Capitolo n. 94 – life
La nonna di Lula avanzò
tra i presenti, a sorpresa, sotto braccio a Sebastian, che la fece accomodare
su di una poltrona, quasi al centro della stanza, dove Geffen aveva appena
concluso quella sorta di riunione.
“Alaysa deve dirvi una
cosa … E’ importante” – affermò il fratello di Pamela ed i presenti annuirono,
tornando a sedersi a loro volta.
“E’ per la data … La
data di nascita di soldino …” – prese un lungo respiro e Glam le porse dell’acqua.
“Grazie …” – sorrise,
fissando il vuoto – “… Mia figlia, vedete, si innamorò della persona sbagliata,
la peggiore potesse capitarle di incontrare a Port au Prince … Il suo nome era
Samuel, Samuel Riveira e lavorava per i Mendoza …” – fece una pausa e deglutì a
vuoto.
“Era un loro affiliato
oppure un semplice collaboratore?” – domandò l’avvocato con calma.
“Era un disgraziato,
che comunque godeva della loro fiducia: provvedeva ai lavori sporchi e con
Tamara vaneggiava che sarebbe diventato un boss, prima o poi e che avrebbe
anche sbaragliato la concorrenza … Un pazzo … Eppure lei lo adorava e quando
rimase incinta la seconda volta, nell’arco di pochi mesi, dopo avere dato alla
luce Josh, lui si sentì in dovere di arricchirsi, a discapito di chi gli stava
dando un lavoro, uno sporco lavoro certo, ma, ad essere sinceri, lui e la mia
bambina non se la passavano male …”
“E poi cosa accadde?” –
chiese Rossi, prendendo appunti sul suo tablet.
“Durante la gravidanza,
Tamara iniziò ad avere dei dubbi e si confidò con me: Samuel era diventato
taciturno, guardingo, era lampante che si fosse messo nei guai o che tramasse
un piano degenere e così avvenne … Rubò un carico di lingotti d’oro, un
pagamento, che un cliente dei Mendoza, di New York credo, aveva inviato a
copertura di un’enorme partita di cocaina purissima”
“Immagino di valore
notevole” – intervenne Hotch.
“Certo” – confermò Alaysa,
guardando nella sua direzione – “… Milioni e milioni di dollari, probabilmente
l’affare più redditizio capitato a quei delinquenti”
“E Samuel ha nascosto
la refurtiva?” – disse Read.
“Sì, infatti … Tamara
venne ricoverata, per le doglie, la nascita di Lula era ormai prossima e fu
anticipata per delle complicazioni: la sottoposero a taglio cesareo e morì
sotto ai ferri, mentre quell’incosciente la lasciò in ospedale, con la promessa
di tornare al più presto … Con un motoscafo avrebbe trafugato il bottino e le
confidò che la sua destinazione era stata suggerita dal lieto evento: quel
giorno e quel mese, stavano per diventare le coordinate per raggiungere un’autentica
isola del tesoro”
“Una di quelle dell’arcipelago
intorno ad Haiti?” – insistette Spencer.
“Esattamente”
“Alaysa, ma lei non
conosce questo giorno, possibile?!” -
Glam si infervorò.
“Sì, lo conosco e se
avessi saputo cosa avevano in mente quei bastardi, avrei impedito il rapimento
di Peter e di Lula … Mi auguro non sia troppo tardi: il diciotto luglio, un
pomeriggio afoso, soffocante, durante l’estate del 2010.”
Niall si tamponò il
volto, scrutando poi l’immagine di sé e Mark, riflessa nello specchio, di uno
dei bagni di villa Geffen.
“Mi dispiace piccolo …”
“Per cosa?” – Horan inspirò,
ripiegando il telo.
“Per prima, per lo
stress di avere incontrato Matt” – anche Ruffalo prese fiato.
“Ti emoziona ancora
così tanto incrociarlo?” – chiese un po’ brusco, voltandosi per poi appoggiarsi
al lavabo.
“No, no è che pensavo a
te, a quello che è capitato al matrimonio di Glam e Robert!” – replicò turbato,
afferrandogli le braccia nude e muscolose.
Niall si appese a lui,
improvvisamente impaurito.
“Miller mi detesta e se
penso che ho persino rinunciato a denunciarlo, commuovendomi per la sua storia
personale”
“Tesoro tu sei stato
fantastico, compassionevole, però lui è una minaccia e non capisco come mai Geffen
se lo sia portato sino a qui e con quel Dimitri poi!”
“Glam sa quello che fa …
C’è in gioco la vita dei suoi figli ed è pronto a giocarsi il tutto per tutto”
Ruffalo scosse la
testa, sorridendo affettuoso – “Un altro fan di Glam, posso capirlo”
“Temo ne abbia pochi tra
i matusa della nostra famiglia, Geffen è l’idolo degli sbarbatelli” – e rise,
canzonando il fidanzato più maturo.
Tornarono a stringersi
forte, baciandosi alla fine, senza più poterne fare a meno.
Robert gli chiuse la
ventiquattrore, appena rimasero da soli.
“Ora tutto è chiaro,
Glam …” – esordì a mezza voce, provando a controllare il respiro.
“Sì, tutto molto
semplice, vero?” – replicò lui concentrato su mille idee.
“Hai una strategia?”
“La sto elaborando e
penso davvero che Vincent e Jerome facciano al caso nostro, come neppure potevo
supporre all’inizio di questa avventura, Robert” – e lo guardò, intenso,
allacciandosi il giubbotto.
