mercoledì 12 dicembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 23



Capitolo n. 23  -  zen


Chris si era tolto la maglietta, nella foga di quell’esecuzione canora, tra luci, vapori e raggi stroboscopici, accompagnato dai Mars e coadiuvato dalla voce di Jared.
Conclusero insieme il pezzo, scritto dal leader dei Red Close, con un acuto perfetto e sincrono, quindi si abbracciarono, galvanizzati dall’ovazione del pubblico riunitosi al nuovo palazzo del ghiaccio di Los Angeles, dove venivano organizzati eventi spettacolari.
Jared gli stampò un bacio sulla guancia destra, che Chris ricambiò felice, per quel ritorno molto applaudito.
Colin, dietro le quinte, sorrideva alla gioia del compagno, mentre Steven, più burbero ed estraneo a quell’ambiente, aveva provato una fitta allo stomaco.
Era morbosamente geloso di Christopher, che mai gli aveva dato adito a sospetti di alcun genere: il giovane, escludendo il legame profondo con Robert, si dedicava a lui ed alla loro cucciola Clarissa giorno e notte, ritagliandosi giusto lo spazio per cantare a pochissimi concerti con la band di Jared, componendo ballate rock orecchiabili e coinvolgenti.
Il sound proposto da Jared, invece, era più elettronico e duro, ma pure sempre accattivante: esaltava le doti di Kevin al basso e Tomo alla chitarra, oltre al ritmo incalzante dettato dalla batteria di Shannon, semplicemente infiammato per quell’ennesimo successo.

I riflettori si spensero di botto: il pubblico si zittì, poi un vocio allegro sembrò rianimarsi.
Da un angolo sbucò Violet, spingendo un carrello recante una mega torta: Farrell l’assisteva attento in quel gesto per il suo papi molto speciale: “Eccoci tesoro … Auguri Jay” – gli sussurrò Colin, guardandolo con un amore sconfinato.
Leto lo strinse a sé, sollevando la bimba, che li ricoprì di baci.
Quello meno casto, che suscitò un’approvazione chiassosa, Jared e Colin se lo scambiarono una volta che Violet fu scesa e raggiunta da fratellini e sorelline.
Un mega “Happy birthday to you” si levò, arricchito da un tappeto musicale a cura di Tomo, che fu cinto da Shannon ed infine baciato appassionatamente, nel tripudio generale di palloncini e stelle filanti di colore rosso ed argento.
Il dolce, preparato da Sam, presente con Dean e Casper, fu tagliato e distribuito in maniera confusa, ma talmente vivace da non deludere almeno le prime file.
Diverse associazioni gay della città omaggiarono Jared di mazzi di fiori e targhe, dove si ringraziava la sua opera di assistenza e volontariato per i malati di Aids, mentre per Violet arrivarono peluche ed abitini ricamati dalle ragazze madri di un gruppo di ascolto, dove i coniugi Farrell contribuivano a trovare loro un’occupazione per consentire di crescere i figli senza darli in adozione.
I Mars chiusero la serata con un classico del loro repertorio, Kings and Queens, incisa con un rinnovato arrangiamento, che piacque a tutti.


Denny si guardò in giro, provando un misto di agitazione e sconforto.
L’aeroporto di Port au Prince era un via vai di soldati e delegazioni.
Appena vide la sagoma di Geffen districarsi al check out, un sorriso raggiante si schiuse sul suo volto bellissimo.
Gli andò incontro, completamente sollevato.
“Ciao boss, bene arrivato!”
“Ehi Denny, è molto che aspetti?” – chiese distratto dagli sms sul cellulare, che appena riacceso, fioccarono numerosi.
“No … ho preso il primo volo disponibile e non ho calcolato i tuoi tempi, ma adesso sei qui e mi sento meglio …”
“Sembri … spaventato” – e lo abbracciò paterno.
Denny sentì un groppo alla gola.
“E’ che ho fatto delle cazzate, di cui mi vergogno …”
Si distaccarono, Glam sorrise – “Hai fatto fuori qualcuno?”
“No …”
“Allora chiederemo le attenuanti generiche” – e gli fece l’occhiolino.
“Ok capo …”
“Ci sono i miei assistenti: dai andiamo è quasi mezzanotte e voglio fare una telefonata”
“A Los Angeles sono le nove, Jared e Kevin avranno appena terminato di esibirsi”
“Infatti e non ho ancora fatto gli auguri a qualcuno, che di recente ho trascurato” – replicò soprappensiero.
“Sì, certo … io mi siedo davanti” – e si accomodò accanto al guidatore, mentre Geffen salì con la sua segretaria sui sedili posteriori, chiudendo velocemente gli sportelli, infastiditi da alcuni flash.
“Ma chi sono quelli?” – chiese irritato.
“Mr Geffen i paparazzi sono arrivati anche qui, grazie alla cena per la raccolta fondi del trentuno dicembre: ci saranno molti vip” – spiegò Katy sorridendo.
“Allora lo scotto da pagare è … sopportabile” – e sbuffò provando a rilassarsi.
Denny lo scrutava dallo specchietto retrovisore, cogliendo le sue espressioni spesso tristi, quanto le sue.


