giovedì 26 febbraio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 96

Capitolo n. 96 – life



Le microspie sottocutanee, di ultima generazione, fecero un ottimo lavoro.

Hotch lanciò un’occhiata a Rossi, seduto accanto a Geffen, all’interno del campo base operativo, allestito presso la Fondazione umanitaria, fondata dall’avvocato, ormai in fibrillazione, quanto Kevin, per le sorti di Lula e Pepe.

“Hai sentito daddy? Lula è vivo … Nostro figlio è vivo” – e scoppiò a piangere.

Glam lo strinse forte a sé, distraendosi solo nell’attimo in cui si accorse della chiamata da parte di Jared.

L’uomo lo aggiornò velocemente, destando in lui ed in Farrell un moderato entusiasmo.

Il fatto che soldino fosse in coma da mesi, non prometteva nulla di buono sulle sue condizioni di salute.

Scott e Steven stavano arrivando da Los Angeles, con il primario di rianimazione, un luminare per quei casi disperati, che espresse già molte perplessità, ancora prima di decollare verso l’isola.

Geffen, però, non voleva smettere di sperare.

Una seconda telefonata lo fece trasalire: era Lux.

“Sì, dimmi tutto”

“Buongiorno maldido, noi siamo a buon punto: dove ci incontriamo?”

Mendoza gli strappò il cellulare, con veemenza – “Dai qui, ci parlo io con quello stronzo!” – tuonò.

“Ciao Ernando, quale inferno ti ha vomitato stavolta?”

“Tu hai qualcosa di mio ed io di tuo, quindi non scherzare Geffen, non è davvero il caso, credimi!”

“Anche tu non dovrai farlo, sai? Ho tra le mani la tua ricchezza, ciò a cui più tieni, in base alla tua avidità proverbiale”

“Tagliamo corto! Dammi un posto tranquillo, dove effettuare la consegna, niente scherzi, se no lascerò le cose a metà, hai capito!?”

“Rivoglio solo mio figlio”

“Ti darò molto di più, se starai ai patti”

“Cosa vuoi dire, spiegami!?”

Glam non si tradì, in merito a quanto già sapeva di soldino.

“Voglio dire che tengo in ostaggio anche Lula!”

“Tu menti …”

“No, ho le prove! Alviero mandagli il video, a questo numero! Ti sta arrivando un file, scaricalo e mi crederai” – rise odioso.

Geffen lo fece, le dita tremanti, mentre teneva in viva voce la loro conversazione.

I presenti lo accerchiarono per constatare che Lula giaceva in un letto ospedaliero, attaccato a monitor e sensori, nonché un respiratore, che lo ossigenava e speciali flebo, che lo alimentavano artificialmente.

Era smagrito, fragile, indifeso e Glam fece un urlo, così drammatico, da gelare il sangue a chi lo circondava.

Kevin si sentì male e Spencer lo accompagnò alle toilette, dove il bassista si liberò lo stomaco, ma non il cuore da un rammarico tremendo.

Con gli occhi pieni di lacrime ed una rabbia ingestibile, Geffen riprese a parlare con Ernando.

“Farò ciò che mi chiederai, ma ridammi i miei bambini”

Dave e Morgan si scrutarono, forse Glam non avrebbe retto sino alla fine e l’esito dell’operazione, per incastrare i Mendoza, entrava in un margine di rischio, senza più alcun controllo da parte loro.

Appena il legale riattaccò, lo sguardo severo di Hotchner lo investì.

“So cosa stai pensando, ma io non permetterò che la facciano franca, devi credermi … Dovete farlo tutti: vi consegnerò Ernando e la sua banda, ma devo andare da solo, all’indirizzo che lui ha scelto: io so cosa devo fare.”




Colin gli spazzolò i lunghi capelli, dopo una doccia insieme, silenziosa e senza baci, dove restarono comunque abbracciati, per tutto il tempo.

“Sei dolce …” – mormorò il cantante, seduto con lui al centro del letto.

“Mi sto prendendo cura di te, Jay, ne avrai bisogno, più che mai, a breve” – disse piano l’irlandese, senza smettere quei gesti così delicati ed attenti.

Leto corrugò la fronte – “Cosa vuoi dire …?” – e sorrise a metà.

