mercoledì 20 novembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 216

Capitolo n. 216 – zen


Geffen rimase in silenzio per tutto il viaggio verso Palm Springs.

Jared, alla guida, teneva basso il volume del lettore cd, senza importunare il suo passeggero speciale, nelle proprie riflessioni.

L’avvocato ogni tanto sbirciava il sedile posteriore, dove Leto aveva sistemato un trolley rosso e l’inseparabile sacca in iuta e cuoio, nella quale, di certo aveva infilato spartiti e macchina fotografica digitale.


Rodolfo faceva scorrere veloce e con maestria, il gessetto bianco sulle spalle e le braccia di Louis, che aveva indossato una giacca in tessuto semi lucido, estremamente elegante.

“Accorciamo qui, riprendiamo là …” – disse professionale il sarto, gli spilli tra le labbra, gli occhi cerulei fissi sulla schiena del ragazzo, che ogni tanto lanciava occhiate a Lux, spaparanzato in poltrona, ad ammirare quello spettacolo, divertendosi non poco.

L’imbarazzo di Boo era palese: ambiente troppo lussuoso ed old style.
Forse avrebbe preferito andare alle nozze in jeans e maglietta, del resto Vincent glielo aveva persino chiesto, prima di entrare in quel santuario dell’eleganza.


“Mon petit, stai dritto!” – scherzò il francese, facendo sorridere bonariamente anche Rodolfo, che ormai aveva terminato.

“Questo fanciullo è deliziosamente proporzionato, spero di accontentarlo”
“Certo signor Rodolfo …” – replicò lui educato, rimettendosi le scarpe, seduto accanto a Lux, che gli accarezzò la schiena, senza mai smettere di guardarlo.

Sembrava vegliare su ogni suo respiro.


Decisero di mangiare qualcosa in riva al mare, in un locale, sul cui terrazzo, svettavano delle vele bianche, molto particolari.

“Tesoro ti ho visto un po’ teso, prima … Forse ho esagerato nel trascinarti all’atelier” – esordì Vincent, scorrendo il menu con poco interesse.

“Tu cosa prendi?”

Lux rise – “Sei bravo a non rispondere Lou”
“Insomma …” – sorrise mesto.

“Che c’è mon petit?”
“Sono successe delle cose … ecco”

“La lettera di tuo padre, ad esempio …?” – domandò cauto, incontrando, però, un cenno di disappunto nello sguardo di Boo.

“Come fai a saperlo?”

Lux arrossì, sentendosi stupido.

“E’ … è stato Harry, me l’ha confidato perché in ansia per te” – provò a giustificarsi.
“La vostra complicità resiste, è … irritante” – protestò rialzandosi brusco.
“Dove vai Louis?!”
“Non ho più fame!” – si scostò dal suo abbraccio, appena Lux lo raggiunse, non senza avere lasciato una cospicua mancia sul tavolo, passando oltre il cameriere allibito.


“Jared noi … noi dovremmo parlare di questa cosa”

Geffen posò il bastone da passeggio, con il quale ormai si aiutava per deambulare in maggiore sicurezza, piazzandosi sul divano del living.

Leto accese il caminetto, strofinandosi i palmi, infreddolito.

“Il termostato dev’essersi rotto Glam”
“Non cambiare discorso” – sorrise perplesso.

“Voglio stare qui, ti basta la mia spiegazione?” – e lo guardò, intenso.
“Lo vedo e, per quanto possa gratificarmi la tua scelta, penso alla numerosa famiglia ed al marito, che hai lasciato alla End House”

“Stanno tutti bene Glam” – lo rassicurò, accovacciandosi tra le sue gambe.
“Al contrario di me … E’ evidente”
“Piangersi addosso non serve, sei stato tu ad insegnarmelo, sai?” – ed accarezzandogli gli zigomi, Jared recuperò una coperta, sistemandosi sotto la stessa, accanto a Glam, che lo baciò tra i capelli.

“Se non fossi ridotto male, tutto questo sarebbe rimasto nei miei sogni irrealizzabili, quindi voglio essere realistico, non autocommiserarmi gratuitamente” – bissò severo.

“Vuoi sapere se mi fai pena, Glam?” – chiese secco.
“Jay …”
“No, facciamo chiarezza, ne abbiamo diritto entrambi: tu sai quanto il sottoscritto odi anche solo la parola pena, quindi dacci un taglio, perché il motivo è ben diverso: credevo non fosse necessario ribadirlo, ma se proprio insisti”

Le iridi di Geffen erano talmente concentrate su Jared, da perdere il senso del tempo e dello spazio.
Lo baciò, facendo ciò che sentiva e voleva.

Jared non lo respinse, riprendendo fiato a fatica, quando si distaccarono l’uno dalle labbra dell’altro, seppure Geffen trattenesse contro la sua fronte quella del cantante, premendo sulla sua nuca.

“Il tuo amore, Jay, mi arriva forte e chiaro … come questo male, che vuole portarmi via da te, sai? Sono spilli, che diventano chiodi e poi salgono, trasformandosi in lame taglienti … Sminuzzano le mie cellule, consumano i muscoli, subdolamente, perché è un avversario invisibile ed io non ho difese … Ho ossa ovunque, un campo di battaglia sconfinato, una débâcle totale … E ride di me, che questa volta perderò … inesorabilmente.”



Quando lo vide dallo spioncino, Christopher perse un battito.

“Tomo … ciao, cosa ci fai qui?” – gli sorrise.
“Ciao, ho provato a salire, volevo telefonarti, però forse hai cambiato numero”

“Sì, lo sto facendo con molte cose”

“Cosa, cambiarle? Sì lo vedo” – disse dolce, accomodandosi alla penisola, dove il leader dei Red Close stava imbastendo una cena piuttosto leggera.

