Capitolo n. 212 – zen
Un ritorno mesto.
Louis tra le braccia
di Brent, seduto in mezzo a lui ed Harry, sopra il suv guidato da Brendan, con
a fianco Vincent.
I due fratelli non si
erano ancora parlati con chiarezza, dopo l’episodio della sera prima: durante
la colazione, ovviarono a quell’imbarazzo, provato soprattutto dal maggiore,
colpevole, a suo dire, di avere istigato Louis ad un gesto estremo.
Brendan, prima di
lasciare la stanza, aveva faticato non poco a convincerlo che stava sbagliando
clamorosamente e che il percorso di Louis doveva essere comunque seguito da un
terapista.
L’ideale sarebbe
stato Hugh, ma sia Harry che il fidanzato si dimostrarono titubanti.
Lux, invece, trovava
la proposta di Laurie ragionevole ed almeno da sperimentare, con un colloquio
informale.
Si ripromise di
convincere son petit, appena giunti a Los Angeles.
Robert scrutava,
attraverso lo specchietto dell’aletta parasole, le iridi di Geffen, piazzato
sul sedile posteriore della loro auto, mentre Jude la conduceva in silenzio.
Le bimbe dormivano,
sorvegliate anche da un Lula, ugualmente taciturno.
Durante l’unica
sosta, l’attore afferrò il polso destro all’avvocato, appena furono soli,
sussurrandogli un disperato – “Devo parlarti Glam”
“Questo l’ho capito da
quando siamo partiti Rob, ma che cazzo hai combinato?” – bissò in ansia.
“Ho fatto un’enorme
stronzata … Non riesco a calmarmi, a nascondere ciò che provo”
“Senti, se vuoi vieni
con me in ospedale” – sospirò – “Mi farebbe piacere fossi presente durante la
mia terapia, così dopo potremo parlare …”
“L’avrei fatto
comunque” – sorrise triste, intrecciando le dita a quelle di Glam, che lo stava
fissando amorevole.
L’uomo immaginava
quale potesse essere la confessione di Downey, ma voleva ancora sperare di
essere in torto.
Jared aveva voluto
mettersi al volante, incurante dei rimproveri affettuosi di Farrell.
L’irlandese lo stava
osservando, concentrandosi poi sulle cucciole, Amy e Flo ed Amèlie, a bordo
insieme a loro, oltre a Shan, Tomo e Josh.
“Ho chiesto il jet al
nonno, Jay”
“Sì …? Fantastico …
Dove mi porti?” – chiese tirato, senza distrarsi dalla strada piuttosto
trafficata.
“E’ una sorpresa …
sempre se sei ancora d’accordo, amore”
“Assolutamente sì
Cole e te ne ringrazio … Perdonami, ma sono ancora sconvolto per Louis, temo
che succederà qualche casino nei prossimi giorni”
“Per il colonnello?
Il processo militare o cosa?”
“Quello che Brent ha
dovuto subire verrà a galla nel loro ambiente e lui dovrà tornarci per fare condannare
quei maiali, anche a nome di altri, che a quanto pare si rifiutano di
testimoniare”
“Come lo sai questo?”
“Me l’ha detto
Antonio, ieri gli abbiamo telefonato, con Kevin …”
“E lui come sta?”
“Gli ho detto quello
che …” – Leto deglutì arrossendo – “Quello che abbiamo deciso, tu ed io, per
Glam …”
“Se ne è dispiaciuto?”
“No, anzi … Kevin
farà parte della task force” – sorrise, gli occhi lucidi.
“Ci sarò anch’io … ed
anche Jude …”
“Che situazione del
cazzo” – intervenne improvviso Shannon, incenerito dallo sguardo di Tomo.
Il croato aveva
discusso a lungo con il batterista, sulla scelta di Colin: favorire quel
riavvicinamento a Geffen era pericoloso e persino inutile.
Per Leto senior sarebbero
sorti unicamente dei guai.
Vassily fece benzina,
bloccando poi alle macchinette delle bibite un Ivan assorto e turbato.
“Hai fatto un ottimo
lavoro con Christopher, complimenti socio” – lo rimproverò.
“Mi stai licenziando
Vas?” – ribatté aspro.
“Come potrei? E’ il
signor Geffen quello che comanda, però sembra non interessargli granché la tua
condotta discutibile”
“Non sono affari
tuoi, non sai un cazzo di me e Chris!” – ringhiò, accorgendosi delle occhiate
di Amos e Peter, rimasti sul van, a sorvegliare i piccoli.
“Io non lo vedo,
anzi, mi pare sia svanito da un pezzo, senza aspettarti o sbaglio? Quindi a
cosa è servito mandare all’aria il suo legame con il dottor Boydon, me lo
spieghi? Avresti dovuto evitare!”
“Evitare cosa, di
innamorarmi di lui??!” – alzò i toni, sconvolto.
Vas si ammutolì: non
lo aveva mai visto in quel modo e gli fece persino tenerezza.
“Mi manca da morire e
non ho alcuna possibilità, sai? Chris mi ha chiesto di lasciarlo da solo, è ciò
che desidera, per ritrovare sé stesso, per ricostruire la propria dignità,
quindi cosa dovrei fare? Insistere, scocciarlo? Lo perderei e basta, anche se
tutti penserete sia già accaduto o che mi abbia usato, però non è così,
accidenti!” – si sfogò sincero.
“Le cose
miglioreranno Ivan, se questi sono i presupposti … Lui non ti ha escluso o
messo da parte … Non smettere di crederci, se ci tieni a Chris. Adesso andiamo,
dai.”
