Capitolo n. 26 - zen
Glam controllò l’orologio
sul comodino.
Era notte fonda ed i
rumori dai corridoi erano quasi nulli.
Il clic della
serratura interruppe il silenzio.
Denny sgattaiolò nel
bagno per farsi una doccia, ma si bloccò notando Geffen appoggiato ai cuscini,
con un libro in mano ed una minitorcia agganciata alle pagine.
“Sei ancora sveglio …?”
“No … sì, cioè, l’insonnia
mi fa compagnia.”
Denny sorrise.
“Ti sono mancato?”
Glam si tolse gli
occhialini da lettura, sorridendo a propria volta – “A chi non mancheresti?”
“Vuoi un elenco?”
Risero.
“Vieni qui, devo
dirti una cosa …”
Il giovane azzerò la
distanza velocemente, piazzandosi sul bordo e, lasciandosi abbracciare da Glam,
gli diede un bacio nel collo, di gratitudine.
Si guardarono.
“Hai fatto il turno
in ambulatorio …?” – chiese dolcemente l’uomo, togliendogli una ciglia dallo
zigomo destro.
Denny annuì.
“Quei bambini … sono
talmente indifesi: sai, c’era una cucciola, con dei codini, io facevo lo scemo,
per farla ridere, ma lei mi tendeva le manine, voleva solo …” – si interruppe,
perdendo lo sguardo celeste nel vuoto – “Voleva solo un abbraccio, come il tuo …
sì, esattamente il tuo, per me Glam.” – e scrollò le spalle, rialzandosi.
Le tendine di quella
camera ammobiliata erano ancora in tinta con la moquette verde salvia.
Robert le notò, una
volta varcata la soglia, seguito dopo qualche minuto da Jude, che aveva
lasciato i documenti in portineria.
La locanda era
storica, ci erano passati diversi personaggi ed alloggiato alcuni ministri,
durante la seconda guerra mondiale, facendone sede di complotti e strategie.
C’era un’atmosfera
strana, da anni quaranta appunto, retrò, ma non ammuffita, anzi, sembrava tutto
ancora così vero, come se la coppia fosse piombata in un passato prossimo, ma
anche su di un set improvvisato.
Nulla di ciò: in
realtà c’erano stati almeno dodici anni prima, per un week end fatto di litigi,
per la mancanza di volontà da parte di Downey di divorziare da Susan.
Vecchie storie.
“Mi hai tenuto il
muso per due ore, seduto su quella poltrona, Jude …” – esordì, ridendo, l’americano.
Law annuì, con aria
scanzonata – “E poi ci abbiamo fatto l’amore … Non so in che modo …”
“Scomodo direi” – e sorrise
complice.
“Ti voglio bene Rob” –
bissò, fissandolo, ad un metro da lui: nemmeno a mille chilometri, si sarebbero
sentiti distanti.
Erano lì, sul serio,
senza scuse o compromessi: si strinsero, iniziando a spogliarsi lentamente.
Colin si rannicchiò
meglio.
Jared lo stava
custodendo, dal momento in cui si erano assopiti: gli diede un bacio sulla
nuca, infilando le mani tra le gambe dell’irlandese, che gemette nel guanciale
stropicciato, come i suoi capelli brizzolati e corti.
“Ti ho fatto male …?”
– chiese il cantante, con voce roca.
Farrell provò un’eccitazione
spasmodica, ma voleva essere il suo ostaggio, almeno per un giorno, la sua preda, per un ulteriore
amplesso, la vittima di quel carnefice ancora così bello e seducente, un
guerriero capace di sconfiggere il tempo, il suo meraviglioso ragazzo di
Bossier City.
“Ti amo Jay” – disse strozzato,
perché ormai si sentiva invaso e Leto non gli avrebbe dato tregua, come se
telepaticamente avesse inteso ogni sua richiesta.
