Capitolo n. 96 – life
Le microspie
sottocutanee, di ultima generazione, fecero un ottimo lavoro.
Hotch lanciò
un’occhiata a Rossi, seduto accanto a Geffen, all’interno del campo base
operativo, allestito presso la Fondazione umanitaria, fondata dall’avvocato,
ormai in fibrillazione, quanto Kevin, per le sorti di Lula e Pepe.
“Hai sentito daddy?
Lula è vivo … Nostro figlio è vivo” – e scoppiò a piangere.
Glam lo strinse forte a
sé, distraendosi solo nell’attimo in cui si accorse della chiamata da parte di
Jared.
L’uomo lo aggiornò
velocemente, destando in lui ed in Farrell un moderato entusiasmo.
Il fatto che soldino
fosse in coma da mesi, non prometteva nulla di buono sulle sue condizioni di
salute.
Scott e Steven stavano
arrivando da Los Angeles, con il primario di rianimazione, un luminare per quei
casi disperati, che espresse già molte perplessità, ancora prima di decollare
verso l’isola.
Geffen, però, non
voleva smettere di sperare.
Una seconda telefonata
lo fece trasalire: era Lux.
“Sì, dimmi tutto”
“Buongiorno maldido,
noi siamo a buon punto: dove ci incontriamo?”
Mendoza gli strappò il
cellulare, con veemenza – “Dai qui, ci parlo io con quello stronzo!” – tuonò.
“Ciao Ernando, quale
inferno ti ha vomitato stavolta?”
“Tu hai qualcosa di mio
ed io di tuo, quindi non scherzare Geffen, non è davvero il caso, credimi!”
“Anche tu non dovrai
farlo, sai? Ho tra le mani la tua ricchezza, ciò a cui più tieni, in base alla
tua avidità proverbiale”
“Tagliamo corto! Dammi
un posto tranquillo, dove effettuare la consegna, niente scherzi, se no lascerò
le cose a metà, hai capito!?”
“Rivoglio solo mio
figlio”
“Ti darò molto di più,
se starai ai patti”
“Cosa vuoi dire,
spiegami!?”
Glam non si tradì, in
merito a quanto già sapeva di soldino.
“Voglio dire che tengo
in ostaggio anche Lula!”
“Tu menti …”
“No, ho le prove!
Alviero mandagli il video, a questo numero! Ti sta arrivando un file, scaricalo
e mi crederai” – rise odioso.
Geffen lo fece, le dita
tremanti, mentre teneva in viva voce la loro conversazione.
I presenti lo
accerchiarono per constatare che Lula giaceva in un letto ospedaliero,
attaccato a monitor e sensori, nonché un respiratore, che lo ossigenava e
speciali flebo, che lo alimentavano artificialmente.
Era smagrito, fragile,
indifeso e Glam fece un urlo, così drammatico, da gelare il sangue a chi lo
circondava.
Kevin si sentì male e
Spencer lo accompagnò alle toilette, dove il bassista si liberò lo stomaco, ma
non il cuore da un rammarico tremendo.
Con gli occhi pieni di
lacrime ed una rabbia ingestibile, Geffen riprese a parlare con Ernando.
“Farò ciò che mi
chiederai, ma ridammi i miei bambini”
Dave e Morgan si
scrutarono, forse Glam non avrebbe retto sino alla fine e l’esito
dell’operazione, per incastrare i Mendoza, entrava in un margine di rischio,
senza più alcun controllo da parte loro.
Appena il legale
riattaccò, lo sguardo severo di Hotchner lo investì.
“So cosa stai pensando,
ma io non permetterò che la facciano franca, devi credermi … Dovete farlo
tutti: vi consegnerò Ernando e la sua banda, ma devo andare da solo,
all’indirizzo che lui ha scelto: io so cosa devo fare.”
Colin gli spazzolò i
lunghi capelli, dopo una doccia insieme, silenziosa e senza baci, dove restarono
comunque abbracciati, per tutto il tempo.
“Sei dolce …” – mormorò
il cantante, seduto con lui al centro del letto.
“Mi sto prendendo cura
di te, Jay, ne avrai bisogno, più che mai, a breve” – disse piano l’irlandese,
senza smettere quei gesti così delicati ed attenti.
Leto corrugò la fronte –
“Cosa vuoi dire …?” – e sorrise a metà.