Jared bussò alla porta del camerino di Chris, letteralmente in fuga da un nugolo di fan un po’ invadenti per i suoi gusti.
“Avanti!”
“Ciao sono braccato!” – e richiuse, appoggiandosi con la schiena al legno decorato con parecchie istantanee di Chris, che scoppiò a ridere.
“Inconvenienti del mestiere …” – disse tamponandosi le ciocche grondanti di acqua e qualche grumo di schiuma, rimasto dopo una doccia veloce: era coperto infatti solo da un telo dalla vita in giù.
Jared lo fissò per attimo abbastanza prolungato da fare arrossire il giovane.
“Prima ci siamo scatenati …” – spezzò l’imbarazzo Leto.
“Sì è come andare in bicicletta, una volta imparato, anche se arrugginiti, bastano poche pedalate e”
La distanza tra i due si era come annullata, tra una frase e l’altra ed ora erano davvero vicini, faccia a faccia.
Jared lo baciò improvviso, brandendo i suoi zigomi leggermente sporgenti ed affascinanti, come se fosse una tentazione, alla quale era impossibile sottrarsi.


“I tre hotel migliori di Haiti al completo e quella marmaglia di sciroccati neppure è sbarcata ancora sull’isola … Roba da matti”
Glam stava brontolando, mentre sistemava i pochi indumenti nel cassettone della camera del mini appartamento annesso al suo ufficio della fondazione.
Denny si era raggomitolato sul divano della saletta antistante quello spazio ridotto, ma accogliente.
“Sicuro di volere dormire lì?” – domandò gentile Geffen.
“Va benissimo … Non sai quanto io sia felice di avere accettato la tua proposta.”
“Dopo avere letto la tua e-mail, Denny, ero preoccupato e … amareggiato”
“Mi ero illuso di avere un matrimonio che funzionasse, invece sono stato preso in giro alla grande” – disse sconsolato, ma con una compostezza, che emozionò Geffen.
“Ci hanno … massacrato … Per Robert non posso dire lo stesso, ma sia tu che io eravamo innamorati persi dei nostri compagni …”
“E lo siamo ancora Glam … Io, però, non voglio più esserlo, Tomo non lo merita, mentre per Rob è diverso …”
“Non poteva funzionare, me lo ripeto di continuo, perché invece funzionava magnificamente, sai? … C’est la vie …”
Denny si alzò lento.
“Glam, senti … potrei stare lì con te? … Non voglio sposarti, sia chiaro” – e ridacchiò nervoso, grattandosi la nuca.
Il silenzio, fra loro, crepitò nel cuore di entrambi.


Robert preparò la colazione.
Law gli si avvicinò alle spalle, avvolgendolo timido.
Avevano dormito incastrati e nudi, ma senza fare l’amore.
Le parole si erano spente in baci colmi di affezione, ma non scabrosi.
Si erano ripromessi di continuare il reciproco confronto durante quella giornata piovosa di Santo Stefano, in una Londra grigia e fumosa.
“Hai chiamato Rob …?”
Downey annuì, tirando su dal naso.
“La signorina della reception mi ha detto che Glam ha lasciato l’albergo un’ora dopo di me … Pensa, le avevo fatto l’autografo, per questo si ricordava quel particolare …”
“Sì amore, capisco … Te l’ho ripetuto prima di addormentarci, se hai bisogno di tempo, di parlare con lui …”
Robert lo fissò con dolcezza, poi lo accolse sul petto tremante.
“Ciò che mi tormenta è di averlo fatto soffrire … per la seconda volta Jude. Non dovevo … semplicemente io non dovevo permetterlo.”










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