lunedì 18 aprile 2011

GOLD - Capitolo n. 136

Capitolo n. 136 - gold



Colin si avvicinò timidamente a Jude.
Fuori pioveva ed iniziava a sentire freddo.
“Accendo il caminetto, cosa ne dici?” – domandò esitante.
Law sorrise – “E’ troppo romantico questo luogo per i discorsi che stiamo per affrontare buddy… Mi sento a disagio per ciò che sento da quando ho saputo di quanto tu possa essere diverso da come ti conoscevo…”
“C’è un mostro in ognuno di noi. Credimi Jude.”
“Sì, ovvio che c’è, io bevevo, Robert si drogava anche, ma noi non abbiamo mai ferito a tale punto neppure un estraneo…”
“Quindi tu credi di essere migliore di me? Sei davvero tanto sicuro che prima o poi anche tu o Robert non possiate cadere?”
Jude lo affrontò faccia a faccia.
“Non ti sto giudicando Colin! Sto solo provando a spiegarti quanto ho sofferto, la mia delusione, la consapevolezza di non avere capito dove potessi arrivare, mi sento responsabile anch’io, perché tu avevi già aggredito Jared, cazzo!!” – esplose, gli zigomi tremanti, come le gambe, per quanto era agitato.
Colin crollò su di una poltrona: si prese la testa, come in una morsa disperata.
Iniziò a piangere.
Jude si inginocchiò davanti a lui, prendendolo per i polsi con delicatezza.
“Cosa devo fare…? Dimmelo tu Jude, cosa… cosa devo fare per avere il vostro perdono…?”
Si guardarono per una decina di secondi, poi il biondo lo strinse, comprendendo che quel continuo tedio avrebbe fatto ricadere presto Colin in un baratro dal quale non avrebbe più potuto o voluto rialzarsi, se lo avessero abbandonato.
“Ssstt… è tutto finito Cole… è passato…hai sofferto abbastanza…Per come io ti conosco, meriti ben oltre una seconda possibilità…”
“Ti voglio bene Jude…”
“Anch’io… più di prima buddy.” – replicò sorridendo e cullandolo.


Geffen, dopo una lunga doccia calda, crolló letteralmente sul letto, dove Jared si prodigó subito per fargli dei massaggi.
Erano nella loro piccola casa di legno, a pochi passi dal mare.
Glam aveva deciso di spostare parte dei documenti del proprio ufficio, nell’unica stanza inutilizzata, perfetta per quello scopo.
“Mai piú traslochi dell’archivio della fondazione… Sono distrutto, è come se un tir mi avesse travolto…”
“Forse era il tir per il trasloco ahahahhah…”
“Mmmm puó darsi… cucciolo sei un vero tesoro, sei molto bravo…”
“Anni di esperienza!” – esclamó divertito, baciandolo tra il collo e la spalla.
“Cosí va bene signore?” – sussurró all’orecchio di Glam, che era ad un passo dall’addormentarsi.
“Eccellente… me lo diceva sempre un professore di diritto all’universitá… Era un uomo terribile, da incubo…”
“Ne ricordo uno … era di arte moderna, guardava le persone sempre dall’alto in basso, un vero idiota…”
“Il mio deve essersi giá estinto ahahhah… Mmmm ecco lí, proprio lí Jared, che sollievo…” – mormoró chinando il capo tra le braccia incrociate.
Jared rimase in silenzio per qualche minuto, poi Glam sentí una lacrima, caduta dai suoi occhi, scivolare lungo la sua schiena.
“Ehi… un pensiero triste Jay?”
Tiró sú dal naso, poi rispose – “Sí… uno dei miei…”
Geffen si voltó lentamente, per stringerlo sul cuore.
Jared affondó il suo pianto nel collo di Glam, mentre lui gli accarezzava con una mano la schiena e con l’altra intrecciava le proprie dita con le sue.
Gli bació la fronte, poi i capelli, finché non si calmó, sorridendo a metá.
“Sei molto buono… e paziente con me Glam.”
“Sono molto innamorato… farei qualsiasi cosa per te piccolo.”
“Kevin non ti manca?”
“Sí, certo… cosí come Colin manca a te, oltre ai vostri bambini. Vuoi tornare da loro?”
“Li vedrò con la web cam… certo non è la stessa cosa, ma li raggiungeró quando Colin rientrerà da Dublino…”
“Ne saranno felici.”
“E… e se poi succede che…”
“Qualunque cosa succeda Jared, so cosa provi per Colin, l’importante è che tu faccia le tue scelte liberamente, senza essere condizionato dalla situazione o forzato da lui… Ora guardami.” – e gli sollevó il mento con due dita, fissandolo.
“Ti guardo Glam…” – disse con un tono di devozione.
“Se vorrai fare l’amore con lui, accadrá e basta e se vorrai restare alla End House io capiró, credimi.”
“Il cuore mi esplode in gola quando trovo al pc anche Colin… Ci sono momenti in cui vorrei ritornare, anche insieme a Syria, sono certo che tutti la accoglierebbero con gioia… almeno spero.”
“Aspetta un bambino da te, è una brava ragazza, certo che la adoreranno.” – sorrise, dandogli un lungo bacio.
“Ho il potere di fare soffrire tutti coloro che mi amano.”
“Forse chi ti ama dovrebbe farlo senza pretendere nulla piú di ció che soltanto tu sai dare Jared… È qualcosa di prezioso, da vivere prima che sia troppo tardi.”
“Prima che io cambi idea, vero Glam?” – domandó nervosamente, sollevandosi.
“Se anche fosse cosí, anzi è cosí, non devi né scusarti, ma neppure pretendere che io neghi l’evidenza.” – replicó, vagamente severo.
Jared salí a cavalcioni su di lui, dopo essersi tolto i vestiti.
Guardó il petto di Glam, poi lo bació, profondendo molte carezze.
Si sollevó nuovamente, dopo avere strizzato le palpebre – “Sono piú stronzo o piú puttana secondo te Glam?” – le sue parole tagliarono l’aria.
Geffen non aveva mai distolto la propria attenzione, né da ció che stava facendo e neppure da ció che stava dicendo.
“Quello che tu ora pensi di essere, Jared, si riflette in me, proprio come se ti specchiassi, non trovi?”
Lui respiró forte.
“Il fatto che io abbia cinquantacinque anni forse non fa di me proprio una puttana, ma di sicuro un fottutissimo stronzo. Stiamo facendo il gioco della veritá, Jared?” – si alzó appoggiandosi sui gomiti, sulle ultime parole.
“Forse… forse il gioco delle parti.”
“E tu sei il regista, lo sceneggiatore, il produttore… forse troppe cose, ma hai abbastanza entusiasmo per tutti.” – lo spostó con dolcezza e si mise in piedi, cercando dei vestiti puliti nel cassettone.
“Pensavo che… dormissimo insieme.” – disse con voce esitante.
“Non ho detto che me ne sto andando.”
“Facciamo un giro?” – un’altra domanda fatta con un timore, mescolato a qualcosa di innocente, che faceva salire dei brividi incessanti alla testa di Glam, che si sfiló rapidamente la maglietta appena indossata, per ritornare da Jared, prenderlo per le spalle, spingendolo sul materasso e baciarlo, baciarlo a lungo, con foga, tanta foga ed infinito amore.
Geffen fece scivolare la mano sul proprio sesso, masturbandosi piano e bagnando la fessura di Jared, che lo aiutó con un po’ di saliva tra le dita tremanti, nello schiudergli quel posto di indispensabile piacere, in cui Glam cercava da sempre una morte ossessiva.
Lo penetró con un'unica spinta, sino in fondo, a Jared sembró quasi che i testicoli del compagno seguissero il sesso in quel movimento continuo.
La bocca di Glam era incollata alla sua.
Gemeva spasmodico, insieme a lui.
Le mani di Geffen brandivano a tratti i fianchi ed a tratti le natiche sode di Jared, che con le proprie si aggrappava a Glam, avvolgendolo con le braccia muscolose, ma sottili, come tutto in lui.
Jared era resistente, ma il soggiorno ed il volontariato ad Haiti lo stavano consumando.
“Glam…! Ahhh…”
Lui insistí su quella porzione di membra, che davano il piacere orgasmico assoluto a Jared, acuito dallo sperma caldo di Geffen, che urló a propria volta il nome dell’amante.
Cadde poi l’oblio sui loro corpi, dimentichi di tante piccole sofferenze, che alla fine confluivano in quella loro storia d’amore, che non potevano piú rimandare.

