Capitolo n. 216 – zen
Geffen rimase in
silenzio per tutto il viaggio verso Palm Springs.
Jared, alla guida,
teneva basso il volume del lettore cd, senza importunare il suo passeggero
speciale, nelle proprie riflessioni.
L’avvocato ogni tanto
sbirciava il sedile posteriore, dove Leto aveva sistemato un trolley rosso e
l’inseparabile sacca in iuta e cuoio, nella quale, di certo aveva infilato
spartiti e macchina fotografica digitale.
Rodolfo faceva
scorrere veloce e con maestria, il gessetto bianco sulle spalle e le braccia di
Louis, che aveva indossato una giacca in tessuto semi lucido, estremamente
elegante.
“Accorciamo qui,
riprendiamo là …” – disse professionale il sarto, gli spilli tra le labbra, gli
occhi cerulei fissi sulla schiena del ragazzo, che ogni tanto lanciava occhiate
a Lux, spaparanzato in poltrona, ad ammirare quello spettacolo, divertendosi
non poco.
L’imbarazzo di Boo
era palese: ambiente troppo lussuoso ed old style.
Forse avrebbe
preferito andare alle nozze in jeans e maglietta, del resto Vincent glielo
aveva persino chiesto, prima di entrare in quel santuario dell’eleganza.
“Mon petit, stai
dritto!” – scherzò il francese, facendo sorridere bonariamente anche Rodolfo,
che ormai aveva terminato.
“Questo fanciullo è
deliziosamente proporzionato, spero di accontentarlo”
“Certo signor Rodolfo
…” – replicò lui educato, rimettendosi le scarpe, seduto accanto a Lux, che gli
accarezzò la schiena, senza mai smettere di guardarlo.
Sembrava vegliare su
ogni suo respiro.
Decisero di mangiare
qualcosa in riva al mare, in un locale, sul cui terrazzo, svettavano delle vele
bianche, molto particolari.
“Tesoro ti ho visto
un po’ teso, prima … Forse ho esagerato nel trascinarti all’atelier” – esordì
Vincent, scorrendo il menu con poco interesse.
“Tu cosa prendi?”
Lux rise – “Sei bravo
a non rispondere Lou”
“Insomma …” – sorrise
mesto.
“Che c’è mon petit?”
“Sono successe delle
cose … ecco”
“La lettera di tuo
padre, ad esempio …?” – domandò cauto, incontrando, però, un cenno di disappunto
nello sguardo di Boo.
“Come fai a saperlo?”
Lux arrossì,
sentendosi stupido.
“E’ … è stato Harry,
me l’ha confidato perché in ansia per te” – provò a giustificarsi.
“La vostra complicità
resiste, è … irritante” – protestò rialzandosi brusco.
“Dove vai Louis?!”
“Non ho più fame!” –
si scostò dal suo abbraccio, appena Lux lo raggiunse, non senza avere lasciato
una cospicua mancia sul tavolo, passando oltre il cameriere allibito.
“Jared noi … noi
dovremmo parlare di questa cosa”
Geffen posò il bastone
da passeggio, con il quale ormai si aiutava per deambulare in maggiore
sicurezza, piazzandosi sul divano del living.
Leto accese il
caminetto, strofinandosi i palmi, infreddolito.
“Il termostato
dev’essersi rotto Glam”
“Non cambiare
discorso” – sorrise perplesso.
“Voglio stare qui, ti
basta la mia spiegazione?” – e lo guardò, intenso.
“Lo vedo e, per
quanto possa gratificarmi la tua scelta, penso alla numerosa famiglia ed al
marito, che hai lasciato alla End House”
“Stanno tutti bene
Glam” – lo rassicurò, accovacciandosi tra le sue gambe.
“Al contrario di me …
E’ evidente”
“Piangersi addosso
non serve, sei stato tu ad insegnarmelo, sai?” – ed accarezzandogli gli zigomi,
Jared recuperò una coperta, sistemandosi sotto la stessa, accanto a Glam, che
lo baciò tra i capelli.