“Questo è quello nuovo, ti faccio uno squillo …”
“Ok, così lo memorizzo, grazie”

“A casa tutto a posto? Shan, Josh …”

“Sì stanno bene, Josh cresce, mi chiedeva di te …”
“Ha ragione, sono uno zio poco presente … Magari lo vengo a prendere giovedì sera, così porto lui e Clarissa a mangiare da qualche parte …”

“Sarebbe fantastico, ci organizziamo … O forse non ti va di averci tra i piedi, a me e Shan” – replicò esitante.

“No, ma che dici …? Mi fa piacere” – arrossì.
“Con Steven? Non che voglia farmi gli affari tuoi Chris, però se ti va di parlarne o sfogarti …”

“Lui cerca di riconquistarmi, ma io ho voltato pagina, è come essere uscito da una dipendenza, anche se so di apparire spietato ed anche poco credibile …”
“No, io ti credo” – bissò schietto il croato, assaggiando un passato di verdure, che l’ex gli aveva preparato in una tazza di porcellana bianca.

“Steven sembrava il partner ideale, questo lo so ed in parte è vero, non aveva di sicuro una doppia faccia o personalità …”
“In ogni caso tu hai maturato un disagio nel tempo o sbaglio? Un’insoddisfazione profonda”

“Sì Tomo, come un tarlo, che mi scavava dentro: sorridevo, ma in realtà piangevo, senza neppure rendermene conto … Ho trascurato dei progetti, focalizzavo i miei sforzi su Clarissa e Steven andava avanti nella carriera … Io lo aspettavo, magari facevo dei programmi, che puntualmente saltavano, ma non vorrei fossero interpretate come capricci, le mie rimostranze …”

“Non ti sto giudicando … Ed apprezzo la tua sincerità invece”

“Sì, lo vedo …” – sorrise – “In realtà tu sei sempre stato così trasparente …”
“Con te non mi sono comportato benissimo … O la memoria mi inganna?” – rise complice.

“Sono andato oltre, voglio ricordare solo il meglio di noi … di quello che abbiamo avuto Tomo”
“E lo farai anche con Steven?”
“Ci sto provando, così come a persuaderlo a dimenticarmi”
“Non è semplice, sappilo”

“Lo è più di rimanermi accanto, ne ho le prove …” – ribatté sereno.

Tomo prese fiato – “Sì, sei davvero guarito … Hai superato l’ostacolo e di sicuro non fallirai: sarai un ottimo genitore, senza l’ossessione di tenere in piedi una storia, che non funziona più”

“Vorrei riuscirci, credo di meritarlo, dopo troppe batoste” – sospirò.
“Assolutamente sì Chris, nessuno più di te, credimi.”



La spiaggia era deserta.
Lux lo raggiunse con poche falcate.

Afferrò Louis per le spalle e lo girò a se, puntandolo senza dargli scampo.

“Noi non stiamo ordendo complotti o praticando chissà quale illecito ai tuoi danni Lou! Harry ed io ti amiamo, l’unica cosa che ci accomuna è questa, cazzo!”

“Vincent io …”
“Ho accettato l’impensabile, vivo in funzione di te, ma non devi sentirti in colpa, lo sto urlando più a me stesso, sai?!” – proseguì senza lasciarlo.

“Non è giusto che … Tu vorresti rimanere da solo …?”
“Non vedo alternative Lou”
“Ma …”
“Ti ho consegnato il mio cuore: fanne ciò che vuoi, ma prova almeno a non umiliarmi con i tuoi sospetti, le tue insulse gelosie, perché se c’è uno, tra noi, che dovrebbe consumarsi e lacerarsi in tale senso, quello sono io” – disse più calmo e costernato.

Louis si appese al suo collo, stringendolo più che poteva.
Singhiozzando.

“Mon petit … sei certo di volerti sposare? Sei devastato da una marea di frustrazioni, a causa di tuo padre e non vorrei avessi preso decisioni avventate, per anestetizzare il dolore per il suo rifiuto”

Boo lo scrutò, sconvolto.

“Io amo Harry … E penso di continuo a quando tu ed io stavamo insieme: ti sembra normale? Sono confuso … e mi sto perdendo …”
“Se cancellassi ciò che abbiamo condiviso, ne soffrirei …” – gli sorrise con tenerezza.

“Cosa devo fare, allora? Non voglio perderti, ma neppure tradire Harry in questo modo, perché è ciò che provo Vincent”

“La nostra … follia l’abbiamo vissuta, quel pomeriggio intendo ed abbiamo compreso quanto sia logorante degenerare in quella maniera Louis! Farei l’amore con te ogni giorno, ma non è possibile, tu sei di un altro, tu hai scelto Harry e forse il matrimonio sarebbe il giusto epilogo per voi: l’essenziale è esserne convinti”

“Io lo ero … e poi tutte queste torture, queste parole cattive …” – iniziò a piangere sommessamente.

Lux lo cullò, provando a fargli riprendere il controllo; Boo tremava come una foglia; ed una parte di lui stava come appassendo.
Una parte un tempo magnifica, vessata ora dall’opinione, che Tomlinson aveva espresso senza mezzi termini, senza alcuna remora in quella maledetta missiva.

Lux avrebbe voluto ucciderlo e più ci pensava, più la rabbia gli saliva al cervello, passando dal suo cuore, dov’era inciso unicamente il nome di Louis, accanto a quello di Jacques.

Indelebilmente.





 CHRIS MELONI e la sua adorata moglie ;-)

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