lunedì 23 febbraio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 94

Capitolo n. 94 – life



La nonna di Lula avanzò tra i presenti, a sorpresa, sotto braccio a Sebastian, che la fece accomodare su di una poltrona, quasi al centro della stanza, dove Geffen aveva appena concluso quella sorta di riunione.

“Alaysa deve dirvi una cosa … E’ importante” – affermò il fratello di Pamela ed i presenti annuirono, tornando a sedersi a loro volta.

“E’ per la data … La data di nascita di soldino …” – prese un lungo respiro e Glam le porse dell’acqua.

“Grazie …” – sorrise, fissando il vuoto – “… Mia figlia, vedete, si innamorò della persona sbagliata, la peggiore potesse capitarle di incontrare a Port au Prince … Il suo nome era Samuel, Samuel Riveira e lavorava per i Mendoza …” – fece una pausa e deglutì a vuoto.

“Era un loro affiliato oppure un semplice collaboratore?” – domandò l’avvocato con calma.

“Era un disgraziato, che comunque godeva della loro fiducia: provvedeva ai lavori sporchi e con Tamara vaneggiava che sarebbe diventato un boss, prima o poi e che avrebbe anche sbaragliato la concorrenza … Un pazzo … Eppure lei lo adorava e quando rimase incinta la seconda volta, nell’arco di pochi mesi, dopo avere dato alla luce Josh, lui si sentì in dovere di arricchirsi, a discapito di chi gli stava dando un lavoro, uno sporco lavoro certo, ma, ad essere sinceri, lui e la mia bambina non se la passavano male …”

“E poi cosa accadde?” – chiese Rossi, prendendo appunti sul suo tablet.

“Durante la gravidanza, Tamara iniziò ad avere dei dubbi e si confidò con me: Samuel era diventato taciturno, guardingo, era lampante che si fosse messo nei guai o che tramasse un piano degenere e così avvenne … Rubò un carico di lingotti d’oro, un pagamento, che un cliente dei Mendoza, di New York credo, aveva inviato a copertura di un’enorme partita di cocaina purissima”

“Immagino di valore notevole” – intervenne Hotch.

“Certo” – confermò Alaysa, guardando nella sua direzione – “… Milioni e milioni di dollari, probabilmente l’affare più redditizio capitato a quei delinquenti”

“E Samuel ha nascosto la refurtiva?” – disse Read.

“Sì, infatti … Tamara venne ricoverata, per le doglie, la nascita di Lula era ormai prossima e fu anticipata per delle complicazioni: la sottoposero a taglio cesareo e morì sotto ai ferri, mentre quell’incosciente la lasciò in ospedale, con la promessa di tornare al più presto … Con un motoscafo avrebbe trafugato il bottino e le confidò che la sua destinazione era stata suggerita dal lieto evento: quel giorno e quel mese, stavano per diventare le coordinate per raggiungere un’autentica isola del tesoro”

“Una di quelle dell’arcipelago intorno ad Haiti?” – insistette Spencer.

“Esattamente”

“Alaysa, ma lei non conosce questo giorno, possibile?!”  - Glam si infervorò.

“Sì, lo conosco e se avessi saputo cosa avevano in mente quei bastardi, avrei impedito il rapimento di Peter e di Lula … Mi auguro non sia troppo tardi: il diciotto luglio, un pomeriggio afoso, soffocante, durante l’estate del 2010.”




Niall si tamponò il volto, scrutando poi l’immagine di sé e Mark, riflessa nello specchio, di uno dei bagni di villa Geffen.

“Mi dispiace piccolo …”

“Per cosa?” – Horan inspirò, ripiegando il telo.

“Per prima, per lo stress di avere incontrato Matt” – anche Ruffalo prese fiato.

“Ti emoziona ancora così tanto incrociarlo?” – chiese un po’ brusco, voltandosi per poi appoggiarsi al lavabo.

“No, no è che pensavo a te, a quello che è capitato al matrimonio di Glam e Robert!” – replicò turbato, afferrandogli le braccia nude e muscolose.

Niall si appese a lui, improvvisamente impaurito.

“Miller mi detesta e se penso che ho persino rinunciato a denunciarlo, commuovendomi per la sua storia personale”

“Tesoro tu sei stato fantastico, compassionevole, però lui è una minaccia e non capisco come mai Geffen se lo sia portato sino a qui e con quel Dimitri poi!”

“Glam sa quello che fa … C’è in gioco la vita dei suoi figli ed è pronto a giocarsi il tutto per tutto”

Ruffalo scosse la testa, sorridendo affettuoso – “Un altro fan di Glam, posso capirlo”

“Temo ne abbia pochi tra i matusa della nostra famiglia, Geffen è l’idolo degli sbarbatelli” – e rise, canzonando il fidanzato più maturo.

Tornarono a stringersi forte, baciandosi alla fine, senza più poterne fare a meno.




Robert gli chiuse la ventiquattrore, appena rimasero da soli.

“Ora tutto è chiaro, Glam …” – esordì a mezza voce, provando a controllare il respiro.

“Sì, tutto molto semplice, vero?” – replicò lui concentrato su mille idee.

“Hai una strategia?”

“La sto elaborando e penso davvero che Vincent e Jerome facciano al caso nostro, come neppure potevo supporre all’inizio di questa avventura, Robert” – e lo guardò, intenso, allacciandosi il giubbotto.