“Se non fossi ridotto
male, tutto questo sarebbe rimasto nei miei sogni irrealizzabili, quindi voglio
essere realistico, non autocommiserarmi gratuitamente” – bissò severo.
“Vuoi sapere se mi
fai pena, Glam?” – chiese secco.
“Jay …”
“No, facciamo
chiarezza, ne abbiamo diritto entrambi: tu sai quanto il sottoscritto odi anche
solo la parola pena, quindi dacci un
taglio, perché il motivo è ben diverso: credevo non fosse necessario ribadirlo,
ma se proprio insisti”
Le iridi di Geffen
erano talmente concentrate su Jared, da perdere il senso del tempo e dello
spazio.
Lo baciò, facendo ciò
che sentiva e voleva.
Jared non lo
respinse, riprendendo fiato a fatica, quando si distaccarono l’uno dalle labbra
dell’altro, seppure Geffen trattenesse contro la sua fronte quella del
cantante, premendo sulla sua nuca.
“Il tuo amore, Jay,
mi arriva forte e chiaro … come questo male,
che vuole portarmi via da te, sai? Sono spilli, che diventano chiodi e poi
salgono, trasformandosi in lame taglienti … Sminuzzano le mie cellule,
consumano i muscoli, subdolamente, perché è un avversario invisibile ed io non
ho difese … Ho ossa ovunque, un campo di battaglia sconfinato, una débâcle totale … E
ride di me, che questa volta perderò … inesorabilmente.”
Quando lo vide dallo
spioncino, Christopher perse un battito.
“Tomo … ciao, cosa ci
fai qui?” – gli sorrise.
“Ciao, ho provato a
salire, volevo telefonarti, però forse hai cambiato numero”
“Sì, lo sto facendo
con molte cose”
“Cosa, cambiarle? Sì
lo vedo” – disse dolce, accomodandosi alla penisola, dove il leader dei Red
Close stava imbastendo una cena piuttosto leggera.
“Questo è quello
nuovo, ti faccio uno squillo …”
“Ok, così lo
memorizzo, grazie”
“A casa tutto a
posto? Shan, Josh …”
“Sì stanno bene, Josh
cresce, mi chiedeva di te …”
“Ha ragione, sono uno
zio poco presente … Magari lo vengo a prendere giovedì sera, così porto lui e
Clarissa a mangiare da qualche parte …”
“Sarebbe fantastico,
ci organizziamo … O forse non ti va di averci tra i piedi, a me e Shan” –
replicò esitante.
“No, ma che dici …?
Mi fa piacere” – arrossì.
“Con Steven? Non che
voglia farmi gli affari tuoi Chris, però se ti va di parlarne o sfogarti …”
“Lui cerca di
riconquistarmi, ma io ho voltato pagina, è come essere uscito da una
dipendenza, anche se so di apparire spietato ed anche poco credibile …”
“No, io ti credo” –
bissò schietto il croato, assaggiando un passato di verdure, che l’ex gli aveva
preparato in una tazza di porcellana bianca.
“Steven sembrava il
partner ideale, questo lo so ed in parte è vero, non aveva di sicuro una doppia
faccia o personalità …”
“In ogni caso tu hai
maturato un disagio nel tempo o sbaglio? Un’insoddisfazione profonda”
“Sì Tomo, come un
tarlo, che mi scavava dentro: sorridevo, ma in realtà piangevo, senza neppure
rendermene conto … Ho trascurato dei progetti, focalizzavo i miei sforzi su
Clarissa e Steven andava avanti nella carriera … Io lo aspettavo, magari facevo
dei programmi, che puntualmente saltavano, ma non vorrei fossero interpretate
come capricci, le mie rimostranze …”
“Non ti sto
giudicando … Ed apprezzo la tua sincerità invece”
“Sì, lo vedo …” –
sorrise – “In realtà tu sei sempre stato così trasparente …”
“Con te non mi sono
comportato benissimo … O la memoria mi inganna?” – rise complice.
