Capitolo n. 27 - zen
Kevin bussò
educatamente alla porta dell’ufficio di Glam, allungatosi sul divano, dopo
avere girato un paio d’ore per il centro con Lula, impegnato a distribuire
regali insieme a Violet.
Jared e Colin erano
stati confinati in cucina, insieme a Tim e Denny, tra enormi pentole e teglie
da scrostare, non senza qualche divertita protesta.
“Avanti … tesoro, sei
tu” – Geffen lo accolse sereno, posando il giornale che stava facendo finta di
leggere.
Kevin chiuse a
chiave, correndo da lui con un sorriso.
“Che combini …?” –
chiese incuriosito.
“Voglio una coccola
dal mio ex marito e padre di nostro figlio, posso?” – rivelò con tono simpatico
e complice, rannicchiandosi sotto la sua ala.
Glam lo strinse
piano, baciandolo tra i capelli – “Non devi chiedermela …” – rise – “Ed io non
dovrei dartela, visto che Tim potrebbe inseguirmi con un coltello da arrosto” –
bisbigliò allegro.
La presenza di Kevin
gli faceva bene, si sentiva adorato, come del resto anche da Jared, che si era
ripromesso di incontrare nel pomeriggio alla spiaggia, dove un tempo sorgeva il
loro capanno.
“Tim sa che ti voglio
bene …” – e lo guardò, concentrandosi sulle labbra dell’avvocato.
“Di questo non
dubitare mai Kevin … Io ti amo profondamente, anche se abbiamo preso strade
differenti.” – disse serio.
Il bassista arrossì,
provando una scossa allo stomaco: ne era ancora innamorato, perché il dolore,
causato da Geffen, aveva scavato in lui un varco talmente profondo, che ora non
poteva che contenere una gioia smisurata ***
In parte dono di
Lula, in parte di Tim, ma, di certo, in parte anche di Glam.
Jude si rivestì
lento.
Avrebbe voluto
rimanere in quella camera per sempre: sentiva che Robert era nuovamente al suo
fianco, anche se alcuni fantasmi albergavano ancora nel cuore e nella mente
dell’americano.
Percepiva la sua
dolcezza, la partecipazione ai discorsi ed al sesso, negli sguardi continui di
Downey, che voleva consolidare il proprio ritorno in famiglia.
“Hai l’aria stanca …”
“Buongiorno Rob,
dormito bene?” – domandò ristendendosi verso di lui e poggiando il capo sull’addome
del moro, che sorrise, baciandogli le dita della mano sinistra e raccogliendone
una carezza calorosa.
“Ti ho sognato Jude …”
“Io ti ho … vegliato
e per questo adesso ho sonno, ma ne è valsa la pena …”
“Davvero? … Non
russavo, facevo smorfie?” – scherzò, accucciolandosi di traverso, come a
custodire il corpo dell’altro, che si sentì al sicuro.
“No … eri e sei
bellissimo” – ribatté sincero, come i suoi occhi, rapiti dal carisma di Downey,
dalla sua maturità solida e compiuta.
Forse amare Glam gli
aveva rafforzato l’autostima, certamente era così, pensò Law.
Anzi, l’essere amato
da lui, nel modo in cui Geffen sapeva fare meglio.
“Che c’è amore?”
Jude ebbe un tremito –
“Riflettevo … su … su quante cose ho sbagliato con te, ma non accadrà più
Robert: te lo assicuro.”
Si baciarono.
“E’ tutto pronto per
il cenone daddy?”
Geffen si stiracchiò
e la sua camicia, già sbottonata oltre metà del suo petto, si aprì del tutto.
“Devo mettermi a
dieta, domani solo grissini” – rise.
“Ma se sei dimagrito,
cambia sarta per i rammendi semmai” – e, risistemandosi, Kevin gli si posizionò
sopra, infilando le gambe tra quelle di Glam, che lo scrutò perplesso.
“Cosa dovrei pensare …?”
“A proposito di cosa,
daddy?” – e lo baciò all’altezza dello sterno.
“Kevin non”
Il giovane lo baciò
davvero stavolta, sorprendendolo con uno scatto felino e sensuale.
Geffen corrispose a
pieno quell’approccio caldissimo, eccitandosi quanto Kevin, ma poi lo spostò
con delicatezza ed un barlume di buon senso, anche se gli avrebbe fatto
qualsiasi cosa ed il suo intento gli si leggeva in faccia, palesemente.
“Tesoro … Senti non
trascendiamo e non”
Una deflagrazione
assordante rese le sue parole incomprensibili a Kevin, che si ritrovò sul
pavimento, con Glam sopra, come a proteggerlo istintivamente da quell’improvviso
pericolo.
Proveniva dal reparto
di accoglienza, annesso alla mensa.
“Lula!!” – urlò l’avvocato,
precipitandosi nel corridoio, seguito da Kevin, sconvolto quanto lui.
L’odore acre del fumo
si stava spandendo veloce, ma il sistema anti incendio funzionò immediato,
anche se le fiamme erano l’ultimo dei problemi.
Le macerie del
soffitto erano crollate in parte su diversi bambini, esanimi, quanto gli
addetti alla fondazione, che li stavano intrattenendo in giochi e canti, prima
del pranzo.
Glam intravide la
sagoma di Denny sbucare da una porta divelta: era coperto di sangue, ma oltre a
quel varco, Lula giaceva sopra a Violet, in lacrime e salva grazie al suo
corpicino, che l’aveva riparata da una miriade di schegge, in cui le vetrate si
erano quasi polverizzate.
C’era anche Jared,
poco distante, schiacciato da alcune sbarre di ferro e frammenti di muratura.
“Jay … Jared …”
La voce era quella di
Colin, alle spalle di Glam, immobile, come paralizzato dallo shock.
Con Tim, l’attore era
andato al magazzino viveri, per ritirare alcune casse d’acqua: doveva andarci
Jared, insieme a Denny, ma, per avere perduto una stupida scommessa, entrambi
erano rimasti a pelare una montagna di patate.
Il clima era
gioviale, collaborativo, una festa insomma, trasformatasi in incubo, in pochi
secondi.
Arrivarono i medici e
numerosi infermieri.
Geffen si destò da
quello stato catatonico, occupandosi di Lula, sanguinante sul fianco destro,
per via di una profonda ferita, che l’uomo tentò di tamponare disperatamente
con la propria casacca.
Le urla si
accavallarono.
Jared riprese i
sensi, abbracciato da un Colin in lacrime, con in grembo Violet, spaventata a
morte.
Il dottor Sebastian,
fratello di Pamela, coordinò al meglio le operazioni, dando le corrette
indicazioni anche a pompieri ed agenti di polizia giunti immediatamente sul
posto.
L’organizzazione
umanitaria di Geffen aveva finanziato le loro nuove sedi, potenziandole ed
attrezzandole al meglio, dopo i disastri naturali degli ultimi decenni.
Tutto sembrò irreale a
Glam, che non vedeva reagire Lula in alcun modo e continuava a ripetere come un
mantra – “Il mio bambino … il mio bambino non respira …”
“C’è battito,
portiamolo in sala operatoria! Glam lasciaci fare il nostro lavoro, farò il
possibile per salvarlo, ok, GUARDAMI GLAM!” – esclamò Sebastian.
Geffen fece un cenno,
mentre Kevin lo cingeva e lui neppure se ne era accorto.
Si piegarono in un
pianto irrefrenabile, mentre la spirale di quel dolore sembrò attanagliare ogni
loro speranza, spietatamente.
*** E’ una citazione
estrapolata da una frase del magnifico poeta Gibran
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