“Tutto ciò che fai, lo
è … Rocambolesco” – sorrise amaro, riuscendo a stento a reggere quei turchesi
vividi.
“Vai da Jude,
rassicuralo ed abbi fiducia in me: non posso permettermi il lusso di fallire,
sai?”
“Glam …”
“Già vedo il momento,
in cui correrai verso Pepe e lui verso di te” – Geffen chiuse le palpebre – “…
e vi vedrò felici, due delle creature, che amo di più al mondo” – gli accarezzò
le guance arrossate, mentre lo diceva, convinto.
“Grazie per farmi
sentire al sicuro” – e si allacciò a quel busto solido, pregando che Glam lo avvolgesse
nelle proprie ali.
Un’aspettativa, che mai
il suo ex avrebbe disatteso: soprattutto in questa occasione.
“Colin che intendi
fare? Andiamo con loro, potremmo servire?”
Leto era ultra agitato.
Il consorte gli dava
retta, ma le sue intenzioni erano ben diverse.
“Perché dovremmo
metterci in pericolo, amore?”
Jared si morse le
labbra – “Perché Glam lo farebbe, senza pensarci un solo secondo” – bissò secco
ed algido.
“Sì … E’ … E’ ovvio”
Tante cose lo erano.
Matt gli spostò il
ciuffo di capelli dalla fronte spaziosa.
Dimitri sorrise mesto.
Erano ancora
ammanettati, anche ai piedi, ora.
Vas gli aveva sistemati
sui sedili posteriori dell’Hummer, sotto la vigile sorveglianza di Peter, piazzatosi
davanti con lui.
“Poteva andare peggio …”
– mormorò il sovietico.
“E come?”
“Potevano farci fuori …
A borsettate”
Miller ridacchiò
composto – “… Dio, tu che fai battute, oggi nevicherà a Los Angeles”
“Anch’io so essere
simpatico, quando voglio …”
“Ed anche un po’
discriminante, non pensi?”
“Io non sono una checca”
– puntualizzò il mercenario.
“Nessuno di loro lo è” –
bisbigliò Matt, notando che Vas li stava ascoltando.
“A me piaci tu, di
questi non mi frega un cazzo, sia chiaro” – ringhiò.
“Che tu sia gay o meno,
temo sia l’ultimo dei nostri problemi, Dim”
“Sì, ovvio”
“Comunque grazie … sei
dolce, a modo tuo” – ed intrecciò le loro dita.
“Se lo dici tu”
“Io … io ti amo e mi
mancherai, pregherò che tutto si risolva”
“Tu sogni ragazzino …
Questo è un viaggio di sola andata”
Miller impallidì.
“Se mai arriveremo al
covo dei Mendoza, non ne usciremo vivi per raccontarlo, Geffen ha sbroccato,
non abbiamo speranze”
“Ma ci saranno gli
agenti dell’FBI”
Dimitri rise di gusto –
“Penso che ci siano più sbirri nelle fondamenta di quel bunker a cielo aperto,
che al cimitero di Quantico, sai?”
“Volete tacere?!” –
ruggì Vas – “E per tua informazione, siamo usciti da casini peggiori”
“Forse tu ed il tuo
amichetto, ma quegli idioti in giacca e cravatta, che il massimo rischio lo
corrono quando entrano in palestra e scelgono la velocità sbagliata sul tapis roulant,
come pensi se la caveranno?” – chiese sarcastico.
“Io devo andarci, lo
capisci Tim?”
Kevin stava parlando
alla sua schiena: il marito era intento a cambiare Layla, su di un fasciatoio
attrezzato con quanto indispensabile per il cambio di un neonato e fatto
allestire da Geffen, come il resto della nursery, principalmente per Veronica,
l’ultima nipotina.
“Certo che lo capisco,
si tratta di Lula, l’amore” – Tim chiuse gli occhi, senza voltarsi – “… vostro
figlio, tuo e di Glam”
“E tuo, amore!” –
ribatté deciso, girandolo a sé, con un gesto d’impeto, mentre la cucciola sgambettante
li osservava.
“De devo darle il
biberon” - balbettò teso il più giovane.
Il bassista sorrise
triste – “Sei un genitore fantastico Tim, lo sei da sempre, anche di Lula, il
suo terzo papà, non puoi negarlo”
“Sì, non posso … Non
devo …” – ed appoggiò la fronte, stancamente, sulla spalla sinistra dell’altro.
“Io ti amo Tim …” –
sospirò Kevin, affranto da presagi cupi e soffocanti.
Quel viaggio avrebbe
riservato delle brutte sorprese, ne era certo.
Jude lo cullò per
alcuni minuti.
“Non hai mangiato
nulla, Robert …” – gli disse lieve, le labbra tra i suoi capelli ancora più
corvini che brizzolati.
Sapeva di buono, del
suo shampoo preferito, di quell’acqua di colonia leggerissima, come la sua
anima, nel candore di una sensibilità smisurata, che Law amò dal primo istante.
Downey era così tante
cose, per lui, affascinato anche dai suoi sbagli, dalle sue passioni
incondizionate.
Quella per Glam era
sconfinata, oltre modo vivida e presente.
A Jude non importava,
lui voleva unicamente la sua bocca, sigillata alla propria, a condividere la
stessa aria, le medesime pulsazioni.
Bastava il suo cuore,
per entrambi, per alimentare ciò che si era ritrovato e che, purtroppo,
rischiava nuovamente di perdersi.
Forse.
TIM
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