Capitolo n. 220 – zen
Daniel si guardò intorno
con interesse, apprezzando la vista oltre la veranda e l’ampia piscina, dove
avrebbe fatto volentieri un tuffo, nonostante la stagione.
Finalmente l’amico
australiano di Preston, nonché proprietario del loft occupato dal medico e da
Denny, aveva un volto.
Così il suo compagno,
nativo della Nuova Zelanda, che si era deciso a seguirlo, in quell’avventura
americana.
Geffen si tolse gli
occhialini, scrutando l’aitante fisioterapista, di cui Tom tesseva le lodi, in
una lettera di raccomandazioni, che Dan consegnò al celebre avvocato.
Pana, fidanzato da
due anni con quel ragazzone ipervitaminico dagli occhi luminosi, stava
armeggiando con il colino delle tisane, intento a prepararne una antidolorifica,
per il loro nuovo datore di lavoro.
Il giovane era
infatti specializzato nello studio delle erbe e relative applicazioni, medicali
o meno.
Lula, seduto
all’altro capo della penisola in cucina, lo osservava divertito.
“Tu quindi sei un
Maori, giusto? Papi ehi! Ora Pana ti fa una faccina dimostrativa!”
“Ma Lula …” – sospirò
Glam, guardandolo.
Pana rise ed
accontentò il cucciolo, con un’espressione piuttosto esaustiva ed una
linguaccia a dire poco inquietante, capovolgendo addirittura i lobi oculari.
Soldino scoppiò a
ridere come un matto ed il suo interlocutore, dai lunghi capelli lisci e
corvini, fece una smorfia delusa e buffa.
“Tu dovevi
spaventarti” – scherzò allegro.
“Davvero? … Sei
simpaticissimo … Sei il custode di Daniel …” – disse ispirato, sporgendosi per
appendersi al suo collo.
Pana lo prese in
braccio, compiaciuto dalla sua definizione.
“E tu sei una
bellissima anima, Lula …”
Preston e Denny si
scrutarono: avevano accompagnato loro Daniel e Pana a Palm Springs, dove la
coppia si sarebbe stabilita, dopo l’approvazione di Geffen, che non tardò ad
arrivare.
Anche Laurie e Jim si
erano aggregati con il loro Nasir, completamente ristabilito, a quella visita
sull’oceano.
Hugh spiava un po’
stranito i nuovi arrivati, bisbigliando a Mason i suoi soliti commenti al
vetriolo, per poi abbozzare sorrisi di circostanza all’erborista, che con i
suoi tatuaggi e la pelle ambrata, non sfigurava certo al fianco di quel
gigante, altrettanto muscoloso e massiccio.
Certo la differenza
di statura era notevole, ma da come interagivano, era chiaro quanto fossero in
simbiosi ed innamorati.
“Il gran capo Zulu
ora andrà al braciere, dove Glam abbrustolisce le costolette e darà fuoco ad
incensi e fogliame vario, come rito di insediamento propiziatorio” – sussurrò
l’analista all’orecchio del consorte.
“Hugh smettila!” –
gli ringhiò Mason, ammiccando poi verso Daniel, incuriosito dal loro
battibeccare assai comico.
“Bene!” – esclamò
Laurie, facendo leva sul bastone da passeggio, per alzarsi dal divano – “La
nostra gabbia di matti si è arricchita notevolmente: dobbiamo festeggiare!”
“Lo faremo … Sta
arrivando Pamela con i gemelli, ci preparerà un ottimo pranzo: vi fermate vero?
Ho giusto bisogno di una seduta con te, doc”
“D’accordo Glam …
Quando la finirai di chiamarmi doc?” – sibilò puntandolo.
“Presto o tardi
succederà, vero Jim?” – e con una risata, Geffen si allontanò, per mostrare a
Daniel le stanze, che con Pana avrebbe occupato durante il loro soggiorno.
Harry gli baciò la
spalla destra, riaccogliendolo sulla propria pelle, formando un cucchiaio
perfetto, un involucro caldo e sicuro.
Il futuro
paleontologo non si destò, ma le sue dita tremolarono tra cioccolatini e rose
rosse, aggrovigliati in un bouquet, con il quale Haz si presentò a lui in quel
del Dark Blue, poche ore prima.
Si erano baciati al
centro del salone, destando un applauso tra i presenti, con in prima fila
Brent, che si congratulava in vista dell’imminente matrimonio.
L’intesa,
all’apparenza ritrovata, tra il fratello ed Harry, lo faceva ben sperare.
Lentamente Harry lo
fece scivolare di lato e, come seguendo un istinto, Louis si appese a lui,
nascondendo il viso nel suo collo bollente, facendolo sorridere.
“Boo, ma … fai
finta?” – chiese piano.
“Di fare cosa?” –
rise sommesso.
Si baciarono,
assaporandosi, mentre Harry gli massaggiava le labbra con le proprie, schiudendole
progressivamente, così come le gambe, dove si insinuò, dapprima con le dita,
poi arrivando alla fessura di Lou con la sua lingua dispettosa ed instancabile.
“Haz mioddio” – Lou vibrò,
cercando un appiglio tra le lenzuola.
“Voglio farti stare
bene” – ansimò il suo principe innamorato, inghiottendone l’erezione, facendo tendere
Boo quanto le corde di un violino, accordato alla perfezione.
Harry ritmava un
movimento sensuale ed avido: leccava e pompava senza sosta, premendo i palmi
sugli addominali di Louis, quasi alle lacrime per gli spasmi dell’imminente
orgasmo.
Gli scoppiò nella
gola, facendo tossire Haz, che non l’abbandonò sino alla fine di quel divenire
copioso ed acerbo.
