lunedì 11 novembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 212

Capitolo n. 212 – zen



Un ritorno mesto.

Louis tra le braccia di Brent, seduto in mezzo a lui ed Harry, sopra il suv guidato da Brendan, con a fianco Vincent.

I due fratelli non si erano ancora parlati con chiarezza, dopo l’episodio della sera prima: durante la colazione, ovviarono a quell’imbarazzo, provato soprattutto dal maggiore, colpevole, a suo dire, di avere istigato Louis ad un gesto estremo.

Brendan, prima di lasciare la stanza, aveva faticato non poco a convincerlo che stava sbagliando clamorosamente e che il percorso di Louis doveva essere comunque seguito da un terapista.
L’ideale sarebbe stato Hugh, ma sia Harry che il fidanzato si dimostrarono titubanti.

Lux, invece, trovava la proposta di Laurie ragionevole ed almeno da sperimentare, con un colloquio informale.
Si ripromise di convincere son petit, appena giunti a Los Angeles.



Robert scrutava, attraverso lo specchietto dell’aletta parasole, le iridi di Geffen, piazzato sul sedile posteriore della loro auto, mentre Jude la conduceva in silenzio.
Le bimbe dormivano, sorvegliate anche da un Lula, ugualmente taciturno.

Durante l’unica sosta, l’attore afferrò il polso destro all’avvocato, appena furono soli, sussurrandogli un disperato – “Devo parlarti Glam”

“Questo l’ho capito da quando siamo partiti Rob, ma che cazzo hai combinato?” – bissò in ansia.

“Ho fatto un’enorme stronzata … Non riesco a calmarmi, a nascondere ciò che provo”
“Senti, se vuoi vieni con me in ospedale” – sospirò – “Mi farebbe piacere fossi presente durante la mia terapia, così dopo potremo parlare …”

“L’avrei fatto comunque” – sorrise triste, intrecciando le dita a quelle di Glam, che lo stava fissando amorevole.

L’uomo immaginava quale potesse essere la confessione di Downey, ma voleva ancora sperare di essere in torto.



Jared aveva voluto mettersi al volante, incurante dei rimproveri affettuosi di Farrell.

L’irlandese lo stava osservando, concentrandosi poi sulle cucciole, Amy e Flo ed Amèlie, a bordo insieme a loro, oltre a Shan, Tomo e Josh.

“Ho chiesto il jet al nonno, Jay”
“Sì …? Fantastico … Dove mi porti?” – chiese tirato, senza distrarsi dalla strada piuttosto trafficata.

“E’ una sorpresa … sempre se sei ancora d’accordo, amore”
“Assolutamente sì Cole e te ne ringrazio … Perdonami, ma sono ancora sconvolto per Louis, temo che succederà qualche casino nei prossimi giorni”

“Per il colonnello? Il processo militare o cosa?”
“Quello che Brent ha dovuto subire verrà a galla nel loro ambiente e lui dovrà tornarci per fare condannare quei maiali, anche a nome di altri, che a quanto pare si rifiutano di testimoniare”

“Come lo sai questo?”
“Me l’ha detto Antonio, ieri gli abbiamo telefonato, con Kevin …”

“E lui come sta?”
“Gli ho detto quello che …” – Leto deglutì arrossendo – “Quello che abbiamo deciso, tu ed io, per Glam …”

“Se ne è dispiaciuto?”
“No, anzi … Kevin farà parte della task force” – sorrise, gli occhi lucidi.

“Ci sarò anch’io … ed anche Jude …”

“Che situazione del cazzo” – intervenne improvviso Shannon, incenerito dallo sguardo di Tomo.

Il croato aveva discusso a lungo con il batterista, sulla scelta di Colin: favorire quel riavvicinamento a Geffen era pericoloso e persino inutile.
Per Leto senior sarebbero sorti unicamente dei guai.



Vassily fece benzina, bloccando poi alle macchinette delle bibite un Ivan assorto e turbato.

“Hai fatto un ottimo lavoro con Christopher, complimenti socio” – lo rimproverò.

“Mi stai licenziando Vas?” – ribatté aspro.

“Come potrei? E’ il signor Geffen quello che comanda, però sembra non interessargli granché la tua condotta discutibile”

“Non sono affari tuoi, non sai un cazzo di me e Chris!” – ringhiò, accorgendosi delle occhiate di Amos e Peter, rimasti sul van, a sorvegliare i piccoli.

“Io non lo vedo, anzi, mi pare sia svanito da un pezzo, senza aspettarti o sbaglio? Quindi a cosa è servito mandare all’aria il suo legame con il dottor Boydon, me lo spieghi? Avresti dovuto evitare!”

“Evitare cosa, di innamorarmi di lui??!” – alzò i toni, sconvolto.
Vas si ammutolì: non lo aveva mai visto in quel modo e gli fece persino tenerezza.

“Mi manca da morire e non ho alcuna possibilità, sai? Chris mi ha chiesto di lasciarlo da solo, è ciò che desidera, per ritrovare sé stesso, per ricostruire la propria dignità, quindi cosa dovrei fare? Insistere, scocciarlo? Lo perderei e basta, anche se tutti penserete sia già accaduto o che mi abbia usato, però non è così, accidenti!” – si sfogò sincero.

“Le cose miglioreranno Ivan, se questi sono i presupposti … Lui non ti ha escluso o messo da parte … Non smettere di crederci, se ci tieni a Chris. Adesso andiamo, dai.”