Louis alzò gli occhi
verso la balaustra, seduto comodo sopra il divano, nel salone di Vincent,
sorridendo.
Lux si era appena affacciato,
dal piano superiore, dicendogli che avrebbe terminato una telefonata e sarebbe
subito sceso.
Il giovane stava
sfogliando una rivista di cattering ed addobbi.
La sua visione dall’alto
era incantevole e bastarono pochi secondi per distrarre totalmente il francese.
Harry si era diretto
allo studio Geffen, con Hopper, per un problema riscontrato in aula, da uno dei
soci più anziani.
Una rogna da
risolvere immediatamente, a detta di Marc.
“Et voilà, fatto, per
fortuna Jerome non è un chiacchierone mon petit” – e si accomodò accanto a Boo,
curiosando su quelle pagine, quanto il futuro marito di Harry.
In effetti la carta
patinata era ricca di colori vivaci, stampigliati sulle più svariate
partecipazioni di nozze.
“Come sta il vecchio
orso?” – domandò Louis sfogliando il catalogo.
“Bene … si lagna per
l’artrosi … andrò a trovarlo in primavera”
“Sul serio? Non
starai via molto, vero?”
L’uomo avvampò
stranito – “No mon … petit, no, non lo so, ci vado sempre, anche per la casa,
gli affari” – tossì – “… dovresti saperlo …” – ed abbozzò un sorriso.
“Sai volevo
organizzarmi, con Haz, poi c’è il locale di Brent” – spiegò un po’ agitato.
Lo era dal mattino,
non aveva mai smesso.
Lux gli diede una
carezza paterna sulla guancia destra – “Non ci vado, se non vuoi … purché tu
sia contento, anche se temo di sbagliare a comportarmi così, ma non conosco
altro modo Louis” – replicò assorto.
“Di sicuro sbaglio io
a guardare questa roba qui con te, Vincent … Perdonami”
“No, no, anzi, mi
piace imbastire feste e …” – si stoppò, vergognandosi persino un poco, ma non gliene
importava niente, di essere così nudo davanti
a Louis, alle sue esigenze, alla sua sensibilità violata.
Anche a rischio di
apparire patetico.
Qualunque prezzo,
pure di vedere Louis realizzato, dopo tante, troppe delusioni.
Downey gli fece
indossare il vogatore ed i boxer, dopo che Geffen si era sfilato il camice
sterile.
Il tutto con estrema
naturalezza, come se fossero due coniugi, avvezzi al viversi in qualsiasi
contesto.
“Tutto bene Glam?” –
gli sorrise affettuoso.
“Mi sento rinascere,
non so bene cosa ci sia nella pozione di Mason, però sono disposto a provare
anche il più assurdo degli esperimenti”
“Hai appetito?
Potremmo fare uno spuntino da Barny …”
“Meglio andare a
casa, Kevin e Tim mi aspettano alla Joy’s House, così Lula … Ti spiace Rob?”
“No, no, è giusto così,
mi fa piacere saperti al sicuro da loro …”
“Parleremo là, ho la
mia privacy, c’è un mare di spazio …”
“Ok, non chiedo di
meglio”
Chris si sistemò nel
loft di Kurt, sempre a disposizione per i rifugiati come lui, in fuga da un
passato ingombrante.
Avrebbe visto
Clarissa per cena.
Boydon lo attendeva a
casa, ma quell’alloggio era comunque del cantante, quindi il medico stava già
progettando un trasferimento.
Stava accadendo tutto
troppo in fretta e Steven non aveva avvisato ancora nessuno della propria
famiglia, in merito a quell’inattesa separazione.
Quando se lo ritrovò
sulla soglia, in jeans strappati e giubbetto di pelle nera, Boydon perse un
battito.
“Ciao … sei in
anticipo …”
“No, non credo.
Clarissa è pronta?”
“La stavo pettinando,
ma non ne vuole sapere” – e gli fece strada, incespicando ovunque.
“Ci penso io, non è
mai stato il tuo forte” – e rise, non certo per canzonarlo.
Appena Clarissa lo
vide, ebbe un moto di gioia ed entusiasmo commoventi.
Chris si inginocchiò,
stringendola forte sul petto – “Principessa mi sei mancata”
“Sei sempre
arrabbiato papi?” – domandò con quei suoi pozzi di pece immensi.
“No, anzi, sono
allegro e felice di vederti e portarti a mangiare la pizza, come promesso: ci
incontreremo ogni giorno, te l’assicuro” – disse convinto.
Boydon ebbe un
tremito – “Christopher vorrei parlarti un attimo e”
Il leader dei Red
Close si alzò di scatto, con la cucciola in braccio – “Non è il momento giusto
e poi mi sembra di essere stato abbastanza esaustivo con la mia e-mail: l’hai
letta, vero?” – bissò asciutto, puntandolo, mentre Clarissa giocava con le sue
ciocche corvine.
“Ce certo, appena
ricevuta io l’ho … l’ho letta, Christopher”
Ripeteva il suo nome
come un mantra.
Ci perdeva ogni
respiro.
“Ci vediamo domani allora,
il mio indirizzo ce l’hai, i numeri non sono cambiati, sai come trovarmi e dove
andrò con mia figlia” – concluse calmo, riprendendo la porta.
“Christopher …?”
“Cosa?”
“Divertitevi …” – ed avvicinandosi
svelto, diede un buffetto a Clarissa, lambendo anche lo zigomo dell’ex, che non
tradì alcuna emozione.
Fingendo amaramente.
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