Jared si chiuse nella doccia ed inizió a toccarsi, fino a venire, ripetendo piano il nome di Colin, invocandolo, come se non avessero piú avuto la possibilitá di rimettersi insieme.
Di colpo sentí un vuoto lancinante nello stomaco.
Prese il bberry ed uscí sulla spiaggia.
Glam dormiva profondamente.
Le ombre della notte accompagnavano i suoi passi veloci.
Arrivó ad un gruppo di scogli, che racchiudevano una piccola caletta.
“Colin ciao… sono io…”
“Jared!... Amore, dove sei?”
“A cinque metri dall’oceano…”
“Lo sento… tutto a posto?”
“Sí… volevo sapere… io volevo…”
“Jay… cosa succede?”
“Faresti una cosa per me Colin?” – stava trattenendo a stento le lacrime.
“Tutto ció che vuoi.” – ribatté Farrell deciso.
“Ho… io ho bisogno… di sentirti respirare, mentre…”
“Di sentirmi Jared…?”
“Sì! … Sei a letto?”
“Da poco…”
“Spegni le luci…”
“Fatto.”
“Sei nudo?”
“No, ho i boxer…”
“Allora toglili, vuoi?”
“Va bene… un attimo… ora non ho piú nulla addosso, a parte il lenzuolo… tolgo anche questo?”
“Sí Cole… grazie…”
“Sono… mi sono eccitato… é… è la tua voce Jared...” – chiuse gli occhi.
“Sei perfetto… adorabile… prenditelo con una mano, falla scorrere, dalla punta, sino alla base, stringi bene quando sei in fondo…”
“Come… come fai sempre tu…”
“Sí Cole… come ti faccio io…”
I respiri di Farrell iniziarono a diventare affannosi e sensuali.
“Sei bravissimo, sei quasi al limite, lo sento…”
“Sí Jay… sí… Dio… io… io sto … venendo!” – digrignó i denti, mentre lo sperma gli inondava il ventre.
“Tesoro… Jay… tesoro sei ancora lí…?”
“Sí Colin… ti amo, sai?... Ti amo da morire…”
“Anch’io ti amo… come un pazzo…”
“Grazie… a… a presto, ti bacio…” – e riattaccó, mentre l’alta marea inghiottiva e suoi singhiozzi e la luna osservava le stille preziose, che sgorgavano dai suoi zaffiri.





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