Capitolo n. 23 - zen
Chris si era tolto la
maglietta, nella foga di quell’esecuzione canora, tra luci, vapori e raggi
stroboscopici, accompagnato dai Mars e coadiuvato dalla voce di Jared.
Conclusero insieme il
pezzo, scritto dal leader dei Red Close, con un acuto perfetto e sincrono,
quindi si abbracciarono, galvanizzati dall’ovazione del pubblico riunitosi al
nuovo palazzo del ghiaccio di Los Angeles, dove venivano organizzati eventi
spettacolari.
Jared gli stampò un
bacio sulla guancia destra, che Chris ricambiò felice, per quel ritorno molto
applaudito.
Colin, dietro le
quinte, sorrideva alla gioia del compagno, mentre Steven, più burbero ed
estraneo a quell’ambiente, aveva provato una fitta allo stomaco.
Era morbosamente
geloso di Christopher, che mai gli aveva dato adito a sospetti di alcun genere:
il giovane, escludendo il legame profondo con Robert, si dedicava a lui ed alla
loro cucciola Clarissa giorno e notte, ritagliandosi giusto lo spazio per
cantare a pochissimi concerti con la band di Jared, componendo ballate rock
orecchiabili e coinvolgenti.
Il sound proposto da
Jared, invece, era più elettronico e duro, ma pure sempre accattivante:
esaltava le doti di Kevin al basso e Tomo alla chitarra, oltre al ritmo
incalzante dettato dalla batteria di Shannon, semplicemente infiammato per
quell’ennesimo successo.
I riflettori si
spensero di botto: il pubblico si zittì, poi un vocio allegro sembrò
rianimarsi.
Da un angolo sbucò
Violet, spingendo un carrello recante una mega torta: Farrell l’assisteva
attento in quel gesto per il suo papi molto speciale: “Eccoci tesoro … Auguri
Jay” – gli sussurrò Colin, guardandolo con un amore sconfinato.
Leto lo strinse a sé,
sollevando la bimba, che li ricoprì di baci.
Quello meno casto,
che suscitò un’approvazione chiassosa, Jared e Colin se lo scambiarono una
volta che Violet fu scesa e raggiunta da fratellini e sorelline.
Un mega “Happy
birthday to you” si levò, arricchito da un tappeto musicale a cura di Tomo, che
fu cinto da Shannon ed infine baciato appassionatamente, nel tripudio generale
di palloncini e stelle filanti di colore rosso ed argento.
Il dolce, preparato
da Sam, presente con Dean e Casper, fu tagliato e distribuito in maniera
confusa, ma talmente vivace da non deludere almeno le prime file.
Diverse associazioni
gay della città omaggiarono Jared di mazzi di fiori e targhe, dove si ringraziava
la sua opera di assistenza e volontariato per i malati di Aids, mentre per
Violet arrivarono peluche ed abitini ricamati dalle ragazze madri di un gruppo
di ascolto, dove i coniugi Farrell contribuivano a trovare loro un’occupazione
per consentire di crescere i figli senza darli in adozione.
I Mars chiusero la
serata con un classico del loro repertorio, Kings and Queens, incisa con un
rinnovato arrangiamento, che piacque a tutti.
Denny si guardò in
giro, provando un misto di agitazione e sconforto.
L’aeroporto di Port
au Prince era un via vai di soldati e delegazioni.
Appena vide la sagoma
di Geffen districarsi al check out, un sorriso raggiante si schiuse sul suo
volto bellissimo.
Gli andò incontro,
completamente sollevato.
“Ciao boss, bene
arrivato!”
“Ehi Denny, è molto
che aspetti?” – chiese distratto dagli sms sul cellulare, che appena riacceso,
fioccarono numerosi.
“No … ho preso il
primo volo disponibile e non ho calcolato i tuoi tempi, ma adesso sei qui e mi
sento meglio …”
“Sembri … spaventato”
– e lo abbracciò paterno.
Denny sentì un groppo
alla gola.
“E’ che ho fatto
delle cazzate, di cui mi vergogno …”
Si distaccarono, Glam
sorrise – “Hai fatto fuori qualcuno?”
“No …”
“Allora chiederemo le
attenuanti generiche” – e gli fece l’occhiolino.
“Ok capo …”
“Ci sono i miei
assistenti: dai andiamo è quasi mezzanotte e voglio fare una telefonata”
“A Los Angeles sono
le nove, Jared e Kevin avranno appena terminato di esibirsi”
“Infatti e non ho
ancora fatto gli auguri a qualcuno, che di recente ho trascurato” – replicò soprappensiero.