Louis alzò gli occhi verso la balaustra, seduto comodo sopra il divano, nel salone di Vincent, sorridendo.

Lux si era appena affacciato, dal piano superiore, dicendogli che avrebbe terminato una telefonata e sarebbe subito sceso.

Il giovane stava sfogliando una rivista di cattering ed addobbi.

La sua visione dall’alto era incantevole e bastarono pochi secondi per distrarre totalmente il francese.

Harry si era diretto allo studio Geffen, con Hopper, per un problema riscontrato in aula, da uno dei soci più anziani.
Una rogna da risolvere immediatamente, a detta di Marc.



“Et voilà, fatto, per fortuna Jerome non è un chiacchierone mon petit” – e si accomodò accanto a Boo, curiosando su quelle pagine, quanto il futuro marito di Harry.

In effetti la carta patinata era ricca di colori vivaci, stampigliati sulle più svariate partecipazioni di nozze.


“Come sta il vecchio orso?” – domandò Louis sfogliando il catalogo.
“Bene … si lagna per l’artrosi … andrò a trovarlo in primavera”

“Sul serio? Non starai via molto, vero?”

L’uomo avvampò stranito – “No mon … petit, no, non lo so, ci vado sempre, anche per la casa, gli affari” – tossì – “… dovresti saperlo …” – ed abbozzò un sorriso.

“Sai volevo organizzarmi, con Haz, poi c’è il locale di Brent” – spiegò un po’ agitato.

Lo era dal mattino, non aveva mai smesso.

Lux gli diede una carezza paterna sulla guancia destra – “Non ci vado, se non vuoi … purché tu sia contento, anche se temo di sbagliare a comportarmi così, ma non conosco altro modo Louis” – replicò assorto.

“Di sicuro sbaglio io a guardare questa roba qui con te, Vincent … Perdonami”
“No, no, anzi, mi piace imbastire feste e …” – si stoppò, vergognandosi persino un poco, ma non gliene importava niente, di essere così nudo davanti a Louis, alle sue esigenze, alla sua sensibilità violata.

Anche a rischio di apparire patetico.
Qualunque prezzo, pure di vedere Louis realizzato, dopo tante, troppe delusioni.


Downey gli fece indossare il vogatore ed i boxer, dopo che Geffen si era sfilato il camice sterile.

Il tutto con estrema naturalezza, come se fossero due coniugi, avvezzi al viversi in qualsiasi contesto.

“Tutto bene Glam?” – gli sorrise affettuoso.
“Mi sento rinascere, non so bene cosa ci sia nella pozione di Mason, però sono disposto a provare anche il più assurdo degli esperimenti”

“Hai appetito? Potremmo fare uno spuntino da Barny …”
“Meglio andare a casa, Kevin e Tim mi aspettano alla Joy’s House, così Lula … Ti spiace Rob?”

“No, no, è giusto così, mi fa piacere saperti al sicuro da loro …”
“Parleremo là, ho la mia privacy, c’è un mare di spazio …”
“Ok, non chiedo di meglio”


Chris si sistemò nel loft di Kurt, sempre a disposizione per i rifugiati come lui, in fuga da un passato ingombrante.

Avrebbe visto Clarissa per cena.
Boydon lo attendeva a casa, ma quell’alloggio era comunque del cantante, quindi il medico stava già progettando un trasferimento.

Stava accadendo tutto troppo in fretta e Steven non aveva avvisato ancora nessuno della propria famiglia, in merito a quell’inattesa separazione.

Quando se lo ritrovò sulla soglia, in jeans strappati e giubbetto di pelle nera, Boydon perse un battito.

“Ciao … sei in anticipo …”
“No, non credo. Clarissa è pronta?”

“La stavo pettinando, ma non ne vuole sapere” – e gli fece strada, incespicando ovunque.

“Ci penso io, non è mai stato il tuo forte” – e rise, non certo per canzonarlo.

Appena Clarissa lo vide, ebbe un moto di gioia ed entusiasmo commoventi.

Chris si inginocchiò, stringendola forte sul petto – “Principessa mi sei mancata”

“Sei sempre arrabbiato papi?” – domandò con quei suoi pozzi di pece immensi.

“No, anzi, sono allegro e felice di vederti e portarti a mangiare la pizza, come promesso: ci incontreremo ogni giorno, te l’assicuro” – disse convinto.

Boydon ebbe un tremito – “Christopher vorrei parlarti un attimo e”

Il leader dei Red Close si alzò di scatto, con la cucciola in braccio – “Non è il momento giusto e poi mi sembra di essere stato abbastanza esaustivo con la mia e-mail: l’hai letta, vero?” – bissò asciutto, puntandolo, mentre Clarissa giocava con le sue ciocche corvine.

“Ce certo, appena ricevuta io l’ho … l’ho letta, Christopher”

Ripeteva il suo nome come un mantra.
Ci perdeva ogni respiro.

“Ci vediamo domani allora, il mio indirizzo ce l’hai, i numeri non sono cambiati, sai come trovarmi e dove andrò con mia figlia” – concluse calmo, riprendendo la porta.

“Christopher …?”

“Cosa?”

“Divertitevi …” – ed avvicinandosi svelto, diede un buffetto a Clarissa, lambendo anche lo zigomo dell’ex, che non tradì alcuna emozione.

Fingendo amaramente.
















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