“Immagino gli scenari futuri ed anziché incazzarmi, il mio intento, sin da ora, è quello di aiutarti a superare un dispiacere, qualcosa che ti farà male: ho faticato a capire il meccanismo, di ciò che ti sto spiegando sai? Forse e ripeto forse, ho imparato cosa vuole dire essere realmente altruisti e generosi, quando si ama qualcuno, anche se potrei sembrarti arrogante”

Jared lo fissò a quel punto – “Sei vago unicamente su di un dettaglio, perché il resto l’ho compreso Cole e te ne ringrazio …”

“Non ci metterai molto ad arrivarci … Glam e Kevin, appena ritroveranno il loro Lula, come credi reagiranno? Mi spiace per Tim, verrà spazzato via come una spiga nel vento … radici troppo deboli”

“No, ma aspetta, lui e Kevin hanno appena adottato Layla”

“Sì, è chiaro che sarà un trauma, che ne discuteranno, però Kevin non potrà restare lontano da Geffen, diverrà il suo idolo, per l’ennesima volta, senza contare che”

“Che cosa?” – e perse un battito.

“Jay tu lo sai meglio di me, appena abbiamo incrociato Tim alla villa di Glam”

“Ok, ok, probabilmente Kevin e Glam hanno … hanno trasceso, erano sconvolti, anche Tim li ha capiti, li ha perdonati!”

“Quindi ne avete parlato, tu e Tim? Mi pare evidente”

“Ma sì, sì, lui si è confidato con me, forse per caso, forse perché gli ho dato una spalla su cui piangere”

“Potrebbe essere tuo figlio, nostro figlio, è lampante che tu volessi consolarlo, ma dimmi cosa hai provato, appena hai saputo di  loro?” – chiese incisivo.

Il leader dei Mars incrociò le braccia sul busto esile, ma palestrato.

“Nessuno sorpresa, Glam è fatto così, travolge tutto e tutti come un caterpillar”

“Una riflessione amara …”

“Glam si prende ciò che vuole, che sente essere suo, non importa delle conseguenze, lui non cambierà mai” – affermò risentito.

Farrell sorrise rassegnato, ma con estrema dignità – “Così ognuno di voi … Kevin, Robert, tu … amore mio” – e gli diede un bacio caldo sulla tempia sinistra, poi si alzò.

“Dove vai Cole?”

“Sul divano, non sopporto di dormirci, lì, su quel materasso, tra quelle lenzuola, anche se Geffen ha fatto cambiare tutti i mobili. Scusami” – ed afferrando una coperta di filo multicolore ed un cuscino, passò nel living, senza che Leto si muovesse; non subito.




L’oscurità dava alla scena un contorno ancora più angosciante, se mai fosse stato possibile.

Geffen scese dall’Hummer.
Solo.
Come voleva Ernando.

Alle spalle del malavitoso, si palesarono quattro dei suoi tirapiedi.
Oltre loro Vincent, Jerome, Dimitri e Peter, che teneva per mano Pepe, in fermento perché poco distante da lui c’era il suo papà.

Il suo super eroe, che era andato a riprenderlo.
Come ogni promessa mantenuta, qualcosa di rassicurante, che ti rimette in pace con il mondo.

Glam ci stava pensando, con il cuore spezzato a metà per la gioia di vederselo lì, a pochi passi, che avrebbe bruciato e la preoccupazione per le sorti di Lula, per il quale avrebbe dato la vita.

Già la vita, così ricca di brutti scherzi, di sortilegi.
Di imbrogli, come disse Mendoza.
Stupidi imbrogli.


“Geffen, lo riconosco, tu hai del fegato” – lo accolse Ernando, con un tono sprezzante.

“Ho ciò che ti serve e ti ci porterò personalmente, a garanzia della mia buona fede: tu farai altrettanto con i miei figli, vero?” – chiese asciutto, fissandolo senza scomporsi.

“Sì … Riprenditi il nino, ma ci andremo ora, al mio oro, non posso aspettare, quindi o te lo porti appresso o”

“Non sarà necessario” – lo interruppe Lux, facendosi avanti con gli altri tre, al suo seguito, oltre a Pepe.

“Dove credete di andare?”

“Noi ce ne andiamo” – aggiunse Jerome – “… portiamo in salvo il piccolo e vi lasciamo con Glam: lui saprà cavarsela, vero?” – e puntò l’amico.

Geffen annuì.

“Sono tuoi complici, dunque?” – ruggì il bastardo.

“Sono brave persone, che hanno assolto ad un compito fondamentale: aiutarmi a salvare Pepe … Vieni qui amore”

“Papà!!” – e gli volò tra le braccia.