“Sì, certo … io mi
siedo davanti” – e si accomodò accanto al guidatore, mentre Geffen salì con la
sua segretaria sui sedili posteriori, chiudendo velocemente gli sportelli,
infastiditi da alcuni flash.
“Ma chi sono quelli?”
– chiese irritato.
“Mr Geffen i
paparazzi sono arrivati anche qui, grazie alla cena per la raccolta fondi del
trentuno dicembre: ci saranno molti vip” – spiegò Katy sorridendo.
“Allora lo scotto da
pagare è … sopportabile” – e sbuffò provando a rilassarsi.
Denny lo scrutava
dallo specchietto retrovisore, cogliendo le sue espressioni spesso tristi, quanto
le sue.
Jared bussò alla
porta del camerino di Chris, letteralmente in fuga da un nugolo di fan un po’
invadenti per i suoi gusti.
“Avanti!”
“Ciao sono braccato!”
– e richiuse, appoggiandosi con la schiena al legno decorato con parecchie
istantanee di Chris, che scoppiò a ridere.
“Inconvenienti del
mestiere …” – disse tamponandosi le ciocche grondanti di acqua e qualche grumo
di schiuma, rimasto dopo una doccia veloce: era coperto infatti solo da un telo
dalla vita in giù.
Jared lo fissò per
attimo abbastanza prolungato da fare arrossire il giovane.
“Prima ci siamo
scatenati …” – spezzò l’imbarazzo Leto.
“Sì è come andare in
bicicletta, una volta imparato, anche se arrugginiti, bastano poche pedalate e”
La distanza tra i due
si era come annullata, tra una frase e l’altra ed ora erano davvero vicini,
faccia a faccia.
Jared lo baciò
improvviso, brandendo i suoi zigomi leggermente sporgenti ed affascinanti, come
se fosse una tentazione, alla quale era impossibile sottrarsi.
“I tre hotel migliori
di Haiti al completo e quella marmaglia di sciroccati neppure è sbarcata ancora
sull’isola … Roba da matti”
Glam stava
brontolando, mentre sistemava i pochi indumenti nel cassettone della camera del
mini appartamento annesso al suo ufficio della fondazione.
Denny si era
raggomitolato sul divano della saletta antistante quello spazio ridotto, ma
accogliente.
“Sicuro di volere
dormire lì?” – domandò gentile Geffen.
“Va benissimo … Non
sai quanto io sia felice di avere accettato la tua proposta.”
“Dopo avere letto la
tua e-mail, Denny, ero preoccupato e … amareggiato”
“Mi ero illuso di
avere un matrimonio che funzionasse, invece sono stato preso in giro alla
grande” – disse sconsolato, ma con una compostezza, che emozionò Geffen.
“Ci hanno …
massacrato … Per Robert non posso dire lo stesso, ma sia tu che io eravamo
innamorati persi dei nostri compagni …”
“E lo siamo ancora
Glam … Io, però, non voglio più esserlo, Tomo non lo merita, mentre per Rob è
diverso …”
“Non poteva
funzionare, me lo ripeto di continuo, perché invece funzionava magnificamente,
sai? … C’est la vie …”
Denny si alzò lento.
“Glam, senti … potrei
stare lì con te? … Non voglio sposarti, sia chiaro” – e ridacchiò nervoso,
grattandosi la nuca.
Il silenzio, fra loro,
crepitò nel cuore di entrambi.
Robert preparò la
colazione.
Law gli si avvicinò
alle spalle, avvolgendolo timido.
Avevano dormito
incastrati e nudi, ma senza fare l’amore.
Le parole si erano
spente in baci colmi di affezione, ma non scabrosi.
Si erano ripromessi
di continuare il reciproco confronto durante quella giornata piovosa di Santo
Stefano, in una Londra grigia e fumosa.
“Hai chiamato Rob …?”
Downey annuì, tirando
su dal naso.
“La signorina della
reception mi ha detto che Glam ha lasciato l’albergo un’ora dopo di me … Pensa,
le avevo fatto l’autografo, per questo si ricordava quel particolare …”
“Sì amore, capisco …
Te l’ho ripetuto prima di addormentarci, se hai bisogno di tempo, di parlare
con lui …”
Robert lo fissò con
dolcezza, poi lo accolse sul petto tremante.
“Ciò che mi tormenta
è di averlo fatto soffrire … per la seconda volta Jude. Non dovevo …
semplicemente io non dovevo permetterlo.”
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