Capitolo n. 209 – zen
La boccetta, sulla
mensola, era vuota: Downey quasi la stritolò, piombando poi sopra al letto,
dove Chris, abbracciato al cuscino, stava immobile, il volto pallido.
“Tesoro! Dio
svegliati, cosa hai preso, cosa hai preso Christopher!” – esclamò l’attore,
agguantandolo per le spalle, per scrollarlo, quasi fosse un fantoccio.
“Aspirina …” – disse sommesso
il giovane, schiudendo le palpebre, poi spalancandole.
“Robert … che cavolo …”
“Aspirina??!”
Chris tossì – “Avevo
la febbre … ma come sei entrato qui?”
“Oh cazzo …” – e si
schiantò sul piumone, sfinito.
“Ma che ti prende?” –
e sorrise, appoggiandosi sui gomiti e riprendendo colore; era completamente
nudo, sotto quelle coltri tinta salmone.
Downey lo spiò,
arrossendo – “Temevo il peggio … stupido che non sei altro!” – si innervosì di
nuovo, abbracciandolo caldo.
“Rob calmati o ti
verrà un infarto …” – replicò confuso, affondando nel suo collo con la bocca
asciutta.
Downey tornò a
scrutarlo, notando che Chris si stava umettando le labbra – “Ho una sete …
potresti?”
“Certo tesoro, prendo
dell’acqua … o c’è qualcosa di più forte?”
“Guarda nel mini
frigo … Forse del cognac” – e rise, spettinandosi i capelli scuri, mettendosi
seduto.
Era bellissimo.
“C’è stato come un
black out, Colin …”
Jude prese fiato,
ravvivando il camino della suite, dove c’erano già i bagagli pronti.
Farrell sospirò – “Continui
a credere che Chris sia un problema, per voi?”
“Non ne abbiamo
nemmeno parlato, Rob non voleva più starmi a sentire e forse ha ragione … Non l’ho
mai capito nel suo appoggiare Christopher … Vede sé stesso in quel ragazzo, è
palese”
“Dov’è ora?”
“Al rifugio, quello
dove si sono fermati Vincent ed Harry l’altro giorno, alle piste nere … Mi ha
chiesto di lasciarlo in pace per qualche ora, ma io non resisto: questa sera
salgo, prenoto anche la cena, gli faccio una sorpresa” – disse spaesato.
“Meglio di no, Jude …”
“E cosa dovrei fare?
Restare qui, come un fesso??”
“Tuo marito ha
bisogno di un po’ di tranquillità, di sbollire, voleva solo aiutare Chris,
anche se sia lui che Steven sono adulti e vaccinati: la loro crisi può
danneggiare unicamente Clarissa e sono convinto che Rob volesse cautelare
soprattutto la bimba e non tanto i genitori …”
“Rob non è solo mio
marito … è ogni mio respiro, è la parte migliore di me, da sempre Colin” –
precisò commuovendosi.
Farrell lo abbracciò,
con tutta la tenerezza, che contraddistingueva la loro amicizia dal principio e
che non sarebbe mai mutata; ne erano certi.
Tom gli massaggiò la
cervicale, per altri cinque minuti, poi gli disse di girarsi a pancia in su,
per concentrarsi sulle tempie e gli zigomi di Geffen.
L’avvocato sorrise – “Come
sta il tuo vichingo? E la vostra Luna?”
“Ssshh sei il
paziente più indisciplinato che ho, sai?” – mormorò dolce, al solo sentire
parlare della cucciola.
“Lo so Tommy … Mi
devi sopportare così” – scherzò, per poi fare una smorfia.
“Che c’è?” – si allarmò
il terapista.
“Un dolore qui, allo
sterno …”
Tom lo fece alzare
piano – “Respira … con calma Glam”
“Lo sto facendo …” –
ed inspirò – “Ok, è passato … forse la posizione …”
“Sì probabile” – e nel
dirlo, fissandolo, sgranò i suoi fanali celesti e preoccupati su Geffen, che gli
diede immediato una carezza sul mento.
“Sei apprensivo con
questo catorcio, non sprecare energie” – e rise mesto.
“Se permetti” – e si
morse il labbro.
“Adoro farmi
brontolare da te, sai Tommy? Ci beviamo una cioccolata? Voglio fare due passi,
divento sempre più statico”
“Me ne sono accorto,
ti senti stanco?”