“Immagino gli scenari
futuri ed anziché incazzarmi, il mio intento, sin da ora, è quello di aiutarti
a superare un dispiacere, qualcosa che ti farà male: ho faticato a capire il
meccanismo, di ciò che ti sto spiegando sai? Forse e ripeto forse, ho imparato
cosa vuole dire essere realmente altruisti e generosi, quando si ama qualcuno,
anche se potrei sembrarti arrogante”
Jared lo fissò a quel
punto – “Sei vago unicamente su di un dettaglio, perché il resto l’ho compreso
Cole e te ne ringrazio …”
“Non ci metterai molto
ad arrivarci … Glam e Kevin, appena ritroveranno il loro Lula, come credi
reagiranno? Mi spiace per Tim, verrà spazzato via come una spiga nel vento …
radici troppo deboli”
“No, ma aspetta, lui e
Kevin hanno appena adottato Layla”
“Sì, è chiaro che sarà
un trauma, che ne discuteranno, però Kevin non potrà restare lontano da Geffen,
diverrà il suo idolo, per l’ennesima volta, senza contare che”
“Che cosa?” – e perse
un battito.
“Jay tu lo sai meglio
di me, appena abbiamo incrociato Tim alla villa di Glam”
“Ok, ok, probabilmente
Kevin e Glam hanno … hanno trasceso, erano sconvolti, anche Tim li ha capiti,
li ha perdonati!”
“Quindi ne avete
parlato, tu e Tim? Mi pare evidente”
“Ma sì, sì, lui si è
confidato con me, forse per caso, forse perché gli ho dato una spalla su cui
piangere”
“Potrebbe essere tuo figlio,
nostro figlio, è lampante che tu volessi consolarlo, ma dimmi cosa hai provato,
appena hai saputo di loro?” – chiese incisivo.
Il leader dei Mars
incrociò le braccia sul busto esile, ma palestrato.
“Nessuno sorpresa, Glam
è fatto così, travolge tutto e tutti come un caterpillar”
“Una riflessione amara …”
“Glam si prende ciò che
vuole, che sente essere suo, non importa delle conseguenze, lui non cambierà
mai” – affermò risentito.
Farrell sorrise
rassegnato, ma con estrema dignità – “Così ognuno di voi … Kevin, Robert, tu …
amore mio” – e gli diede un bacio caldo sulla tempia sinistra, poi si alzò.
“Dove vai Cole?”
“Sul divano, non
sopporto di dormirci, lì, su quel materasso, tra quelle lenzuola, anche se
Geffen ha fatto cambiare tutti i mobili. Scusami” – ed afferrando una coperta
di filo multicolore ed un cuscino, passò nel living, senza che Leto si muovesse;
non subito.
L’oscurità dava alla
scena un contorno ancora più angosciante, se mai fosse stato possibile.
Geffen scese dall’Hummer.
Solo.
Come voleva Ernando.
Alle spalle del
malavitoso, si palesarono quattro dei suoi tirapiedi.
Oltre loro Vincent,
Jerome, Dimitri e Peter, che teneva per mano Pepe, in fermento perché poco
distante da lui c’era il suo papà.
Il suo super eroe, che
era andato a riprenderlo.
Come ogni promessa
mantenuta, qualcosa di rassicurante, che ti rimette in pace con il mondo.
Glam ci stava pensando,
con il cuore spezzato a metà per la gioia di vederselo lì, a pochi passi, che
avrebbe bruciato e la preoccupazione per le sorti di Lula, per il quale avrebbe
dato la vita.
Già la vita, così ricca
di brutti scherzi, di sortilegi.
Di imbrogli, come disse
Mendoza.
Stupidi imbrogli.
“Geffen, lo riconosco,
tu hai del fegato” – lo accolse Ernando, con un tono sprezzante.
“Ho ciò che ti serve e
ti ci porterò personalmente, a garanzia della mia buona fede: tu farai altrettanto
con i miei figli, vero?” – chiese asciutto, fissandolo senza scomporsi.
“Sì … Riprenditi il nino,
ma ci andremo ora, al mio oro, non posso aspettare, quindi o te lo porti
appresso o”
“Non sarà necessario” –
lo interruppe Lux, facendosi avanti con gli altri tre, al suo seguito, oltre a
Pepe.
“Dove credete di
andare?”
“Noi ce ne andiamo” –
aggiunse Jerome – “… portiamo in salvo il piccolo e vi lasciamo con Glam: lui saprà
cavarsela, vero?” – e puntò l’amico.
Geffen annuì.
“Sono tuoi complici,
dunque?” – ruggì il bastardo.
“Sono brave persone,
che hanno assolto ad un compito fondamentale: aiutarmi a salvare Pepe … Vieni
qui amore”
“Papà!!” – e gli volò
tra le braccia.
Gli scagnozzi di
Mendoza alzarono le armi, ma Ernando gli fece un cenno secco.