“Sono andato oltre,
voglio ricordare solo il meglio di noi … di quello che abbiamo avuto Tomo”
“E lo farai anche con
Steven?”
“Ci sto provando,
così come a persuaderlo a dimenticarmi”
“Non è semplice,
sappilo”
“Lo è più di
rimanermi accanto, ne ho le prove …” – ribatté sereno.
Tomo prese fiato –
“Sì, sei davvero guarito … Hai superato l’ostacolo e di sicuro non fallirai:
sarai un ottimo genitore, senza l’ossessione di tenere in piedi una storia, che
non funziona più”
“Vorrei riuscirci,
credo di meritarlo, dopo troppe batoste” – sospirò.
“Assolutamente sì
Chris, nessuno più di te, credimi.”
La spiaggia era
deserta.
Lux lo raggiunse con
poche falcate.
Afferrò Louis per le
spalle e lo girò a se, puntandolo senza dargli scampo.
“Noi non stiamo
ordendo complotti o praticando chissà quale illecito ai tuoi danni Lou! Harry
ed io ti amiamo, l’unica cosa che ci accomuna è questa, cazzo!”
“Vincent io …”
“Ho accettato
l’impensabile, vivo in funzione di te, ma non devi sentirti in colpa, lo sto
urlando più a me stesso, sai?!” – proseguì senza lasciarlo.
“Non è giusto che …
Tu vorresti rimanere da solo …?”
“Non vedo alternative
Lou”
“Ma …”
“Ti ho consegnato il
mio cuore: fanne ciò che vuoi, ma prova almeno a non umiliarmi con i tuoi
sospetti, le tue insulse gelosie, perché se c’è uno, tra noi, che dovrebbe
consumarsi e lacerarsi in tale senso, quello sono io” – disse più calmo e
costernato.
Louis si appese al
suo collo, stringendolo più che poteva.
Singhiozzando.
“Mon petit … sei
certo di volerti sposare? Sei devastato da una marea di frustrazioni, a causa
di tuo padre e non vorrei avessi preso decisioni avventate, per anestetizzare
il dolore per il suo rifiuto”
Boo lo scrutò,
sconvolto.
“Io amo Harry … E
penso di continuo a quando tu ed io stavamo insieme: ti sembra normale? Sono
confuso … e mi sto perdendo …”
“Se cancellassi ciò
che abbiamo condiviso, ne soffrirei …” – gli sorrise con tenerezza.
“Cosa devo fare,
allora? Non voglio perderti, ma neppure tradire Harry in questo modo, perché è
ciò che provo Vincent”
“La nostra … follia
l’abbiamo vissuta, quel pomeriggio intendo ed abbiamo compreso quanto sia
logorante degenerare in quella maniera Louis! Farei l’amore con te ogni giorno,
ma non è possibile, tu sei di un altro, tu hai scelto Harry e forse il
matrimonio sarebbe il giusto epilogo per voi: l’essenziale è esserne convinti”
“Io lo ero … e poi
tutte queste torture, queste parole cattive …” – iniziò a piangere
sommessamente.
Lux lo cullò,
provando a fargli riprendere il controllo; Boo tremava come una foglia; ed una
parte di lui stava come appassendo.
Una parte un tempo
magnifica, vessata ora dall’opinione, che Tomlinson aveva espresso senza mezzi
termini, senza alcuna remora in quella maledetta missiva.
Lux avrebbe voluto
ucciderlo e più ci pensava, più la rabbia gli saliva al cervello, passando dal
suo cuore, dov’era inciso unicamente il nome di Louis, accanto a quello di
Jacques.
Indelebilmente.
CHRIS MELONI e la sua adorata moglie ;-)
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