“Spesso e non vedo l’ora
di fare la terapia, domani, da Mason: l’altra volta ha funzionato, per poco, ma
meglio che niente” – e si rivestì con una tenacia ammirevole: non voleva
arrendersi a quel logoramento generale, che lo affliggeva dal suo arrivo in
Colorado.
Quella vacanza non
gli aveva giovato assolutamente.
Robert gli afferrò i
polsi, trascinandoli oltre la testa di Chris, mentre lo baciava vigoroso.
Allo stesso modo gli
si era incastrato dentro, sentendosi come un capo branco, che aveva scelto il
cucciolo migliore, a cui fare capire chi fosse a comandare e decidere.
Rob voleva che ciò
accadesse, in preda ad una bramosia quasi folle.
E Chris non si
sarebbe opposto, ad alcun insegnamento od imposizione: si sarebbe lasciato fare
di tutto, anche ammazzare da Robert in quell’istante.
I pensieri più
sporchi, oltraggiosi, dissennati e persino incestuosi, si affacciavano ed
alternavano nella sua mente glabra di inibizioni o freni.
Downey aveva spento
quella parte di sé, dove i sensi di colpa alzavano il loro grido, nel vano
tentativo di farlo smettere: non avrebbe desistito, acuendo, anzi, il ritmo dei
suoi fianchi, per arrivare sino in fondo al cuore di Christopher, in crisi di
ossigeno.
Quei suoi occhi di
ghiaccio erano così simili a quelli degli husky, i suoi ansiti ed i gemiti,
dovuti al semplice fatto che Robert lo stava facendo venire di nuovo,
ricordavano il loro tipico guaire spaventato e sfiancato dalle bufere di neve.
E quella era una
tempesta, in tutti i sensi.
Ora stavano seduti,
Rob a gambe incrociate, Chris sopra di esse, avvinghiato con le proprie ai
fianchi dell’altro, mentre le rispettive braccia si erano avvolte
reciprocamente ai rispettivi busti, madidi e tremanti.
Si baciavano, non
avevano mai interrotto realmente quel contatto.
Si guardarono,
riequilibrando i respiri: Rob scese con le dita tra le natiche di Chris,
facendolo sussultare, appena le sue falangi magre furono a destinazione.
Il suo abisso carnale
grondava di umori e Downey si domandò mentalmente dove avesse trovato tutta
quella foga, per amarlo così tanto.
“Ti voglio ancora piccolo
…” – gli sussurrò nella bocca, scrutando ogni sua espressione.
Christopher annuì,
riscendendo piano, ma Rob lo interruppe, stendendosi lui e lasciandoselo a
cavalcioni: la sua occhiata fu esplicita, così l’orientare il proprio membro,
affinché il compagno di Steven, potesse lasciarsi impalare con urgenza.
Fu semplice e torbido
risalire in lui, grugnendo soddisfatto, mentre il ragazzo si artigliava al suo
petto, facendogli dolere i capezzoli, ma a Rob non importava di quelle deboli
sofferenze.
Un colpo di reni, poi
un altro, come ad esortarne la cavalcata: dalle palpebre di Chris zampillarono
due lacrime, in completo contrasto con il sorriso, appagato ed ebbro,
stampigliatosi su quel viso angelico.
Ubbidì, con
devozione, facendo persino un gesto di assenso col capo spettinato ed umido: il
suo ventre si contraeva, ma per Rob mancava qualcosa.
“Toccati Christopher …
godiamo insieme … avanti, fallo”
Il suo tono roco,
eccitò ulteriormente il giovane, che sembrò persino posseduto, per quanto si
stava frantumando in quel vortice di emozioni scabrose ed illecite.
L’orgasmo successivo
fu devastante, tanto che Chris, spossato dalla lieve influenza, quasi perse i
sensi.
Robert lo cullò,
dandogli da bere un ultimo sorso di liquore – “Finito … meglio una minerale,
non credi?” – chiese euforico ed un po’ alienato.
Christopher si rannicchiò
sotto alla trapunta, quasi a nascondersi.
Downey recuperò una
Evian e ne trangugiò la metà, passandola poi all’amante, che la terminò in un
soffio.
Si baciarono di
nuovo, addormentandosi quasi subito.
Senza sogni.
Brent accartocciò l’ennesimo
foglio: stava usando la carta intestata dell’hotel, per scrivere una missiva
misteriosa.
Per poco.
“Tesoro …”
“Non ci riesco
Brendan … Volevo scrivere a mio padre, mi sembra …”
“Giusto?” – Laurie sorrise,
intenerito dal disappunto del suo amore più grande.