“Tutto ciò che fai, lo è … Rocambolesco” – sorrise amaro, riuscendo a stento a reggere quei turchesi vividi.

“Vai da Jude, rassicuralo ed abbi fiducia in me: non posso permettermi il lusso di fallire, sai?”

“Glam …”

“Già vedo il momento, in cui correrai verso Pepe e lui verso di te” – Geffen chiuse le palpebre – “… e vi vedrò felici, due delle creature, che amo di più al mondo” – gli accarezzò le guance arrossate, mentre lo diceva, convinto.

“Grazie per farmi sentire al sicuro” – e si allacciò a quel busto solido, pregando che Glam lo avvolgesse nelle proprie ali.

Un’aspettativa, che mai il suo ex avrebbe disatteso: soprattutto in questa occasione.




“Colin che intendi fare? Andiamo con loro, potremmo servire?”

Leto era ultra agitato.

Il consorte gli dava retta, ma le sue intenzioni erano ben diverse.

“Perché dovremmo metterci in pericolo, amore?”

Jared si morse le labbra – “Perché Glam lo farebbe, senza pensarci un solo secondo” – bissò secco ed algido.

“Sì … E’ … E’ ovvio”

Tante cose lo erano.




Matt gli spostò il ciuffo di capelli dalla fronte spaziosa.

Dimitri sorrise mesto.

Erano ancora ammanettati, anche ai piedi, ora.

Vas gli aveva sistemati sui sedili posteriori dell’Hummer, sotto la vigile sorveglianza di Peter, piazzatosi davanti con lui.

“Poteva andare peggio …” – mormorò il sovietico.

“E come?”

“Potevano farci fuori … A borsettate”

Miller ridacchiò composto – “… Dio, tu che fai battute, oggi nevicherà a Los Angeles”

“Anch’io so essere simpatico, quando voglio …”

“Ed anche un po’ discriminante, non pensi?”

“Io non sono una checca” – puntualizzò il mercenario.

“Nessuno di loro lo è” – bisbigliò Matt, notando che Vas li stava ascoltando.

“A me piaci tu, di questi non mi frega un cazzo, sia chiaro” – ringhiò.

“Che tu sia gay o meno, temo sia l’ultimo dei nostri problemi, Dim”

“Sì, ovvio”

“Comunque grazie … sei dolce, a modo tuo” – ed intrecciò le loro dita.

“Se lo dici tu”

“Io … io ti amo e mi mancherai, pregherò che tutto si risolva”

“Tu sogni ragazzino … Questo è un viaggio di sola andata”

Miller impallidì.

“Se mai arriveremo al covo dei Mendoza, non ne usciremo vivi per raccontarlo, Geffen ha sbroccato, non abbiamo speranze”

“Ma ci saranno gli agenti dell’FBI”

Dimitri rise di gusto – “Penso che ci siano più sbirri nelle fondamenta di quel bunker a cielo aperto, che al cimitero di Quantico, sai?”

“Volete tacere?!” – ruggì Vas – “E per tua informazione, siamo usciti da casini peggiori”

“Forse tu ed il tuo amichetto, ma quegli idioti in giacca e cravatta, che il massimo rischio lo corrono quando entrano in palestra e scelgono la velocità sbagliata sul tapis roulant, come pensi se la caveranno?” – chiese sarcastico.




“Io devo andarci, lo capisci Tim?”

Kevin stava parlando alla sua schiena: il marito era intento a cambiare Layla, su di un fasciatoio attrezzato con quanto indispensabile per il cambio di un neonato e fatto allestire da Geffen, come il resto della nursery, principalmente per Veronica, l’ultima nipotina.

“Certo che lo capisco, si tratta di Lula, l’amore” – Tim chiuse gli occhi, senza voltarsi – “… vostro figlio, tuo e di Glam”

“E tuo, amore!” – ribatté deciso, girandolo a sé, con un gesto d’impeto, mentre la cucciola sgambettante li osservava.

“De devo darle il biberon” - balbettò teso il più giovane.

Il bassista sorrise triste – “Sei un genitore fantastico Tim, lo sei da sempre, anche di Lula, il suo terzo papà, non puoi negarlo”

“Sì, non posso … Non devo …” – ed appoggiò la fronte, stancamente, sulla spalla sinistra dell’altro.

“Io ti amo Tim …” – sospirò Kevin, affranto da presagi cupi e soffocanti.

Quel viaggio avrebbe riservato delle brutte sorprese, ne era certo.




Jude lo cullò per alcuni minuti.

“Non hai mangiato nulla, Robert …” – gli disse lieve, le labbra tra i suoi capelli ancora più corvini che brizzolati.

Sapeva di buono, del suo shampoo preferito, di quell’acqua di colonia leggerissima, come la sua anima, nel candore di una sensibilità smisurata, che Law amò dal primo istante.

Downey era così tante cose, per lui, affascinato anche dai suoi sbagli, dalle sue passioni incondizionate.

Quella per Glam era sconfinata, oltre modo vivida e presente.

A Jude non importava, lui voleva unicamente la sua bocca, sigillata alla propria, a condividere la stessa aria, le medesime pulsazioni.

Bastava il suo cuore, per entrambi, per alimentare ciò che si era ritrovato e che, purtroppo, rischiava nuovamente di perdersi.

Forse.





 TIM



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