mercoledì 19 dicembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 27



Capitolo n. 27  -  zen


Kevin bussò educatamente alla porta dell’ufficio di Glam, allungatosi sul divano, dopo avere girato un paio d’ore per il centro con Lula, impegnato a distribuire regali insieme a Violet.
Jared e Colin erano stati confinati in cucina, insieme a Tim e Denny, tra enormi pentole e teglie da scrostare, non senza qualche divertita protesta.

“Avanti … tesoro, sei tu” – Geffen lo accolse sereno, posando il giornale che stava facendo finta di leggere.
Kevin chiuse a chiave, correndo da lui con un sorriso.
“Che combini …?” – chiese incuriosito.
“Voglio una coccola dal mio ex marito e padre di nostro figlio, posso?” – rivelò con tono simpatico e complice, rannicchiandosi sotto la sua ala.
Glam lo strinse piano, baciandolo tra i capelli – “Non devi chiedermela …” – rise – “Ed io non dovrei dartela, visto che Tim potrebbe inseguirmi con un coltello da arrosto” – bisbigliò allegro.
La presenza di Kevin gli faceva bene, si sentiva adorato, come del resto anche da Jared, che si era ripromesso di incontrare nel pomeriggio alla spiaggia, dove un tempo sorgeva il loro capanno.

“Tim sa che ti voglio bene …” – e lo guardò, concentrandosi sulle labbra dell’avvocato.
“Di questo non dubitare mai Kevin … Io ti amo profondamente, anche se abbiamo preso strade differenti.” – disse serio.
Il bassista arrossì, provando una scossa allo stomaco: ne era ancora innamorato, perché il dolore, causato da Geffen, aveva scavato in lui un varco talmente profondo, che ora non poteva che contenere una gioia smisurata ***
In parte dono di Lula, in parte di Tim, ma, di certo, in parte anche di Glam.


Jude si rivestì lento.
Avrebbe voluto rimanere in quella camera per sempre: sentiva che Robert era nuovamente al suo fianco, anche se alcuni fantasmi albergavano ancora nel cuore e nella mente dell’americano.
Percepiva la sua dolcezza, la partecipazione ai discorsi ed al sesso, negli sguardi continui di Downey, che voleva consolidare il proprio ritorno in famiglia.
“Hai l’aria stanca …”
“Buongiorno Rob, dormito bene?” – domandò ristendendosi verso di lui e poggiando il capo sull’addome del moro, che sorrise, baciandogli le dita della mano sinistra e raccogliendone una carezza calorosa.
“Ti ho sognato Jude …”
“Io ti ho … vegliato e per questo adesso ho sonno, ma ne è valsa la pena …”
“Davvero? … Non russavo, facevo smorfie?” – scherzò, accucciolandosi di traverso, come a custodire il corpo dell’altro, che si sentì al sicuro.
“No … eri e sei bellissimo” – ribatté sincero, come i suoi occhi, rapiti dal carisma di Downey, dalla sua maturità solida e compiuta.
Forse amare Glam gli aveva rafforzato l’autostima, certamente era così, pensò Law.
Anzi, l’essere amato da lui, nel modo in cui Geffen sapeva fare meglio.
“Che c’è amore?”
Jude ebbe un tremito – “Riflettevo … su … su quante cose ho sbagliato con te, ma non accadrà più Robert: te lo assicuro.”
Si baciarono.


“E’ tutto pronto per il cenone daddy?”
Geffen si stiracchiò e la sua camicia, già sbottonata oltre metà del suo petto, si aprì del tutto.
“Devo mettermi a dieta, domani solo grissini” – rise.
“Ma se sei dimagrito, cambia sarta per i rammendi semmai” – e, risistemandosi, Kevin gli si posizionò sopra, infilando le gambe tra quelle di Glam, che lo scrutò perplesso.
“Cosa dovrei pensare …?”
“A proposito di cosa, daddy?” – e lo baciò all’altezza dello sterno.
“Kevin non”
Il giovane lo baciò davvero stavolta, sorprendendolo con uno scatto felino e sensuale.
Geffen corrispose a pieno quell’approccio caldissimo, eccitandosi quanto Kevin, ma poi lo spostò con delicatezza ed un barlume di buon senso, anche se gli avrebbe fatto qualsiasi cosa ed il suo intento gli si leggeva in faccia, palesemente.
“Tesoro … Senti non trascendiamo e non”
Una deflagrazione assordante rese le sue parole incomprensibili a Kevin, che si ritrovò sul pavimento, con Glam sopra, come a proteggerlo istintivamente da quell’improvviso pericolo.
Proveniva dal reparto di accoglienza, annesso alla mensa.
“Lula!!” – urlò l’avvocato, precipitandosi nel corridoio, seguito da Kevin, sconvolto quanto lui.
L’odore acre del fumo si stava spandendo veloce, ma il sistema anti incendio funzionò immediato, anche se le fiamme erano l’ultimo dei problemi.
Le macerie del soffitto erano crollate in parte su diversi bambini, esanimi, quanto gli addetti alla fondazione, che li stavano intrattenendo in giochi e canti, prima del pranzo.
Glam intravide la sagoma di Denny sbucare da una porta divelta: era coperto di sangue, ma oltre a quel varco, Lula giaceva sopra a Violet, in lacrime e salva grazie al suo corpicino, che l’aveva riparata da una miriade di schegge, in cui le vetrate si erano quasi polverizzate.
C’era anche Jared, poco distante, schiacciato da alcune sbarre di ferro e frammenti di muratura.
“Jay … Jared …”
La voce era quella di Colin, alle spalle di Glam, immobile, come paralizzato dallo shock.
Con Tim, l’attore era andato al magazzino viveri, per ritirare alcune casse d’acqua: doveva andarci Jared, insieme a Denny, ma, per avere perduto una stupida scommessa, entrambi erano rimasti a pelare una montagna di patate.
Il clima era gioviale, collaborativo, una festa insomma, trasformatasi in incubo, in pochi secondi.

Arrivarono i medici e numerosi infermieri.
Geffen si destò da quello stato catatonico, occupandosi di Lula, sanguinante sul fianco destro, per via di una profonda ferita, che l’uomo tentò di tamponare disperatamente con la propria casacca.
Le urla si accavallarono.
Jared riprese i sensi, abbracciato da un Colin in lacrime, con in grembo Violet, spaventata a morte.
Il dottor Sebastian, fratello di Pamela, coordinò al meglio le operazioni, dando le corrette indicazioni anche a pompieri ed agenti di polizia giunti immediatamente sul posto.
L’organizzazione umanitaria di Geffen aveva finanziato le loro nuove sedi, potenziandole ed attrezzandole al meglio, dopo i disastri naturali degli ultimi decenni.
Tutto sembrò irreale a Glam, che non vedeva reagire Lula in alcun modo e continuava a ripetere come un mantra – “Il mio bambino … il mio bambino non respira …”
“C’è battito, portiamolo in sala operatoria! Glam lasciaci fare il nostro lavoro, farò il possibile per salvarlo, ok, GUARDAMI GLAM!” – esclamò Sebastian.
Geffen fece un cenno, mentre Kevin lo cingeva e lui neppure se ne era accorto.
Si piegarono in un pianto irrefrenabile, mentre la spirale di quel dolore sembrò attanagliare ogni loro speranza, spietatamente.




*** E’ una citazione estrapolata da una frase del magnifico poeta Gibran


Lula

Nessun commento:

Posta un commento