a Shannon, salito sulla terrazza per cercarlo e parlargli.
“Ciao… devo dirti una cosa Shan…”
“Anch’io Tomo…”
I loro occhi si riempirono di lacrime, contemporaneamente.
I loro cuori si incontrarono, sotto la stoffa delle camicie, oltre la pelle, in una comprensione delle reciproche necessitá, sul volere fare un passo indietro, a raccogliere quelle storie d’amore piombate come uragani nelle loro esistenze, che non avevano piú senso, se non per Josh.
“Cerchiamo di non farlo soffrire…Lui si è affezionato ad Owen e Chris, ma ho il terrore che resti confuso… cosa ne pensi Tomo?”
“Va bene… va bene Shan, hai ragione… Noi ci saremo sempre per Josh e proveremo a dargli stabilitá in tutto questo caos…Gli parleremo, ma ne sono spaventato… Tu no?”
“Terribilmente…”
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