“Lui non si fa mica
sentire … mi penserà morto, come con Boo” – si lamentò, raccogliendo le gambe,
accartocciandosi anche lui sopra la sedia, come quelle pagine rimaste quasi in
bianco.
Brendan ne prese una
a caso, stirandola sopra la scrivania, con i suoi palmi grandi, che sapevano di
buono, del suo dopo barba, di lui, che era meraviglioso.
Brent lo guardava,
dimenticandosi persino di respirare, tanto ne era rapito.
Gli diede un bacio,
intenso, profondo, che Brendan ricambiò con gioia, stringendolo forte.
“Ti posso assistere
nella … stesura, se vuoi” – propose garbato.
“Ok … sono una frana”
“No, no, affatto:
esprimi ciò che senti, è la via migliore”
“Per me è densa di
insidie, sai Brendan? Se mettessi nero su bianco tutto questo dolore, che mi
soffoca, forse ne rimarrei scioccato per primo … ed a lui non fregherebbe un
cazzo” – concluse deluso.
“E se ti sbagliassi?
Dagli un’opportunità, perché rimanere invischiati nel male che vi ha fatto, non
risolverà questo malessere, né a te e nemmeno a Louis.”
“Posso provarci …
Credi che il generale gli abbia parlato di quei … di quei due e della faccenda
dei gradi?”
“Non ne ho idea,
possiamo informarci, ma se andrai al processo, lo verrà a sapere comunque”
“Papà non mi ha fatto
mai mancare nulla, di materiale, poi mi … mi rispettava, finché sono stato il
suo clone: forse gli devo un chiarimento”
“E’ plausibile che
lui si sia chiesto cosa intendessi tu, quando gli hai detto della sua
promozione, ma il timore di scoprirlo lo angoscerà”
“Per me potrebbe non
credere alla mia … delucidazione” –
sottolineò sarcastico ed amareggiato.
Laurie lo avvolse,
dandogli un bacio sul naso – “Ehi cos’è questo pessimismo, ragazzino?”
Brent lo baciò,
facendogli arrivare il messaggio, forte e chiaro, che non era più un ragazzino.
Brendan gli morse il
mento, trattenendo a stento il proprio entusiasmo virile, che ben presto
capitolò, come i loro corpi sopra al divano, dove fecero l’amore sino a sera
inoltrata.
Downey lesse quel
biglietto a stento: la vista annebbiata, la gola arsa dal sapore di
Christopher, ormai dileguatosi, senza fare rumore.
§
Ciao Robert, ora sto bene … Mi hai dato tutto ciò che volevo, da quando sono al
mondo; hai colmato un vuoto, là dove non era riuscito nessuno.
Mi
sono sentito amato ed ho restituito tutto l’amore, che avevo dentro, dove ti
porterò per sempre.
Nessuno
mi toccherà più come tu hai fatto oggi …
E
non ti disturberò con i miei casini, le mie paranoie: mi sento libero e voglio
andare avanti, senza più vergognarmi di essere troppo bello, troppo buono,
troppo simpatico.
A
parte l’aspetto fisico, che non ho mai deturpato, il resto era alterato dal
volere piacere al prossimo, ad ogni costo.
E
sbagliavo.
Sbagliavo
come un coglione, perseverando nelle mie frustrazioni e nel senso di
inferiorità, che a poco a poco mi stava divorando in quest’ultimo periodo.
Ancora
una volta.
In
passato ho ceduto, mi sono arreso, ma ora so di meritare anch’io un posto tra
la gente, a testa alta.
Ti
voglio bene, Rob, sarai mio padre, il mio migliore amico, l’uomo a cui dirò tutto
… se lo vorrai anche tu, ovviamente.
Ti
amo profondamente, per ciò che mi hai donato, per avermi reso libero, in
qualche modo: il migliore che potessimo regalarci.
Finalmente.
A
presto.
Tuo
Christopher §
Con il cappuccio
della felpa calato, le mani in tasca, il leader dei Red Close scese frettoloso
dalla cabinovia, mescolandosi ai turisti in transito, tra i quali Jude, che non
si accorse minimamente di lui.
Chris seguì i suoi
movimenti, in una zona sicura e discreta.
Sorrise, pensando
unicamente al suo domani.
Suo e basta.
EMMETT J. SCANLAN ORGOGLIOSO DI ESSERE IRLANDESE
CHRIS
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