martedì 18 dicembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 26



Capitolo n. 26  -  zen

Glam controllò l’orologio sul comodino.
Era notte fonda ed i rumori dai corridoi erano quasi nulli.
Il clic della serratura interruppe il silenzio.
Denny sgattaiolò nel bagno per farsi una doccia, ma si bloccò notando Geffen appoggiato ai cuscini, con un libro in mano ed una minitorcia agganciata alle pagine.
“Sei ancora sveglio …?”
“No … sì, cioè, l’insonnia mi fa compagnia.”
Denny sorrise.
“Ti sono mancato?”
Glam si tolse gli occhialini da lettura, sorridendo a propria volta – “A chi non mancheresti?”
“Vuoi un elenco?”
Risero.
“Vieni qui, devo dirti una cosa …”
Il giovane azzerò la distanza velocemente, piazzandosi sul bordo e, lasciandosi abbracciare da Glam, gli diede un bacio nel collo, di gratitudine.
Si guardarono.
“Hai fatto il turno in ambulatorio …?” – chiese dolcemente l’uomo, togliendogli una ciglia dallo zigomo destro.
Denny annuì.
“Quei bambini … sono talmente indifesi: sai, c’era una cucciola, con dei codini, io facevo lo scemo, per farla ridere, ma lei mi tendeva le manine, voleva solo …” – si interruppe, perdendo lo sguardo celeste nel vuoto – “Voleva solo un abbraccio, come il tuo … sì, esattamente il tuo, per me Glam.” – e scrollò le spalle, rialzandosi.


Le tendine di quella camera ammobiliata erano ancora in tinta con la moquette verde salvia.
Robert le notò, una volta varcata la soglia, seguito dopo qualche minuto da Jude, che aveva lasciato i documenti in portineria.
La locanda era storica, ci erano passati diversi personaggi ed alloggiato alcuni ministri, durante la seconda guerra mondiale, facendone sede di complotti e strategie.
C’era un’atmosfera strana, da anni quaranta appunto, retrò, ma non ammuffita, anzi, sembrava tutto ancora così vero, come se la coppia fosse piombata in un passato prossimo, ma anche su di un set improvvisato.
Nulla di ciò: in realtà c’erano stati almeno dodici anni prima, per un week end fatto di litigi, per la mancanza di volontà da parte di Downey di divorziare da Susan.
Vecchie storie.

“Mi hai tenuto il muso per due ore, seduto su quella poltrona, Jude …” – esordì, ridendo, l’americano.
Law annuì, con aria scanzonata – “E poi ci abbiamo fatto l’amore … Non so in che modo …”
“Scomodo direi” – e sorrise complice.
“Ti voglio bene Rob” – bissò, fissandolo, ad un metro da lui: nemmeno a mille chilometri, si sarebbero sentiti distanti.
Erano lì, sul serio, senza scuse o compromessi: si strinsero, iniziando a spogliarsi lentamente.


Colin si rannicchiò meglio.
Jared lo stava custodendo, dal momento in cui si erano assopiti: gli diede un bacio sulla nuca, infilando le mani tra le gambe dell’irlandese, che gemette nel guanciale stropicciato, come i suoi capelli brizzolati e corti.
“Ti ho fatto male …?” – chiese il cantante, con voce roca.
Farrell provò un’eccitazione spasmodica, ma voleva essere il suo ostaggio, almeno  per un giorno, la sua preda, per un ulteriore amplesso, la vittima di quel carnefice ancora così bello e seducente, un guerriero capace di sconfiggere il tempo, il suo meraviglioso ragazzo di Bossier City.
“Ti amo Jay” – disse strozzato, perché ormai si sentiva invaso e Leto non gli avrebbe dato tregua, come se telepaticamente avesse inteso ogni sua richiesta.
“Io ti voglio … ti voglio da morire … Cole” – e deglutendo a fatica, raggiunse subito l’estasi, riempiendosi la mano con quella dell’altro, prossimo a perdere i sensi, per l’eccessivo carico di sensazioni, aggrovigliatesi intorno al suo cuore.


Si erano dati la buona notte con un bacio casto, ma era quasi tempo di colazione.
Geffen dormì nervosamente, tenendo sul petto un Denny più tranquillo, per un paio d’ore.
Si levò con cautela, dalle lenzuola tiepide, rimboccandole al giovane, che era esausto per le mansioni, di cui si era fatto carico tra il centro medico e la mensa della fondazione.
Glam sorrise, osservandolo ancora per qualche secondo.
Lo faceva anche con Robert ed il ricordo di lui, mai appannato, gli arrivò addosso come uno schiaffo.
Lo immaginò, tra le braccia del marito e non sbagliava.
Pensò a come sorrideva, dopo che con lui facevano l’amore o si coccolavano, a come Downey gli dimostrava riconoscenza ed affezione, con tanti piccoli gesti, frammenti, schegge di memoria, che gli lambivano l’anima, ferendola, devastandola.

L’unica consolazione era il messaggio ricevuto da Kevin: con Lula e Tim stavano arrivando da Los Angeles per festeggiare il capodanno insieme a lui.
Jared si sarebbe aggregato con Violet e Colin, ma questi ne era all’oscuro.
Si trattava di una sorpresa, organizzata dal leader dei Mars anche per valutare un’adozione sul posto.
Violet avrebbe trascorso quelle celebrazioni con il suo adorato Lula e lui, con Kevin, avrebbero controllato lo stato di salute di Geffen, a cui erano legatissimi.
La presenza di Denny, inoltre, li aveva incuriositi, ma, senza ammetterlo, ingelositi entrambi, come se Glam appartenesse ancora a loro: forse un pezzetto di lui, tra tutti quei brandelli lasciati dal passaggio di Robert, potevano anche considerarlo tale, con egoismo ed innocenza, un mix fatale solo al vecchio avvocato.
Pazienza.


Sentirlo così stretto e caldo, intorno al proprio sesso, mandava in corto circuito ogni cellula di Jude, rapito dai respiri di Robert, tra le cui gambe l’inglese si riprendeva ciò che non doveva più essere di nessun altro.
Avrebbe voluto dirglielo, urlarglielo, ma voleva riconquistarlo con la delicatezza, che Downey agognava, dopo troppe amarezze.
Law sapeva che ad ogni affondo, probabilmente, altre immagini sarebbero riaffiorate sotto alle palpebre di Robert, ma lo capiva, lo accettava e si impose di ignorare e proseguire verso una destinazione precisa, quanto ambita.
Gli arti del moro si avvilupparono meglio al corpo massiccio di Jude, invitandolo tacitamente a capovolgere la posizione: accadde ed ora, da quella prospettiva, l’addome ed il petto di Robert apparvero tesi, smagriti, ma tonici, reattivi ed elastici in una movenza, a cui diede vita da subito, per non perdere neppure un attimo di quella carnalità appagante.
Si piegò, baciando Jude con bramosia, toccandolo ovunque potesse arrivare, acuendo il ritmo, rendendolo febbrile.
L’apice li tramortì, intossicando l’aria di singulti e grida sommesse.
Ormai svuotatosi, Jude trascinò alla sua bocca l’erezione di Robert, brandendogli i glutei sodi, per attirarlo a sé senza incertezze: la inghiottì, con capacità avida, pompando e succhiando, sino alla fine di lui, che, grondando di sudore e qualche lacrima, avrebbe voluto dirgli “ti amo”, senza riuscirvi.


 Chris Meloni (Glam Geffen, 51 anni) immortalato lo scorso novembre, in quel di NYC durante un galà benefico XD

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