“Io ti voglio … ti
voglio da morire … Cole” – e deglutendo a fatica, raggiunse subito l’estasi,
riempiendosi la mano con quella dell’altro, prossimo a perdere i sensi, per l’eccessivo
carico di sensazioni, aggrovigliatesi intorno al suo cuore.
Si erano dati la
buona notte con un bacio casto, ma era quasi tempo di colazione.
Geffen dormì
nervosamente, tenendo sul petto un Denny più tranquillo, per un paio d’ore.
Si levò con cautela,
dalle lenzuola tiepide, rimboccandole al giovane, che era esausto per le
mansioni, di cui si era fatto carico tra il centro medico e la mensa della
fondazione.
Glam sorrise,
osservandolo ancora per qualche secondo.
Lo faceva anche con
Robert ed il ricordo di lui, mai appannato, gli arrivò addosso come uno
schiaffo.
Lo immaginò, tra le
braccia del marito e non sbagliava.
Pensò a come
sorrideva, dopo che con lui facevano l’amore o si coccolavano, a come Downey
gli dimostrava riconoscenza ed affezione, con tanti piccoli gesti, frammenti,
schegge di memoria, che gli lambivano l’anima, ferendola, devastandola.
L’unica consolazione
era il messaggio ricevuto da Kevin: con Lula e Tim stavano arrivando da Los
Angeles per festeggiare il capodanno insieme a lui.
Jared si sarebbe
aggregato con Violet e Colin, ma questi ne era all’oscuro.
Si trattava di una
sorpresa, organizzata dal leader dei Mars anche per valutare un’adozione sul
posto.
Violet avrebbe
trascorso quelle celebrazioni con il suo adorato Lula e lui, con Kevin,
avrebbero controllato lo stato di salute di Geffen, a cui erano legatissimi.
La presenza di Denny,
inoltre, li aveva incuriositi, ma, senza ammetterlo, ingelositi entrambi, come
se Glam appartenesse ancora a loro: forse un pezzetto di lui, tra tutti quei
brandelli lasciati dal passaggio di Robert, potevano anche considerarlo tale,
con egoismo ed innocenza, un mix fatale solo al vecchio avvocato.
Pazienza.
Sentirlo così stretto
e caldo, intorno al proprio sesso, mandava in corto circuito ogni cellula di
Jude, rapito dai respiri di Robert, tra le cui gambe l’inglese si riprendeva
ciò che non doveva più essere di nessun altro.
Avrebbe voluto
dirglielo, urlarglielo, ma voleva riconquistarlo con la delicatezza, che Downey
agognava, dopo troppe amarezze.
Law sapeva che ad
ogni affondo, probabilmente, altre immagini sarebbero riaffiorate sotto alle
palpebre di Robert, ma lo capiva, lo accettava e si impose di ignorare e
proseguire verso una destinazione precisa, quanto ambita.
Gli arti del moro si
avvilupparono meglio al corpo massiccio di Jude, invitandolo tacitamente a
capovolgere la posizione: accadde ed ora, da quella prospettiva, l’addome ed il
petto di Robert apparvero tesi, smagriti, ma tonici, reattivi ed elastici in
una movenza, a cui diede vita da subito, per non perdere neppure un attimo di
quella carnalità appagante.
Si piegò, baciando
Jude con bramosia, toccandolo ovunque potesse arrivare, acuendo il ritmo,
rendendolo febbrile.
L’apice li tramortì,
intossicando l’aria di singulti e grida sommesse.
Ormai svuotatosi,
Jude trascinò alla sua bocca l’erezione di Robert, brandendogli i glutei sodi,
per attirarlo a sé senza incertezze: la inghiottì, con capacità avida, pompando
e succhiando, sino alla fine di lui, che, grondando di sudore e qualche
lacrima, avrebbe voluto dirgli “ti amo”, senza riuscirvi.
Chris Meloni (Glam Geffen, 51 anni) immortalato lo scorso novembre, in quel di NYC durante un galà benefico XD
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