L’incarnato dorato di
Boo sembrò accendersi, di un desiderio febbrile, appena salì sopra ad Harry,
per esaltarlo con la propria cavalcata intensa e capace.
I fianchi sottili del
ragazzo ondeggiavano, dando un piacere sordo ad ogni senso del futuro marito.
Gli piaceva da morire
pensarlo in quel modo, legati non solo da sentimenti radicati, ma anche da un
contratto: un punto fermo, in una vita senza approdi consolidati, senza
certezze.
Una commozione
improvvisa sembrò soffocarlo, ma appena lo sguardo di Louis si posò sul volto
in estasi di Harry, il primo non si fermò, cercando però l’abbraccio dell’altro,
capovolgendo le posizioni reciproche, fino a piombare di schiena sul materasso,
già madido e macchiato di loro.
Haz sorrise, esaltato
e sconvolto dall’eccessivo piacere, che andava aumentando, nel colpire la carne
del suo cucciolo, che voleva baciarlo a tutti i costi, mentre godevano
all’unisono.
Le grida di entrambi
risuonarono nella gola l’uno dell’altro, sigillati e follemente felici.
Ancora una volta.
Downey fissava
l’orizzonte, dietro le lenti scure dei suoi Ray-Ban.
Se ne stava seduto
sul lettino prendisole, in veranda.
Udì le porte
scorrevoli del loft, aprirsi alle sue spalle un po’ ricurve.
Jude si avvicinò,
accomodandosi accanto a lui, strofinandosi la faccia.
“Dio ho vomitato
anche le budella …” – si lamentò l’inglese.
Robert sorrise
tirato.
“Lo so, c’ero anch’io
…”
Law sorrise, dandogli
una carezza sulla schiena fredda.
Prese quindi una
coperta nella cassapanca in rattan nero, avvolgendosi con lui, sommando quel
gesto amorevole ad un bacio sulla tempia sinistra dell’americano.
“Tu come ti senti
Rob?” – chiese con tenerezza, appoggiandosi con la fronte alla nuca del
coniuge.
“Sto da schifo … e
devo parlarti Jude”
“Di cosa amore …?”
“Mi sento devastato …
perché ti ho fatto un torto, di una gravità assurda” – rivelò come strozzato
dall’agitazione.
Stava tremando.
“Robert … guardami”
Downey lo accontentò,
togliendosi gli occhiali.
“In montagna … nel
rifugio in quota, io non ero da solo”
“Dopo il nostro
litigio?”
“Sì Jude … Certo non
sapevo che ci avrei trovato Christopher, ma immaginavo fosse fuggito lì, come
me del resto”
Law si sollevò
incerto, andando ad appoggiarsi al muretto, con i palmi sempre più gelidi.
Strizzò le palpebre.
“Non voglio
ascoltarti, non mi serve Robert …” – disse ferito.
“Jude”
“Jude cosa cazzo??!!”
– esplose, piombando poi sul pavimento, chiudendosi come un riccio, quasi a
sedare una convulsione, che gli saliva dallo stomaco alla bocca, spalancata in
cerca di ossigeno.
“Dopo tutto questo
tempo, dopo chissà quante volte lo hai rifiutato, alla fine hai ceduto, vero
Rob?!” – e ridacchiò sarcastico, quanto sconvolto.
Downey paventava la
sua reazione, se solo si fosse azzardato a toccarlo.
Eppure andò contro i
suoi stessi timori, artigliando quasi il dorso di Jude, che non si mosse.
Scrollò il capo
pesante, non solo per il dopo sbornia.
“Ti sei tolto lo
sfizio, te lo sei scopato o ci hai fatto l’amore? E’ per questo che ora Chris
se ne va in giro ringalluzzito, con un seguito di ex, oltremodo eccitati dal
suo nuovo stato da single?? Ti ha usato e buttato, senza nemmeno avere le palle
di strapparti a me, perché sei spazzatura! L’ha capito anche quello stronzo!” –
e se lo tolse di dosso, gettandolo di lato, con cattiveria esasperata.
In tanti anni se ne
erano dette di tutti i colori, ma mai a quel livello.
“Jude ho perso il
controllo, è vero, ma l’ho fatto perché temevo che Chris si lasciasse andare in
un gesto estremo …” – provò a giustificarsi, senza credere a ciò che diceva,
lui per primo.
“Sei il buon
samaritano dunque … Beh svegliati, come dovrei fare io: sei solo una puttana
Robert … Solo questo” – ed agguantando un giubbotto, dimenticato su di una
sedia, Law tornò all’interno.
“Dove stai andando??!”
– gli urlò Downey.
“A prendere le nostre
figlie alla End House e guai a te se non ti trovo al ritorno!!”
“Jude!” – lo rincorse,
bloccandolo nel corridoio.
“Te lo ripeto, guai a
te se provi ad andartene!!” – gli ruggì ad un centimetro dal viso sfigurato
dalla mortificazione.
Robert si ammutolì.
“Diamond e Camilla
non hanno bisogno delle tue stronzate, ma di due genitori per crescere ed
essere accudite: guai a te se oserai ancora avvicinarti a me. Dormirai nella
camera degli ospiti e faremo finta di essere ancora una coppia: per loro sono
disposto a farlo, reciteremo entrambi e non provare a tradire questo accordo,
sono stato chiaro?!” – gli sibilò feroce.
Robert annuì, pallido
ed inerme; non aveva mai visto Jude in quel modo e pregava di essere piombato
in un incubo.
Peccato fosse tutto
maledettamente vero.
Daniel Feuerriegel e Pana Hema Taylor entrano nel cast di Zen: un doveroso omaggio ad una delle mie coppie preferite sullo schermo, nella serie Spartacus ;-)
Nessun commento:
Posta un commento