giovedì 28 novembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 220

Capitolo n. 220 – zen


Daniel si guardò intorno con interesse, apprezzando la vista oltre la veranda e l’ampia piscina, dove avrebbe fatto volentieri un tuffo, nonostante la stagione.

Finalmente l’amico australiano di Preston, nonché proprietario del loft occupato dal medico e da Denny, aveva un volto.

Così il suo compagno, nativo della Nuova Zelanda, che si era deciso a seguirlo, in quell’avventura americana.

Geffen si tolse gli occhialini, scrutando l’aitante fisioterapista, di cui Tom tesseva le lodi, in una lettera di raccomandazioni, che Dan consegnò al celebre avvocato.

Pana, fidanzato da due anni con quel ragazzone ipervitaminico dagli occhi luminosi, stava armeggiando con il colino delle tisane, intento a prepararne una antidolorifica, per il loro nuovo datore di lavoro.

Il giovane era infatti specializzato nello studio delle erbe e relative applicazioni, medicali o meno.

Lula, seduto all’altro capo della penisola in cucina, lo osservava divertito.

“Tu quindi sei un Maori, giusto? Papi ehi! Ora Pana ti fa una faccina dimostrativa!”

“Ma Lula …” – sospirò Glam, guardandolo.

Pana rise ed accontentò il cucciolo, con un’espressione piuttosto esaustiva ed una linguaccia a dire poco inquietante, capovolgendo addirittura i lobi oculari.

Soldino scoppiò a ridere come un matto ed il suo interlocutore, dai lunghi capelli lisci e corvini, fece una smorfia delusa e buffa.

“Tu dovevi spaventarti” – scherzò allegro.

“Davvero? … Sei simpaticissimo … Sei il custode di Daniel …” – disse ispirato, sporgendosi per appendersi al suo collo.

Pana lo prese in braccio, compiaciuto dalla sua definizione.

“E tu sei una bellissima anima, Lula …”

Preston e Denny si scrutarono: avevano accompagnato loro Daniel e Pana a Palm Springs, dove la coppia si sarebbe stabilita, dopo l’approvazione di Geffen, che non tardò ad arrivare.

Anche Laurie e Jim si erano aggregati con il loro Nasir, completamente ristabilito, a quella visita sull’oceano.

Hugh spiava un po’ stranito i nuovi arrivati, bisbigliando a Mason i suoi soliti commenti al vetriolo, per poi abbozzare sorrisi di circostanza all’erborista, che con i suoi tatuaggi e la pelle ambrata, non sfigurava certo al fianco di quel gigante, altrettanto muscoloso e massiccio.

Certo la differenza di statura era notevole, ma da come interagivano, era chiaro quanto fossero in simbiosi ed innamorati.


“Il gran capo Zulu ora andrà al braciere, dove Glam abbrustolisce le costolette e darà fuoco ad incensi e fogliame vario, come rito di insediamento propiziatorio” – sussurrò l’analista all’orecchio del consorte.

“Hugh smettila!” – gli ringhiò Mason, ammiccando poi verso Daniel, incuriosito dal loro battibeccare assai comico.

“Bene!” – esclamò Laurie, facendo leva sul bastone da passeggio, per alzarsi dal divano – “La nostra gabbia di matti si è arricchita notevolmente: dobbiamo festeggiare!”

“Lo faremo … Sta arrivando Pamela con i gemelli, ci preparerà un ottimo pranzo: vi fermate vero? Ho giusto bisogno di una seduta con te, doc”

“D’accordo Glam … Quando la finirai di chiamarmi doc?” – sibilò puntandolo.

“Presto o tardi succederà, vero Jim?” – e con una risata, Geffen si allontanò, per mostrare a Daniel le stanze, che con Pana avrebbe occupato durante il loro soggiorno.


Harry gli baciò la spalla destra, riaccogliendolo sulla propria pelle, formando un cucchiaio perfetto, un involucro caldo e sicuro.

Il futuro paleontologo non si destò, ma le sue dita tremolarono tra cioccolatini e rose rosse, aggrovigliati in un bouquet, con il quale Haz si presentò a lui in quel del Dark Blue, poche ore prima.

Si erano baciati al centro del salone, destando un applauso tra i presenti, con in prima fila Brent, che si congratulava in vista dell’imminente matrimonio.

L’intesa, all’apparenza ritrovata, tra il fratello ed Harry, lo faceva ben sperare.


Lentamente Harry lo fece scivolare di lato e, come seguendo un istinto, Louis si appese a lui, nascondendo il viso nel suo collo bollente, facendolo sorridere.

“Boo, ma … fai finta?” – chiese piano.
“Di fare cosa?” – rise sommesso.

Si baciarono, assaporandosi, mentre Harry gli massaggiava le labbra con le proprie, schiudendole progressivamente, così come le gambe, dove si insinuò, dapprima con le dita, poi arrivando alla fessura di Lou con la sua lingua dispettosa ed instancabile.

“Haz mioddio” – Lou vibrò, cercando un appiglio tra le lenzuola.

“Voglio farti stare bene” – ansimò il suo principe innamorato, inghiottendone l’erezione, facendo tendere Boo quanto le corde di un violino, accordato alla perfezione.

Harry ritmava un movimento sensuale ed avido: leccava e pompava senza sosta, premendo i palmi sugli addominali di Louis, quasi alle lacrime per gli spasmi dell’imminente orgasmo.

Gli scoppiò nella gola, facendo tossire Haz, che non l’abbandonò sino alla fine di quel divenire copioso ed acerbo.