“Quelle non servono,
senza le sue informazioni non risolviamo nulla! Allora andiamo Geffen sì o no?!”
“Dimmi dov’è Lula!”
“Come posso fidarmi di
te?! E se poi cambiassi idea??!”
“Ti giuro sulla testa
dei miei figli che non lo farò! Avanti parla e non mentirmi!”
“D’accordo! Alviero
portaceli tu, vai con loro e ci rimarrai finché non saremo tornati, ti va bene
come contro garanzia Geffen??!”
“Perfetto …” – sibilò,
posando a terra Pepe – “… tesoro vai con gli zii e questo signore, sarai al
sicuro ok?” – e gli sorrise, con la morte dentro.
Quel relitto di Alviero
valeva zero ed era perfettamente sacrificabile, per Ernando, questo lo avevano
capito tutti.
“Muoviamoci!”
“Hai un motoscafo?” –
domandò Glam, seguendoli.
“Certo, ne ho sempre un
paio pronti a salpare: sarà un viaggio lungo?”
“No … Imposterò le
coordinate sul navigatore direttamente io, ok?”
“Fai pure e non pensare
di fregarmi Geffen!” – ringhiò, spingendolo a salire su una delle loro jeep.
Jerome e gli altri
salirono sul blindato lasciato nel piazzale da Glam e ripartirono, per
raggiungere Rossi e la sua squadra: con loro sarebbero andati da Lula, ma non
prima di avere consegnato Pepe a Jared e Colin, al sicuro.
Una strategia riuscita
solo al cinquanta per cento, sino a quel momento.
Dovevano accontentarsi,
senza coltivare inutili illusioni sull’onestà di Mendoza.
Purtroppo.
L’aroma di latte e
biscotti gli invase le narici.
Era quasi mezzanotte.
Colin grugnì qualcosa,
il volto affondato nel cuscino.
“Sei comodo?” – domandò
leggero Jared, posandogli un bacio tra le scapole, sulla schiena nuda.
Aveva un profumo così
buono, la sua pelle dorata.
“E’ già ora di
colazione?” – si lamentò.
Aveva preso un
sonnifero blando, per sedare il nervoso ed il senso di colpa, per non essersi
coricato accanto al marito.
“No, è ora di fare
pace, Cole” – e lo baciò sulla bocca, percependola salata.
Farrell aveva pianto.
“Non … non abbiamo
litigato” – arrossì, sentendosi inerme ed in balia di quegli zaffiri, incantati
dalla visione che Leto aveva di lui in quell’attimo.
C’erano solo un paio di
faretti accesi in cucina, il riverbero era soffuso, verso quel punto distante,
dov’era stato sistemato un sofà molto ampio e dalla foggia ultra moderna.
“Invece sì … In un modo
strano, perché tu non volevi discutere, ma aprirmi il tuo splendido cuore e
lasciarmi tutto il posto necessario, affinché io non mi sentissi solo, Colin”
“Era mia intenzione,
infatti” – e si sollevò su di un gomito, scrutandolo.
“Questi li vuoi?” – e
con un cenno, Leto indicò il vassoio.
“No, sei tu ciò che
voglio, Jay” – e, sporgendosi lento, arrivò a baciarlo, nel collo, poi sul
mento ed infine sigillò le loro labbra, mentre gli sollevava la maglietta,
portandoselo sopra.
“Vuoi farmi l’amore?” –
chiese il moro, senza smettere di baciargli il petto tatuato.
Accadeva di rado, di
scambiarsi i ruoli, ma la loro intesa sessuale era completa, da sempre.
Con le dita frementi,
Jared si abbassò i pantaloni della tuta: non aveva nulla sotto e con altrettanta
frenesia iniziò a prepararlo, cercando un gel nella sacca da viaggio, rimasta
su di un tavolino, a portata di mano, fortunatamente.
Nel frattempo non
avevano smesso di baciarsi, famelici, scalpitanti nella loro reciproca
virilità.
Jared gli scivolò
dentro, dopo un paio di spinte, piuttosto decise ed era così, che Colin lo
desiderava sentire.
Vivo e suo.
Appartenergli in quel
modo, così arrendevole, lo mandava in estasi, la stessa, che l’attore leggeva
negli occhi del compagno.
Questi, con esperienza
e naturalezza, cominciò ad accarezzarlo forte, tra i rispettivi addomi, fatti
di carne pulsante ed uno stillicidio di sudore terribilmente sensuale.
Vennero a più riprese,
senza bastarsi mai.
Sino
alla fine.
Nessun commento:
Posta un commento