Gli scagnozzi di Mendoza alzarono le armi, ma Ernando gli fece un cenno secco.

“Quelle non servono, senza le sue informazioni non risolviamo nulla! Allora andiamo Geffen sì o no?!”

“Dimmi dov’è Lula!”

“Come posso fidarmi di te?! E se poi cambiassi idea??!”

“Ti giuro sulla testa dei miei figli che non lo farò! Avanti parla e non mentirmi!”

“D’accordo! Alviero portaceli tu, vai con loro e ci rimarrai finché non saremo tornati, ti va bene come contro garanzia Geffen??!”

“Perfetto …” – sibilò, posando a terra Pepe – “… tesoro vai con gli zii e questo signore, sarai al sicuro ok?” – e gli sorrise, con la morte dentro.

Quel relitto di Alviero valeva zero ed era perfettamente sacrificabile, per Ernando, questo lo avevano capito tutti.

“Muoviamoci!”

“Hai un motoscafo?” – domandò Glam, seguendoli.

“Certo, ne ho sempre un paio pronti a salpare: sarà un viaggio lungo?”

“No … Imposterò le coordinate sul navigatore direttamente io, ok?”

“Fai pure e non pensare di fregarmi Geffen!” – ringhiò, spingendolo a salire su una delle loro jeep.

Jerome e gli altri salirono sul blindato lasciato nel piazzale da Glam e ripartirono, per raggiungere Rossi e la sua squadra: con loro sarebbero andati da Lula, ma non prima di avere consegnato Pepe a Jared e Colin, al sicuro.

Una strategia riuscita solo al cinquanta per cento, sino a quel momento.
Dovevano accontentarsi, senza coltivare inutili illusioni sull’onestà di Mendoza.

Purtroppo.




L’aroma di latte e biscotti gli invase le narici.
Era quasi mezzanotte.

Colin grugnì qualcosa, il volto affondato nel cuscino.

“Sei comodo?” – domandò leggero Jared, posandogli un bacio tra le scapole, sulla schiena nuda.
Aveva un profumo così buono, la sua pelle dorata.

“E’ già ora di colazione?” – si lamentò.
Aveva preso un sonnifero blando, per sedare il nervoso ed il senso di colpa, per non essersi coricato accanto al marito.

“No, è ora di fare pace, Cole” – e lo baciò sulla bocca, percependola salata.

Farrell aveva pianto.

“Non … non abbiamo litigato” – arrossì, sentendosi inerme ed in balia di quegli zaffiri, incantati dalla visione che Leto aveva di lui in quell’attimo.

C’erano solo un paio di faretti accesi in cucina, il riverbero era soffuso, verso quel punto distante, dov’era stato sistemato un sofà molto ampio e dalla foggia ultra moderna.

“Invece sì … In un modo strano, perché tu non volevi discutere, ma aprirmi il tuo splendido cuore e lasciarmi tutto il posto necessario, affinché io non mi sentissi solo, Colin”

“Era mia intenzione, infatti” – e si sollevò su di un gomito, scrutandolo.

“Questi li vuoi?” – e con un cenno, Leto indicò il vassoio.

“No, sei tu ciò che voglio, Jay” – e, sporgendosi lento, arrivò a baciarlo, nel collo, poi sul mento ed infine sigillò le loro labbra, mentre gli sollevava la maglietta, portandoselo sopra.

“Vuoi farmi l’amore?” – chiese il moro, senza smettere di baciargli il petto tatuato.

Accadeva di rado, di scambiarsi i ruoli, ma la loro intesa sessuale era completa, da sempre.

Con le dita frementi, Jared si abbassò i pantaloni della tuta: non aveva nulla sotto e con altrettanta frenesia iniziò a prepararlo, cercando un gel nella sacca da viaggio, rimasta su di un tavolino, a portata di mano, fortunatamente.

Nel frattempo non avevano smesso di baciarsi, famelici, scalpitanti nella loro reciproca virilità.

Jared gli scivolò dentro, dopo un paio di spinte, piuttosto decise ed era così, che Colin lo desiderava sentire.

Vivo e suo.
Appartenergli in quel modo, così arrendevole, lo mandava in estasi, la stessa, che l’attore leggeva negli occhi del compagno.

Questi, con esperienza e naturalezza, cominciò ad accarezzarlo forte, tra i rispettivi addomi, fatti di carne pulsante ed uno stillicidio di sudore terribilmente sensuale.

Vennero a più riprese, senza bastarsi mai.

Sino alla fine.








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