L’incarnato dorato di Boo sembrò accendersi, di un desiderio febbrile, appena salì sopra ad Harry, per esaltarlo con la propria cavalcata intensa e capace.

I fianchi sottili del ragazzo ondeggiavano, dando un piacere sordo ad ogni senso del futuro marito.
Gli piaceva da morire pensarlo in quel modo, legati non solo da sentimenti radicati, ma anche da un contratto: un punto fermo, in una vita senza approdi consolidati, senza certezze.

Una commozione improvvisa sembrò soffocarlo, ma appena lo sguardo di Louis si posò sul volto in estasi di Harry, il primo non si fermò, cercando però l’abbraccio dell’altro, capovolgendo le posizioni reciproche, fino a piombare di schiena sul materasso, già madido e macchiato di loro.

Haz sorrise, esaltato e sconvolto dall’eccessivo piacere, che andava aumentando, nel colpire la carne del suo cucciolo, che voleva baciarlo a tutti i costi, mentre godevano all’unisono.

Le grida di entrambi risuonarono nella gola l’uno dell’altro, sigillati e follemente felici.
Ancora una volta.



Downey fissava l’orizzonte, dietro le lenti scure dei suoi Ray-Ban.
Se ne stava seduto sul lettino prendisole, in veranda.

Udì le porte scorrevoli del loft, aprirsi alle sue spalle un po’ ricurve.

Jude si avvicinò, accomodandosi accanto a lui, strofinandosi la faccia.

“Dio ho vomitato anche le budella …” – si lamentò l’inglese.
Robert sorrise tirato.

“Lo so, c’ero anch’io …”

Law sorrise, dandogli una carezza sulla schiena fredda.
Prese quindi una coperta nella cassapanca in rattan nero, avvolgendosi con lui, sommando quel gesto amorevole ad un bacio sulla tempia sinistra dell’americano.


“Tu come ti senti Rob?” – chiese con tenerezza, appoggiandosi con la fronte alla nuca del coniuge.

“Sto da schifo … e devo parlarti Jude”
“Di cosa amore …?”

“Mi sento devastato … perché ti ho fatto un torto, di una gravità assurda” – rivelò come strozzato dall’agitazione.

Stava tremando.

“Robert … guardami”

Downey lo accontentò, togliendosi gli occhiali.

“In montagna … nel rifugio in quota, io non ero da solo”

“Dopo il nostro litigio?”
“Sì Jude … Certo non sapevo che ci avrei trovato Christopher, ma immaginavo fosse fuggito lì, come me del resto”

Law si sollevò incerto, andando ad appoggiarsi al muretto, con i palmi sempre più gelidi.

Strizzò le palpebre.

“Non voglio ascoltarti, non mi serve Robert …” – disse ferito.

“Jude”
“Jude cosa cazzo??!!” – esplose, piombando poi sul pavimento, chiudendosi come un riccio, quasi a sedare una convulsione, che gli saliva dallo stomaco alla bocca, spalancata in cerca di ossigeno.

“Dopo tutto questo tempo, dopo chissà quante volte lo hai rifiutato, alla fine hai ceduto, vero Rob?!” – e ridacchiò sarcastico, quanto sconvolto.

Downey paventava la sua reazione, se solo si fosse azzardato a toccarlo.

Eppure andò contro i suoi stessi timori, artigliando quasi il dorso di Jude, che non si mosse.

Scrollò il capo pesante, non solo per il dopo sbornia.

“Ti sei tolto lo sfizio, te lo sei scopato o ci hai fatto l’amore? E’ per questo che ora Chris se ne va in giro ringalluzzito, con un seguito di ex, oltremodo eccitati dal suo nuovo stato da single?? Ti ha usato e buttato, senza nemmeno avere le palle di strapparti a me, perché sei spazzatura! L’ha capito anche quello stronzo!” – e se lo tolse di dosso, gettandolo di lato, con cattiveria esasperata.


In tanti anni se ne erano dette di tutti i colori, ma mai a quel livello.

“Jude ho perso il controllo, è vero, ma l’ho fatto perché temevo che Chris si lasciasse andare in un gesto estremo …” – provò a giustificarsi, senza credere a ciò che diceva, lui per primo.

“Sei il buon samaritano dunque … Beh svegliati, come dovrei fare io: sei solo una puttana Robert … Solo questo” – ed agguantando un giubbotto, dimenticato su di una sedia, Law tornò all’interno.

“Dove stai andando??!” – gli urlò Downey.

“A prendere le nostre figlie alla End House e guai a te se non ti trovo al ritorno!!”

“Jude!” – lo rincorse, bloccandolo nel corridoio.

“Te lo ripeto, guai a te se provi ad andartene!!” – gli ruggì ad un centimetro dal viso sfigurato dalla mortificazione.

Robert si ammutolì.

“Diamond e Camilla non hanno bisogno delle tue stronzate, ma di due genitori per crescere ed essere accudite: guai a te se oserai ancora avvicinarti a me. Dormirai nella camera degli ospiti e faremo finta di essere ancora una coppia: per loro sono disposto a farlo, reciteremo entrambi e non provare a tradire questo accordo, sono stato chiaro?!” – gli sibilò feroce.

Robert annuì, pallido ed inerme; non aveva mai visto Jude in quel modo e pregava di essere piombato in un incubo.

Peccato fosse tutto maledettamente vero.





 Daniel Feuerriegel e Pana Hema Taylor entrano nel cast di Zen: un doveroso omaggio ad una delle mie coppie preferite sullo schermo, nella serie Spartacus ;-)




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